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Autore: Una_Ragazza_Qualunque    06/01/2019    0 recensioni
SheithNewYear Day 5: Free Day [Sexual Humor; Pining Keith; S1-S7]
"Che Shiro avesse un debole per il cibo non era un segreto. Keith lo sapeva. Nonostante ciò, Shiro non aveva mai permesso che esso diventasse uno ostacolo nel raggiungimento dei suoi sogni, continuando a lavorare costantemente sul suo corpo senza rinunciare allo sfizio di un dolce dopo cena.
Per di più Hunk era davvero bravo. Riusciva ad inventare nuove ed uniche pietanze, legando il sapore di quei pochi ingredienti che avevano a disposizione, creando piatti che avevano qualcosa di magico.
Keith aveva sentito Shiro fare i complimenti ad Hunk, più volte, ma non lo aveva mai sentito emettere quei suoni prima di allora.
[...]
Da quel giorno in poi iniziò l'incubo di Keith.
Ogni volta che Shiro mangiava qualcosa mentre si trovavano nella stessa stanza, il suo corpo reagiva ai suoni che emetteva l'altro e, per quanto si sforzasse ad ignorarlo, essi rimanevano impressi nella sua mente tanto da sognarli anche la notte con sempre Shiro protagonista dei suoi sogni bagnati."
Dove Shiro ama il cibo e Keith è sessualmente frustrato.
Genere: Comico, Demenziale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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È tutta colpa tua


* * *








La prima volta che Keith lo sentì fu al Castello.

Non aveva idea di cosa Shiro avesse mangiato durante gli anni di prigionia, ma era chiaro quanto gli fosse mancato il buon cibo.

Ancora ostinato a non mangiar tutto ciò che gli offriva Coran, tirò un sospiro di sollievo quando Hunk prese il comando della cucina. Bhé, tutti lo fecero ma Shiro non perdeva occasione di dimostrare la sua gratitudine. Rumorosamente.

Che Shiro avesse un debole per il cibo non era un segreto. Keith lo sapeva. Nonostante ciò, Shiro non aveva mai permesso che esso diventasse uno ostacolo nel raggiungimento dei suoi sogni, continuando a lavorare costantemente sul suo corpo senza rinunciare allo sfizio di un dolce dopo cena.

Per di più Hunk era davvero bravo. Riusciva ad inventare nuove ed uniche pietanze, legando il sapore di quei pochi ingredienti che avevano a disposizione, creando piatti che avevano qualcosa di magico.

Keith aveva sentito Shiro fare i complimenti ad Hunk, più volte, ma non lo aveva mai sentito emettere quei suoni prima di allora.

Accadde una notte. Dopo una lunga missione, durata quasi un'intera giornata, Keith non riusciva a dormire con ancora l'adrenalina in circolo.

Decise di calmarsi, uscendo dalla sua camera passeggiando nel Castello. Sembrava un posto totalmente diverso immerso nel silenzio. Con quella calma, la passeggiata risultò quasi piacevole.

Perso nei suoi pensieri, Keith, finì in cucina stupendosi nel vedere di non essere l'unico ancora sveglio.

“Shiro?” Lo chiamò quando riconobbe la figura china sul tavolo con, davanti a sé, gli avanzi della cena su un piatto.

Shiro, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo verso colui che lo aveva chiamato con la bocca ancora piena, ingoiando più in fretta che poté per ricambiare il saluto. “Keith.”

“Non riesci a dormire?” Chiese Keith mentre si avvicinò per sedersi di fronte a lui.

“Già.” Rispose l'altro senza pensarci, riabbassando lo sguardo sul piatto come alla ricerca delle parole. Keith aspettò. “Ho avuto un altro incubo.”

Keith abbassò lo sguardo a sua volta, imitandolo, lasciando che esso si posasse sul piatto e su quello che stava mangiando.

“Un ricordo, immagino.” Continuò sospirando. “Ma il cibo di Hunk è davvero buono e mi aiuta a non pensare. Domani mattina farò degli esercizi in più, lo prometto.” Si giustificò sorridendo.

Come se ne avessi bisogno. Pensò Keith, sentendo le guance scaldarsi al pensiero.

Si schiarì la gola. “Io sono qui se ne hai bisogno.” Disse invece, sincero ma incerto se fosse la cosa più giusta da dire.

