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Autore: Rack12345    11/01/2019    2 recensioni
[In Sospeso]
Una ragazza fugge dalla Spagna portando con sè notizie importanti, notizie che potrebbero salvare il futuro della Francia.
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-E posso chiedervi cosa ci facevate sola nella foresta, vestita da uomo, inseguita da quegli uomini?-
Ecco appunto.
La ragazza rimase impassibile. E' vero che lui l'aveva salvata ed è vero che quello che aveva davanti era un moschettiere del re, ma non era sicura più di nulla dopo essersi sentita minacciata più dai francesi che dagli spagnoli.
Cercò di rimanere sul vago.
-Sono in viaggio verso Parigi per incontrare mio padre. Devo consegnargli qualcosa di molto importante.-
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-Posso conoscere il nome del mio salvatore?- chiese sorridendo.
-Oh, perdonatemi mademoiselle.- Il moschettiere fece un lieve gesto di riverenza con la mano -Io sono Aramis, moschettiere del Re.-
....
-Aramis, sono certa che anche voi abbiate già sentito il mio nome. O meglio il mio cognome.- fece una pausa. -Voi conoscete molto bene mio padre.-
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Storia ambientata dopo la fine della prima stagione.
AramisxNuovoPersonaggio
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Captain Treville, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di Nuovo A Casa
II
 
 
 




-Papà mi sei mancato. Scusami se non ti ho avvertito.-
Christine sciolse l'abbraccio che lei e suo padre si stavano dando. Lo guardò negli occhi e si accorse che in quei quindici anni era cambiato parecchio. Due solchi erano comparsi sotto gli occhi del capitano ed il suo volto aveva delle cicatrici in più. Una in particolare sotto l'occhio sinistro. I suoi capelli erano meno folti e la barba iniziava ad avere qualche pelo bianco.
Era vero che gli era mancato. Si erano inviati talmente poche lettere in quindici anni che si potevano contare sulle dita delle mani di uno solo di loro due.
Avrebbe voluto avvertirlo del suo ritorno, ma non ne aveva avuto il tempo e tra l'altro era stata spiata dagli spagnoli per tutta la sua permanenza nel loro paese.
-Non importa. Non avevo tue notizie da sei mesi, Christine. Ero preoccupato come non lo sono mai stato.- disse Treville ricacciando indietro qualche lacrima dovuta alla tensione e alle forti emozioni che provava nel riavere di nuovo sua figlia in Francia accanto a sè, illesa.
La ragazza si alzò. Stavolta non ebbe nessun giramento di testa. Nessun mal di schiena. Ma aveva comunque la stessa fame di quando era svenuta la prima volta quel giorno.
A proposito di svenimenti. Chissà dove era ora il suo salvatore. Ancora non lo aveva ringraziato.
-Se non fosse stato per Aramis mi avrebbero presa e torturata. E' una fortuna che sia passato di lì in quel momento.- disse la giovane.
-Già.- rispose il padre pensieroso. -Mi ha detto che stavi morendo di fame.-
Treville prese dei vestiti per sua figlia e glieli porse.
-E questi vestiti da donna di chi sono? Adesso esistono le Moschettiere?- chiese sorridente Christine, quasi sperando che il padre le rispondesse di sì.
-No, per fortuna. Sono di un'amica. Indossali e scendi le scale, sulla sinistra troverai un tavolo zeppo di cibo per te.- le diede un bacio sulla fronte. -Ti aspetto giù con Aramis, Athos, Porthos e D'Artagnan.-
Treville aprì la porta ed uscì.
Christine si chiese chi mai fosse questo D'Artagnan. Un nuovo fidato moschettiere?
Poco importava, se a suo padre stava simpatico tanto da accostarlo ai suoi tre migliori, stava bene anche a lei.
