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Autore: destiel87    10/01/2019    0 recensioni
Sette sono le Dee che cambieranno il destino dell' eroe Sigfried, giunto dalle terre nordiche fino alle sponde della grecia.
Afrodite, dea dell' amore, Ixchel, dea della passione, Hel, lunare e gelida come i monti dove dimora.
Ecate, dea degli incantesimi, Atena, dea della saggezza e della guerra, Artemide, la vergine cacciatrice.
Ed infine, Perfesone, malinconica regina dell' oltretomba...
Ad accompagnarlo nelle sue avventure, il fidato destriero alato Pegaso, e la veggente guerriera Cassandra.
A sfidare la sua ira e la sua spada, il valoroso e crudele Ares, ed Ade, dio dei morti e delle ombre.
(Nota: I personaggi della storia sono ispirati alla mitologia greca, romana e normanna)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 15: AMORE E MORTE SON LEGATI DALLO STESSO ROSSO FILO







 
Sigfried riposava inquieto accanto al suo cavallo, avvolto nel corpo e nell’ anima da una profonda oscurità. Si chiedeva se avrebbe mai rivisto il sole sorgere, se avrebbe mai potuto riabbracciare la sua amata, e questi pensieri lo tenevano sveglio, anche quando i suoi occhi si chiudevano per la stanchezza.
D’ improvviso sentì una lieve brezza accarezzargli il viso, e quando riaprì gli occhi, una visione celestiale gli apparve: Era la dea Artemide, che apparse a lui in un fascio di luce e aria, sbiadita come in un sogno.
Sulla sua spalla, la civetta di Atena, nelle mani, l’ arco di luce divina.
Non disse nulla, ma il suo sguardo non aveva bisogno di parole, era forte e determinato, infuocato come mille soli. Gli porse l’ arco, e nel momento in cui lui lo prese tra le mani, la dea svanì nel vento.
Sigfried restò qualche momento immobile, ringraziando le dee per il loro aiuto, poi si alzò faticosamente da terra, e lentamente lui e Pegaso s’ incamminarono verso il fiume Acheronte.
“Forza mio fedele compagno, questa è la nostra ultima fatica. In un modo o nell’ altro, oggi le nostre sofferenze avranno fine.” Gli disse, spronandolo a seguirlo.
Via via che si avvicinavano, il cuore del cavaliere batteva sempre con più ardore, mentre le sue mani tremavano e le gambe cedevano.
“Forza piedi, forza gambe, non possiamo arrenderci adesso!” Si diceva, trascinandosi un passo dopo l’ altro.
Arrivati sulle sponde del fiume, il cavaliere vide la bella Persefone camminare lungo le rive, mentre cantava tristi melodie con lo guardo rivolto al cielo nero.
Le andò incontro, e quando lei lo vide, un timido sorriso le illuminò il viso. 
“Dunque è questo…” Disse sfiorando l’ arco con le dita. “Puntatelo verso di me, presto!”
Per un momento il cavaliere non capì, ritraendosi un poco.
“Non voglio farvi del male, mia signora!”
“Non lo farete! Fidatevi di me e fate quel che vi dico, è la nostra unica possibilità!” Esclamò lei, con gli occhi carichi di furia, e il cuore carico di paura.
Sigfried obbedì a malincuore, tese l’ arco e incoccò la freccia, puntandola dritta al suo petto.
Lei annuì e trasse un profondo respiro, prima di invocare suo marito:
“Hades, dio dei morti, mio eterno sposo! Ti imploro, vieni in mio aiuto, salva la mia vita, che proprio ora è minacciata e rischia di spezzarsi. Ti prego, salvami Hades!”
In quel momento, ombre oscure si addensarono di fronte a loro, e da esse uscì Hades.
Le corse incontro, urlando il suo nome e tendendogli la mano, e per la prima volta, la fanciulla scorse la paura nei suoi occhi senza vita.
Quando le fu vicino, strappò l’ arco dalle mani del cavaliere e si voltò, puntandolo contro il dio.
“Mia sposa, mio amore… Cos’è questa follia? Perché minacci il tuo salvatore?” Chiese lui confuso, fermando la sua corsa.
“Salvatore?!” Esclamò lei con sdegno. “Tu sei colui che mi ha strappato alla vita, colui che mi imprigionato in quest’ oscura dimora, schiava dei suoi capricci!”   
“Schiava? E’ questo che credi di essere? Tu sei colei che io ho scelto, tra migliaia di altre donne, per dividere con te la mia stessa esistenza…”
“Tuttavia non hai chiesto il mio consenso! Non ti sei preoccupato di ciò che desideravo io, né della mia felicità. Mi hai presa un giorno nel bosco, così come un cacciatore che prende l’ animale per cibarsi.”
“Io ti ho presa come moglie! Ti ho donato il mio cuore, il mio regno, ogni cosa in mio possesso… Credevo così di renderti felice, e di rendere felice me stesso al contempo.”
“Tu hai riempito i miei giorni di buio e sofferenza, relegandomi nel regno della morte e della disperazione… Nemmeno il pianto di mia madre, ti ha indotto a restituirmi a lei! Sei senza cuore, Hades!”
“Hai ragione, non ho un cuore… Perché l’ ho donato a te, mia sposa. Quando ti ho vista per la prima volta non eri che una bambina, che correva e giocava spensierata nella foresta. Eri così bella e innocente, come un fiore in primavera. La tua risata riecheggiava tra gli alberi, riempiendo il mio cuore di una gioia mai provata prima… Ho creduto che portandoti qui, il suono della tua risata avrebbe riempito anche questo regno di felicità, e che il mio cuore avrebbe trovato un po’ di pace… Ma ora mi accorgo che ho sbagliato, sono stato un folle.”
Dagli occhi di Hades sbocciarono delle lacrime, mentre si avvicinava alla punta della freccia.
“Se vuoi uccidermi allora fallo, non indugiare. Preferisco morire adesso, che passare l' eternità senza di te...”
Le mani di Persefone tremavano, e i suoi occhi brillavano come neve al sole.
“Io voglio solo essere libera…”
“Ti offro la mia vita dunque.” Disse lui, accarezzando i suoi rossi capelli. “Prendila e vai, sii libera, sii felice, indomabile e fiera come una forza della natura!” Poi chiuse gli occhi, aspettando la sua fine.
Per la prima volta Persefone lo vide con occhi diversi, non come il padrone crudele che l’ aveva incatenata a quella sorte, ma come un’ uomo innamorato, nudo e inerme di fronte a lei. Avrebbe potuto ucciderlo, ed essere finalmente libera. Voleva farlo, ma c’ era una voce dentro di lei, che urlava disperata per farsi udire.
Una voce che per lungo tempo era rimasta muta e nascosta nel più profondo del suo essere.
Ma ora, era così incalzante da non poter essere ignorata, e scalpitava forte nel suo cuore.
Persefone abbassò l’ arco, e lentamente, avvicinò le sue labbra a quelle del dio.
La paura lasciò il posto al sentimento, che divampava come un fuoco ad ogni bacio che gli dava.
Hades la strinse forte a sé, baciando il suo viso freddo e pallido, con rinnovata passione.
Rimasero a lungo intrecciati l’ uno nelle braccia dell’ altro, in silenzio, beandosi di quel calore sconosciuto ad entrambi.
“Ti prego, mio sposo, in questo giorno di rinnovata speranza, mostra pietà per i mortali che hai fatto prigionieri. Liberali, offri loro la possibilità di essere felici… Se non per loro, almeno fallo per me…”
Hades esitò qualche istante, guardò prima il cavaliere poi Persefone, e dopo annuì.
“Per te, mia regina.” Le disse con un bacio.
Con un cenno delle dita, Cassandra apparse alla loro vista.
Subito Sigfried le corse incontro, stringendola con forza tra le sue braccia.
“Oh mio amore, mia vita, mio tutto… Non voi è uomo, mortale o dio, che sia più fortunato di me!”
Così dicendo baciò le sue labbra, e in un’ istante, tutte le passate tribolazioni smisero di esistere.
Persefone sorrise tra le braccia di Hades, e con un dolce bacio lo ringraziò.
Poi Hades allungò la mano al cielo, e in quel momento, l’ oscurità si fece da parte, lasciando spazio ai cieli limpidi.
Sigfried prese Cassandra tra le sue braccia, e salito in groppa a Pegaso, lo incitò ad andare.
Si voltò un’ ultima volta, raggiungendo con lo sguardo Persefone, e sorrise nel vederla felice.
Con un cenno del capo la ringraziò, lei ricambiò e lo salutò con la mano, prima di svanire nelle ombre insieme al suo sposo.
Azzurro era il cielo, caldo il sole, verdi come smeraldi i prati sotto di loro, mentre sorvolando la grecia, attraversavano i campi e le colline, le case e i boschi, abbracciati come un solo corpo e una sola anima, nella spendente luce del mattino.
 
