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Autore: littlegiulyy    06/01/2019    3 recensioni
Ashley Rivera, dopo una vita passata nella sua riserva Navajo tra lupi, vampiri e continui problemi, sentendosi troppo stretta in quella vita, decide trasferirsi a Seattle per specializzarsi in chirurgia.
Tuttavia forse la sua vecchia vita un po' le manca, o forse no; forse le sembra tutto uguale o forse tutto cambierà.
Tratto dalla storia:
"“Tu saresti il chirurgo?” mi chiese con voce rotta da dolore e ansimante, accennando un sorriso forzato.
“Eh si sono proprio io” risposi guardando la sua gamba ridotta decisamente male.
Rise “Quanti anni hai? 18?”
Lo guardai meglio, e per la prima volta lo guardai in faccia.
Era decisamente un bel ragazzo, ogni cosa a suo posto e con un sorriso quasi abbagliante.
Sorrisi “Sei simpatico… mi dispiace deluderti, ne ho 23”
“Come me, piacere, Jacob Black” mi tese la mano destra, l’unica che poteva muovere
“Ashley Rivera” dopo qualche momento di indecisione gli strinsi la mano."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Embry Call, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Ciao a tutti e buon anno!
Dopo un po' di giorni di assenza sono tornata con un nuovo capitolo che sperò vi piaccia.
La storia sta prendendo una piega ben precisa, ma i colpi di scena non tarderanno ad arrivare!
Embry ed Ashley si sa, sono imprevedibili ;)
Recensite e fatemi sapere che ne pensate, buona lettura!



Aprii gli occhi massaggiandomi la testa ma li richiusi subito dopo… che fastidio la luce!
Dovevo aver preso una bella botta dato che mi faceva malissimo anche non toccandola…
Cos’era successo?
Non ricordavo molto, ricordavo solo il grande boato mentre eravamo a casa di Emily, la discussione con Embry… ma poi vuoto totale.
Il materasso sotto di me mi lasciava intendere di essere in un letto, si ma dove?
Chi mi aveva colpita? E perché l’aveva fatto?
Aprii gli occhi tirandomi su seduta nel letto dolorante, avevo male anche al polso destro… dovevo essermelo storto cadendo probabilmente! Lo analizzai bene… non doveva essere rotto!
Riconobbi subito la camera di Embry… i suoi poster e le sue foto, i suoi vestiti buttati sulla sedia e la scrivania piena di libri. Un dejavu mi ricordò la prima volta che mi ero svegliata nel suo letto, reduce da una serata decisamente troppo alcolica. Sorrisi abbracciandomi le gambe, erano passati un po’ di mesi da quella sera, ma tra una cosa e l’altra Embry faceva ancora parte della mia vita…
 Come ci ero arrivata qui?
I balconi erano incrociati per impedire che la pioggia bagnasse il vetro e un brivido di freddo mi attraversò la schiena intravedendo il tempo cupo e grigio che c’era fuori.
Mi resi conto di avere addosso solo una canottiera e delle mutande, mi strinsi nel piumone per scaldarmi e subito un profumo muschiato che conoscevo benissimo mi inondò le narici. Sorrisi come una stupida.
Chi mi aveva portata qui?
Era stato Embry?
Un rumore attirò la mia attenzione e la porta si aprì lentamente.
La testa di Embry fare capolino sulla porta…
“Ti sei svegliata…” disse sorridendo, entrò richiudendo la porta dietro di sé e si avvicinò lentamente al letto, lo guardai e notai subito che non indossava la maglietta, segno che probabilmente era appena tornato a casa “cos’è successo?”
“Ti hanno colpita a sorpresa… eri così impegnata a raggiungerci che non ti sei accorta che la sanguisuga stava venendo direttamente verso di te”
“Come ho fatto a non accorgermene?”
“Probabilmente eri troppo impegnata a seguire i tuoi sensi per raggiungerci, udito olfatto vista… “ disse infilandosi le mani nelle tasche e alzando le spalle “tutto insieme confonde, può succedere…”
“già… ho preso una bella botta, mi fa male”
Ridacchiò sedendosi sul bordo del letto “eh si… per fortuna sono arrivato in tempo”
Lo guardai sorpresa “mi hai salvata tu?”