Si sfilò la camicia da notte che non si sa chi le aveva messo (preferì non pensarci: le opzioni erano suo padre o Aramis) ed indossò l'abito che suo padre le aveva dato. Era formato da gonna e corsetto blu scuro e sotto al corsetto aveva indossato una camicia bianca che le lasciava scoperte le spalle. Non perchè le piacesse avere le spalle nude, ma le andava larga, così come il vestito. Era dimagrita molto a causa di questo viaggio in cui non aveva fatto altro che correre qua e là stancandosi.
Infilò degli stivali ai piedi e poi si guardò allo specchio. Quasi si spaventò per lo stato dei suoi capelli. Cercò di sbrigliare i nodi dei suoi ricci il più possibile e li raccolse in una treccia laterale.
Quando il suo stomaco brontolò per l'ennesima volta, si fiondò giù per le scale e ai piedi di esse trovò un tavolo imbandito come aveva detto suo padre.
Cinque facce di cinque uomini seduti a quel tavolo la guardavano.
Suo padre, Aramis ed altri tre uomini.
-Signori vi presento mia figlia Christine. Christine loro sono Athos, Porthos, D'Artagnan e Aramis beh, già lo conosci.- disse il capitano indicando di volta in volta i proprietari dei nomi che aveva appena detto.
-E' un piacere fare la vostra conoscenza.- disse la giovane. -Mio padre mi ha parlato di voi in ogni lettera che mi ha scritto.-
Christine si sedette e cominciò a mangiare poco elegantemente. Poi riprese a parlare.
-Anche se di voi, D'Artagnan, non mi ha mai parlato. Siete nuovo?-
-Si può dire di sì, mademoiselle. Sono nei moschettieri giusto da un anno.-
-Capisco.- annuì lei.
I moschettieri la lasciarono mangiare in pace, senza farle troppe domande e lei li ringraziò mentalmente. Del resto erano moschettieri, sapevano quando parlare o meno e sapevano che lei aveva bisogno di mangiare in santa pace. Christine li aveva visti scambiarsi qualche occhiata ogni tanto. Porthos ed Aramis in particolare, probabilmente si stavano chiedendo come potesse una ragazza piccola come lei mangiare così tanto e così in fretta. Ogni tanto lei aveva farfugliato uno "scusatemi" o "non mangio da una settimana" e loro le avevano detto di non preoccuparsi.
Dopo aver finito di mangiare si scolò quattro bicchieri di acqua uno di seguito all'altro. Posò il bicchiere si lasciò andare sullo schienale della sedia soddisfatta.
-Credo che vomiterò.- disse sorridendo.
Porthos emise una risata che bloccò subito. Del resto era la figlia del capitano, non sapeva come avrebbe reagito se l'avesse presa in giro. Così finse di schiarirsi la voce per iniziare a parlare.
-Ah ehm...- iniziò il moro -Capitano, credo che voi due abbiate qualcosa da raccontarci.-
Treville lasciò che fosse la figlia a raccontare loro tutta la storia.
Raccontò che suo padre le aveva insegnato quasi tutto ciò che insegnava ai suoi moschettieri. Tirare di spada, sparare con pistole e moschetti, l'onore. Per quanto riguarda arco e frecce, quelli glieli avevano insegnati in Spagna. Giunta all'età di 15 anni suo padre le aveva detto che da quel giorno lei sarebbe dovuta diventare una spia spagnola, e così fu infatti. Finsero il suo funerale e lei partì per la Spagna. Raccontò di come era sgusciata all'interno della corte Spagnola, di come era diventata lentamente una di loro, apprezzata per le sue abilità ed ingegno, di come era riuscita ad ingraziarsi il figlio del primo ministro Spagnolo. Non raccontò di preciso come lo fece perché farlo davanti a suo padre non le sembrava appropriato, ma lasciò intendere che fu per le sue doti femminili. Aramis che stava seduto con un braccio appoggiato al tavolo, si arricciò l'estremità destra dei baffi e sorrise, come se si fosse sentito chiamato in causa.
