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Autore: Jasmine_dreamer    08/01/2019    1 recensioni
"La finisci di starmi addosso? Mi perseguiti da settembre, quando l'anno scorso non conoscevi neanche il mio nome!" disse Alexia.
"L'anno scorso eri un cesso, poi non so cosa sia successo!" rispose Parker.
"Si chiamano tette. Ecco cos'è successo, quando ti crescono le tette improvvisamente diventi figa."
Lui rise: "Guarda che le tette non c'entrano, contribuiscono, ma non sono loro la causa del tuo cambiamento. Quando ti ho vista ho pensato che eri una favola."
Sul sorriso di Alex comparve un sorriso dolce e pensò a quanto fosse carino Parker. Poi si ricordò che era Parker e disse: "Non mi compri con due parole in croce, sai?"
"Oh che strano, sembrava di si."
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Alex e Matilde arrivarono a casa di Parker, la porta era aperta.
Loro entrarono e si diressero subito a salutare il festeggiato.
"Auguri Parker" dissero insieme.
"Grazie" disse lui, sforzando un sorriso.
Poi girò i tacchi e andò via.
"Mi odia" fece Alex a Matilde.
"Non è vero, non dire stupidaggini" rispose l'amica.
"Hai visto come mi tratta?" chiese Alexia.
"Sì, ma è soltanto ferito, dai".
Alexia si allontanò, dirigendosi agli alcolici.
Parker nel frattempo, dall'altra parte della stanza, scherzava e rideva con Rj e le ragazze conosciute quel pomeriggio.
La bionda gli stava appiccicata, e a Parker andava bene così.
Avevano fatto sesso tre volte quel pomeriggio, probabilmente lei aveva voglia di rifarlo un'altra volta.
Alexia osservava tutto da un angolo, con Matilde che la intimava a smettere di bere.
Parker si allontanò con la ragazza per andare a fumare una sigaretta nel giardino, Matilde decise di seguirlo.
"Parker!" urlò una volta fuori.
"Dimmi" rispose lui senza prestarle particolare attenzione.
"Alex sta esagerando, sta bevendo troppo e..." 
"Perché dovrebbe importarmi?" chiese Parker impedendole di finire la frase.
"Non lo so, pensavo ti importasse di lei" disse Maty, esitando.
"Beh, pensavi male!" esclamò lui.
Matilde scosse la testa e tornò dentro.
"Chi è Alex?" chiese la bionda.
"Nessuno" rispose lui fissando il vuoto: "Non è nessuno".

Dopo qualche ora, Alexia era ubriaca persa e un ragazzo le si avvicinò.
"Ciao" disse.
"Ehi Miles, come va?" chiese Alex sbiascicando.
Matilde andò immediatamente in allarme, sapeva che Miles era un viscido.
"Vuoi venire di sopra con me?" chiese Miles.
"A fare che?" domandò Alexia.
"Ci divertiamo!" ammiccò lui.
"No, non mi va" rispose Alexia.
Lui continuò a insistere, cercando di prenderla con la forza.
Matilde, nel panico assoluto, cercò gli occhi di Parker.
Lui, era appoggiato al muro con la bionda che gli baciava il collo.
Poi si girò e vide lo sguardo impanicato di Maty e la scena raccapricciante che si stava verificando in casa sua.
Scostò la ragazzetta e si diresse furioso verso Miles e Alex.
"C'è qualche problema?" chiese mettendosi tra i due.
"Non sono affari tuoi, amico" disse Miles.
"Noi non siamo amici, e sì che sono affari miei... sei in casa mia" fece Parker.
"Non ci voglio venire con te" disse Alex.
"L'hai sentita?" chiese Parker.
"Non metterti in mezzo!" esclamò Miles facendo il gradasso.
"Io mi metto dove cazzo mi pare, e se non vuoi che ti spacco la faccia, porta il tuo sporco culo fuori da casa mia" mormorò Parker a un millimetro dalla sua faccia.
Dopo un secondo, Miles annuì e uscì da casa di Parker.
Quest'ultimo afferrò Alex ed esclamò: "La festa è finita!"
Gli invitati protestarono, poi Parker urlò: "Andate tutti fuori dai coglioni!"
Guardo Rj che annuì, e cominciò a fare uscire la gente, mentre Parker portava Alex al piano di sopra.
Quando arrivarono in camera di Parker, Alex scoppiò in lacrime.
