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Autore: Jasmine_dreamer    07/01/2019    0 recensioni
Elisa ha 25 anni e si è trasferita a Londra, per trovare lavoro e mandare i soldi ai suoi genitori che sono in forti difficoltà economiche a causa dei problemi di salute della madre.
Non ha amici, non sopporta neppure la sua coinquilina e, il suo carattere introverso, sicuramente non l'aiuta.
Ma una persona sembra interessata a scavalcare il muro che lei ha costruito nel corso del tempo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Mi manchi, ma non tu. Cioè mi manca la persona che pensavo tu fossi, mi manca il te che io avevo idealizzato. Perché ora mi è chiaro che non sei quel tipo di persona, no affatto. Sei cinico, egocentrico e, cazzo, anche stupido. Sì, sei davvero stupido. E sei la persona più sbagliata che mi potesse capitare nel periodo più sbagliato della mia vita. E io mi pento di averti cercato, di averti implorato di rimanere nella mia vita, mi pento perfino di essere qui a parlarne a voce con te questa sera. Perché tu sei l'essere peggiore che io abbia incontrato nella mia vita, davvero. E no, non sono neanche arrabbiata, perché mai dovrei esserlo? Io non amavo te, amavo qualcuno che non esiste. Qualcuno che credevo esistesse. Tu sei di quelli che ti dice esattamente quello che vuoi sentirti dire, e poi sparisce nel nulla, senza neanche darti una spiegazione, e ti lascia l'amaro in bocca e la costante domanda: che cosa ho fatto?!" dico io fissandolo dritto negli occhi.

Ma per proseguire, bisogna partire dall'inizio.