I loro sguardi si incrociarono e Keith riconobbe, in quello di Shiro, la dolcezza che amava tanto.

“Lo so. Grazie, lo apprezzo molto.”

Shiro mise in bocca un'altra cucchiaiata e il suo viso si rilassò, non nascondendo il piacere che le sue papille gustative gli stessero facendo provare. “Mmh.

Keith perse un battito mentre spalancò gli occhi per lo stupore.

Pensò di averlo solo immaginato finché Shiro gemette di nuovo e ogni dubbio scomparve. Keith si portò una mano al viso nascondendolo il più possibile mentre sentiva il sangue lasciare le sue guance per dirigersi più in basso.

È così buono!” Ripeté Shiro, alzando ogni volta il viso dalla tavola ad ogni cucchiaiata dirigendo gli occhi verso il cielo enfatizzando ciò che le parole non erano in grado di esprimere.

Keith si alzò di scatto, quando la sua mente cominciò a vagare da sola, completamente in imbarazzo e senza guardarlo negli occhi si avviò verso il corridoio urlando un 'buonanotte' ignorando la protesta di Shiro, troppo occupato a nascondere la sua semi erezione.





Da quel giorno in poi iniziò l'incubo di Keith.

Ogni volta che Shiro mangiava qualcosa mentre si trovavano nella stessa stanza, il suo corpo reagiva ai suoni che emetteva l'altro e, per quanto si sforzasse ad ignorarlo, essi rimanevano impressi nella sua mente tanto da sognarli anche la notte con sempre Shiro protagonista dei suoi sogni bagnati.

Che fosse attratto da lui, Keith ne era consapevole. In più la sua cotta, e l'irruento bisogno di Shiro di azzerare ogni spazio possibile tra loro che sia con una semplice pacca sulla spalla o con uno sfiorare, senza volerlo della mano – Keith ne era certo - , non lo aiutava per niente.

Ma forse la cosa che lo faceva più impazzire era che agli altri la cosa non importava minimamente.

Seduti a tavola, tutti insieme, sembrava l'unico a non riuscire a concentrarsi in una conversazione. Gli occhi fissi su Shiro, attratti come una calamita, incapace di guardare da qualsiasi altra parte.

Keith non era a conoscenza di questo lato di Shiro. Era impossibile, in quanto poche volte avevano mangiato insieme prima di allora. Keith, solitamente, mangiava alla mensa della Garrison - e se doveva essere sincero non poteva essere paragonato alla cucina di Hunk – mentre Shiro, bhé, probabilmente mangiava insieme ad Adam, troppo impegnati per vedersi durante il giorno.

Keith strinse la presa sulla forchetta mentre il cuore si strinse allo stesso modo, riconoscendo un pizzico di gelosia farsi spazio su di esso.

Era solo un ragazzino all'epoca ma adesso l'idea che qualcun altro potesse aver sentito Shiro gemere in quel modo, da soli, in modo molto più intimo, caldo, con un significato totalmente diverso mentre gli accarezzava quel corpo perfetto, gli faceva male.

Un altro suono uscì dalle labbra di Shiro e Keith inghiottì rumorosamente, sentendo il suo corpo scaldarsi all'idea di averlo avvinghiato sotto di sé. Arrivati solo a metà cena, non era certo di arrivare a fine serata.

Keith allungò una mano raggiungendo il bicchiere, nel vano tentativo di dare sollievo alla gola, improvvisamente, secca.

Il cuore iniziò a battergli forte in petto quando l'ennesimo gemito raggiunse le sue orecchie, rendendo la stanza calda. Quasi insopportabile.

Averlo seduto di fronte a sé, inoltre, non aiutava. Ogni centimetro, ogni espressione e dettaglio del viso di Shiro veniva scrutato dagli occhi di Keith.

Sotto il suo sguardo attento, la sua espressione cambiava ogni volta che la forchetta raggiungeva le sue labbra. Gli occhi di Keith si spostavano dal viso al collo, ogni volta che lo vedeva ingoiare.

Si morse il labbro inferiore quando sentì il suo desiderio crescere.

Lasciò andare un sospiro frustrato mentre una parte remota della sua mente cominciò a desiderare di rimanere solo con Shiro. Desiderava toccarlo e scoprire quanto potessero essere caldi i gemiti provocati dal contatto con un'altra persona, desiderava lasciare un segno in quel collo tanto invitante e assaporare quelle labbra.