"Scusami, scusami..." cominciò a dire Alex nei singhiozzi.
Lui si bloccò.
Lei lo abbracciò, continuando a singhiozzare e scusarsi.
Parker a un certo punto cedette e ricambiò l'abbraccio.
"Va tutto bene, sono qui" fece Parker nel tentativo di tranquillizzarla: "Sono qui".
Dopo che lei si fu calmata, lui l'aiutò a sdraiarsi sul letto, e a quel punto intervenne Matilde.
"Sua madre la vuole a casa entro le 2, ed è già l' 1.30"
Lui si sedette sul letto accanto ad Alex, che era già crollata.
"Non è bellissima? Quando dorme, sembra così serena" le accarezzò una guancia: "la mia piccola Rattatà".
Matilde accennò un sorriso.
"Comunque..." esclamò Parker alzandosi dal letto: "Non può tornare a casa così, sua madre si accorgerebbe che è ubriaca".
"Non darà fastidio qui?" chiese Mati.
"Alex non mi darebbe mai fastidio, però penso che tu debba passare a prenderla domani mattina".
"Sì, chiamerò sua madre e mi inventerò qualcosa".
Parker annuì e accompagnò Matilde al piano di sotto.
"Buonanotte Parker" fece Maty.
"Notte Maty" disse Parker.
Chiuse a chiave la porta e tornò al piano di sopra.
Una volta in camera, sistemò una coperta per terra e ci si sraiò sopra, per poi addormentarsi subito.
Nel bel mezzo della notte, il rumore di Alexia che vomitava in bagno lo svegliò.
Entro nel bagno, lei gli lanciò un'occhiata prima di ricominciare a vomitare.
Lui si precipitò a tenerle la fronte e, quando lei ebbe finito, Parker si mise a sedere in terra accanto a lei.
"Ora posso dire di aver visto qualsiasi versione di te!" esclamò scherzoso lui.
Alex accennò una risata e poi appoggiò la testa al suo petto.
Parker poggiò la sua fronte contro la testa di Alex.
Dopo qualche minuto sussurrò: "Vuoi uno spazzolino per lavarti i denti?"
Alexia annuì, Parker si alzò e poi aiutò Alex ad alzarsi.
Le diede uno spazzolino e poi fece per uscire dal bagno, ma Alex protestò: "Resta qui".
Lui annuì e si sedette sul bordo della vasca.
Quando lei ebbe finito di lavarsi i denti, chiese: "dove lascio lo spazzolino?"
Lui le si avvicinò e disse: "Dammi", lo mise in uno dei cassetti del lavandino e poi superò Alex per tornare in camera.
Lei lo seguì e si mise a letto.
Dopo qualche minuto Alex disse: "Parker..."
"Dimmi Rattatà" mormorò lui.
Lei sorrise nel risentire quel nomignolo che tanto detestava: "Puoi dormire con me?"
"Sei sicura?" chiese lui.
"Non voglio fare niente, non pensare. Vorrei solo tu dormissi insieme a me".
Lui accese l'abat-jour e si mise nel suo letto.
Lei lo guardò e lui domandò: "Cosa c'è?"
"Puoi baciarmi, Parker?" chiese Alex.
Lui fu spaesato da quella richiesta: "Sei ubriaca, Alexia".
"Ti prego, Parker" disse lei con un filo di voce.
Dopo qualche secondo di esitazione, Parker sollevò la testa, poggiò una mano sulla guancia di Alex e avvicinò le labbra alle sue, fino a toccarle.
Non appena le loro labbra si incontrarono, tutto quello che avevano cercato di seppellire in quell'anno, tornò a galla.
Alexia poggiò la sua mano, su quella che Parker aveva messo sulla guancia di lei.
Le loro lingue iniziarono a cercarsi, per poi intrecciarsi, come le loro dita che sembravano create appositamente per stare legate tra loro.
Un miscuglio di emozioni attanagliava lo stomaco di entrambi.
Parker si staccò da lei, per poi appoggiare la fronte contro la sua.
"Ti amo" sussurrò lui.
"Anche io ti amo, Parker" rispose Alexia.
Lui sorrise e le diede un bacio sulla tempia.
Dopo di che, si mise sdraiato e lei fece lo stesso.
Così, quella notte, dopo tanto tempo che erano stati lontani, Alex e Parker si ritrovarono e dormirono abbracciati, rimasero abbracciati per tutta la notte.
E i loro cuori furono di nuovo vicini.
   
 
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