Comunque era riuscita a non farsi scoprire. Ora dopo anni aveva in mano qualcosa di molto importante per la Francia.
-Sono tornata così in fretta perché..- esitò per poco. Quello che stava per dire non lo aveva ancora saputo nessuno a parte lei e il figlio del primo ministro.
Iniziò a boccheggiare e si tormentava le mani che le sudavano come non mai.
-Christine, mi fai preoccupare.- disse suo padre serio.
Lei continuava ad aprire la bocca ma non le usciva nessun suono.
Continuò a tormentarsi le mani finché delle dita non si posarono sulle sue a rassicurarla.
-Calmatevi, mademoiselle. Voi siete una spia di Francia, non dovete agitarvi per due parole.- disse Athos che era seduto accanto a lei.
Il tono della sua voce basso poteva sembrare severo, quasi un rimprovero, ma lei si rese conto che non era così. Il messaggio che le trasmise fu di ricordarsi che non doveva temere nulla perchè era giunta fin li sana e salva ed era in grado di fare qualsiasi cosa.
Christine tornò a respirare regolarmente .
I moschettieri la guardavano con le facce sospese, curiosi di sapere cosa mettesse tanta agitazione alla ragazza.
-Allora.- iniziò lei -Io sono fuggita, non perchè qualcuno mi avesse scoperto. Il figlio del primo ministro è stato assassinato.-
I cinque di fronte a lei rimasero in silenzio. Come era possibile che la voce non si fosse sparsa? Non capivano, ma la ragazza aveva iniziato a sputare fuori un fiume di parole ed interromperla per farle delle domande avrebbe potuto bloccarla di nuovo.
D'Artagnan si portò una mano sul viso accarezzando l'accenno di barba che aveva con fare pensieroso. Athos si tolse il cappello in segno di rispetto. Porthos smise di ciondolare sulla sedia. Aramis continuò ad arrotolarsi intorno al dito quel filo di paglia che aveva raccolto da terra e socchiuse gli occhi come se volesse leggere i pensieri della ragazza.
Solo suo padre parlò.
-Come è successo?- chiese.
-E' stato assassinato... da suo padre.-
Qui i moschettieri strabuzzarono gli occhi.
-Lui si era... innamorato di me, e vi garantisco signori che non era ricambiato, ma dovevo fare la mia parte. Suo padre non era contento, il mio falso nome era pur sempre un nome francese. Lo uccise per paura che mi potesse rivelare qualcosa, ma non riuscì a fermarlo. Federico aveva capito che fossi una spia ed in punto di morte, oltre a ripetermi quanto mi amasse, mi diede delle lettere dicendomi che avrei dovuto consegnarle ai miei capi se avessi voluto salvare la pace tra Francia e Spagna.-
-E dove sono queste lettere?- chiese Athos.
Christine si passò entrambe le mani sul volto per poi infilarle tra i capelli.
-Vi prego, perdonatemi.- iniziò -Quando credevo di essere spacciata ho pensato che sarebbe stato meglio che fossero andate distrutte piuttosto che in mano a quei banditi assoldati da chissà chi.-
-Christine...- disse il padre passandosi una mano sul volto.
-Ho dovuto farlo! Non credevo che sarei sopravvissuta!-
Aramis infilò la mano dentro la giacca e frugò per qualche secondo.
-L'ho trovata vicino alla riva del ruscello..- disse tirando fuori la lettera -Magari può essere utile.-
Gli occhi di Christine, e un po' anche quelli degli altri moschettieri, si illuminarono.
-Oh Dio! Ma come..-
-Eh a quanto pare non avevate fatto pienamente centro, mademoiselle.- Aramis porse la lettera al suo capitano. -Non l'ho aperta ovviamente, non sapendo nemmeno chi foste.-
Treville prese la lettera e se la mise in tasca.
-La leggerò e speriamo che non siano cattive notizie.-
-E speriamo anche che le altre lettere siano finite davvero nel fiume.- aggiunse D'Artagan.
