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Autore: Yanez76    10/01/2019    1 recensioni
In questa storia ho immaginato alcuni flash della vita di Elsa Schneider sia prima che dopo gli eventi narrati in "Indiana Jones e l'ultima crociata". La storia si ricollega alla mia precedente "L'ultima impresa del cavaliere del Graal" e ne costituisce un'espansione ma è di fatto una storia indipendente.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa Schneider, Henry Jones, Sr., Henry Walton Jones Jr.
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Los Angeles, agosto 1932
 
“Accidenti! Per così poco!” pensò la bionda atleta, colpendo l’acqua con una manata di dispetto nell’apprendere della classifica che le assegnava solo il secondo posto.
La giovane uscì dalla vasca, coperta dal suo costume olimpico; asciugò il suo corpo snello e slanciato, avvolgendosi nell’accappatoio che le veniva porto e si diresse poi al podio per la premiazione.
“Per due soli decimi di secondo… è proprio una beffa!” si disse rigirando tra le dita il disco d’argento appeso al suo collo mentre ascoltava con una punta d’invidia le note dell’inno americano che si diffondevano nello Swimming Stadium.
Quando, una volta rivestitasi, uscì dallo spogliatoio, fu accolta da una voce squillante.
“Complimenti Elsa!”
“Magda!”, fece Elsa abbracciando l’amica.
“Ti va di andare a mettere qualcosa sotto i denti?”
“Mi sembra davvero un’ottima idea, la gara mi ha messo appetito.”
“Potremmo provare quel ristorante di cui parlano tutti, il Brown Derby.”
“Quello che sembra un buffo cappello marrone?”
“Sì, proprio quello; è sul Wilshire Boulevard, vicino al nostro albergo.”
Le due amiche raggiunsero il locale e presero posto, ordinando due sostanziose Wiener Schnitzel con contorno di riso.
“Ah, ah, che idea un ristorante a forma di cappello. Certo che questi americani non sanno proprio più cosa inventare.”
“Già, ma bisogna dire che nello sport sembrano imbattibili.”
“Non dirlo a me…”, ribatté Elsa con nella voce un tono di rimpianto.
“Dai, non te la prendere… Almeno tu sei riuscita salire sul podio, io nei tuffi non sono andata oltre il sesto posto.”
“Beh, siamo sportive, la Madison è veramente fenomenale.”, rispose Elsa con un sospiro rassegnato.
“Sarà, ma tu sei sicuramente più carina. Sapessi quante lettere e mazzi di rose sono stati recapitati a tuo nome anche stamattina.”, aggiunse Magda con una strizzatina d’occhio.
“Bah, lo sai che non bado a quei pappagalli che vogliono solo pavoneggiarsi facendosi vedere in giro con una bionda. Non mi va essere considerata alla stregua di un oggetto da esibire, come fossi un’automobile o un gioiello…”
“Già, dimenticavo: Elsa Schneider tutta sport e studio; però non me la racconti giusta, ho visto come ti sei emozionata quando è arrivata quella lettera l’altro giorno…”, fece Magda ammiccando ironicamente.
“Oh, ma che hai capito? Quella era di un professore dell’Università di Vienna: mi sono laureata con lui il mese scorso.”
“Uhm, sarà…ma chissà perché ho idea che non si tratti di un vecchio professore barbogio, o sbaglio?”
“No, a dire il vero il professor Stein sarà sulla quarantina…”
“Carino?”
“Beh, diciamo di sì, credo almeno…”, fece Elsa imporporandosi, “Oh, Magda, smettila! Non è come credi tu… Insomma, il fatto è che con lui mi sento valorizzata: mi ha incoraggiato nelle mie ricerche, chiede il mio parere, tiene conto delle mie idee.”
“Certo, certo, sarà come dici tu; ma non me la fai: conosco quello sguardo e sono sicura che il tuo interesse per lui non è puramente accademico. Secondo me ti sei presa una bella cotta, cara Elsa.” ridacchiò Magda.
“Ma dai Magda, è sposato!”
“Già, ma non credo che questo per lui sia un problema: girano certe voci sul prof. Stein, si dice che sia un vero dongiovanni con uno stuolo di studentesse ai suoi piedi.”
“Smettila, Magda! Io non sono una di quelle che per passare gli esami alzava la gonna!”, rispose Elsa piccata.
“Va bene, va bene: stavo solo scherzando. Lo so benissimo che non hai bisogno di usare certi mezzi.”
