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Autore: Jonghyun88    09/01/2019    6 recensioni
One shot davvero improbabile, non so da dove sia saltata fuori ma è successo e così la pubblico XD vi prego solo di non lapidarmi!Grazie!^^'''
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi hai atteso come si attende un nemico, con ferocia negli occhi in un angolo buio della strada. Lo sapevo, l'ho sempre saputo, questo giorno è arrivato come una premonizione esatta ed io dovrei essere un po' meno sorpreso mentre mi ripulisco il mento dal sangue che, copioso, mi bagna le labbra e la lingua.
Non ci sono stelle nel cielo di Kanagawa questa notte ed io mi sento come se finalmente quel peso feroce che mi assillava la coscienza si stesse liberando e divenisse più leggero ad ogni pugno che, con forza, mi scaraventi in tutto il corpo. Se riuscissi a parlare nell'intervallo tra un colpo e l'altro, ti direi di colpire ancora più forte, di non lasciarmi un solo lembo di pelle integro perché mentre tu mi riduci ad una poltiglia di sangue, io sento il senso di colpa che scivola via, come nell'oblio, come se il male fisico che ora mi stai impartendo potesse in qualche modo compensare il male profondo che ti ho fatto.
''Perché?'' riesci a sussurrare mentre ti consumi i denti digrignandoli con rabbia. Non mi fare queste domande, stupida volpe, non mi chiedere cose a cui non voglio dare risposta. Socchiudi gli occhi strizzandoli prepotentemente mentre , ne sono sicuro, una lacrima si cristallizza sul tuo zigomo sinistro.
Non hai più la forza, lo vedo bene, lo avverto dal calare della veemenza dei tuoi tocchi e dal ritmo del mio respiro che, pian piano, riprende ad essere più regolare. Riesco a sollevarmi trascinandomi con le mani lungo il muro, in questo vicolo marcio che impersonifica alla perfezione quello che è diventata la nostra relazione.
Siamo come una strada dissestata, dimora di tossicodipendenti e puttane, casa abituale di chi non ha più nulla da perdere, nemmeno la dignità.
Ti fisso con un occhio gonfio, chiuso e tumefatto, ma riesco comunque a mettere a fuoco il disprezzo che si dipinge sul tuo volto. Sembri volermi dire che ti faccio schifo ed io, Kaede, davvero non ti biasimo per questo.
Mi hai dato tutto. Ogni prima volta possibile tu me l'hai donata ed io ti ho amato in profondità, con un sentimento pulito che si è nutrito della tua vicinanza e più ti avevo vicino e più ti amavo e più ti avrei protetto da ogni cosa, persino da me stesso. Ti ho amato con una totalità esclusiva, come se il mio mondo fosse improvvisamente diventato il tuo ed io non avessi ragione di esistere se non accanto all'uomo che sbuffava al mattino perché era ancora presto e voleva dormire.
Ho tanti ricordi felici di noi, dei nostri luoghi preferiti, dell'incontro delle tue braccia con la mia schiena, dei nostri sussurri svergognati e di quella voglia di prenderci fino a non avere più forze, fino a crollare esausti fra le lenzuola bagnate accoccolati l'uno sul petto dell'altro, in pace, senza che null'altro contasse se non l'esatto momento in cui eravamo insieme.
Tossisco saliva e mi accorgo solo adesso di quanto faccia freddo in questa notte di Febbraio, ad un mese dal tuo compleanno, ad un mese dalla promessa che ci siamo scambiati baciandoci piano.
''Insieme per sempre''.
Mi sistemo il polsino del maglione da sotto il giaccone e fisso per un momento l'anello argenteo che circonda il mio anulare destro.
Sposarci. Che pazzia. Eppure ci abbiamo giocato, ci abbiamo scherzato, eppure siamo giunti alla conclusione che l'avremmo fatto, in una giornata d'estate, sulle spiagge di Miami tu mi avresti chiesto se ti volessi accanto per sempre ed io avrei risposto di sì.