In effetti.
-Bene.- disse Treville. -Io ho urgenza di leggere questa lettera. Christine, tu fai quello che vuoi. Riposati, mangia, passeggia. Per oggi non hai altri compiti.- le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. -Sei stata brava, figlia mia.-
Treville sparì su per le scale e non appena la porta del suo ufficio si chiuse Christine potè sentire dietro di sè i moschettieri mormorare "Figlia. L'ha chiamata figlia", "le ha dato un bacio" e "Ha detto figlia mia".
Christine si morse un labbro cercando di trattenere un sorriso e si voltò verso i quattro rimasti.
-Guardate che vi ho sentiti. Che immagine vi siete fatti di mio padre in questi anni?- disse lei sorridendo.
Porthos prese parola -Beh, è strano per noi vedere il nostro capitano così. Al massimo ci da una pacca sulla spalla!-
D'Artagnan era rimasto in disparte e Aramis, vedendolo, gli andò accanto.
Lo guardò alzando le sopracciglia, facendogli capire che voleva sapere cosa fosse a turbarlo. Il guascone distolse lo sguardo dalla forchetta che continuava a girarsi tra le mani.
-Che c'è?-  chiese.
Aramis si portò una mano al mento con fare pensieroso. Aveva capito che il suo amico era ancora con la testa a casa della sua innamorata. Constance.
-Ho un'idea per tirarti su il morale e per farti rivedere Constance!- sussurrò.
-Cosa??! No Aramis non..-
-Christine!- Il moschettiere si avvicinò alla ragazza -scommetto che voi non abbiate un posto dove dormire.-
La giovane sollevò lo sguardo verso il suo interlocutore. Era parecchio più alto di lei.
-Beh, io avevo pensato di fermarmi qui alla guarnigione.-
Aramis scosse la testa. -Nah, non credo sia il caso. Sai, con tutti questi uomini.-
Christine rise -Beh!- esclamò -Da quanto ho sentito siete voi il peggiore di tutti, Aramis!-
-Oh sì!- si aggiunse Porthos -Non consiglio a nessuna donna di avvicinarsi a lui!-
Aramis fece come a scacciarlo con un gesto della mano -Ah, sta zitto.-
-E dove proponete di abbandonarmi?- chiese la giovane.
-In mani più che sicure! Abbiamo un'amica che vi ospiterà volentieri. Non è vero D'Artagnan?-
-Sicuro.- rispose quello con aria persa.
-Bene! D'Artagnan vi scorterà da Madame Bonacieux.-
Prima che la ragazza potesse fiatare, il moschettiere si girò verso di lei e le prese le braccia delicatamente.
Quel contatto fece uno strano effetto a Christine.
-Prima che possiate dire qualsiasi cosa, mademoiselle, dovete sapere tre cose importanti: uno, D'Artagnan e Constance Bonacieux sono molto innamorati. Due, sono in rotta. Tre, lei è sposata.- sussurrò.
-Aehm..- Christine stava ancora pensando alle mani forti di Aramis sulle sue spalle e al suo viso che si era fatto molto vicino al suo. -Certo, situazione complicata, me lo ricorderò.-
 
 




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D'Artagan bussò alla porta di casa Bonacieux. Era da due settimane che non vedeva il volto di Constance o che non sentiva la sua voce. Le mancava come l'aria. Le mancava vederla prendere a schiaffi il povero Aramis. Le mancava non vederla girare per la guarnigione con la sua grande gonna ed i suoi boccoli pieni di nastri e perline al vento.
La porta si aprì e quando Christine posò gli occhi sulla donna si rese conto di non aver mai visto una bellezza così genuina. Era bella, le guance tonde e rosee, gli occhi grandi e leggermente spalancati per lo stupore di trovarsi davanti il giovane che tanto desiderava ma che non poteva avere. Una frangetta arricciata le ricadeva sulla fronte, rendendo il suo viso ancora più aggraziato. Christine li osservò entrambi. Erano rimasti tutti e due con le bocche socchiuse come se gli si fossero smorzate le parole in bocca. Solo quando la ragazza si schiarì la voce, Constance parlò.
