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Autore: Scaramouch_e    10/01/2019    2 recensioni
[aggiornamento del 23.07.2019: questa storia rimarrà incompiuta. Mi sto dedicando ad altro, ma non la voglio cancellare, e o eliminare. Quindi rimarrà qui, senza conclusione. Scusatemi.]
La compagnia è divisa: dopo esser riuscita a salvare Boromir, figlio di Denethor, la giovane Indil parte con Legolas e l'erede di Isildur nella impresa di riuscire a salvare gli hobbit Merry e Pipino catturati dagli hurk e orchetti e quindi destinati a morte sicura, durante la ricerca si imbatteranno in diversi personaggi inaspettati e nella guerra contro Saruman; Frodo e Sam sono partiti verso Mordor con una barca e poco cibo, ma incontreranno qualcuno di inatteso che li aiuterà a superare quest'avventura.
Nuovi personaggi, duelli e guerre terribili, ma anche geste amorose e azioni d'amicizia si avvicenderanno nella seconda parte delle prodezze di Indil e della nuova compagnia dell’anello nella loro lotta contro Sauron e Saruman e nel loro viaggio verso il Monte Fato.
[Boromir x nuovo personaggio + Aralas (Legolas x Aragorn) + altre ship]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aragorn, Boromir, Faramir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, sono stati scritti da J.R.R. Tolkien e messi sul grande schermo da Peter Jackson; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ringraziamenti: Ringrazio tantissimo la mia beta, che ha letto e ha corretto gli orrori della fanfic (trovandala anche carina a detta sua!); grazie mille evelyn, per tutto... Se non vi siete letti ancora la sua fanfic, su andatelo a fare. 
Buona lettura.

Capitolo IV


La principessa Eowyn di Rohan fissava il volto amato di suo zio, re Theoden, ormai del tutto privo di volontà, obnubilato da Saruman e dal maledetto Grima Vermilinguo.
Lei era impazzita dalla rabbia quando era morto suo cugino, figlio di suo zio, e il re non aveva fatto niente per vendicarlo: non era da lui essere così immobile e, soprattutto, non era da lui vedere quanto la sua pupilla soffrisse e non fare nulla.
Aveva capito allora che c’era una malia in atto.
Che qualcuno doveva aver fatto una magia alla mente di suo zio, un tempo un uomo alto, fisicamente attraente, forte mentalmente e un buon re amato e rispettato da tutti.
Aveva capito che c’era dietro Grima, perché la guardava peggio del solito; ma pure non poteva essere solo lui: Grima era soltanto un uomo, non uno stregone e, riflettendo attentamente, aveva compreso che  Saruman si stava immettendo nella mente di suo zio.
Solo i valar sapevano quante volte lei e suo fratello avevano pregato perché il re ritornasse, ma le preghiere non avevano dato seguito alcuno.
E allora ecco che la speranza incominciava a diminuire, e a calare sempre di più nel cuore, ormai freddo, di Eowyn.

“Sei bella, Eowyn, bella come una mattinata di primavera.” Grima non esitava a corteggiarla nemmeno in presenza di suo zio, a questo punto.
“Le tue parole sono come veleno per me” sputò Eowyn osservando schifata il traditore, alzandosi dalla sedia dove si era seduta e andando alla finestra, seguita prontamente da Grima. Un tempo era un consigliere saggio, che la faceva ridere quando era più piccina per le facce buffe che faceva. Ma ormai il potere l’aveva logorato.
“Fra poco avrò il contratto matrimoniale firmato da tuo zio, Eowyn, e allora nulla ti proteggerà più,  nemmeno quel guerrafondaio di tuo fratello” sghignazzò l’ometto.
Eowyn si trattenne a stento dal dargli uno schiaffo in pieno viso, solamente perché erano presenti degli alti ufficiali che appoggiavano Grima.
“Non mi sposerò mai. Sicuramente non con te”, sibilò la principessa fissando con sguardo algido l’ometto.
“Allora rimarrai sempre sola. Non amerai mai nessuno, sarà la tua maledizione, bianca dama di Rohan.” Le parole dell’ometto la seguirono mentre, sconvolta, Eowyn lasciava di corsa la sala del trono. Una singola lacrima le solcò il viso.
Avrebbe tanto voluto fuggire, raggiungere Eomer e i suoi cavalieri e cavalcare libera con loro, salvando popolazioni e città dagli orchetti, ma purtroppo era una donna.
Avevano discusso, lei e suo fratello, se farla andare con loro oppure se rimanere a Rohan e alla fine, a malincuore, aveva dovuto cedere alle pressioni che Eomer le faceva perché rimanesse a palazzo: non aveva mai odiato tanto essere una donna come in quel momento.
Corse fuori e respirò aria fresca e pulita.
Doveva essere forte per suo zio, forte per Eomer, forte per la popolazione e, per ultimo, anche per se stessa. Non doveva vacillare.
Il mondo era ingiusto ma lei doveva cercare di sconfiggere gli incubi.
Sospirando entrò di nuovo nel palazzo, nella sua gabbia ormai non più dorata.

