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Autore: StormyPhoenix    07/01/2019    3 recensioni
Los Angeles, primi anni del nuovo secolo. Quasi per caso si incrociano le strade di una ragazza sola e in fuga dal suo passato spiacevole e di una delle band più famose del posto; un sentimento combattuto che diventa prepotente salderà il legame.
(Prima storia sui SOAD, so che è un po' cliché ma vabbè.)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ehilàààà! :D
So che è passato un altro po' di tempo dal mio precedente capitolo, ma sono stata molto occupata da novembre fino agli ultimi giorni prima di Natale, nelle feste non ho combinato granché e ora mi sto rimettendo sotto con lo studio, per cui è quasi un miracolo che io abbia un nuovo capitolo pronto in tempi così "brevi"... xD E ora non ho idea di quando riuscirà ad esserci il prossimo, ma sappiate che nonostante tutti gli impegni la mia testa non smette mai di ruminare e trovare cose nuove, sono determinata a portare avanti questa storia fino in fondo! ^-^
Dunque, buone feste fatte e buon 2019 a tutti, spero che sia per tutti un anno ricco di esperienze e cose buone ^-^
Ringrazio come sempre tutti i lettori e i recensori che ormai mi accompagnano da tempo in questa avventura e mi motivano a proseguire <3
Buona lettura!





 

-Georgia- 
Sono passati due giorni da quando ho casualmente conosciuto Sevag e, con grande fortuna, siamo già riusciti a combinare un primo incontro per parlare. Uno squillo da parte sua sul cellulare mi avvisa che è fuori casa mentre mi affretto a dare un’ultima sistemata ai capelli, afferro al volo la borsa e il telefono ed esco dalla porta, trovandomi davanti a un’auto discreta, verniciata di nero. Aprendo la portiera vengo investita dall’aria condizionata quasi a palla, un po’ più fresca rispetto alla temperatura esterna ma non sgradevole; il ragazzo siede alla guida con aria estremamente rilassata, i capelli coperti da un cappellino con visiera dritta, la barba leggermente più corta di quanto ricordassi ma ben tenuta e un paio di occhiali da sole sul naso. 
«Ciao Georgia, tutto bene?» ci salutiamo con una stretta di mano. 
«Sì, tutto bene, e tu?» replico, sorridendo. 
«Sì, dai. Ho pensato di fare un semplice giro in auto, per prima cosa potremmo chiacchierare di cose leggere così ti metti a tuo agio, poi possiamo andare dove ti pare. Che ne dici?» 
«Ottimo.» 
Sevag riparte a velocità media, la sua guida si dimostra impeccabile e non particolarmente sportiva; ci destreggiamo nel traffico moderato della zona con pazienza, non avendo fretta. 
«Raccontami qualcosa di te, se ti va.» 
«Va bene, ti accontento subito. Mi chiamo Georgia Benson, ho ventiquattro anni e sono originaria di Cedar City, Utah. Mi sono trasferita nel nord della California quando avevo tredici anni, e ora da poco mi sono nuovamente trasferita, questa volta a Huntington Park, per mio comodo, e ho già trovato nuovamente lavoro presso un salone di parrucchiere.» 
«Bene, Georgia. Io, come ti ho accennato, sono il fratello minore del famoso cantante Serj Tankian, nato quando ancora abitavamo a Beirut in Libano, prima del nostro trasferimento qui, per vivere faccio lavoretti a caso o part-time.»  
Per un po’ continuiamo su questa linea, raccontando qualcosa di noi e trovando punti in comune nel vissuto e nei gusti; nel frattempo arriviamo in centro, Sevag parcheggia per un attimo e insiste nel sapere quale sia la mia cosa preferita da Starbucks. Una volta estorta l’informazione scende dall’auto e, miracolosamente, nel giro di cinque minuti ritorna con un cappuccino al caramello per me e un caffè per sé, cosa per cui lo ringrazio ripetutamente e calorosamente. 
«A parte questo, l’altra sera hai detto di conoscere il ragazzo che mi ha insultato: chi era?» riprende, dopo aver preso qualche sorso dal suo bicchiere ed essersi rimesso in strada. 