Le due finirono di mangiare, conversando allegramente; poi, ormai libere dagli allenamenti e dalla tensione della competizione atletica, decisero di passare il pomeriggio a passeggio per la città, approfittando della giornata estiva e soleggiata.
“Potremmo andare dalle parti di Hollywood, magari con un po’ di fortuna potremo incrociare Jean Harlow o Grata Garbo e farci fare un autografo.”
“Ottima idea! Mi piacerebbe incontrare Clark Gable, è il mio autore preferito.”
Le due giovani atlete passarono un piacevole pomeriggio a zonzo per la città californiana, aguzzando la vista nella speranza di incrociare qualche celebrità sul Sunset Boulevard o attorno agli studios della Paramount prima di far ritorno al Chapman Park Hotel.
“C’è qualcosa per me?” chiese Elsa al concierge.
“Sì, dottoressa Schneider, è arrivato un telegramma per lei.”, fece l’uomo dietro il bancone dell’albergo porgendole un biglietto.
Emozionata, Elsa aprì il telegramma e lo lesse.
 
Sono a Los Angeles. Ho bisogno di parlarti. Ti aspetto stasera davanti l’Hotel Ambassador.
Tuo Isaac
 
Elsa arrossì emozionata, mentre Magda le lanciava un’occhiata ammiccante.
La giovane era confusa: anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti a Magda, Isaac le piaceva eccome. Dopo la morte di suo padre era forse la prima figura maschile su cui sentisse di poter contare.
Dopo la fine della guerra, la vita per Elsa e sua madre era stata dura; l’Austria era ormai irriconoscibile: da un grande impero multinazionale era diventata una piccola repubblica instabile, attraversata da lotte intestine e scontri violenti tra le varie fazioni politiche, emerse dopo la fine della monarchia degli Asburgo. La crisi economica seguita alla sconfitta aveva ridotto sul lastrico, assieme molte altre, anche la famiglia Schneider.
Elsa era ancora una bambina quando, dalla sua vita comoda e sognante era precipitata all’improvviso in un incubo di miseria e privazioni. Avevano dovuto vendere la loro bella casa sulla Ringstraße, i mobili e gli oggetti d’arte per andare a vivere in un tugurio spoglio, freddo e malandato. Le scintillanti pasticcerie che avevano riempito di felicità i primi anni della sua vita, quando le visitava assieme al padre sempre pronto a soddisfare ogni suo capriccio, erano ormai solo un lontano ricordo e i magri pasti che lei e la madre si potevano ora permettere bastavano a malapena a calmare la fame.
Una lacrima scese lungo la gota di Elsa al ricordo della madre che solo l’anno prima l’aveva lasciata dopo una breve malattia. La povera donna, che un tempo era stata la moglie felice di un uomo benestante, si era consumata di fatica, dovendo adattarsi ai lavori più duri pur di tirare avanti e di procurarsi di che vivere per sé e la figlia.
Lotte era ancora una bella donna; tuttavia non si era mai voluta risposare: dopo la perdita di Hans, il suo unico grande amore, sapeva che non avrebbe mai potuto amare nessun altro uomo.
Madre e figlia avevano dovuto rinunciare a tutto; ma su un punto Lotte non aveva voluto cedere: a prezzo di qualsiasi sacrificio, aveva voluto che Elsa potesse studiare. Proprio lei che un tempo era stata scettica sul fatto che una figlia femmina andasse all’Università, considerava ormai come un dovere, come l’ultimo atto d’amore verso la memoria del marito, esaudire quella che era stata la sua volontà.
Dal canto suo, Elsa non si era certo mostrata indegna dell’opportunità che le veniva offerta; si era sempre sentita portata per lo studio e, dopo la morte del padre, aveva raddoppiato il suo impegno per onorarne la memoria.
Quando avevano dovuto vendere la bella biblioteca di Hans, piena di volumi antichi e preziosi, Elsa aveva conservato tre libri, quelli preferiti da suo padre: Gli Idilli del Re di Tennyson, il Parzival di Wolfram von Eschenbach e la Morte d'Arthur di Sir Thomas Malory. Elsa li aveva letti e riletti fino ad impararli praticamente a memoria: erano ormai l’unica cosa che le rimaneva di suo padre, l’unico filo che ancora la legasse al genitore perduto e ogni volta che rileggeva quelle meravigliose avventure che, almeno per un po’, le facevano scordare la sua triste condizione attuale, le sembrava di risentire la voce paterna che per prima gliele aveva narrate.