“Certo… e chi se no” disse spostando lo sguardo “ho sentito che stavi arrivando e ti stavo venendo incontro…  per fortuna sono arrivato qualche attimo dopo che ti aveva colpita… non sono riuscito a prenderlo però” strinse i pugni decisamente nervoso “non essere arrabbiato con te Embry, può succedere”
“Si ma ce l’avevo in pugno”
“la prossima volta lo prenderemo, ne sono sicura… grazie per avermi salvata”
Mi guardò sorpreso, come se gli avessi detto la cosa più strana del mondo “non me lo sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa”
“Si beh, in realtà non sarebbe stata colpa tua… sono io che ho deciso di seguirvi nonostante dovessi rimanere in casa quindi sarebbe stata colpa mia”
Mi guardò per un attimo in silenzio.
Le sfumature verdi dei suoi occhi oggi erano particolarmente visibili e le guance lievemente arrossate, probabilmente aveva corso venendo qui. Il suo zigomo era già guarito in poche ore, ma la ferita sul labbro non era ancora scomparsa del tutto.
Mi prese il polso ed il braccio e, sollevandomi delicatamente, mi fece mettere sopra di lui a cavalcioni senza dire niente.
Lo lasciai fare, senza opporre alcuna resistenza.
Che senso aveva ormai opporsi a qualcosa che non riuscivo più a controllare?
Al contatto con le sue mani bollenti un brivido mi attraversò la schiena.
Lo guardai dritto negli occhi.
Dio, sarei stata qui per sempre.
“Ashley io…”
Sospirai e chiusi gli occhi “dimmi Embry”
Non sapevo se sarebbe andata bene questa volta, il suo sguardo mi sembrava particolarmente serio.
“Mi dispiace essermi comportato da stronzo con te… “
Lo guardai in silenzio per dargli il tempo di andare avanti, ormai lo conoscevo, sapevo che c’era qualcosa di più che doveva dirmi. Ma a giudicare dalla sua faccia non sapeva come dirmelo.
Le sue mani si appoggiarono sui miei fianchi ed io avvolsi il suo collo con le braccia guardandolo, in attesa che finalmente mi dicesse quello che gli passava per la testa.
“Sono un coglione. Da quando ti ho conosciuta ho avuto mille occasioni per spiegarti tutto ma non ho mai avuto il coraggio di farlo… aveva ragione Jake, avrei dovuto farlo molto prima e non far passare tutti questi mesi ma…”
Sospirò abbassando lo sguardo, cosa voleva dirmi?
Forse c’era un’altra e non me n’ero mai resa conto?
Forse c’era qualcosa di me che lo bloccava?
“Embry…” il suo sguardo si spostò nel mio “lo so che sono una persona difficile. Sono spesso diffidente, passo notte e giorno in ospedale, voglio avere sempre ragione perché sono un chirurgo, metà della mia vita non la conosci neanche ne sai cosa mi ha portato fino a qui, mi rendo conto che io per te sia come un libro di cui hai sfogliato solo le prime pagine ma… non far finire tutto così, prendi una decisione una volta per tutte e rispettala” sputai fuori trattenendo il respiro.
Mi ero liberata.
Finalmente avevo detto quello che pensavo e che mi tormentava da mesi.
 Quello che avrei dovuto dirgli tempo fa.
“Non voglio che tu te ne vada” conclusi guardandolo negli occhi e prendendogli il viso tra le mani.
Mi guardò in silenzio.
Senza dire niente.
I suoi occhi brillarono per un attimo e sorrise.
Il tempo si fermò, quasi fosse una magia.
Nonostante il mio cuore fosse quasi in gola per l’ansia, sarei rimasta così per tutta la vita. Abbracciata a lui, con le sue mani sui miei fianchi e le mie mani sulle sue guance bollenti.
“Non potrei mai andarmene da te…” disse a bassa voce “sei il mio imprinting”.
 
Imprinting.
 
Imprinting.
 
Imprinting.
 
Questa parola continuava a risuonarmi in testa all’infinito, in loop, come se stesse continuando a ripetermela.
Imprinting.
Embry aveva avuto l’imprinting con me.
Avevo davanti a me la persone che avevo sempre aspettato.
La persona che ci sarebbe sempre stata per me, la persona che avrebbe fatto tutto per me, la persona per cui sarei sempre stata la cosa più importante.
E nonostante io non potessi avere l’imprinting, mi ero innamorata proprio di lui.
Mi ero innamorata di lui come non avevo mai fatto con nessun altro, in un modo tutto nostro di dimostrarci quello che siamo l’uno per l’altra.
Avevo davanti a me la persona con cui avrei passato la mia vita ed era l’unica cosa che volevo.