«Si chiama Jake Rowley, è originario dello stesso posto da cui vengo, figlio viziato di una famiglia benestante e rispettabile all’apparenza. Non l’ho mai conosciuto direttamente, ma ti ho riferito di aver saputo di lui tramite corrispondenza con la mia migliore amica: si chiama Nikki Gray, è sempre nativa di Cedar City e ha avuto con lui una relazione in passato, finita malissimo. Si è trasferita qualche mese fa qui a Los Angeles e ora lavora nello staff della band di tuo fratello. Rivedere a Los Angeles quel pezzo di merda è per me presagio di guai.» 
«Oh, Nikki, ecco come si chiamava... l’ho conosciuta nel periodo di Natale, ma poi mi sono scordato il suo nome e mi vergognavo a chiederglielo di nuovo. Questo spiega perché mi hai chiesto aiuto. Mi stai dicendo che tra di loro è finita talmente male che questo Jake potrebbe rappresentare un grosso pericolo per lei?» 
«Sì. Mi toccherà illustrarti, in confidenza, parte del vissuto della mia amica. Lei e Jake sono stati insieme in passato, come ti dicevo, ma hanno rotto in circostanze orribili... lei era sempre più infelice con lui e voleva lasciarlo, ha palesato l’intenzione sotto l’effetto di alcol a una festa e lui, venuto a sapere ciò, come per punirla, l’ha stuprata quella notte. Lei ha tentato di denunciare ma non è stata creduta... lui è riuscito a far ricadere la colpa su di lei e a sputtanarla, usando a suo favore il buon nome della sua famiglia e il bigottismo dell’ambiente cristiano battista della città.» 
In prima istanza Sevag pare rimanere impassibile, poi noto la sua mano destra serrarsi attorno al volante finché le nocche non sbiancano. «È terribile. Mi dispiace moltissimo per lei.» 
«Non molto tempo dopo questi fatti, lei è fuggita di casa per insofferenza, ormai era isolata e maltrattata sia a casa che in pubblico. Ha girato per gli Stati Uniti per qualche anno e poi è approdata a Los Angeles a dicembre, quando ha incontrato tuo fratello e i suoi colleghi.» 
«Una fortuna dopo tante sventure, direi.» 
«Direi di sì.» 
«E dunque è chiaro che ora, insieme a lei, anche mio fratello e gli altri sono potenzialmente in pericolo perché sono associati a lei.» 
«Esatto. Il problema si è palesato dopo un preciso avvenimento: Nikki, verso l’inizio di questo mese, ha trovato nella cassetta delle lettere dei ragazzi un messaggio minatorio destinato a lei, firmato soltanto con l’iniziale di Jake, in cui era promessa vendetta per il presunto tentativo di lei di infangare il buon nome di lui e della città. Dubito che si trattasse di un’altra persona il cui nome inizia con quella lettera, o di uno scherzo.» 
«Il ragazzo ha qualche problema, eh?» 
«Diversi. Ha trattato Nikki come un giocattolo, illudendola continuamente e umiliandola quando ha deciso di sottrarsi al suo dominio. Pensa di poter fare ciò che gli pare, che tutto gli sia dovuto, incluso il sesso. E, per avercela così tanto con lei perché ha cercato di avere giustizia, deve avere una coda di paglia e una presunzione pressoché infinite.» 
«Per aver ricevuto il messaggio lì dove si trovava, qualcuno deve aver fatto la spia e riferito che lei era lì con Serj e gli altri.» 
«Esatto, ma non ho idea di chi sia la spia. Ho qualche sospetto sulla sciacquetta che era con lui l’altra sera, forse è qualcuno di cui Nikki mi ha parlato di recente, ma ora non ricordo... mi toccherà recuperare le vecchie email.» 
«Pensi ci sia anche qualche altro fattore di rischio?» 
«Sì, perché Nikki è sentimentalmente legata a Daron 
Sevag frena a un semaforo rosso, ne approfitta per bere ancora un po’ del suo caffè, poi si toglie gli occhiali e mi guarda, sorpreso, gli occhi così sgranati da sembrare piattini da tè. «Quel nano malefico non mi ha detto nulla! Da quanto tempo va avanti questa cosa?!» 
«Si piacevano da tempo, ma solo all’inizio di questo mese si sono finalmente messi insieme» spiego, arrossendo un poco. «Puoi chiedere a Serj, così come agli altri due, o a Sako, tutti avevano notato qualcosa tra i due... tranne, probabilmente, i diretti interessati» mi concedo di scherzare, con una risata. «Comunque Daron e Nikki preferiscono mantenere un basso profilo per adesso, per sicurezza e anche per un minimo di privacy.» 
«A questo punto temi anche che lui sappia della nuova relazione di lei e che possa usarla come arma a suo vantaggio?» 
«Beh, sì. Forse sto sopravvalutando l’intelligenza di quell’individuo, ma è un timore che ho.» 
«Che situazione un po’ merdosa. Che cosa possiamo fare?» 
«Forse scavare un po’ nel passato della band potrebbe aiutare. Penso che il fatto che qualcuno abbia fatto la spia con quel farabutto a proposito di dove i ragazzi abitano e del fatto che lei fosse nella stessa casa sia un pessimo segnale, qualcuno forse ce l’ha con i ragazzi, e dovremmo capire chi può essere. Ex amici? Ex groupies?» 
«Per prima cosa, dovresti recuperare le email che ti ha mandato Nikki negli ultimi mesi e rileggerle accuratamente. Io, nel frattempo, ho accesso sia alla vecchia camera da letto di Serj in casa dei nostri genitori che alla casa dei ragazzi, avendo una copia delle chiavi, e potremmo frugare lì, sperando di trovare qualcosa tra vecchie fotografie e simili; eccezionalmente potremmo anche andare dai genitori di Daron e chiedere se lui ha lasciato qualcosa da loro e, in caso affermativo, domandare l’autorizzazione per esaminare le sue cose. Mio fratello e i suoi colleghi si fidano di me, io non invaderei mai la privacy di qualcuno, ma visto che c’è un pericolo in agguato dobbiamo svolgere accurate ricerche per capire e prevenire. Vogliamo iniziare oggi che siamo entrambi liberi?» 
«Per me va bene.» 

«Perdona se la casa non è completamente in ordine, ho avuto una giornata indaffarata nonostante fossi di riposo» una volta tornati a casa mia faccio entrare Sevag e mi affretto a risistemare qualche cosetta in disordine qua e là, conscia di avere a casa con me non una persona qualsiasi e di voler fare bella figura; sento il ragazzo ridere appena, dietro la mia schiena. 
«Ma tranquilla, ho visto di peggio... in passato ho avuto l’opportunità di vedere la camera del signorino Malakian e non ti dico, un campo di battaglia» commenta lui, sedendosi garbatamente sulla poltrona rivestita di tessuto blu. 
«Vuoi qualcosa da bere?» 
«No, ti ringrazio, sto bene così.» 
Accendo il computer, pregando mentalmente che non decida proprio ora di sabotarmi; la padrona di casa mi ha ceduto in comodato d’uso questo e anche un modem, avendoli a casa sua per una serie di circostanze ma non sapendo che farsene, pur non volendo buttare via tutto, ma io della tecnologia mi fido poco a prescindere, non essendo molto esperta. Per fortuna, l’apparecchio decide di collaborare ed è subito pronto per l’uso, per cui avvio la connessione a internet e, nel giro di un’altra manciata di minuti, entro nella mia casella e-mail. 
«Vieni, Sevag!» invito il ragazzo e lui si avvicina a grandi passi. 
Inizio a scorrere rapidamente le ultime e-mail ricevute da Nikki da gennaio in poi e apro la prima, datata agli inizi di febbraio. 
Dopo le consuete formule di apertura e saluto, Nikki narra della serie di concerti tenutisi tra Nuova Zelanda e Australia e di tutta una serie di cose di contorno; per la prima volta, qui, lei parla dei neonati sentimenti per Daron che la tormentano per varie ragioni, quali incertezza di corrispondenza, insicurezze, paure legate anche al passato... e, con una punta di gelosia che traspare anche da delle sterili parole messe in nero su bianco, parla del ritorno di una vecchia groupie del chitarrista, apparentemente interessata a riprendere il suo “posto”, un’americana di nome Tina, procedendo a fornire una breve descrizione fisica. 
«Sono informazioni abbastanza generiche, ma già è qualcosa» commenta Sevag. «Ci mancava solo il ritorno di una groupie.» 