A volte, specialmente quando Elsa si sentiva mancare le forze, quando era tentata di mollare tutto per cedere alla disperazione, il padre le faceva visita in sogno; lo vedeva chinarsi sorridente e benevolo a baciarle la fronte e ogni volta lo sentiva sempre sussurrare quelle stesse parole, ormai impresse nel suo subconscio: “so che tu lo troverai”.
Elsa, in mezzo alle asperità della vita, aveva dovuto crescere in fretta, il suo carattere si era indurito e la ragazza aveva riversato tutta la sua passione nel suo amore per il sapere, snobbando le numerose profferte romantiche dei compagni di scuola o di Università che considerava alla stregua di smancerie per donnicciole.
La bionda fanciulla aveva imparato presto che gli uomini trovavano attraente il suo aspetto. Un giorno, mentre andava a scuola, nel periodo più duro del dopoguerra, quando era ancora poco più che una ragazzina adolescente, un vecchio laido le si era avvicinato con in mano alcune banconote che le aveva allungato proferendo una proposta oscena; lei lo aveva colpito violentemente al volto con la cartella, assestandogli anche un calcio nelle parti basse, prima di scappare a perdifiato.
All’Università, Elsa aveva incontrato un professore di Storia dell’Arte, Isaac Stein, che per certi versi le ricordava suo padre, con la sua grande passione per il medioevo e le sue leggende di cui indagava le antiche simbologie. Isaac era un uomo affascinante: poco più che quarantenne, elegante, dal fisico sportivo, in possesso di una vastissima cultura ed Elsa era rimasta letteralmente incantata dalle sue lezioni in cui ritrovava quei temi e quei personaggi che ormai sentiva far parte di sé.
Ovviamente, Elsa non aveva mancato di notare come l’aitante professor Stein mostrasse di apprezzare parecchio la compagnia delle studentesse più avvenenti, le quali, dal canto loro, non si facevano certo pregare, e non era certo ingenua al punto di non essersi accorta di come gli sguardi dell’uomo a volte si soffermassero a sfiorare le sue forme che si erano ormai pienamente sviluppate in quelle di una bellissima giovane.
Isaac era un gentiluomo e non aveva mai oltrepassato i limiti della galanteria e del buon gusto, non tentando mai di forzarla in nulla; ma non ci voleva certo un genio per capire che gli sarebbe molto piaciuto che tra lui e quella che era presto diventata la più brillante delle sue allieve il rapporto non si limitasse al solo piano accademico. Elsa tuttavia non aveva mai voluto che tra loro ci fosse di più, non era certo bigotta o moralista, ma non voleva correre il rischio di essere scambiata con una delle tante che cedevano alle lusinghe del professore, sperando magari in un aiuto per passare il suo esame. Per Elsa lo studio di quella materia era una missione che le era stata affidata dal padre e pertanto aveva assunto per lei un carattere quasi sacrale che non doveva essere sfiorato neppure alla lontana da sospetti o maldicenze.
Così Elsa si era laureata con il massimo dei voti in Storia dell’Arte e il prof. Stein si era profuso in complimenti per la sua tesi sulla simbologia delle miniature medievali nei codici della biblioteca abbaziale di Melk.
E adesso quel telegramma… perché il professor Stein era venuto fino a Los Angeles per vederla? Si trattava di una questione professionale o c’era anche dell’altro? Sentiva che una parte di lei lo desiderava ardentemente; ma un’altra parte temeva che lui potesse solo usarla, che la considerasse solo l’ennesima preda da aggiungere alla collezione. Ma chi attraverserebbe mezzo globo solo per una scappatella?
La bionda dottoressa si preparò un bel bagno caldo e profumato, era proprio quello che ci voleva per rilassarsi, pensò entrando nell’acqua tiepida, avvolta in una nuvola vaporosa.
Quando uscì dalla vasca, Elsa si era decisamente schiarita le idee; con un sorriso compiaciuto, si fermò a rimirare lo specchio appannato che rifletteva le forme eleganti e superbamente modellate del suo corpo nudo e gocciolante.
Si sentiva in forma, bella e nel fiore degli anni, di cosa avrebbe dovuto aver paura?
Indossò l’abito più elegante che aveva portato e si preparò accuratamente, truccandosi e pettinandosi, per presentarsi all’appuntamento.
“A noi due herr professor!”, ridacchiò tra sé.
“Buona serata e divertiti col tuo professor rubacuori!”, la salutò Magda facendole l’occhiolino.