 
Mi lanciai sulle sue labbra facendolo cadere nel letto per la foga, sorrise sulle mie labbra.
“Ehi…” cercò di farfugliare mentre le mie labbra si impossessavano delle sue.
Ricambiò il bacio stringendomi forte a lui.
Fin dall’inizio era stato tutto strano tra di noi, adesso si spiegava tutto.
Era questo che si provava quando si trovava la propria anima gemella?
Un moto di felicità mi aveva invaso da dentro quando avevo realizzato il vero senso della frase “sei il mio imprinting”.
Invertì le posizioni e si mise su di me, si staccò, tenendomi sempre stretta tra le sue braccia “sei bellissima, sei bellissima esattamente come la prima volta che ti ho vista…” disse guardandomi, gli sorrisi, non potevo fare altro “non mi hai ancora detto niente…”
“Cosa dovrei dirt?”
“Quello che ne pensi”
“Il ragazzo di cui sono innamorata mi ha detto che sono il suo imprinting… direi che questo è abbastanza” conclusi. Mi sorrise ancora ridacchiando e si lasciò cadere nel letto affianco a me con la testa nel cuscino.
Lo guardai, era bellissimo.
“Non sei ancora guarito” sussurrai sfiorandogli con un dito il labbro.
Mi prese la mano e baciò ogni singolo dito, risi tirando su la coperta sopra di noi.
“hai freddo?”
“Non caldo di certo”
Le sue mani bollenti mi tirarono verso di lui e mi avvolse con le sue braccia calde.
Il posto più bello del mondo.
“Avevo paura Ash…” disse all’improvviso, lo guardai curiosa
“Di cosa?”
“Di dirtelo. Avevo paura che tu non ricambiassi, che tu prendessi paura e te ne andassi che tu… boh non lo so. La mia non è stata una vita di presenza, le persone se ne sono sempre andate. Prima mio padre e alla fine anche i miei amici… avevo paura che anche tu potessi andartene”
“Io non me ne andrò mai” dissi
“Ti ha scelta il mio lupo Ashley, ma ti avrei scelta comunque in ogni caso” concluse.
Sorriso felice.
Questa volta ero davvero felice.
Per la prima volta nella mia vita ero davvero felice.
“Ho fatto domanda per il programma di specializzazione a Seattle di nascosto, i miei genitori non sapevano niente. Sapevo che era uno dei programmi migliori del paese, ma sapevo anche che tutte le mie responsabilità da lupo non mi avrebbero permesso di andare così lontana da casa… quando ho scoperto di essere entrata per giorni non ho detto niente a nessuno. Mi sono torturata cercando di decidere cosa fare e alla fine ho preso la decisione di venire qui…sono stati giorni difficili… nessuno approvava la mia scelta ma decisi di venire qui a Seattle lo stesso… quando sono partita ero così confusa che per mesi ho vissuto qui non sapendo se fosse stata la cosa giusta… adesso lo so… è stata la decisione migliore che potessi prendere. Mi ha portato da te”
Senza dire niente le sue labbra si appoggiarono delicatamente sulle mie.
Finalmente ero felice.
 
 
Qualche giorno dopo…
 
Un suono decisamente fastidioso mi svegliò facendomi rimbombare tutto nella testa.
E adesso chi era?!
Avevo cercato un posto isolato per potermi buttare un po’ e alla fine, in uno dei corridoi dimenticati da tutti in ospedale, avevo trovato una bellissima barella abbandonata. Perfetta per fare un riposino.
Mi tirai su a sedere stropicciandomi gli occhi ed una figura davanti a me attirò subito la mia attenzione.
“Hamilton…” lo salutai con la voce ancora impastata da sonno “ti direi che è un piacere vederti, ma non è così”
Ridacchiò appoggiandosi al muro ed incrociando le braccia al petto “Dottressa Rivera… mi dispiace aver interrotto il tuo sonnellino di bellezza”
Arricciai il naso “Non era un sonnellino di bellezza, era la prima volta che chiudevo gli occhi dopo quasi tre giorni”
“Oh… mi dispiace allora… avrei bisogno di un consulto in cardio”
“Chiama il medico di guardia”
“Ma sei tu di guardia”
Guardai l’orologio al mio polso… le 9.02.
Sorrisi alzandomi in piedi “No… non lo sono più da esattamente due minuti… quindi se non ti dispiace me ne andrò a casa” conclusi incamminandomi nel corridoio.
Ovviamente mi seguì affiancandomi “sai dirmi chi c’è di guardia?”