 

 

"Canta mia musa, mia sposa, mio ciglio in fiore.
Canta per me, suadente armonia, le storie di dei e cavalieri,
cantami del re di Tebe, accecato dall’ orgoglio.
Cantami della saggia guerriera Atena,
dell' astuta cacciatrice Artemide, il cui arco di luce divina cambiò le sorti di un regno.
Cantami mia luna, mio sole, mia stella,
Dell' amor proibito tra Ares e Afrodite,
che mutò in cielo come in terra, la concezion d’ umano amore.
Canta per me, di Hades dio dei morti, portatore di sventura.
di Persefone, bella e crudele come il destino.
L' amore che gli ha uniti, sebbene tragico e folle,
ha tramutato i loro cuori di ghiaccio in rossi fiori.
Ringraziarti devo mia luce ispiratrice, mia divina,
che con la tua voce incantata, hai narrato le gesta del prode Sigfried,
affinchè io possa narrarle a dei e mortali.
Possano esse riecheggiare nell' eternità."

 
 
 
 
Nota: Hades e Persefone ebbero tre figlie, le Erinni.
Aletto, Megera e Tisifone, sono nella religione e nella mitologia greca, le personificazioni femminili della vendetta (Furie nella mitologia romana) soprattutto nei confronti di chi colpisce la propria famiglia e i parenti.
Venivano rappresentate come geni alati, con la bocca spalancata nell'atto di cacciare urla terribili, con serpenti invece di capelli, recanti in mano torce o fruste o carboni e tizzoni ardenti.
 
 
  
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