Elsa arrossì, “Oh, basta con queste sciocchezze, Magda. Sicuramente riguarderà una qualche ricerca per cui il professore vuole il mio consulto e…”
“Già, e ti sei messa in ghingheri per esaminare qualche polveroso reperto?”
“Oh, sei sempre la solita…”, le fece Elsa avviandosi.
Trovò Isaac che l’aspettava davanti al ristorante dell’albergo.
“Elsa! Che piacere rivederti, sono contento che tu sia venuta.”
“Beh, di solito non accetto inviti a cena ma…”
“Questa è un'occasione speciale.”, le disse Isaac, abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia.
“In questo caso permetto.”, fece Elsa sorridendo, mentre il professore le porgeva galantemente il braccio, conducendola al tavolo che aveva prenotato nell’elegante ristorante.
“Allora come mai a Los Angeles.”, chiese finalmente Elsa, che moriva dalla curiosità.
“Devo vedere un amico a Princeton e ho pensato di fare una piccola deviazione per vedere come nuotava la mia migliore allieva.”
“A Princeton? Ma si trova sulla costa orientale! È lontanissimo da qui.”
“Non si va mica in America ogni giorno, vale la pena farsi un giretto, no? Anzi, ti andrebbe di accompagnarmi? Tanto i giochi olimpici stanno per finire.”
“Accompagnarti? Fino a Princeton, ma…”
“Vedi, il fatto è che il mio amico ci terrebbe tanto ad incontrarti.”
“Ma, non capisco… io non conosco nessuno a Princeton. Chi sarebbe questo amico?”
“Si chiama Henry, professor Henry Walton Jones, insegna letteratura medievale all’Università di Princeton.”
A sentire quel nome Elsa per poco non si strozzò con il boccone che stava masticando.
“Ma…stai dicendo sul serio!!?? Intendi proprio quel professor Henry Jones?! Ma è il maggior esperto mondiale del Graal!! Ho praticamente divorato tutti i suoi libri: La Ricerca di Galvano e Cercando il Santo Graal. Incontralo di persona, sarebbe veramente un sogno…”
“Seguimi e il tuo sogno si avvererà…”
“Ma Isaac, sei sicuro che lui accetterà di ricevermi, voglio dire lui è la massima autorità sul Graal e io mi sono appena laureata e non so se…”
Isaac ridacchiò con aria sorniona: “Ma se è stato proprio lui in persona a chiedermi espressamente di incontrarti. ”
“Non…non mi stai prendendo in giro? Veramente Henry Walton Jones vuole…”
“Vedi Elsa, da quando, due anni fa, è stato scoperto quel codice nella cattedrale di Salisbury con le Cronache di Sant’Anselmo, Henry sta contattando i maggiori esperti della tradizione del Graal per unire gli sforzi e lavorare assieme. Mi sono permesso di inviargli una copia della tua tesi ed alcuni tuoi articoli che hai pubblicato sulle miniature delle pergamene ritrovate dal povero Cordiroli; Henry ne è stato entusiasta ed ha insistito perché tu facessi parte del progetto."
“Isaac, non ci sto capendo nulla. Progetto? Di quale progetto parli?”
“Ma della ricerca del Graal, ovviamente.”, fece il professore come fosse la cosa più naturale di questo mondo.
Elsa ebbe un capogiro, si diede un pizzicotto per essere sicura di non stare sognando, il cuore ormai le batteva all’impazzata.
Isaac sorrise, osservando la reazione della ragazza, poi continuò con studiata lentezza.
“Si tratta di un gruppo di ricerca internazionale: Henry ne è ovviamente a capo, ma ci lavorano anche il professor Staubig di Heidelberg e il professor O’Lochlainn di dell’Università Dublino.”
“Staubig… O’Lochlainn…”, mormorò Elsa ormai sul punto di venir meno dall’emozione a sentire quei nomi che era abituata a leggere sulle copertine dei libri su cui aveva studiato.
"Sì, Staubig è già al lavoro. Attualmente si trova in Jugoslavia alla ricerca della tomba di uno dei tre cavalieri del Graal"
"I tre cavalieri del Graal?!"
“Sì, conosci quella leggenda che parla di tre fratelli cavalieri della prima crociata che trovarono la coppa?”
“Sì, sì, certo…la conosco…”, mormorò Elsa trattenendo una lacrima, rivedendosi per un attimo bambina mentre ascoltava le parole di suo padre, “ma Isaac, vuoi…vuoi dire che…che esiste veramente!?”