Feci un attimo di conti nella mia testa “Elisabeth penso… “
“Carina la tua amica”
“Si è una bella ragazza”
“Non avevo proprio idea che tu fossi amica di Kim comunque”
Continuai a camminare verso lo spogliatoio.
Perché parlava così tanto di prima mattina?
“hai appena iniziato il turno Mark?”
“Si”
“Si vede…” commentai scuotendo la testa “beh neanche io sapevo che tu fossi il cugino di Kim”
“Come vi siete conosciute?”
Colsi la palla al balzo, forse mi avrebbe lasciata in pace “sono… sono la ragazza di un amico di Jared”
Cercai di trattenere le risate guardando la sua faccia.
“Di…?”
“Embry”
“Ah”
Sorrisi appena cercando di trattenere ancora le risate.
Forse ero stata un po’ stronza con lui. Lo avevo decisamente illuso al falò prima di Natale… tuttavia non mi dispiaceva come ragazzo. Per quel poco che lo conoscevo mi sembrava una brava persona, oltre che un ottimo chirurgo!Ma adesso non potevo permettermi di creare altri casini con Embry… non adesso che andava tutto così bene!
“Adesso vado a dormire finalmente… ci vediamo in giro Mark, buon lavoro”
“Buonanotte Ashley”
Entrai nello spogliatoio e buttai tutto a lavare, dopo tre giorni tutto quello che desideravo era una doccia, un pasto decente ed il letto.
Recuperai i miei vestiti e li indossai in fretta, non vedevo l’ora di andare a casa!
Buttai un occhio in giro, mi sembrava di aver preso tutto!
Uscii dallo spogliatoio e andai verso l’uscita.
Mi sembrava fossero passati giorni e giorni da quando ero uscita da qui l’ultima volta, e in realtà era proprio così. Ma tra la sala e il pronto soccorso e il reparto… le ore volavano senza che me ne rendessi conto!
L’aria gelida di gennaio investì il mio viso e inspirai a pieni polmoni l’aria pulita e fresca…
Che bello!
Qualche fiocco di neve stava iniziando a scendere, tra qualche ora probabilmente le strade sarebbero state ricoperte da strati e strati di neve.
Era così strano per me, abituata al sole ed al caldo della California… era il primo inverno che passavo qui a Seattle, ma decisamente non mi dispiaceva per niente.
“Ehi bellezza” una voce conosciuta mi fece voltare sorpresa
“Embry!”
“Sorpresa!”
“Cosa ci fai qui?”
“Ti ho portato questo, sono sicuro che sarai affamata”
Guardai il sacchetto e il bicchiere di carta tra le sue mani, un profumo di brioche e caffè caldo mi arrivò subito al naso. Mi avvicinai stampandogli un bacio “grazie mille, sei fantastico”
“So come prenderti, è diverso” ridacchiò “tieni, questo è tuo” disse porgendomi il sacchetto ed il caffè. Li presi felice, ecco il mio pasto decente! Già una cosa era andata “vieni andiamo a casa, mangio tutto lì”
 
Entrammo in casa e richiuse la porta dietro di sé.
Buttai la borsa sul divano ed appoggiai le chiavi sul mobiletto.
“Allora com’è andata?”
“Abbastanza tranquillo dai, niente di così strano” dissi sedendomi sullo sgabello della cucina “vuoi qualcosa da bere o da mangiare?”
Addentai la brioche “mamma mia Embry… è buonissima” boffonchiai a bocca piena “se vuoi ho dei muffin che avevo fatto l’altro giorno prima di andare a lavoro”
“Li hai fatti tu?” mi chiese sorpreso
“Certo”
“E sono commestibili?”
Lo fulminai con lo sguardo “certo che lo sono, prova per credere”
Scoppiò a ridere “Non stai cercando di avvelenarmi vero?”
“Mmmh forse…” sorrisi buttando giù l’ultimo morso della mia brioche “al cioccolato… la mia preferita”
“Lo so…”
Lo guardai meglio… quei jeans che aveva addosso gli calzavano a pennello!
“Non guardarmi così” rise. Lo guardai innocente “così come?”
“Come se non avessi niente addosso”
Scoppiai a ridere “sei molto egocentrico lo sai vero?”
“Vuoi negarlo?”
“Io non ho fatto niente”
“Dicevano tutti i tuoi occhi”
Mi alzai in piedi e mi tolsi la maglietta. Per un attimo mi guardò sorpreso, ma subito dopo mi sorrise divertito appoggiandosi allo stipite divertito.