Shiro era bello come un dio e tentatore come un demone.

Quando sentì improvvisamente i vestiti troppo stretti, decise che era meglio ritirarsi in camera sua.

“Non mi sento molto bene.” Disse semplicemente alzandosi, tenendo gli occhi bassi.

“Keith, vuoi che-” Si offrì di aiutarlo Shiro ma venne interrotto.

“No, voglio rimanere da solo.”





Keith osservava il piatto che teneva tra le mani mentre chiamò Shiro, titubante, appena fuori camera sua.

Una volta ottenuto il permesso, entrò notando che Shiro era ancora nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Con le spalle appoggiate al muro, seduto sul letto, i capelli gli ricadevano lungo le spalle mentre il ciuffo, ormai lungo, gli copriva il viso ma non abbastanza da nascondere lo sguardo fisso su Keith.

Si avvicinò lentamente per poi sedersi sul bordo del letto, evitando il contatto il più possibile – non gli sembrava ancora vero di averlo ritrovato e sentiva una strana tensione nell'aria. - , mentre gli porgeva il piatto che Shiro accettò volentieri, accennando un sorriso.

“Grazie, è da giorni che non metto qualcosa sotto i denti.”

Un nodo si formò nella gola di Keith nel sentirlo ma, abbassando lo sguardo, decise di non dire niente.

“Mi è mancata la cucina di Hunk anche se, probabilmente, persino quella di Coran mi sembrerebbe buonissima in questo momento.”

A Keith gelò il sangue quando sentì il rumore del cucchiaio sbattere sul fondo della ciotola come se si fosse risvegliato da un sogno e, d'istinto, si alzò.

“Keith?” Lo chiamò confuso Shiro.

“Sai, è meglio che ti lasci solo a mangiare in pace.” Si allontanò verso l'uscita.

“M- ma sei sicuro? A me piace la tua compagnia.” Confessò Shiro e Keith non poté fare a meno di arrossire, adesso combattuto sul da farsi.

Quella confessione gli aveva fatto molto piacere e non c'era niente di più al mondo che avrebbe voluto fare in quel momento se non soddisfare la sua richiesta o confessargli, a sua volta, quanto desiderasse stare con lui. Ogni centimetro del suo corpo gli urlava di restare.

Resta, resta, resta.

“Sì, sono sicuro.” Disse Keith. “Prima che possa fare qualcosa di cui possa pentirmi.” Aggiunse in un sussurro una volta lasciatosi la porta alle spalle.





Gli mancavano, eccome se gli mancavano ma Keith era convinto della sua scelta. Sapeva che non poteva tornare indietro.

Quei ragazzi erano diventati la sua famiglia, ma non era pentito di essersi unito alla Blade of Marmora.

Allora perché i suoi pensieri continuavano a tornare a loro? Perché Shiro continuava a mancargli così tanto?

Una videochiamata. Solo una. Si disse Keith, rimasto ormai solo. Avrebbe comunque dovuto aspettare per un'altra missione.

Keith osservò lo schermo difronte a sé mentre il battito del suo cuore andava, ormai, a pari passo con il suono che lo schermo stava emettendo alla ricerca del segnale.

Quando vide che a prendere la sua chiamata era stato Shiro, in piedi mentre stuzzicava qualcosa, volle morire.

“Shiro.” Lo chiamò di getto.

“Keith!” Lo salutò Shiro mostrando un ampio sorriso, chiaramente felice di rivederlo.

Maledizione.

“Scusami, non volevo disturbare.” Si scusò Keith, già pronto a terminare la comunicazione nel tentativo di salvarsi da quella imbarazzante situazione a lui conosciuta troppo bene.

“Aspetta!” Lo fermò Shiro mentre Keith rimase con l'indice vicino al bottone. “Ne è passato di tempo.” Aggiunse arrossendo. “Volevo- Come stai?” Chiese infine e Keith non poté fare a meno di sorridere abbassando la mano.

“Sto bene.”

Passarono la videochiamata a parlare, per quasi un'intera ora, finché l'incubo di Keith prese di nuovo vita e si chiese se la divisa dei Marmora fosse sempre stata così stretta.

