Prologo
I
giardini dell'acqua erano
incredibili in quel periodo, quando il sole di Dorne brillava alto nel
cielo
per gran parte della giornata e i suoi raggi dipingevano curiosi
disegni fatti
di baluginii e scintille sulla superficie cristallina dei laghetti che
costituivano l'oasi personale della casa regnante dei Martell.
-
Mia signora, dell'altro vino? -
Il
vino dorniano era speziato,
più ricco e corposo rispetto a quello di Arbor, e se non si
assumeva con
moderazione dava velocemente alla testa.
-
No, ti ringrazio, non vorrei
che il mio caro cugino riuscisse a vincere con troppa
facilità. -
Accennò
alla scacchiera sul
tavolo, alla quale lei e Ricarys avevano dedicato lunghe ore
pomeridiane
durante le quali Daenora aveva invece preferito rimanere a crogiolarsi
sotto il
sole.
-
Non vi stancherete mai di
giocare? -
-
Non finchè non riesco a battere
Ricarys almeno una volta. -
Il
principe gettò la testa
all'indietro, scoppiando a ridere, le iridi dello stesso colore di
quelle di
una tigre che luccicavano d'ilarità.
-
Sono anni che mi esercito
giocando contro mio padre e lui è un avversario di gran
lunga più abile di me,
perciò adorata cugina puoi anche escludere la
possibilità di riuscirci. Forse
tra qualche anno … -
Gli
rivolse una smorfia e fece la
sua mossa.
-
E di questa cosa ne dici? -
-
Non male -, riconobbe Ricarys,
- ma lasci il fianco scoperto sull'altro lato dandomi modo di contro
attaccare.
Pensa a muoverti come faresti su un campo di battaglia, è
tutta strategia
militare, logica e precisione non sbagliano mai. -
E
come a voler dimostrare le sue
parole fece la sua contro mossa, assicurandosi l'ennesima vittoria di
una serie
interminabile che aveva avuto inizio dal momento in cui Flamaerys e
Daenora
avevano messo piede ai giardini dell'acqua.
-
Adesso che ti ha battuta per
l'ennesima volta, perché non vi decidete a raggiungermi qui?
Si sta così bene.
-
Accolsero
il suo invito,
immergendosi una dopo l'altro nell'acqua fresca che sulla pelle
abbronzata e a
tratti scottata di Flamaerys era un rigenerante toccasana.
-
Potrei rimanere qui per tutta
la vita -, sospirò Daenora lasciando che le ciocche scure
s'immergessero del
tutto nell'acqua, - questo posto è un paradiso in terra. -
-
E lasceresti così le strade
polverose e puzzolenti di Approdo del Re? -
Ricarys
scherzò, ma
dall'espressione che era baluginata sul suo volto era evidente che
fosse
sinceramente curioso. Dopotutto per uno come lui, abituato al fasto
orientale
ed esotico della sua terra, uno stupore e un tale spirito di
beatitudine
dovevano essere ormai usuali.
La risposta di Daenora non tardò ad arrivare.
La principessa del drago infatti si raddrizzò e lo
fissò dritto negli occhi, le
iridi violacee determinate come suo solito.
-
Senza esitare. -
-
Allora dovremo fare in modo che ciò venga reso possibile.
Nessuno dovrebbe
mai scontentare una principessa. -
Daenora parve incerta su come prendere quel semplice commento e rivolse
un'occhiata perplessa alla cugina; dal canto suo nemmeno Flamaerys era
certa di
cosa significasse perciò si limitò a scrollare le
spalle e la conversazione
morì così senza che venisse specificato altro.
Forse
per un attimo sta
seriamente pensando che Ricarys condivida i suoi medesimi sentimenti.
Le auguro
che sia così, sarebbero perfetti l'uno per l'altra, e almeno
lei si merita un
po' di felicità in questa vita.
- A proposito di viaggi e permanenze. Quando partiremo per raggiungere
le terre
di Lord Ashford? -
Non che muoia dalla voglia di rivedere Valarr e Kiera,
specialmente ora che
sono ufficialmente marito e moglie, ma so che la permanenza a Dorne non
potrà
durare per sempre.
- Tra due giorni -, replicò il cugino, - ansiosa di rivedere
il principe che
crede di essere un drago? -
Gli rivolse una smorfia buffa che lo fece ridacchiare.
-
Spiritoso. Mi chiedevo solo
quanto altro tempo avessi per non pensare ad altro. –
Quel commento bastò a cancellare l'ilarità dal
volto di Ricarys, che annuì
improvvisamente serio. Daenora gli assestò un pugno sulla
spalla nuda e
abbronzata, accompagnando il tutto con un'occhiataccia ammonitrice.
-
Perdonami, alle volte parlo
senza pensare. –
- Non c'è nulla da perdonare -, replicò uscendo
dall'acqua e avvolgendosi
attorno a uno dei teli asciutti, - vado a stendermi un po' nelle mie
stanze. –
S'incamminò lungo il sentiero che conduceva alla residenza
reale sentendo
chiaramente Daenora che continuava a rimbrottare il cugino per la sua
scarsa
cura nell'uso delle parole e il suo inopportuno senso dell'umorismo.
Discutono
proprio come una
vecchia coppia sposata, sarebbe interessante vederli
davvero diventare
marito e moglie.
Si
diede della stupida
immediatamente dopo aver partorito quel pensiero. Doveva smetterla di
pensare a
matrimoni e storie d'amore, specialmente quando mancava così
poco al ritorno
alla vita di corte.
Spazio
autrice:
Buonasera!
Come
vi avevo anticipato
nella prima parte della serie dedicata a “Il cavaliere dei
sette regni” eccomi
qui con la seconda parte di quella che sarà una trilogia.
Detto ciò spero
ovviamente di ritrovare anche qui i miei “vecchi”
lettori.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt