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Autore: _Miny_    10/01/2019    2 recensioni
Erano giorni ormai che Regina era distante e costantemente incavolata.
Le sembrava di esser tornata anni indietro, solo che allora non conosceva le sue colpe.
In quel momento invece la Salvatrice era fin troppo consapevole dei suoi errori e la sua mente non faceva altro che riproporre a ripetizione quel furioso litigio che probabilmente aveva messo fine alla loro complicata relazione. Aveva sempre sentito il detto " Amor non è bello se non è litigarello " ma in quel momento le sembrava tutto fuorché bello. Le mancava Regina, le mancava tutto di lei ma in fondo era colpa sua.
Era inutile girarci intorno Regina non si sarebbe mai più fidata di lei non più dopo quel giorno
Prima storia scritta a più mani all'interno del gruppo di fb "Maybe I need you"
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella mattina di giugno, il sole spendeva alto nel cielo e un venticello leggero rendeva l'aria gradevole.
Regina se ne stava seduta sotto il portico, una mano a sorreggere un vecchio tomo dalle pagine ingiallite e lo sguardo perso fra le righe di un romanzo antico.
Emma osservava la sua amata cercando di capire cosa stesse pensando, poi la raggiunse alle spalle e le diede un bacio sulla spalla scoperta.
 ‘Ehi’ sussurrò Emma delicatamente.
‘Non attacca Miss Swan’
La ragazza abbassò lo sguardo tristemente ‘sei ancora incavolata con me ?’ 
Regina sbuffò spazientita. 
‘Non abbiamo litigato perché hai lasciato mangiare troppa cioccolata ad Henry o perché hai dimenticato di comprare qualcosa come al solito. Questa è una cosa seria, ma a quanto pare tu non ne hai capito l’importanza!’
Regina chiuse con violenza il libro e si alzò di scatto rientrando in casa. Quindi la bionda lascio cadere la testa tra le mani, non riuscendo a trattenere quella solitaria lacrima che le rigò il viso.
Erano giorni ormai che Regina era distante e costantemente incavolata.
Le sembrava di esser tornata anni indietro, solo che allora non conosceva le sue colpe. 
In quel momento invece la Salvatrice era fin troppo consapevole dei suoi errori e la sua mente non faceva altro che riproporre a ripetizione quel furioso litigio che probabilmente aveva messo fine alla loro complicata relazione.  Aveva sempre sentito il detto " Amor non è bello se non è litigarello " ma in quel momento le sembrava tutto fuorché bello. Le mancava Regina, le mancava tutto di lei ma in fondo era colpa sua.
Era inutile girarci intorno Regina non si sarebbe mai più fidata di lei non più dopo quel giorno in cui...
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 Era successo tutto il Mercoledì pomeriggio della settimana passata. Era stata una giornata molto tranquilla alla stazione dello sceriffo ed Emma stava giocherellando con una penna, facendo mentalmente il conto alla rovescia per quanti minuti ancora le mancavano prima di tornarsene a casa. Lo sguardo le cadde sulla foto sulla sua scrivania, una foto di Regina che abbracciava Henry. Un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra, per spegnersi poco dopo, al ricordo di quella che era stata la conversazione avuta con lei quella mattina. Ciò che aveva scoperto, l'aveva profondamente turbata.
Stava per alzarsi, quando la porta del suo ufficio si aprì di colpo.
Ad essere entrata era stata niente meno che Regina in persona. Quest'ultima, nell'incrociare il suo sguardo si immobilizzò un attimo, per poi concederle un sorriso imbarazzato.
'Regina... che cosa ci fai qui??' Chiese sbalordita Emma.
'Beh...c'è qualcosa di cui dobbiamo parlare e...dobbiamo farlo subito'  le rispose Regina andando a sedersi. Sembrava quasi a disagio.
'Spara, ti ascolto' Rispose la bionda cercando di sembrare il più naturale possibile, quando invece un senso di ansia stava avendo la meglio su di lei.
'Stamattina , dopo colazione sei scappata improvvisamente. Non mi hai nemmeno salutata. É tutto il giorno che ti chiamo, ma mi stai evitando’. 
Emma sospirò rumorosamente e si allontanò di qualche passo. Quella mattina erano finite a parlare dei primi tempi , dell’apparente odio che celava una forte attrazione e di quanto lo sceriffo avesse aiutato il sindaco durante il suo percorso di redenzione.
Tra un aneddoto e l’altro Regina aveva parlato di Graham di quanto fosse pentita di aver trattato quell’uomo in quel modo e di come non riuscisse a perdonarsi di averlo ucciso, evidentemente inconsapevole del fatto che Emma non ne fosse a conoscenza.
 La ragazza era rimasta scioccata e aveva lasciato parlare Regina ancora per qualche minuto, una lotta interiore a sopraffare ogni suo lucido pensiero. 
Emma era confusa. 
Sapeva che Regina aveva ammazzato interi villaggi, ma immaginandola nelle vesti della sanguinaria Regina Cattiva percepiva quei racconti come episodi di un’altra vita. Graham invece era stato più che suo amico e vederlo morire improvvisamente fra le sue braccia era stato uno scioccante e doloroso episodio. Era tutto il giorno che si tormentava... 
Regina, la sua Regina aveva ucciso Graham.
'Regina non mi va di parlarne.'
Il sindaco scosse la testa spalancando gli occhi scuri. 
‘Non ti va di parlarne ? Non mi sembra che tu sia nella posizione di decidere! E guardami mentre parlo, maledizione!’ 
Lo sceriffo si portò agitata i capelli indietro e prese a parlare gesticolando.
‘Bene. Cosa vuoi che ti dica? Sono confusa Regina, quello che hai detto stamattina mi ha scioccata e non riesco a guardarti negli occhi perché forse non so chi sei!’
'Non sai chi sono?' esclamò lei incredula:'io...io...non credevo fossimo ancora a questo punto, Emma. Pensavo lo avessi capito, lo avessi accettato, che un tempo ero una persona diversa. Credevo che almeno tu avessi smesso di giudicarmi per il mio passato!' alzò gradualmente il tono della voce, cercando così di soffocare la paura che già sentiva nascere nei suoi recessi più profondi. La paura che percepiva ogni volta che litigava con lei perché sapeva che erano unite, si, ma che il loro legame era tanto forte quanto fragile, che vivevano su una fune, in equilibrio, e che sarebbero potute cadere da un momento all'altro.
 La paura di restare sola, di nuovo.
 'Si, credevo di averlo accettato anche io. Ho accettato la Regina Cattiva e tutti i suoi crimini, ma non riesco a pensare che tu abbia ucciso un mio amico.  È morto fra le mie braccia. Ho avuto gli incubi su quel momento per giorni. Non riesco a non pensarti come un’assassina’. 
Urló la Salvatrice, urlò con le lacrime agli occhi e le mani tremanti, dando sfogo finalmente a quel peso che si portava dentro da tutto il giorno. 
‘Ero ancora la Regina Cattiva Emma! È di questo che stavamo parlando! Di quanto tu mi avessi aiutata a venir fuori dall’oscurità che credevo mi avesse consumata.’ 
Regina scosse la testa mentre le lacrime cominciarono a scivolare sul suo viso tormentato. 
‘Sono un’altra persona adesso.. anche grazie a te..’ 
Sussurrò mentre le parole si spezzavano fra i denti per trattenere i singhiozzi. 
Emma scosse la testa e quando Regina si avvicinò si allontanò bruscamente . 
‘Che diavolo , hai paura di me?’
Chiese isterica alzando lo sguardo al cielo e reprimendo l’ennesima crisi di rabbia.
‘Forse?’ Domandò improvvisamente timida la Salvatrice. 
‘Allora forse non dovresti dormire nel mio stesso letto!’ 
Esclamò sussurrando ferita mentre si avvicinava sempre di più allo sceriffo che questa volta non si mosse. 
Il sindaco le rivolse un ultimo sguardo per poi scappare velocemente da quell’ufficio. 
‘Regina aspetta!’
Ma la regina era già andata via.
Emma restò immobile, lasciandosi scivolare a terra, con le spalle al muro. Che cosa aveva fatto? Come aveva potuto? 
Le tornò in mente il suo volto ferito, i suoi occhi, che scopriva solo ora lucidi. 
Regina aveva pianto e lei non se ne era accorta, per la prima volta. Ancor peggio, lo aveva ignorato, barricata nelle sue convenzioni e nel suo egoismo. 
Aveva fatto un giuramento, nel giorno in cui aveva capito di amarla. Aveva giurato che mai più avrebbe permesso che qualcuno la ferisse, mai più avrebbe lasciato che il passato interferisse con la sua felicità. E si rese conto di averlo infranto.
Quella mattina, in quell'ufficio, sentí di aver distrutto tutto ciò che aveva creato e per cui aveva combattuto, con le sue stesse mani.
Regina cammino’ senza meta per un oretta. Le parole di Emma ancora le risuonavano nelle orecchie , anche se la cosa che le aveva fatto più male era stato vedere la paura nei suoi occhi. Emma si era allontanata da lei... aveva cercato di toccarla e si era scostata. Il suo cuore si era spezzato a quel gesto. Sapeva di aver fatto delle cose imperdonabili ma sapere che Emma aveva timore che le facesse del male... era finita. Lo sapeva. Per questo le lacrime le rigavano le guance senza che lei potesse fermarle.
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 La suoneria del cellulare destò Emma dai suoi ricordi e la fece tornare alla realtà.
'Pronto?' Chiese senza nemmeno vedere chi la stasse chiamando.
‘Emma Swan si può sapere che diavolo è successo fra te e mia sorella ?’
La voce isterica di Zelena la fece sussultare. La prima cosa che le venne in mente fu quella di allontanarsi dall’ingresso della casa per non permettere a Regina di ascoltare la conversazione.
Si asciugò il viso con il dorso della mano e prese un profondo respiro. 
‘Allora? Sono giorni che cerco di avere una conversazione con lei , ma evita di parlare. Ho appena chiuso una chiamata dove l’ho sentita piangere , anche se ha negato tutto il tempo... Dannazione qualcuno vuole dirmi che succede? Swan so che sei lì , rispondimi!’
La Salvatrice cercò di calmare il tremore della mano che cercava in ogni modo di tener fermo il cellulare vicino all’orecchio. Respirò profondamente e parlò a fatica. 
‘Si, Zelena sono qui. Ma perché sei convinta che stia piangendo per me ? Perché non sei andata a controllare come al solito?’ 
Emma sentì chiaramente sospirare dall’altra parte.
‘Non sono andata da lei perché Robyn ha l’influenza e so che si tratta di te perché ho parlato da poco con mio nipote e con lui va tutto bene. Escludendo Henry, da quando sono a Storybrooke, ho sentito piangere mia sorella in quel modo solo per te’.
Il cuore di Emma si spezzò ulteriormente sentendo le parole di Zelena
'Ok senti, magari sono affari vostri e non vuoi parlarne, lo capisco' riprese Zelena non sentendo risposta, con un pizzico di impazienza nella voce :' ma stammi bene a sentire, lei é mia sorella. E sì, é stata una persona cattiva, ha fatto cose terribili, come me d'altronde, e quando vuole può essere terribilmente insopportabile, ma ora é diversa e non ho intenzione di sentirla piangere così ancora. Non voglio vedere il suo cambiamento renderla solo nuovamente disponibile al vostro infliggere ferite'. 
Emma rimase in silenzio, ascoltando quelle parole che causarono in lei una catena di pensieri. 
'Quindi...' sentì dall'altro capo del telefono
'qualsiasi cosa tu le abbia fatto, e so che le hai fatto qualcosa, adesso va da lei e risolvi la questione. Falla smettere di piangere o verrò io personalmente'.
 Emma sospirò e riattaccò. Che cosa poteva fare? Aveva provato a parlare con lei ma Regina la evitava. Evitava il suo sguardo. Sapeva di aver esagerato. E L’ ultima cosa che avrebbe voluto fare era farle del male... le parole le erano uscite senza che lei se ne rendesse conto... E sapeva di averla ferita quando si era allontanata, non sapeva neanche lei perché l'aveva fatto. Sapeva che Regina non le avrebbe mai fatto del male. Mentre lei adesso l'aveva ferita. Si asciugò le lacrime cercando una soluzione per le sue azioni.
Rientrò in casa in punta di piedi , terrorizzata da una qualsiasi reazione potesse avere Regina. 
La villa sembrava deserta eppure Emma l’aveva vista rientrare poco prima. 
Lentamente si diresse al piano superiore , immaginando di trovarla in camera da letto o nel suo ufficio , ma il vuoto ed il silenzio erano gli unici ad occupare quelle stanze.
Stranita tornò al piano inferiore per poi sentire un netto singhiozzo provenire dalla cucina. 
L’ennesima pugnalata al petto. 
Regina le dava le spalle, le mani immerse nell’acqua che si muovevano compulsive a lavare le stoviglie.
Ancora un sussulto, le spalle che tremavano e i capelli che oscillavano mentre con la testa negava qualsiasi cosa le stesse passando per la mente. 
Emma rimase pietrificata e le lacrime cominciarono a scivolare anche lungo il suo viso seppur in maniera meno aggressiva. 
Fu il rumore di un vetro rotto che soffocò subito dopo nell’acqua a spezzare quel momento straziante.
‘Regina!’ Urlò di rimando la Salvatrice avvicinandosi velocemente alle sue spalle e prendendole istintivamente le mani notando un rivolo di sangue scivolarle lungo il palmo.
Il sindaco si divincolò e cercò di allontanarsi ,ma Emma era più forte di lei in quel momento.
‘Diamine Regina sta ferma!’ Continuò ad urlare bloccandole i polsi mentre l’ex monarca continuava a negare con la testa. 
Emma le sciacquò le mani sotto l’acqua corrente per poi stringerla con un braccio contro il suo corpo e con la magia risanare la ferita.
' Lasciami.' Sussurrò nonostante volesse gridare, ma la voce le uscì roca e fievole.
'No, invece tu adesso mi ascolti' le disse determinata, consapevole di avere un'occasione per scusarsi che forse non si sarebbe ripresentata. Regina liberò i polsi dalla sua presa. Ingoiò il groppo che le stringeva la gola e sfregò le mani solo un secondo, prima di rimetterle nell'acqua, riprendendo l'attività interrotta. Se non poteva cacciarla, e no, non ne aveva la forza in quel momento, l'avrebbe ignorata.
‘Non è quello che vuoi’. 
Le disse prendendola per le spalle e facendola girare in un gesto repentino. Incrociò il suo sguardo e fece scivolare le mani lungo le sue braccia in una delicata carezza. 
Poi le loro dita si incontrarono e istintivamente intrecciarono. Emma sollevò  le mani all’altezza dei loro volti per farglielo notare.
Regina lo sapeva, non potevano respingersi ancora per molto c’era qualcosa di più forte persino della Salvatrice e della Regina Cattiva. 
L’aveva percepita forte l’energia che le stava attraversando le vene per potersi conciliare a quella di Emma. 
Era magia. 
Fin da subito le aveva spinte l’una verso l’altra. 
Erano legate in maniera indissolubile da qualcosa di ben più importante della ragione e dei sentimenti: la loro essenza. 
‘Questo non ha nessuna importanza dopo quello che mi hai detto’. 
Ringhiò a denti stretti per trattenere l’ennesimo tremore, nonostante qualcosa le dicesse che non fosse del tutto vero.
 Emma sospirò. Sapeva bene che non era così, che il loro perenne cercarsi a vicenda e combaciare perfettamente, una volta trovatesi, avrebbe sempre avuto importanza. Sentí  le mani di Regina tremare debolmente. Le strinse. Sapeva che stava combattendo con tutte le sue forze per non cedere. 
'Non deve andare per forza così, lo sai.' iniziò con tono quasi supplichevole.
Quella situazione poteva finire solo in due modi, bene o male, e sapeva che nel secondo caso sarebbe stato quasi impossibile, per lei, andare avanti.
'Non ci sono due modi c’è ne solo uno.' La voce di Regina era decisa adesso. ' Non credo che ci sia molto da dire...Forse dovresti solo prendere le tue cose e andare via...'
'È questo che vuoi? Vuoi che me ne vada? Vuoi mandare all'aria tutto quello che abbiamo costruito?'
' E tu vuoi condividere il letto con un assassina di cui hai paura?' Le ringhiò contro Regina.
Emma piantò gli occhi nei suoi, così scuri, pieni di rabbia. Sapeva che quella rabbia non era davvero per lei. Conosceva Regina, la conosceva veramente. L’aveva capita dal primo momento. Quegli occhi non avevano mai potuto realmente mentirle. Per questo si rese conto, guardandoli, che non aveva paura di lei. Era arrabbiata con lei, ma non la temeva. Non poteva. Non avrebbe mai potuto. 
'Non ho paura di te.' mormorò.
'Non è quello che hai detto nel tuo ufficio.' Replicò Regina guardandola negli occhi.
Odiava i suoi occhi tanto quanto gli amava.
 'Ti sei scostata quando ho provato ad avvicinarmi... questo vale più delle parole...' continuò per poi cercare di oltrepassarla per mettere fine a quella discussione.
Emma si spostò solo per impedirle di andarsene. 
'Regina aspetta!' esclamò 'So quello che ho detto ma ero confusa, io non sapevo che fossi stata tu...'
Continuò a guardarla negli occhi, i suoi spalancati mentre la consapevolezza di quello che la donna aveva fatto si depositava nel suo cuore. L’aveva ucciso. Come aveva ucciso altre persone. L’aveva perdonata per gli altri quindi, col tempo, forse, sarebbe riuscita a perdonarla anche per questo. Doveva solo riuscire a far svanire quella rabbia, e voleva farlo, altrimenti l’avrebbe persa per sempre. E questo Emma non poteva accettarlo.
 'Non puoi cambiare le tue emozioni, percepisco la tua rabbia... Ma quello che mi ha fatto male e che tu non me ne abbia parlato subito. Quindi credo che dovremmo prenderci del tempo... Non voglio vedere la paura nei tuoi occhi quando mi avvicino e per adesso non riesco a pensare ad altro che a quello... Ti sei scostata... Io... ' si bloccò non sapendo come spiegare quello che provava e come poteva? Il suo cuore si era spezzato a quel gesto, perché era stata a lei a farlo...
Emma sentí il cuore spezzarsi.
 -A qualcuno è accaduto letteralmente-, si premurò di ricordarle una voce nella sua testa -e per causa sua- . 
É facile, pensò ironicamente, perdonare qualcosa a cui non si é assistito. Ma Regina era un qualcosa a cui aveva assistito, invece. Aveva assistito al suo cambiamento, e si, forse perdonarla non sarebbe stato facile, ma ci sarebbe riuscita, come già aveva fatto in passato. Capí che il farlo valeva ciò che altrimenti avrebbe perso.
 'Lo so.. ok, ero arrabbiata, e si, forse lo sono anche ora, ma non ho paura di te. Io...magari avrò bisogno di tempo per accettarlo, ma non ne ho bisogno per sapere che non mi faresti mai del male'
' Per adesso preferirei che tu te ne andassi. Quando avrai fatto chiarezza forse potremmo parlarne.'
Quelle parole aprirono un baratro sotto di lei, il baratro della consapevolezza di averla persa a causa della propria stupidità, che lentamente si trasformava in disperazione, man mano che vi scivolava dentro. Ebbe voglia di urlare, di piangere come mai prima, chiedendole perdono, cercando di farle capire, ma tutto quello che riuscì ad emettere fu poco più di un debole bisbiglio:
' non vuoi veramente questo'
'Volevo solo essere amata e capita e credevo che tu fossi andata oltre le apparenze. Mi sono aperta con te come non avevo mai fatto... ti ho confessato le mie paure, i miei segreti... tutto quello che ho provato da quando sono stata costretta a diventare regina... quello che il re...' prese un respiro profondo 'ma anche tu come gli altri vedi solo i miei errori... e lo capisco non so perché credevo che sarebbe stato diverso...'
Ogni sua parola era come una pugnalata al cuore, e la trascinava sempre più giù. Era vero. Ogni singola parola di quello straziante monologo era dannatamente vera e lei lo sapeva. Regina le aveva dato tutta se stessa, qualcosa di meraviglioso che a pochi era concesso, e lei lo aveva gettato via. Una lacrima percorse il suo viso:
' é stato diverso, é diverso! Ti prego, non dire cosí...io sono un'idiota, lo sai, lo sai che sono un'idiota. Parlo sempre a sproposito e ho sbagliato. Graham era qualcuno che conoscevo e ho sofferto per la sua morte, semplicemente non mi aspettavo fossi stata tu a...'
 deglutí, mentre ancora una volta il peso di quella verità calava su di lei. Ma La paura la assalí nuovamente, vedendo Regina distogliere lo sguardo, e questo la spinse a continuare:
' dovevo solo capirlo, ho avuto solo bisogno di tempo, ma adesso sono pronta. ' un debole singhiozzo sfuggí alle sua labbra, mentre lei si voltava:
' ti prego Regina, io ti amo'
Una risata isterica uscì dalla sua bocca senza che lei riuscisse a controllarla.
' Mi ami? Un assassina? Emma ci siamo illuse. Io mi sono illusa. Illusa che il mio passato non potesse essere dimenticato. Illusa che tu potessi amarmi davvero.. forse avresti amato la ragazza che ero... la ragazza che amava Daniel e che adesso non esiste più...'
 ‘No, non è vero!’ Esclamò la Salvatrice frenando per l’ennesima volta il tentativo di fuga di Regina. 
‘Lei è proprio qui di fronte a me’. 
Si avvicinò lentamente deglutendo terrorizzata da un eventuale ennesimo rifiuto.
‘Purtroppo non ti ho conosciuta quando eri solo una ragazzina , ma posso dirti di conoscere Regina. Solo Regina , senza alcun appellativo ad accompagnarla. È così che mi sono innamorata di te . Perdendomi negli occhi più profondi e veri che abbia mai visto’. 
Impercettibilmente le sfiorò il viso con i polpastrelli e immerse lo sguardo in quelle meravigliose iridi scure.
‘Per me sei sempre stata solo Regina. Una donna forte e capace di amare con tutta se stessa senza risparmiarsi. 
C’era tutta Regina quando sorridevi ad Henry. E poi c’era Regina quando eri con me’. 
Il sindaco abbassò lo sguardo incapace di reggere ancora quello dello sceriffo , così sincero eppure nettamente in contrasto con le parole che le aveva detto qualche giorno prima. 
Scosse la testa.
‘Non è esattamente così! Hai avuto paura di me ed eri disgustata da ciò che avevo fatto a Graham. E non te ne sto facendo una colpa, ma come tutti gli altri non puoi riuscire a vedere solo Regina in me. La Regina Cattiva è troppo invadente per non notarla’.
Emma sbuffò e fece qualche passo per cercare di calmare i nervi. 
‘Per nemmeno mezza giornata Regina! Dovevo solo metabolizzare. Mi sono pentita non appena sei uscita dal mio ufficio. Ti ho ferita ed era l’ultima cosa che avevo intenzione di fare’.
 'Ma l'hai fatto... E non avrei reagito così se non fossi stata tu. Sono abituata ad essere trattata così, con le persone che hanno paura di me, che mi guardano male, con l'odio negli occhi ma tu non l'hai mai fatto. Mi hai sempre affrontata... E anche per questo che mi sono innamorata di te.' disse guardandola negli occhi. Emma sorrise leggermente, trovando un barlume di speranza in quella dichiarazione. Si avvicinò a lei, con una carica nuova, senza distogliere lo sguardo dal suo per un secondo. Regina la guardò immobile, una lacrima che ancora sostava sulla sua guancia, troppo debole e ferita da ciò che quella conversazione aveva riportato alla luce, per reagire, nuovamente alla ricerca di qualcosa per cui valesse la pena combattere. Emma le prese le mani delicatamente, approfittando di quel momento:
' É quello che sto facendo adesso, Regina. Ti sto affrontando. Quello che c'era nei miei occhi, quella mattina, non era odio. Non potrà mai esserlo, per te. Ero solo confusa. Non puoi escludermi dalla tua vita perché sono stata debole per un momento, io non l'ho fatto.' 
Delicatamente, avvicinò una mano al suo viso, temendo una reazione improvvisa, e asciugò quella lacrima che era rimasta.
' ti prego, non distruggere tutto quello che abbiamo costruito. Non distruggere chi siamo diventate.'
Regina rimase qualche secondo in silenzio, poi spostò la mano della bionda da sopra il suo viso.
'Mi spiace... ma ho bisogno di tempo...'
Emma non riuscì più a trattenere le lacrime che iniziarono a scorrere sul suo viso.
' Regina... non farlo ti prego... dammi la possibilità di dimostrarti che non ho paura di te. Noi siamo fatte per stare insieme... lo sai' la supplicò.
'Mi dispiace Emma ma anch'io ho bisogno di tempo per capire se posso ancora fidarmi di te.'
'Vuoi davvero che vada via?' Le chiese Emma guardandola negli occhi con la voce che le tremava.
'Non possiamo cercare di sistemare le cose insieme? Ho paura che se vado via...'
le parole le si bloccarono in gola.
'Cosa Swan? Temi di non avere più il coraggio di tornare?' le chiese duramente.
Era l'unico modo che conosceva per respingere quella parte di lei che odiava. La parte debole, che si risvegliava ogni volta che vedeva quello sguardo nei suoi occhi, che l'aveva portata a tutto quel dolore, di nuovo, solo perché aveva avuto fiducia in un lieto fine, che in realtà sapeva non sarebbe mai arrivato. La parte che avrebbe voluto solo lasciarsi andare tra le sue braccia e piangere, asciugando ogni lacrima con il calore del suo amore.
No, non poteva permettere che avesse la meglio. Doveva ferirla, per allontanarla da se, prima che fosse troppo tardi,sebbene fosse consapevole che ogni colpo infertole si riflettesse sulla sua stessa anima. 
Conficcò le unghie nei palmi, cercando nel dolore la forza che le mancava:
'o aspetta, forse hai paura che, rimasta sola, io sfoghi la mia rabbia su qualcuno e lo uccida. D'altronde, sono abituata a farlo, no?'
'Adesso basta! Smettila!’
L’urlo, carico di rabbia e disperazione della Salvatrice fece sobbalzare Regina. 
La sua voce, l’aveva sentita tremare sotto la pelle e poi fin dentro le ossa. 
Poche volte aveva visto Emma in quello stato, poche volte il suo cuore si era lacerato in quel modo. 
‘Non me lo merito io, ma sopratutto non te lo meriti tu!’ Esclamò a voce ancora troppo alta. 
Tremava Emma , troppo carica di tensione e vittima della paura che le stava bloccando il respiro. 
‘Non penso nessuna delle due cose. Dovresti saperlo!’ 
Il tono leggermente più basso e lo sguardo fisso sul suo viso. 
‘Ero anche convinta che non mi avresti mai vista in quel modo, ma come vedi non è andata esattamente come credevo’. 
Continuò imperterrita Regina .
Erano vicine e la voglia di stringersi era sicuramente più forte di tutte quelle inutili parole che le stavano tenendo sospese in quella dolorosa conversazione, ma in quel momento l’ex monarca aveva terribilmente paura di un’ennesima delusione.
‘Per amor del cielo Regina! È durata per meno di cinque ore! Vuoi gettare tutto al vento per un momento di confusione?’ 
Regina avrebbe voluto distogliere lo sguardo , perché tutto ciò che vedeva in quello di Emma era terrore, disperazione e un’ostinata speranza che le facevano venire voglia di prenderla fra le braccia e non lasciarla andare mai più. 
‘Non lo vuoi. So che è così! Perché se c’è un modo per superare tutto questo è stando insieme. 
È sempre stato così. Anche quando non riuscivamo a capire cosa ci fosse fra noi. Stare lontane ci farebbe solo più male’. 
Regina abbassò il volto e chiuse gli occhi, nuove lacrime bruciarono sulla pelle del suo viso.
Impercettibilmente sollevò una mano poggiandola poi sul viso chiaro e stravolto della Salvatrice.
Lei restò ferma qualche secondo con l'affanno, osservandola senza davvero vederla, ancora accecata dallo sfogo di poco prima, così ci mise qualche secondo a realizzare i suoi movimenti. Sentì improvvisamente la sua mano sul viso e quasi non ci credette. Erano arrivate così vicine al punto di rottura che aveva iniziato a credere che, nonostante tutti i suoi sforzi, non ce l'avrebbe fatta. 
Ma quel tocco delicato la smentì. Sussultò. Forse non tutto era perduto. Non perse l'occasione e posò la mano sulla sua, facendola aderire totalmente alla sua guancia.
Addolcì lo sguardo, vedendola nuovamente così indifesa, ma non azzardò altre mosse, per paura della sua reazione. Le sorrise:
' Guardami. Sono ancora qui per te e non ho alcuna intenzione di andarmene. Non ti lascerò andare, ora che ti ho trovata. E...so che non lo farai neanche tu. Ti prego..."
'Non siamo i tuoi genitori.' Replicò sbuffando Regina.
'Non tutti hanno un vero amore...' continuò distogliendo lo sguardo.
Ci aveva creduto, certo. Per un po’ aveva pensato che lei ed Emma potessero esserlo... era stata ridicola a pensarlo... erano troppo diverse. Si amavano? Si. Ma l'amore da solo non bastava... distolse lo sguardo dai suoi dannati occhi verdi, che le facevano battere il cuore come non le succedeva da anni... Ma non significava niente, continuava a ripetersi.
'Quindi... non cr... credi che il nostro sia... vero amore?' Chiese Emma con voce strozzata, allontanando la mano.
Regina chiuse gli occhi. Regina non parlava. Regina non la guardava.
Sentì le forze abbandonarla. Se non avevano più quella consapevolezza, allora nulla poteva più essere certo. 
Restò a guardarla senza parole, nel silenzio che si faceva più pesante e carico di tensione ad ogni secondo. Le lacrime ripresero a rigare il suo volto.
'É questo quello che pensi?' le richiese stanca.
Lei seguitò a non rispondere, non tentando neanche più di fermare le lacrime. 
Ma presto Emma non ce la fece più a sopportare quel silenzio. Qualcosa scattò in lei.
'Dannazione Regina, rispondimi!' sbraitò improvvisamente. Sentí le parole rimbombare tra le pareti di quella casa ormai privata della sua vitalità.
'Dopo tutto quello che io ho fatto per te, dopo tutto quello che abbiamo passato, é questo quello che pensi?' e no, non le pareva giusto, perché poteva aver sbagliato, una volta o più di una, ma non valeva tutto ciò che di buono aveva fatto per lei.
Sobbalzò leggermente a quello scatto d’ira, non era abituata a vederla così e sapere che stava male per colpa sua la faceva stare peggio di come già stesse.
' Ci ho sperato, in realtà.' ammise.
 'credevo che forse potevo ancora trovare l’ amore... Credevo che tu potessi essere il mio vero amore...' rise amaramente '... ma non c’è un lieto fine per la Regina Cattiva.'
 Emma scosse lentamente la testa mentre sentiva la rabbia crescere in lei, seppur ancora salata dalle lacrime. Fece un passo indietro:
' io mi sono stancata, Regina. Mi sono stancata della tua ostinazione. Continui a negare la realtà, perché forse é quello che vuoi. Lo usi per giustificare le opportunità che non hai colto e io te ne ho date, di opportunità. Quindi non starò qui a supplicarti e a farmi rinfacciare cose che non merito, perché se c'è una cosa che non farò mai é inginocchiarmi a te, Regina! Non sei più la Regina Cattiva, é il momento che tu lo capisca'.
La guardò negli occhi un'ultima volta prima di darle le spalle e avviarsi verso la porta.
E Regina la guardò allontanarsi, il suo cuore si spezzava ad ogni passo che faceva lontana da lei e più vicina alla porta. Allungò una mano per bloccarla ma poi la ritirò. Aveva ragione. Stava mettendo fine a quella storia perché era convinta che Emma prima o poi l’ avrebbe lasciata, ed era meglio mettere fine a tutto subito che dopo anni...
Prima che Emma potesse aprire la porta , questa si spalancò e la Salvatrice si ritrovò di fronte suo figlio che gli rivolse uno sguardo stranito e decisamente preoccupato. 
‘Mamma? Che diavolo è successo?’
Lei tirò su col naso, alzò la testa a guardare il soffitto e poi chiuse gli occhi incapace di proferire parola. 
Il ragazzino entrò in casa e cominciò a far oscillare lo sguardo da Emma a Regina, che si era lasciata scivolare lungo la parete e nascondeva il viso contro le ginocchia. 
‘Henry mi dispiace..’ 
era riuscita a dire tornando con lo sguardo sul ragazzo. 
Henry scosse la testa debolmente e le prese una mano. La invitò a guardare sua madre adottiva e il cuore di Emma si spezzò per l’ennesima volta quel giorno. 
‘Ha bisogno di te’ sussurrò per non farsi sentire da Regina. 
‘Ragazzino mi ha mandato via..’ 
alzò le spalle , mentre altre lacrime riempirono i suoi occhi. 
‘Questo non ti ha mai fermato!’
Henry la spinse verso Regina e si assicurò di vederla inginocchiarsi davanti a lei prima di farle un occhiolino di incoraggiamento e cominciare a salire le scale che portavano al piano superiore .
Rimase in cima alle scale , nascosto dietro al muro per un tempo indefinito, anche se non riusciva a sentire niente ,doveva assicurarsi che Emma non lasciasse quella casa.
 
Emma prese un respiro profondo inginocchiandosi vicino a lei. Non voleva andarsene, non voleva davvero, ma era così difficile... E vederla così la stava uccidendo, ma forse era colpa sua. Se lei continuava a sentirsi in quel modo, a credersi inamabile, la colpa era solo sua, che non era riuscita a convincerla del contrario. Posò delicatamente una mano sul suo ginocchio:
'Regina, per favore... Io...mi dispiace, non volevo andarmene, non volevo dire quelle cose, non volevo accadesse nulla di tutto questo. Per favore, dammi un'opportunità, so che vuoi farlo. Niente ci impedisce di essere una famiglia, Henry...' si sentì quasi in colpa per stare usando suo figlio come appoggio:'...Henry ha bisogno di noi, noi abbiamo bisogno l'una dell'altra. Ti prego'
La vista di suo figlio la fece crollare ancora di più. Sapeva quanto Henry fosse felice da quanto Emma era andata a vivere con loro, anche lei lo era, nonostante il caos che adesso regnava in casa. La mano di Emma sul suo ginocchio la destò dai suoi pensieri. Henry aveva bisogno di loro, sapeva che aveva ragione...'Si, ha bisogno di noi.' Mormorò
Annuì, aggrappandosi di nuovo alla folle speranza di essere riuscita a convincerla:" si, si ha bisogno di noi'.
Le sollevò delicatamente il viso:" Guardami. Guardami e dimmi che ci credi davvero. "
Regina la guardò negli occhi, la paura traspariva dal suo viso, così come immaginava essere il proprio.
Annui’ alle sue parole. Henry, il suo pensiero andava a suo figlio, doveva renderlo felice e forse sarebbe andato tutto bene... Forse Emma non l'avrebbe mai lasciata... forse...forse poteva aver fiducia di lei, almeno un'altra volta. 
Per un momento pensò di starvi cascando di nuovo, ma ogni pensiero venne annullato quando vide il sorriso che si aprí sul viso di Emma. Un sorriso luminoso che rifletté su di lei la sua luce, sotto forma della consapevolezza di esserne la causa. Solo quello, avrebbe voluto. Poter essere la causa dei suoi sorrisi, non delle sue lacrime. E forse, dipendeva solo da lei. Lentamente sorrise a sua volta, mentre l'ultima lacrima solitaria lasciava il suo viso, e passò meno di un secondo prima che si ritrovasse stretta nel suo abbraccio.
 Affondò il viso contro il suo petto mentre con le mani stringeva forte la sua maglia. 
Lì, in quell’abbraccio serrato, Regina si sentì paradossalmente libera e al sicuro al tempo stesso. 
Il pianto, adesso liberatorio, che accompagnò i minuti successivi , riempì la casa di singhiozzi e sospiri.
‘Non vado via. Non lo farò Regina. Non potrei’. Le sussurrava Emma accarezzandole i capelli dietro la nuca e portando la fronte contro la sua. 
Il cuore di Emma era accelerato almeno tanto quanto il suo , i suoi occhi erano rossi e gonfi e la sua voce tremava ad ogni parola.
Solo ora si rendeva conto di che enorme sbaglio stava per fare.
Emma non era andata via nemmeno dopo che le era stato imposto più volte. Emma non voleva lasciarla. 
Si aggrappò a quella consapevolezza con tutta se stessa e le accarezzò piano una guancia mentre con delicatezza avvicinò le labbra alle sue. 
Le rivolse un ultimo sguardo , ancora troppo carico di emozioni, prima di chiudere gli occhi e baciarla con disperazione . 
Emma ricambiò con lo stesso fervore , tenendola sempre più vicina come per paura che potesse sfuggirle da un momento all’altro. Quando si staccarono, lo fecero solo le loro labbra, i loro occhi rimasero incollati.
'Emma...' iniziò Regina dopo qualche istante di silenzio.
'Non allontanarti più da me... ti prego.' Mormorò l’ ultima parola così debolmente che non sapeva se la salvatrice l’avesse sentita
‘Non ho mai voluto farlo’ rispose a tono ugualmente basso . 
Regina sorrise fra le lacrime, la baciò dolcemente ancora e ancora , poi scivolò contro il suo corpo e nascose il viso nell’incavo del suo collo. 
Respirò profondamente il suo profumo e permise finalmente ai suoi muscoli di rilassarsi. 
La Salvatrice rabbrividì quando le labbra del sindaco cominciarono a baciarla dietro l’orecchio. 
Chiuse gli occhi e poggiò la testa contro il muro , per potersi godere ogni sensazione di quel momento. 
Aveva temuto di averla persa ed ora ogni gesto sembrava assumere un significato maggiore. 
Il respiro caldo contro la pelle e le mani salde attorno al suo corpo, Regina era finalmente tornata da lei. 
Quei giorni assurdi e quei litigi furiosi l’avevano tremendamente spaventata. 
Per questo Emma non smetteva di accarezzarla e di stringerla a se, non sarebbe mai stata pronta a lasciarla andare.
Regina sospirò di sollievo tra i suoi capelli, sentendola ancora li, sentendo nei suoi gesti ancora tutto l'amore e la devozione di cui si era a lungo sentita immeritevole, e che con lei trovavano un nuovo significato. 
Si distanziò di qualche centimetro per guardarla negli occhi.
'Grazie e...beh, scusa se ti ho giudicata'
Emma sorrise, troppo felice per dare ancora importanza a quello che nella sua mente era diventato uno stupido e trascurabile malinteso. Certo, aveva ucciso Graham, ma ora anche quello era parte del suo passato. La sua Regina era una persona diversa, e quel conflitto le aveva fatto capire di non essere in grado di abbandonarla, poiché lei non lo avrebbe meritato.
La baciò di nuovo. Poi le tornò alla mente Henry.
'Credo che nostro figlio voglia delle spiegazioni per... Beh tutto questo. E dobbiamo rassicurarlo che ora va tutto bene. Anche grazie a lui, come sempre'
Henry aveva ascoltato tutto quello che le sue madri si erano dette ed un sorriso si fece largo sul suo volto.
‘Mamme?’ 
Le chiamò mentre le due si voltarono contemporanea verso di lui. 
‘Henry da quanto sei lì?’ Chiese Regina spaventata all’idea che potesse aver assistito a quel loro momento di intimità. 
‘Da quando avete cominciato a parlare di me più o meno ‘ gli sorrise mentre entrambe tirarono un sospiro di sollievo. 
‘Va tutto bene adesso? Avete chiarito?’ 
Domandò speranzoso, avvicinandosi di qualche passo . 
Emma annuì e prese la mano di Regina fra le sue. ‘Si. Stiamo bene adesso’. 
Rispose sorridendole dolcemente e guardandola negli occhi.
Il sorriso di Henry si ingrandì, mentre annuiva entusiasta.
'Bene, sono contento. Però..." entrambe tornarono a guardarlo temendo ci fossero altri problemi.
Quei giorni avevano già portato loro via troppo.
'Cosa c'è tesoro?' gli chiese Regina.
'Beh ecco...ho fame. Quindi se avete chiarito...che ne dite se prepariamo il pranzo?'. Tirarono entrambe un sospiro di sollievo prima di ridere leggermente ed Emma pensò che il suono della sua risata era il suono più bello del mondo. Che avrebbe voluto sentire solo quello, uscire dalle sue labbra, mai più parole di dolore. Si alzò e le tese la mano, aiutandola:
' certo ragazzino. Provvediamo subito'
 'Provvediamo Swan?' La voce di Regina non nascose il sarcasmo.
'sarà meglio che pensi io al pranzo se non voglio ritrovarmi la cucina in fiamme...' continuò la donna prendendola in giro per poi ridere.
Emma alzò le mani:
' come volete, vostra maestà'.
 Rise anche lei insieme ad Henry che corse ad abbracciarle:
' vi voglio bene. Sono contento che ora siamo di nuovo una famiglia'
 
 Quel giorno fu uno scambiarsi di sguardi incessante. Si cercarono in ogni modo, in ogni momento che lo rendeva possibile . Fu difficile resistere alla tentazione di distendersi e restare abbracciate senza importarsi del resto del mondo.  Ma avevano un figlio e delle responsabilità. Dovettero aspettare sera per potersi godere un po’ di pace e di ritrovata intimità .
Regina si stava preparando per la notte mentre Henry dormiva già da qualche ora.
Emma decise di scendere al piano inferiore, quando ricordando tutto quello che era successo quel giorno, le tornò alla mente l’immagine di Regina immersa nella lettura di un vecchio libro. 
Uscì di casa , rabbrividì per lo sbalzo di temperatura e si strinse le braccia contro il corpo. 
Prese il tomo da sopra il tavolino in vimini e lesse a bassa voce
‘Anna Karenina, Tolstoj’.
Ricordava quel titolo, aveva studiato qualcosa di quell’autore quando era al liceo. 
Tornò al piano superiore trovando Regina intenta ad infilarsi a letto. 
‘Ehi..’ sussurrò quasi intimidita. 
Poteva tornare a comportarsi normalmente? 
Era tutto come prima?
Regina le sorrise dolcemente e le fece segno di distendersi al suo fianco. 
La Salvatrice si infilò sotto le coperte e le porse il libro
‘ti va di leggermi qualcosa?’ 
Azzardò mentre un espressione dolce le illuminava il volto.
Regina le sorrise ancora e sfogliò le pagine decisa su quale passaggio leggerle. Conosceva quel romanzo molto bene, era uno dei suoi preferiti. 
Sospirò leggermente agitata e cominciò a leggere alternando lo sguardo dalla pagina agli occhi verdi che tanto amava . 
‘Scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa col sole, ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare’. 
Deglutì indecisa se continuare o meno , cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore. 
Emma non riusciva a distogliere lo sguardo dalle sue labbra. 
La sua voce calda le aveva accarezzato l’anima senza rendersene conto. 
Non disse una parola e scivolò contro il suo corpo , nascondendo il volto contro il suo collo. 
‘È così che mi guardi ?’ Soffiò impercettibilmente facendola rabbrividire. 
‘Non te ne sei mai accorta?’ 
Lei annuì per poi sollevarsi su un gomito e guardarla negli occhi. 
‘Mi sono sempre chiesta se non fosse solo frutto della mia immaginazione , perché desideravo che mi guardassi alla stessa maniera di come ti guardo io’. 
Sussurrò imbarazzata. 
Il cuore di Regina perse un battito. 
Era così che Emma la vedeva. 
Non avrebbe dovuto dubitare di lei in quel modo, ma la paura di essere una delusione anche per la Salvatrice l’aveva fatta impazzire del tutto. 
Avvicinò le labbra alle sue non permettendo mai ai loro occhi di staccarsi, poi finalmente la baciò e anche se non si guardavano più, si vedevano come si vede il sole, anche senza guardare.
 Emma vedeva in lei solo Regina e Regina lo sapeva , in cuor suo l’aveva sempre saputo, ma a volte la paura è un’ombra troppo scura che non ti permette di godere della luce. 
Non avrebbe più dubitato del suo sguardo amorevole e del suo amore incondizionato che la faceva tremare quando la stringeva forte fra le braccia. 
Emma era lì per lei e non se ne sarebbe andata così facilmente. 
Regina chiuse gli occhi e si addormentò con la consapevolezza di ritrovarla al suo fianco il giorno seguente e per tutti i giorni a venire .

FINE    
 
 
 
 
Salve!
Questa storia è stata scritta a più mani all’interno del gruppo fb “Maybe, I need you”.
E’ nata all’interno di un’iniziativa dopo tutti gli iscritti al gruppo erano invitati a scrivere un breve pezzo, in modo che, messi insieme, venisse fuori una storia compiuta. Spero che questo nostro primo esperimento vi sia piaciuto. Sicuramente a noi è piaciuto molto scriverla.
Gli autori sono caipiroska, _BlueHeart, diabolik783, AndreaG, thewickedwitch, Nao Yoshikawa, hart e wolfish.
Un ringraziamento particolare va a thewickedwitch per aver sistemato la storia.

 
   
 
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