-D'Artagnan.- deglutì a fatica -Cosa posso fare per voi?- disse con una formalità troppo forzata.
Il ragazzo aggrottò la fronte. -Adesso ci diamo del voi?-
Non era arrabbiato, forse solo deluso.
In risposta Constance posò gli occhi sulla ragazza accanto al guascone come per dire "ti sei accorto che c'è un'altra persona?"
Probabilmente era solo per quello che lei aveva usato un tono così formale.
D'Artagnan osservò la sua nuova amica e scosse la testa come se si fosse appena svegliato da un sogno.
-Oh, perdonatemi madame- disse lui. Mise un braccio dietro la schiena di Christine per farla avanzare verso Constance. -Lei è Christine, una nuova arrivata. Ha bisogno di un posto dove alloggiare.-
Christine fece una lieve riverenza -Sono Christine de Treville, è un piacere conoscervi Constance.-
La donna aggrottò le sopracciglia.
-Avete detto Treville???!-
D'Artagnan serrò le labbra per farle capire che la strada non era proprio il luogo adatto per parlarne.
-Prego, entrate. Mio marito non tornerà prima di stasera.-  mise una mano sulla spalla di D'Artagnan -Avete parecchie cose da spiegarmi.-
Una volta dentro, Constance offrì loro del tè e D'Artagnan le spiegò per filo e per segno la storia di Christine e la ragazza capì che Constance doveva essere un'amica davvero fidata se le stavano raccontando proprio tutto.
Si accordarono sul pagamento dell'affitto e Christine aveva esclamato con rapidità che a quello avrebbe senz'altro pensato suo padre.
Christine salutò madame Bonacieux dicendole che sarebbe tornata la sera stessa con i suoi pochi effetti personali ed uscirono. Sulla soglia vide che D'Artagnan non voleva muoversi da lì e si voltò pensando di lasciar loro un po' di 'intimità'.
Beh, non credo che possano sbaciucchiarsi in mezzo alla strada.
D'Artagnan baciò con estrema lentezza la mano della sua amata.
-E' stato un piacere rivedervi D'Artagnan.- le aveva detto lei.
-Spero che i nostri incontri ricominceranno ad essere più frequenti, madame.-
E se ne andò con un lieve sorriso stampato sulla faccia. Christine lo guardò. Sembrava che anche gli occhi gli ridessero. Capì che l'amore che provavano l'uno per l'altra doveva essere intenso come pochi ne esistevano. A lei non era mai capitato di innamorarsi così.
-Sembrate un'altra persona ora.- gli disse.
D'Artagnan continuò a sorridere. -E dovrei ringraziare voi per questo.- le disse.
Arrivati alla guarnigione Christine si sedette sulle scale dell' ufficio di suo padre ed osservò i moschettieri che si allenavano a tirare di spada poco lontano da lei.
Se fosse nata maschio sarebbe stata lì in mezzo a loro probabilmente.
Aramis e Porthos si stavano rotolando nella paglia in un combattimento che era diventato un corpo a corpo. Ovviamente Porthos stava avendo la meglio.
D'Artagnan li raggiunse.
-Ho voglia di tirare di spada!- esordì sorridente. -Chi si offre?-
I due si alzarono. Aramis emise un lamento e si portò una mano dietro la schiena mentre si allontanava zoppicando.
-Io passo.- disse con un espressione di dolore sul volto.
-Oh andiamo, per cosi poco?- rise Porthos.
-Dammi un moschetto e ti faccio vedere!- rispose ridendo Aramis. Si sedette sulle scale accanto alla figlia del capitano.
Christine si prese le ginocchia tra le braccia.
-Vi ha stracciato, eh?-
L'uomo si passò una mano tra i capelli.