Tolsi anche i jeans.
“Cosa stai cercando di fare?”
“Io? Assolutamente niente, devo farmi la doccia”
“Allora sarà meglio che ti sbrighi, dobbiamo tornare a Forks… pranzi da me…”
“Ah… non lo sapevo, e quando l’avresti deciso?”
“Quando ho deciso di presentarti mia madre”
Lo guardai stupida.
Voleva presentarmi sua mamma?
Mi avvicinai circondando il suo collo con le mie braccia “davvero?” gli chiesi sorridendo. Il suo sguardo vagò per un attimo sul mio corpo nudo.
“Si”
“E come mai hai preso questa decisione?”
“Come potrei non presentarle la donna della mia vita?” soffiò sulle mie labbra.
In un attimo le sue labbra furono sulle mie e, invertendo le posizioni, mi bloccò tra il suo corpo ed il muro.
“Dove sei stato ieri sera?” farfugliai mentre le sue labbra torturavano il mio collo “ad una festa”
“Non mi hai risposto ai messaggi…”
“Avevo da fare Ash”
Lo spinsi lievemente, ma bastò per farlo interrompere “e cosa avevi da fare?”
Con una spinta mi prese in braccio e salì le scale come se non avesse niente tra le braccia. Il suo corpo bollente a contatto con il mio generava un calore sovraumano.
“Allora? Cosa dovevi fare?”
Mi lasciò cadere sul letto ed in un attimo fu sopra di me. Si sistemò tra le mie gambe…
Storsi il naso “Embry…”
“Niente di quello che faccio con te, stai tranquilla” disse ridendo ed in un attimo, con una spinta piuttosto brusca, entrò in me lasciandomi senza fiato.
Gli tolsi la maglietta mentre iniziava a spingere sempre più forte dentro di me, e affondai le unghie nella sua schiena non riuscendo a trattenere gemiti di piacere.
I nostri respiri si fecero sempre più veloci e mi abbandonai totalmente alle sue mani che ormai conoscevo bene. Ormai avevo imparato a conoscerlo.
Le sue labbra calde baciarono ogni centimetro della mia pelle ed io mi strinsi forte a lui.
Embry era fuoco.
Embry era… mi faceva andare fuori di testa.
Le sue mani mi facevano andare fuori di testa.
Tutto di lui mi faceva andare fuori di testa.
E sarebbe stato così per sempre.
 
 
Qualche giorno dopo…
Continuai a percorrere la solita strada in mezzo agli alberi che percorrevo sempre per andare a casa di Sam ed Emily.
Grazie a dio dopo mesi ero riuscita ad orientarmi in mezzo a tutta questa boscaglia e avevo memorizzato la strada, almeno non mi sarei persa ogni volta…
Guardai il cellulare, Embry non mi aveva ancora scritto…
Strano, mi aveva detto che non appena sarebbe arrivato dagli altri mi avrebbe scritto… evidentemente era ancora di ronda.
Una gocciolina cadde sul mio braccio ed alzai gli occhi al cielo, sopra la mia testa c’era un nuvolone nero che non ci avrebbe messo tanto a buttare giù tutta l’acqua che aveva.
Aumentai il passo, magari se fossi stata fortunata sarei riuscita ad evitarmi una doccia anche questa volta!
Non appena arrivai sotto al portico, con un forte tuono, iniziò a venir giù acqua come se fosse un fiume in piena… l’avevo scampata per un pelo!
Entrai senza aspettare oltre, dopotutto non faceva così caldo fuori.
Subito un profumo buonissimo di cannella arrivò al mio naso, sorrisi. Emily doveva aver fatto i suoi biscotti alla cannella. Un giorno magari mi sarei fatta dare la ricetta… avrei potuto farli per Embry, lui ne andava pazzo!
Sentii delle voci provenire dal soggiorno…
Non appena riconobbi la sua voce il mio cuore perse un battito, cosa ci faceva qui?
“Alex!” urlai entrando in soggiorno.
Mio fratello si girò guardandomi, aveva uno sguardo strano.
Era successo qualcosa, ne ero certa…
“Shay”
“Cosa ci fai qui?”
“Sono venuto per proteggerti”
Lo guardai senza capire “per proteggermi?”
Embry fece un passo avanti affiancando mio fratello “Ashley…”
“Ditemi cosa sta succedendo”
Mio fratello sospirò “i vampiri che stanno creando così tanto casino qui nei dintorni ultimamente… cercano te” disse abbassando lo sguardo. Il silenzio regnò sovrano nella stanza.