Keith abbassò lo sguardo, sentendo il sudore sulla pelle e l'eccitazione farsi strada in lui.

Per un secondo, solo uno, si chiese se Shiro, distratto com'era, si sarebbe accorto se si fosse toccato.

L'idea morì con la stessa velocità con cui nacque. Sebbene Shiro riusciva a vedere solo il viso di Keith, a differenza sua che vedeva la figura di Shiro per intero, l'idea lo spaventava troppo.

Eppure una mano era già scesa, accarezzandosi pericolosamente una coscia.

Era stato un incidente. Era questo che Keith si era ripetuto fino allo sfinimento quella sera dopo che la sua mano aveva sfiorato – involontariamente – la sua erezione lasciando che la sua frustrazione, tenuta troppo a lungo, lasciasse il suo corpo con un sonoro gemito.

“Keith?” Lo aveva chiamato Shiro preoccupato, ma tutto ciò che Keith era riuscito a spiegare fu solamente che doveva assolutamente andare via. Shiro aveva ipotizzato a qualche missione o compito affidato a lui ma c'era qualcosa nell'espressione dell'altro che non lo aveva convinto lasciandolo confuso con davanti a sé solamente la scritta 'trasmissione terminata.'





“Mi fa piacere vedere che stai meglio.”

Keith si girò verso Shiro, sdraiato nel letto d'ospedale accanto a sé. Da quando si era svegliato Shiro era sempre venuto a fargli visita, ma oggi era un giorno speciale come aveva affermato fiero Shiro prima di entrare con uno scatolone di pizza in mano.

“Come hai fatto a procurartela?” Aveva chiesto Keith stupito.

“Ho le mie fonti.”

“Certo, Capitano.”

Si sdraiarono e, per un giorno, non pensarono a niente.

Niente Atlas, niente Voltron, niente guerra.

In quell'istante c'erano solo loro due, come due normali ragazzi.

Grazie di averla portata, comunque. Il cibo dell'ospedale fa schifo.” Lo ringraziò Keith.

Oh, lo so quindi non c'è di che.” Disse Shiro passando una fetta di pizza a Keith.

Finalmente, non mangio pizza dal giorno in cui ho lasciato la Terra.”

“ – da quando avevo cinque anni.”

Keith e Shiro si guardarono mentre calò il silenzio.

Cosa?” Chiese Shiro. “Non ci credo.”

Bhé, scusa se ho passato il resto della mia adolescenza nel deserto.”

Shiro mise il broncio e Keith non riuscì a trattenere una risata ma proprio mentre Shiro stava per addentare la sua fetta di pizza qualcosa si risvegliò in lui.

Oh, non ci pensare nemmeno.

Keith afferrò il colletto dell'uniforme di Shiro tirandoselo verso di sé così velocemente che i loro denti si scontrarono.

Ouch.” Si lamentò Shiro, raddrizzando la schiena per guardare Keith in viso.

Keith, rosso in viso per via del fallimento del suo primo bacio, aveva lo sguardo deciso nonostante l'imbarazzo e il tessuto dell'uniforme di Shiro ancora tra le mani.

Ti voglio ed è solo colpa tua.” Cercò di giustificarsi Keith.

Shiro sorrise, portando la sua mano su quella dell'altro facendogli mollare la presa mentre si chinava su di lui sussurrandogli a fior di labbra. “Pensavo non me lo avresti mai detto.”


Quella notte Keith scoprì che Shiro era rumoroso anche a letto. Lo scoprì lui e anche gli altri paladini.














NdA: Voglio sottolineare, come sempre, che essa è una Humor e sinceramente l'idea mi è piaciuta molto.
L'idea è nata mesi fa su Twitter. Qualcuno aveva detto che Shiro era un buongustaio e la mia mente ha vagato fin troppo lo ammetto, ma sono felice di aver avuto l'occasione di scriverla.
Per quanto l'idea possa sembrare stupida mi ha fatto molto ridere e, dato che il 2019 è già iniziato male per me, ne avevo bisogno.
Sono molto emozionata e ansiosa allo stesso tempo per questa fic.
Spero comunque che vi sia piaciuta, non scrivo quasi mai Humor e probabilmente ho molto ancora da imparare.
Buon anno nuovo!
Fatemi sapere che ne pensate, alla prossima!

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