                                                                                         ***
I tre compagni cavalcavano ormai da giorni i tre cavalli che, infaticabili, non davano segni di cedimento alcuno, quando come in sogno videro apparire all'orizzonte il palazzo d'oro di Meduseld.
“Un grave male sorge qui, urge decisamente il mio intervento” disse Gandalf dando un colpetto sulle reni di Ombromanto che galoppò, senza esitazione, verso il palazzo.
All'entrata vennero fermati da alcuni uomini.
“Dateci le vostre armi!” intimò un uomo barbuto, capo della compagnia.
“Per ordine...?” domandò Gandalf, fissandolo con i suoi penetranti occhi grigi.
L'uomo sembrò farsi piccolo e balbettò: “Per... ordine di Grima, il consigliere del re.”
Gandalf non si arrabbiò: consegnò lui stesso la spada e fece cenno a Aragorn e a Legolas di consegnare le loro armi agli uomini.
“Trattate bene il mio arco. È stato fatto da una persona a cui tengo particolarmente” bisbigliò Legolas, dando l'arma in mano a un giovane che tremò in presenza di una creatura così leggendaria.
“Il bastone?”, chiese nuovamente il capo delle guardie.
“Oh, suvvia, non vorrai mica privare un vecchio del suo punto di appoggio?” domandò ridendo con gli occhi Gandalf.
A quel punto l'uomo dalla barba rossa sospirò e lasciò entrare i tre compagni nel palazzo d'oro.

L'interno era semplice ma di ottimo gusto, costatò Aragorn,  e al centro del salone si trovava un grande trono con sopra seduto un uomo: un vecchio, con i capelli ormai bianchi e molte rughe sul viso stanco. Il re era immerso in conversazione con un uomo più giovane, dai capelli neri incollati al viso e occhi gelidi; alla sua destra c'era una fanciulla dai capelli rossi e vestita di verde che stringeva le mani del vecchio.
“Ah! Eccolo qui.” La fredda voce dell'uomo più giovane fece fermare Legolas e Aragorn dietro Gandalf, che guardò l'essere.
“Gandalf, corvotempesta. Il malaugurio è un cattivo ospite” continuò l'ometto disgustato, fissando gli occhi grigi dello stregone come a provocarlo.
“Voglio parlare con il re, non di certo con te, Grima Vermilinguo” sibilò Gandalf pericolosamente.
“So chi sei. E so come estirparti, Saruman. Vattene, lascia questa corpo, lascia questa casa” declamò Gandalf, e fu come essere abbagliati da un aura di potere. Aragorn dovette chiudere gli occhi e così anche Legolas, che si trovava vicino a lui.
Theoden urlò parole incomprensibili, ma ecco  che l'incantesimo giungeva a termine, mentre Grima urlava e sputacchiava di togliere il bastone allo stregone.
Legolas prese sotto la sua custodia l'uomo, mentre il re si riprendeva e diventava più giovane sotto gli occhi stupiti di tutti.