“Me?” chiesi sorpresa. Perché cercavano proprio me?
Ripercorsi la mia vita in breve, gli ultimi mesi, gli ultimi anni… non mi venne in mente niente che potesse essere collegato a questi due vampiri se non..
Spalancai gli occhi facendo un ipotesi decisamente azzardata…
“si… immagino tu abbia ipotizzato bene… questi due vampiri sono un uomo ed una donna. L’uomo si chiama Joseph ed è il fratello di Anne, la donna invece è la compagna di Jospeh… cercano vendetta, vogliono fare occhio per occhio…”
“E il loro occhio per occhio sono io” conclusi collegando tutto
Sam si alzò dalla sedia “di cosa state parlando?”
Guardai mio fratello “non gli hai detto niente?”
“Stavo per farlo, ma sei arrivata tu e…stanno arrivando anche gli altri, sistemano le ultime cose a Santa Barbara e partono”
“Tutto il branco?”
“Si Shay… dobbiamo essere uniti e chiudere questa storia una volta per tutte”
“Qualcuno può spiegarci di cosa state parlando?” chiese Paul piuttosto nervoso
Sospirai “Qualche anno fa mio fratello Alex ha conosciuto una ragazza, Anne. Frequentava la nostra scuola e loro frequentavano lo stesso corso di matematica… hanno iniziato a frequentarsi e si sono messi insieme…” mi interruppi concentrandomi su mio fratello, non doveva essere facile per lui riaprire questa storia, ma dopotutto era inevitabile.
Non era stato un capitolo felice della sua vita…
“Vado avanti io Ashley… “
Annuii avvicinandomi ad Embry che mi lanciò uno sguardo che non riuscii proprio a decifrare. Mi appoggiai alla parete incrociando le braccia al petto, questa storia non mi piaceva per niente.
“è stato prima della trasformazione, prima che i licantropi ed i vampiri e tutto il resto entrasse nella nostra vita.. eravamo semplicemente innamorati. Un giorno, all’improvviso, iniziai ad avere la febbre alta ed iniziai a stare male… penso che tutti sappiate cos’è successo dopo… qualche settimana dopo, quando mi sono ripreso, quando ho incontrato Anne mi è caduto il mondo addosso. Quelle che prima mi sembravano solo sue particolarità, adesso sapevo essere caratteristiche dei vampiri…”
“Cioè lei era un vampiro?” chiese Seth a bocca aperta
Alex annuii. Guardai Embry, la bocca semichiusa tradiva la sua sorpresa ed il suo sguardo serio mi lasciava intendere che stesse ascoltando molto attentamente la cosa. Le braccia incrociate al petto ed il suo cipiglio duro gli davano un espressione estremamente seria che non gli avevo mai visto.
“Ci furono dei casini… il branco ovviamente non voleva che io e lei continuassimo a stare insieme, ma eravamo innamorati e non ci interessava essere diversi…” trattenne il respiro per un attimo, la parte più dura per lui arrivava adesso, ed io lo sapevo. Guardai per un millesimo di secondo Embry e mi spostai avvicinandomi a mio fratello “Alexander non serve che tu vada avanti… posso raccontarlo io” dissi sottovoce dandogli una pacca sulla spalla.
“No, non ti preoccupare…” farfugliò guardandosi attorno “un giorno dopo scuola sono tornato a casa come sempre, dovevo solo prendere dei libri e andare da Jamie, il nostro capo branco, a studiare… quando sono arrivato a casa c’erano mia sorella e… Allison”
Le mani gli tremarono impercettibilmente.
“Chi sarebbe questa Allison?” chiese Quil
“Allison è la mia migliore amica” mi intromisi “siamo nate e cresciute insieme”
“Allison è la sua migliore amica, ed è il mio imprinting” concluse Alex alzando lo sguardo e sorprendendo tutti  “non appena l’ho vista mi sono sentito… non lo so è inspiegabile, come se tutto non avesse più senso, come se fosse lei l’unica ragione di tutto…”
Spostai lo sguardo ed incrociai per un attimo lo sguardo di Embry.
L’angolo della sua bocca si sollevò appena facendo l’abbozzo di un sorrisetto, e subito spostò lo sguardo di nuovo su mio fratello.