Ti accorgi nell'immediato che fisso la fedina e così, come per scherno, sfili la tua sollevandola all'altezza del naso. Vuoi essere sicuro che io ti veda mentre la stringi forte nel pugno e la scaraventi lontano finché avvertiamo il suono metallico del suo stendersi al suolo, proprio accanto alle mie Jordan col velcro.
Non dici null'altro, ti limiti a ricomporti il giaccone stringendolo alla gola e poi ti volti, forse per l'ultima volta.
Ne abbiamo avuti di bisticci. Abbiamo passato settimane intere a litigare, a discutere sulle più futili cazzate che potessero saltarci alla mente, al non sopportare la minima stronzata dell'altro, al non sopportare tu la mia esuberanza ed io la tua introversione. Ma finché è un bacio la medicina ad ogni male, non c'è davvero nulla da temere. Ed è stato così, a lungo, dal diploma delle superiori alla laurea universitaria ed ancora nei nostri trent'anni scaltri, nel periodo più florido della nostra età adulta, quando avevamo voglia di casa e tranquillità.
Sono passati quindici anni dall'inizio della nostra relazione eppure, perdonami, non ho potuto fare diversamente.
Mi strofino le palpebre poggiandomi contemporaneamente con le scapole al muro. Sollevo il mento al cielo e mi sorprendo della vastità del firmamento. La luna è tonda stanotte e lascia attorno a sé un alone pallido che ispira canzoni.
Mi chino a raccogliere la tua fedina porgendola nella tasca, al riparo dal primo passante malconcio alla ricerca di denaro per acquistare la prossima dose.
Imbocco la via principale camminando con passo spedito, sicuro della mia direzione. Sento il freddo dell'argento ghiacciarmi la punta delle dita mentre ripenso ancora una volta al tuo sguardo distrutto, al tuo prendermi a botte per non morire all'istante.
Spero soltanto che il modo in cui tu l'abbia scoperto sia stato dolce. Ho sepolto un paio di lettere scritte a mano nel cassetto del mio comodino, se dovessi mancarti vorrei che le leggessi con calma, gustando il sapore di ogni ''ti amo'' che ho inciso con l'inchiostro sul foglio. Ho pensato solo a te mentre le componevo ed a questo momento, con un nodo alla gola per tutto il tempo ma convinto della scelta che , ormai, mi sembra persino obbligata.
La facciata del condominio in cui abita il Dr.Lee è alquanto malconcia. Non mi meraviglio, per un medico estromesso dall'albo non devono essere tempi di gloria. Eppure lui ha compreso, ha compreso con estrema umanità il mio dramma e non mi ha ostacolato. Ha lasciato che fossi io a scegliere ed anche se avviene di notte, di nascosto dal mondo come se fossi un ladro che porta via un gioiello prezioso, io so che non posso proseguire oltre. La mia vita si conclude oggi, sul lettino dal lenzuolo cangiante di un oncolgo di fama nazionale ridotto al lastrico dall'omertà di chi sceglie di lasciarti soffrire sino alla fine anziché regalarti un ultimo quadro lucido della vita.
Stringo la fedina di Kaede tra le dita mentre esalo dalla mascherina il monossido di carbonio che pian piano disegna il contorno dei miei polmoni.
Riesco a pensare soltanto che non lo saprai mai. Non saprai mai che Akira ed io abbiamo inscenato una relazione, non saprai mai che abbiamo architettato ogni cosa per fartelo scoprire e che negli ultimi tempi staccavo gli occhi dal tuo profilo sempre un minuto prima di quanto avrei voluto fare. Non saprai mai che il mio dirti che preferivo non camminare mano nella mano era per abituarti a non avere più le mie dita da stringere. Non saprai mai che la sera aspettavo sempre che ti addormentassi per primo per cullarmi del dondolio del tuo respiro, consapevole che ben presto il tuo fiato caldo sarebbe stato sostituito dal più dolce dei veleni mortali.
Non ho le forze per vedermi morire giorno dopo giorno. Non ho avuto le forze per non farti quella promossa. E non ho avuto le forze per dirti la verità. Ho pregato Akira affinché questo nostro segreto muoia con me, in questa notte, mentre le lenzuola candide diventano la mia bara e la tua fedina scivola via dalle mie dita per sempre.
   
 
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