Man mano che rileggo le missive digitali, riemerge tutto il mix di emozioni che Nikki provava in quel periodo, divisa tra il dichiarare i propri sentimenti e il rimanere in disparte con professionalità, impegnata in occasionali consulti con Shavo o con due amici nel gruppo dei roadies, più tutta una serie di dettagli e aneddoti in verità non troppo rilevanti. A quel punto ripenso a una conversazione telefonica con Nikki, successiva all’ultima e-mail e precedente alla partenza per l’Europa: mi raccontò di come la situazione fra lei e Daron si fosse risolta, menzionando l’incontro fra lui, che intendeva finalmente chiudere con una parte del suo passato, e la suddetta groupie, che tentò di sedurlo sempre per l’iniziale scopo per cui era ricomparsa, riuscendo a creare una scena equivoca agli occhi di lei ma fallendo nell’intento con il ragazzo, che giunse così a liquidarla definitivamente. Questa potrebbe essere una base ideale per costituire una spia a danno di Serj e compagni: una ragazza di quel genere, quando non ottiene ciò che vuole, può diventare anche pericolosa. 
«Sevag, conosci questa Tina? O ne hai sentito parlare?» 
«Può darsi che l’abbia incontrata in passato, ma non ho alcuna certezza... probabilmente non mi ha colpito troppo, altrimenti avrei avuto uno straccio di ricordo in merito. Potremmo recarci a casa dei ragazzi, a cercare nella roba.» 
«Andiamo, allora.» 

«Ecco le fotografie» annuncia Sevag, contento ma leggermente sotto sforzo, reggendo una grossa scatola stracolma. «Meno male che un paio di volte ho visto dove Serj le mette di solito.» 
«Cavoli, è una bella mole di roba» commento, in piedi accanto a lui. «Conviene spostarci sul divano per stare più comodi, non credi?» 
«Ottima idea» Sevag arranca leggermente fino alla prima poltrona e appoggia sul tappeto il suo fardello, prima di accomodarsi, e poco dopo faccio lo stesso. 
I ragazzi, o perlomeno Serj, hanno avuto un’ottima idea nella scelta di scrivere le date in ogni dove, dagli album alle Polaroid “svolazzanti”, in modo da avere sempre un riferimento cronologico. La prima cosa che mi capita sotto mano è un album datato 1998, contenente una serie di foto in cui i ragazzi siedono su una panchina posta proprio in mezzo alla strada: quelli che spiccano di più sono John, vestito da chirurgo e con il viso nascosto da una mascherina e un paio di occhiali da sole, e Daron, a torso nudo, col suo sgargiante ciuffo di capelli fucsia, un collare, polsi carichi di bracciali, corti pantaloni di tessuto lucido e sneakers... sorrido, ricordando che fu proprio nel 1998 che scoprii la loro musica, alcuni mesi dopo l’uscita del loro primo album, poi ripongo l’oggetto, non essendo particolarmente utile al mio scopo. 
Mi impegno a ripescare tutte le fotografie sparse e fuori da qualunque catalogo, impilandole sul tavolino accanto alle mie gambe: anche su di esse, sul retro o in basso in zone bianche, ci sono scritte delle date. Le sfoglio, osservando i visi degli sconosciuti che si alternano accanto ai membri della band insieme ai luoghi. Nella quinta foto del mazzo che ho tra le mani vedo, abbracciata con un fare evidentemente adulatorio al chitarrista, una ragazza dal viso familiare che la mia mente subito associa a quella vista pochi giorni prima in compagnia di Jake: un caschetto di capelli neri, trucco carico, vestiti non particolarmente coprenti. Guardo le poche parole scribacchiate nella striscia bianca, “After show in Phoenix, AZ, 16 luglio 2000”, poi continuo a cercare, percorsa dall’eccitazione della scoperta: ritrovo quella ragazza in almeno altre quattro o cinque foto, sempre uguale a parte i vestiti – diversi di volta in volta, ma sempre succinti – e sempre con lo stesso sorriso untuoso sulle labbra, datate tra la fine del 1998 e il 2000, tutte scattate dopo alcuni show dei ragazzi in giro per gli Stati Uniti. 
«Ho trovato qualcosa» rompo il silenzio con delicatezza, riprendendo in mano le Polaroid che ho messo da parteSevag viene a sedersi vicino a me e le prende dalle mie mani. «Vediamo» dice soltanto, poi resta assorto per qualche momento. 
«Mi sembra proprio la ragazza che accompagnava Jake l’altra sera. Come ha detto Nikki che si chiama?» 