“Da quel momento in poi non ci ho più capito niente. Non sapevo cosa fare, amavo ancora Anne ma… amavo di più Allison. Quando ho spiegato tutto ad Anne lei non l’ha presa bene ed è scappata. Suo fratello non ha avuto sue notizie per qualche settimana e nel frattempo io non riuscivo ad avvicinarmi ad Allison perché… si beh insomma, era Allison! Per me era la migliore amica di mia sorella, la ragazza con la quale avevo condiviso la maggior parte della mia vita… a qualche festa ci eravamo anche baciati qualche volta ma tutto si era sempre limitato a quello. Un po’ per la mia paura di mettermi in qualcosa di serio, un po’ perché lei è una rompi palle assurda…” sorrise guardandomi e ricambiai il suo sorriso.
Aveva ragione, Allison aveva un caratterino abbastanza difficile, ma nessuno sapeva prenderla come faceva Alexander. E soprattutto, Alex non avrebbe mai saputo quanto Allison gli fosse andata dietro per anni…
“E poi? Cos’è successo?” chiese Jake “Si insomma, questa Anne che fine ha fatto?”
Alex sospirò e riprese a raccontare “Anne si rifece viva dopo qualche settimana… non voleva più parlarmi. Una sera eravamo nel bosco, stavamo discutendo come sempre… le stavo cercando di far capire quanto mi dispiacesse, quanto l’imprinting non fosse una cosa che potevo scegliere, ma lei era assolutamente irremovibile non voleva più vedermi. Poi è successo tutto così in fretta… degli ululati mi hanno fatto capire che era successo qualcosa…” sospirò passandosi una mano tra i capelli “mi trasformai subito e corsi verso il luogo dalla quale provenivano gli ululati… erano gli altri… era il nostro branco. Un gruppo di vampiri nomadi erano stati intercettati nelle nostre terre e stavano combattendo contro Jamie, Oliver e Ashley… è successo tutto così in fretta…”
Smise di parlare abbassando lo sguardo.
Chiusi gli occhi e ripensai a quella sera.
Probabilmente eravamo cambiati tutti dopo quella sera.
“Le cose stavano andando male, non riuscivamo a contrattaccare i nomadi e uno di loro è riuscito a prendermi. Anne che mi aveva seguito si è messa in mezzo ed è riuscita a liberarmi… ma uno dei vampiri è riuscito a prenderla e… in un attimo hanno acceso il fuoco e…” non riuscì più a continuare e rimase in silenzio. Nella stanza non volava una mosca.
Guardai le facce dei Quileute, tutti erano sorpresi e decisamente sconvolti dal racconto.
Come biasimarli?
Questa storia ci aveva sconvolti tutti.
Alex per mesi aveva avuto i sensi di colpa che lo avevano torturato.
E probabilmente ce li aveva tutt’ora…
Anne era un vampiro, è vero. Il nostro nemico naturale. Ma lui l’amava.
Il buio arriva quando meno te lo aspetti e nel modo più inaspettato, ma alla fine si supera. Si supera tutto. Si sopravvive.
Io questo lo sapevo bene.
Vivevo le mie giornate in ospedale, lì dove tutto può succedere da un momento all’altro.
Dove gioia e dolore convivono tutti i giorni, dove morte e vita combattono tutti i giorni.
Non era stato facile superare tutto quello, ma Alex ce l’aveva fatta.
Grazie ad Allison.
Sam si alzò in piedi e diede una pacca sulla spalla ad Alex “il passato è passato e non ci si deve mai voltare indietro Alexander… l’imprinting può portare tanta sofferenza…” disse spostando per un attimo lo sguardo su Leah “ma le cose alla fine fanno il loro corso e vanno come devono andare” concluse guardando infine Emily, ed i suoi occhi brillarono.
“Quindi questi vampiri che girano da settimane nelle nostre terre vogliono arrivare ad Ashley?” chiese Jared
“Esattamente”
“Io non lo permetterò” disse Embry finalmente abbandonando la sua posizione da ore. Fece qualche passo avanti verso di me “dobbiamo fare qualcosa”.
Notai lo sguardo di Alexander soffermarsi su di lui per qualche istante.
Mi resi conto che mio fratello non sapeva niente di Embry! Non gli avevo detto niente quando ero tornata a casa perché non era ancora successo niente e non avevo ancora ben chiara la situazione…
“Aspetteremo che tornino e quando sarà il momento ci troveranno pronti” disse Jake
“Il nostro branco arriverà domani circa” disse mio fratello
“Perfetto, saremo di più e chiuderemo questa storia una volta per tutte” disse Paul decisamente troppo gasato. Storsi il naso, tutta questa storia non mi piaceva per niente.