25 ottobre 2013, Londra

Un'italiana a Londra, ma ormai ne siamo più noi qui che inglesi.
Peccato che ho 25 anni, e non conosco nessuno.
Però ho avuto un lavoro da barista, quindi posso finalmente mettere da parte dei soldi e prendermi un appartamento da sola, almeno mollo quella stronza della mia coinquilina.
Esco di casa con il mio cappotto blu notte e la sciarpa nera attorno al collo, ho iniziato a sentire la mancanza di Milano ora, qui fa un freddo cane.
Prendo la metropolitana e arrivo nel quartiere in cui finalmente inizierò a lavorare: Richmond.
Scendo dalla metro: "Cazzo, che freddo" penso di nuovo.
Entro nel bar, un ragazzo mi accoglie dicendomi: "Ehi, tu devi essere quella nuova, io sono David".
"Piacere, Elisa" dico accennando un sorriso.
Odio che mi si senta l'accento italiano quando parlo in inglese, tutti si accorgono che non sono del posto.
David mi dirige nello spogliatoio femminile e mi fa cenno per mostrarmi dove stanno le divise che dobbiamo indossare.
Dopo poche ore di lavoro, la fame prende il sopravvento su di me, guardo l'orologio.
12 pm.
"Ehi David, a che ora si mangia qui?" chiedo dopo l'ennesimo brontolio.
"Alle 2, più o meno" risponde lui, ignorando il fastidioso rumore proveniente dal mio stomaco.
"Oh, ok!" rispondo fingendo che vada tutto bene, ma dentro di me sto già maledicendo questo posto.
Possibile che debba aspettare altre due ore per mangiare? C'è solo un cliente a quest'ora, evidentemente gli altri sono tutti in famiglia a pranzare, mandiamolo al diavolo e andiamo in pausa.
Meglio tenermi certe cose per me, devo pensare che questo lavoro mi serve per andare via dalla stanza che condivido con quell'antipatica di Emily.
"Diavolo Dave!" esordisce qualcuno entrando nel bar.
Lo riconosco al volo, è il proprietario.
"Non ricordi che quelli nuovi hanno bisogno di tempo per ambientarsi?" credo che la sua sia una domanda retorica.
"Scusami Henry, mi sono dimenticato" risponde David.
"Eli, vai pure a mangiare se hai fame, c'è soltanto un cliente quindi può rimanere solo Dave" dice Henry.
Dava diminutivi a tutti? 
Acconsento e mi dirigo nel mio spogliatoio, apro lo zainetto e prendo il panino che mi sono portata da casa.
Prendo il mio cellulare, due chiamate senza risposta da parte di mia sorella Giulia.
Mi affretto a richiamarla.
Dopo pochi squilli risponde: "Finalmente, ti ho chiamata due ore fa".
"Forse hai dimenticato che ti ho detto che oggi iniziavo a lavorare".
Dopo avermi raccontato il fallimento che era la sua vita sessuale insieme al marito, mostra finalmente un po' di interesse per me.
"Ma dimmi un po', come va lì?" chiede.
"Tutto bene, il proprietario è proprio bello e credo che il mio collega sia gay" dico io.
"Carne sprecata?" domanda Giulia.
"Beh, anche lui non è male. Carne sprecata no dai, o per lo meno, non per gli altri uomini" rispondo ridendo.
Giulia ride a sua volta e poi esordisce dicendomi: "Tesoro, io ora devo andare a prendere Valentina a scuola, ci sentiamo stasera, ok?"
"Va bene, dai un bacio a mia nipote e a mamma quando la vedi".
"Sarà fatto!" e riattacca.
Dopo aver finito il mio panino, ritorno al bancone.
Henry sta lavorando, il bar si è riempito in quella mezz'ora, ma loro hanno avuto l'accortezza di non chiamarmi.
Una ragazza sulla trentina entra nel bar, in maniera disordinata e frettolosa.
"Juliette, sei di nuovo in ritardo!" esclama Henry.
"Scusami, ho perso il pullman" risponde lei.
"Ok, va a cambiarti".
Lei annuisce e va nello spogliatoio, sembra non essersi accorta della mia presenza qui.
"Hai mangiato?" mi domanda Henry.
Io annuisco e lui ricambia con un sorriso gentile.
Dopo essersi messa l'uniforme, Juliette ritorna al bancone.
"Ciao, io sono Juliette" mi dice porgendomi la mano.
"Elisa" rispondo io.
"Quante persone lavorano qui?" chiedo poi a Henry.
"Otto in tutto, ma non vi troverete mai qui tutti insieme, se non agli eventi" mi dice lui.
Annuisco e vado a prendere l'ordine di un cliente.
Mi sento gli occhi di Henry addosso, o forse sono solo paranoica.
Mi volto per vedere se effettivamente mi sta fissando e, no, non sono paranoica.
Mi sorride e io, seppure in imbarazzo, ricambio.
Alle 4 del pomeriggio, il mio turno è finito, mi cambio, saluto tutti e torno nel piccolo appartamento in cui vivo.
Emily sta scopando con qualcuno, almeno per un po' non l'avrò intorno, e posso guardare quello che mi pare in TV.
Dopo circa un'ora, la stronza esce dalla nostra stanza e saluta il ragazzo passeggero che si è scopata oggi.
Stasera, dopo che sarà andata a ballare con le sue compagne di università, probabilmente ne porterà un altro a casa.
"La TV è mia oggi" dice dopo essersi seduta sulla poltrona.
Io alzo le mani e vado in camera, dopo pochi minuti ricevo una chiamata da papà.
"Ciao amore" dice mio padre dopo che ho risposto al cellulare.
"Ciao papà, ho iniziato a lavorare oggi, tra un mese potrò mandarti dei soldi per le cure della mamma" dico io.
"Mi scoccia dover prendere soldi da mia figlia" mormora.
"Lo so, ma la chemio costa e tu non puoi pagare tutto da solo".
"Sei un angelo, Eli" mi dice lui.
Sorrido e penso che all'operazione di mamma manca sempre meno, forse mi conviene chiedere già domani la prima settimana di gennaio libera.
Chiudo la telefonata e noto che Juliette mi ha aggiunta al gruppo del lavoro.
"Eli, ora fai parte anche tu del team. Stasera vi va di venire qui? Così potete fare conoscenza con la ragazza nuova".
Fantastico, dava già per scontato che io ci sarei stata.
"Per me va bene ma facciamo a un orario decente, che domani inizio alle 8" scrive un certo John.
"Eli? Come Elisa?! Un'altra italianaaa?" scrive Marty82.
"Per me va bene, a che ora facciamo?" chiedo.
"Per le 8.30 pm? Va bene a tutti?" scrive Juliette.
Gli altri acconsentono.
Guardo l'orologio: 6.30 pm.
Mi conviene già andare a farmi una doccia.






SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, ho iniziato a scrivere questa storia, di notte, in assenza di sonno.
Vorrei sapere se potrebbe essere di vostro gradimento, in modo da capire se continuarla oppure fermarmi subito.
Spero in qualche risposta.
   
 
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