“Gandalf, mi serve una spada” furono le prime parole che pronunciò il vero re. Subito mormorii concitati si fecero sentire, e l'uomo che aveva preso le armi a Legolas, Aragorn e Gandalf, porse l'elsa di una spada al re.
“Questa è la vostra arma, mio signore” mormorò l'uomo inchinandosi e Theoden la prese sentendo una sensazione meravigliosa su di sé: si sentì forte e vivo.
“Dov'è?” sibilò poi, riferendosi a Grima. Lo vide inchiodato a terra da Legolas, che capì e lasciò l'uomo al suo destino.
L'ometto si mosse carponi verso l'uscita del palazzo. Il re gli andò incontro sfoggiando sul viso un'espressione crudele. Puntò la spada sulla gola di Grima Vermilinguo che iniziò a borbottare.
“Mio signore, no. Non uccidetelo.” disse Aragorn, colpito dalle sue stesse parole.
“Chi sei tu? Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?” domandò il re fissando gli occhi su Aragorn.
“Il mio nome è Aragorn, figlio di Arathorn, e vi ordino di fermarvi, vostra maestà.” Le parole uscirono dalla bocca di Aragorn senza che egli le potesse controllare. Poi, fissando la dama vestita di verde che li aveva seguiti fuori dal palazzo, e che sembrava ancora più bella alla luce del sole, bella come una primavera, inspirò  forte dal naso e aggiunse: “Avete già sofferto troppo, mio signore, a causa sua. Risparmiatelo.”
 Theoden lo fissò a lungo con sconcerto prima di abbassare la spada.
 “Vai e non farti più vedere. Se ritornerai, la mia mano non sarà più piegata.” sibilò il re rivolto a Grima che, dopo aver sputato sui piedi di Aragorn, fuggì.

                                                                     ***

Frodo e Sam seguivano abbastanza fiduciosi la loro nuova guida per Mordor. Per i piccoli hobbit abituati al verde della Contea quel luogo pareva tutto grigio e uniforme, eppure riuscivano a trovare cose belle anche lì, specialmente Sam, che si incantava davanti a ogni cosa. “Guardi quel masso, padron Frodo, non è perfetto?”
“Forza Sam, dobbiamo seguire Eliean.” borbottò piano Frodo.
L'hobbit si stava decisamente affezionando alla figura silenziosa della loro accompagnatrice. Non parlava  molto, Eliean – così aveva detto loro di chiamarsi – ma era proprio quel silenzio che a Frodo serviva: il piccolo hobbit aveva un peso sul cuore dovuto all'anello, che si stava facendo sempre più potente man mano che si avvicinava al suo padrone, e quindi avere qualcuno di silenzioso, ma che gli era simpatico, era una bella sensazione.
“Guardate” bisbigliò Eliean e li portò vicino a un burrone.
Sotto di loro marciava una lunga fila di cavalieri, alcuni a piedi, altri su cavalli imponenti e altri ancora invece  su elefanti dalla doppia proboscide.
Gli uomini erano bellissimi, indossavano vesti rosse e oro, avevano gioielli al viso e i loro occhi erano scuri e crudeli.
“Quelli sono Olifanti” bisbigliò eccitato Sam all'orecchio di Frodo. “Se il vecchio Gaffiere lo sapesse, che li abbiamo visti.”
Il portatore dell'anello ridacchiò.
La donna sibilò rudemente e Frodo si voltò verso di lei per chiedere spiegazioni.
“Vuol dire che non possiamo andare per la via che avevo pensato... No! Dobbiamo per forza andare per l'altra strada, anche se è più pericolosa e tortuosa. Ve la sentite, giovani hobbit?” domandò fissando i due suoi nuovi amici.
Frodo sospirò. “Se ci conduce al nero cancello, non possiamo fare altro che seguirvi.”
La donna annuì e prese a camminare con i due hobbit che la seguivano, piano e attenti a non farsi male.

Note.
Buonsalve, è da tantissimo che non aggiorno, lo so, mea culpa, mea grandissima culpa; avevo perso letteralmente l'ispirazione, poi però trovata nuovamente. (: spero vivamente che ci sia ancora qualcuno fra queste lande (?) perchè adesso la storia inizia a entrare nel vivo della narrazzione; perdonatemi se non ho inserito subito Boromir e Indil, ma il prossimo capitolo capiterete cosa gli sta per succedere. E vi dico già che non è bello. Io amo far soffrire i miei pg, veramente. Fatemi sapere che ne pensate di questo, con una bella recensione. 
   
 
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