«Tina. Nessuna traccia del cognome, quello penso che lo sappia soltanto il chitarrista visto che si conoscevano piuttosto bene 
«Forse in camera di Daron c’è qualcos’altro che può tornarci utile. Sì, lo so che non è il massimo frugare nella roba altrui» aggiunge, vedendo l’ombra della vergogna sulla mia faccia «ma è necessarioOrmai ci siamo dentro, no?» 
Annuisco, mordendomi il labbro inferiore, poi seguo docilmente il ragazzo su per la rampa di scale che porta al piano superiore. Grazie a delle targhette sulle porte individuiamo con facilità la camera che ci interessa: appena entrati, saltano subito all’occhio i colori delle decorazioni – tutta roba di tifoseria di hockey, come deduco dalle scritte e grazie a quel poco che so al riguardo – e un poco di disordine lasciato su una sedia e ai piedi del letto, con le coperte a malapena riaccostate. 
Senza proferire parola ci dedichiamo all’esplorazione, dapprima nei posti che possono risultare come ovvi nascondigli, e la ricerca dà subito un primo risultato: sotto il letto rinveniamo una prima scatola, anonima all’apparenza e senza nastro adesivo a chiuderla, per cui viene facile aprirla per esaminarla. Davanti ai nostri occhi si para una serie di riviste maschili – il che non mi sorprende affatto, essendo cosa comune – incluso qualche numero di Playboy e, dando un’occhiata alle date in sovraimpressione, notiamo che sono tutte abbastanza vecchie; tiriamo fuori uno per uno i giornali e improvvisamente, dopo aver prelevato l’ultimo, da esso cadono due o tre foglietti di carta che sicuramente non gli appartengono, spargendosi sul pavimento, e subito ne raccolgo uno per capire di cosa si tratta. È un vecchio post-it giallo, scolorito e un poco stropicciato, su cui c’è scritto qualcosa in penna blu in una grafia un po’ infantile: “Per consolarti in mia assenza, qui dentro ci sono le mie foto di nudo di cui ti parlavo. A presto, caro. Tina xx”.  
Lo porgo a Sevag, che lo legge rapidamente. «Vediamo queste foto, allora» fa, con aria di sufficienza, prendendo la rivista da cui è caduto il post-it per sfogliarla; ad un certo punto si ferma e osserva le pagine, prima di alzare le sopracciglia scure in un’espressione a metà fra il sorpreso e il perplesso. «Ti risparmio la vista, non vorrei farti rigurgitare le ultime cose che hai ingerito» scherza, richiudendo il giornale e rimettendolo sul fondo della scatola, poi dopo una veloce occhiata vi riaggiungo gli altri bigliettini sparsi, sempre dello stesso tenore del primo e con la stessa firma, e il resto del contenuto. «Tutta questa polvere mi fa pensare che questo contenitore sia stato negletto per lungo tempo... d’altra parte sarebbe tipico di Daron, spesso dimentica perfino l’esistenza di certe cose sue.» 
«Probabile. Comunque, pare che le prove raccolte finora puntino tutte all’ex groupie di Daron. Abbiamo trovato del materiale che prova la loro passata relazione, io ho testimonianza scritta del rifiuto che il chitarrista le ha opposto di recente» dico, facendo una sorta di riepilogo. 
«Credo che il tuo ragionamento sia valido. Ma nonostante le prove, penso ci sia poco da fare: ciò che abbiamo non è abbastanza concreto e clamoroso da ottenere un ordine restrittivo per Jake o Tina, e penso che i ragazzi siano al corrente delle nuove cattive intenzioni di lui. Però fino a che punto potrebbe essere utile avvisarli del fatto che l’abbiamo visto in giro con quella tipa? Non abbiamo prove di un possibile sodalizio criminale, né di come lei ha ottenuto l’indirizzo dei ragazzi per passarlo a lui.» 
«Hai ragione. Potremmo avvisarli con un’email, ma sono dall’altra parte dell’oceano e non torneranno fino agli inizi di giugno, non vorrei dar loro ulteriore ansia visto che hanno da pensare al tour...» 
«Potresti comunque scrivere a Nikki, dicendole di stare genericamente in guardia per via delle circostanze che abbiamo notato, magari troverà lei il momento migliore per dirlo agli altri in modo che non siano impreparati quando torneranno.» 
«Lo farò.»

  
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