“E se qualcuno di voi si facesse male per proteggere me? Non potrei mai perdonarmelo” dissi interrompendo l’entusiasmo collettivo.
“Nessuno si farà male, saremo in tanti e saremo più forti” disse Sam cercando di rassicurarmi
“Dovremmo iniziare subito delle ronde per assicurarci che non si avvicinino a lei” rifletté Jared “faremo a turno”
“Ed io dovrei stare fuori da tutta questa storia? Neanche per sogno. Cercano me, voglio combattere anche io quando sarà il momento” sbottai. Nessuno di loro stava tenendo in considerazione la mia visione della cosa, quando in realtà tutto questo riguardava solo ed esclusivamente me!
“Tu ne starai fuori eccome!” disse mio fratello alzando la voce “hai idea di quanto impazzirebbe Joseph vedendoti? Non possiamo rischiare”
“Dobbiamo iniziare subito a sondare il territorio, come ci dividiamo Sam?” chiese Seth
“Allora… Quil, Jacob, Leah e Seth iniziate la ronda adesso… questa sera vi daremo il cambio io, Jared, Paul ed Embry… Embry, Alex voi portate a casa Ashley”
“Va bene capo”
“Andiamo subito!”
Accettai in silenzio ma me la legai al dito.
Nessuno aveva ascoltato la mia opinione.
“Non fare la bambina. Sai anche tu che questa volta non puoi stare in prima linea” mi disse Alex. Annuii abbassando lo sguardo. Dopotutto aveva ragione.
Ma avrei lasciato che tutti mettessero la loro vita a rischio per me?
E se fosse successo qualcosa a qualcuno?
Se fosse successo qualcosa ad Alex?
Se fosse successo qualcosa ad Embry?
Trattenni il respiro. Non potevo proprio pensarci.
Non me lo sarei mai perdonato.
“non preoccuparti, nessuno di noi si farà male” la voce di Embry arrivò dalle mie spalle. Non riuscii a trattenermi un secondo di più, mi voltai e circondai il suo collo con le mie braccia stringendolo forte.
Sentii le sue braccia stringermi forte a lui ed il suo calore invadermi.
Avevo bisogno proprio di questo adesso.
“Se dovesse succederti qualcosa non me lo perdonerei mai” sussurrai al suo orecchio in modo che nessuno sentisse. Soffocò una risata sulla mia spalla “chi dovrebbe farsi male scusa? Per chi mi hai preso? Sono un lupo esperto” disse prima di darmi un bacio sul collo e mollare la presa “adesso andiamo, abbiamo un po’ di strada da fare fino a Seattle” disse sorridendomi.
Ricambiai il sorriso ed il mio cuore perse un battito.
Improvvisamente mi ricordai della presenza di mio fratello, ed infatti il suo sguardo era fisso su di me. Mi guardò seriamente ed io spostai lo sguardo altrove “devo sapere qualcosa?” mi chiede ridacchiando passandomi accanto.
“Lui è Embry…” dissi semplicemente. Si strinsero la mano e si sorrisero, trattenni il respiro.
Gli uomini della mia vita si stavano conoscendo.
Il mio ragazzo ed il mio gemello.
“Andiamo forza, guido io” disse Embry dirigendosi verso l’esterno e lasciandoci un po’ indietro. Lo guardai uscire e sospirai, sarebbero state lunghe giornate…
“State insieme?” mi chiese mio fratello ridacchiando
Alzai le spalle “si…” mi sorrise “e sono il suo imprinting” conclusi.
La sua bocca si spalancò dalla sorpresa “Cosa? Ma sei seria?”
“Certo che sono seria”
Scoppiò a ridere “Non ci posso credere, devo dirlo ad Allison sarà felicissima”
Sorrisi. Effettivamente dovevo ancora dirlo ad Allison…
“Vorrà dire che dovrò conoscerlo meglio…” ridacchiò scendendo gli scalini. Gli tirai una pacca sulla schiena “Comportati bene per favore”
“Oh andiamo, ha avuto l’imprinting, non riuscirebbe a starti lontano neanche se fossi il fratello più spiacevole della storia… e poi… quando mai non mi comporto bene?”
Lo guardai storto “Non so come possa sopportarti Allison, giuro”
“Lei sopporta me?! Mi faranno santo!”
Scoppiai a ridere… questo era probabile!
 
 

 
 
  
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