"Sì, sembrerebbe proprio che la leggenda abbia un fondo di verità. Henry ha trovato un riferimento nelle Cronache di Sant' Anselmo: si dice che la tomba del cavaliere si trova nella Regina di Dalmazia e, secondo il professor Staubig, si tratta dell'antica Repubblica di Ragusa, l'odierna Dubrovnik."
Elsa si diede un altro pizzicotto per essere assolutamente certa di non stare sognando; quelle poche parole di Isaac erano state sufficienti a conferire improvvisamente un senso del tutto nuovo alla sua vita: allora non era solo una storia, era reale! Finalmente avrebbe avuto la possibilità di dimostrare al mondo che suo padre non era solo un sognatore che si perdeva dietro a vecchie favole, finalmente tutti i sacrifici e gli sforzi suoi e di sua madre sarebbero stati coronati, finalmente il destino le avrebbe concesso quella rivincita che sentiva di meritarsi. Sì, era un segno del destino, suo padre in fondo lo aveva sempre saputo. Risentì la sua voce risuonarle dolcemente nella mente: tu lo troverai. Nello stato di esaltazione in cui si trovava, Elsa percepiva ormai le parole affettuose di Hans come una missione sacra che le era stata affidata: sì, era così, Elsa Schneider, la figlia di Hans Schneider, avrebbe trovato il Graal!
“Elsa, sei ancora tra noi?”, ridacchiò Isaac, prendendole affettuosamente la mano nella sua.
“Ah, sì, Isaac…stavi dicendo?”, fece Elsa riscuotendosi improvvisamente dal suo sogno ad occhi aperti; ma lasciando che Isaac continuasse a tenerle la mano.
“Ti stavo chiedendo se ti va di essere della partita, di darci una mano a trovare il Graal”
“Mio Dio, sì, sì, Isaac accetto. Allora andiamo a Princeton dal professor Jones, allora quando si parte?”
“Beh, ci vorranno almeno un paio di giorni per i preparativi.”
“Oh, Isaac, non sto più nella pelle…”
“Ah, ah, calma, calma, Elsa. Innanzitutto dobbiamo fare una cosa: festeggiare degnamente l’avvenimento.” e, senza attendere risposta, l’uomo richiamò l’attenzione del cameriere con un cenno ed ordinò una bottiglia di champagne.
“Al Santo Graal”, dissero facendo tintinnare il cristallo delle coppe.
“Al Santo Graal e… alla meravigliosa avventura che stiamo per cominciare assieme.”, disse ancora Isaac, rimarcando eloquentemente l’ultima parola, mentre le sfiorava nuovamente la mano.
“Sai pensavo che magari, se non sei troppo stanca, potremmo andare a dare un’occhiata a certi testi che volevo mostrarti e che ho dimenticato nella mia camera d’albergo…” continuò il professore con nonchalance.
Inebriata dalle parole di Isaac più ancora che dalle bollicine di champagne che le facevano il solletico nel naso, Elsa non poteva essere più su di giri. Era evidente che il professore ci stava provando alla grande; ma ormai Elsa sentiva di essere pronta a tutto, non c’era motivo di negarsi più a lungo: ormai lei non era più una ragazzina, una studentessa tra le tante: Isaac era l’uomo che aspettava, qualcuno che apprezzava la sua intelligenza e capiva ciò che lei aveva nel cuore.
Lasciò che le labbra dell’uomo le sfiorassero la guancia, prima di unirsi alle sue in una bacio appassionato.
“Isaac, io non ho…non ho mai…” mormorò Elsa con un ultimo attimo di esitazione al momento di varcare la porta della stanza dell’uomo.
“Non c’è nulla di cui aver paura mein liebchen.”, le disse dolcemente Isaac, prendendola tra le sue braccia forti e rassicuranti e baciandola ancora.

“Uhm, mi sa che la serata è stata interessante… Allora com’era il tuo reperto polveroso?”, le fece Magda con aria maliziosa, al vederla ritornare nel cuore della notte con la bionda capigliatura in disordine.
Elsa avvampò, poi scambiò con Magda uno sguardo di complicità e le due amiche scoppiarono in una risata.
“Sai Magda, credo proprio che mi fermerò ancora qualche giorno qui prima di tornare in Austria. In fondo ci sono un sacco di cose da vedere qui in America...”
Prima di addormentarsi, Elsa ripensò alla vita che le si apriva davanti radiosa. Quella sera era diventata una donna e che donna: lei era la futura scopritrice del Graal!
   
 
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