-Andiamo, l'avete visto? Nessuno lo batte con il corpo a corpo!- alzò un dito verso la ragazza -Datemi un moschetto, una pistola, o una spada. Sono il migliore con il moschetto.-
-Oh non ho dubbi su questo.- disse lei.
Aveva atterrato i suoi aggressori con un solo colpo a testa a parecchi metri di distanza.
-Come è stato?- le chiese Aramis avvicinandosi di più a lei ed abbassando il tono della voce.
-Cosa?- 
-L'incontro tra i due innamorati, ovvio!-
-Ah!- esclamò lei.
A che altro avrebbe potuto riferirsi altrimenti?
-Formale.-
-Formale? In che senso?-
Aramis appoggiò i gomiti sullo scalino superiore e si stirò la schiena. La velatura della camicia verde che indossava lasciò intravedere le sue spalle forti. Christine fu costretta a distogliere lo sguardo per poter formulare una frase di senso compiuto.
-B-beh,  facevano finta di non conoscersi. Si davano del voi. Ma è stato malinconicamente romantico. D'Artagnan non ha smesso di sorridere un attimo da quando è uscito da quella casa.-
Aramis sorrise compiaciuto.
-Non c'è di che, amico.- disse come se potesse sentirlo ,chiudendo gli occhi e beandosi del sole che gli baciava il volto. 
Lei sorrise. Era un eroe romantico davvero, allora. Gli piaceva aiutare la gente. Del resto era un moschettiere.
-A proposito di cose per cui bisogna ringraziarvi..- cominciò lei. Aramis si voltò per guardarla. -Non vi ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita.-
-Oh, è stato un piacere mademoiselle. Siete stata una piacevole scoperta.- sorrise lui.
Aramis si tirò su meglio e guardò la ragazza.
Lei si perse di nuovo nella profondità dei suoi occhi neri e quando l'uomo le accarezzò il profilo del viso con il dorso della mano sussultò, colta alla sprovvista. Che cosa le prendeva? Non era mai stata una di quelle ragazze che si sconvolgono con poco.
-Certo..- sussurrò lui. -Dovrei aspettarmi di ricevere un premio per aver riportato a casa la figlia del capitano sana e salva.-
Lei avvampò e sperò che il moschettiere non lo notasse.
Non era certo la prima volta che qualcuno le dava attenzioni, ma era la prima volta che lei si sentiva così coinvolta. L'effetto che Aramis aveva su di lei era qualcosa di nuovo, ed era difficile resistergli.
Si avvicinò alla guancia del soldato e vi schioccò un bacio rapido.
-Spero basti, mio salvatore.- sussurrò lei sorridendo leggermente imbarazzata.
Aramis passò lo sguardo dagli occhi alle labbra di lei. Si allontanò leggermente rendendosi conto che, diamine, era la figlia del capitano.
-Non aspiravo ad altro.- concluse sorridendo.
Una voce dall'alto li interruppe.
Per fortuna.
-Porthos, D'Artagnan!- Era Athos che era appena uscito dall'ufficio di Treville.
Con un cenno della testa fece capire ai suoi compagni di salire ed entrare piuttosto urgentemente. Poi abbassò lo sguardo sulle scale dove vide che Christine e Aramis si erano ormai allontanati.
-Anche voi due, sbrigatevi.- aggiunse guardandoli.
Salirono tutti in fretta le scale. Per ultimo Aramis. Quando passò  davanti ad Athos, questi lo afferrò per un braccio.
-Aramis.-
-Sì?-
-Che stai facendo.- più che una domanda sembrava che Athos volesse dire "Non farlo".
-Niente!-
Athos sospirò e prima di entrare aggiunse -Almeno non è la regina.-
Quando furono tutti dentro Athos chiuse la porta.
Treville stava in piedi dietro al suo scrittoio ed osservava la lettera che aveva recuperato Aramis con aria preoccupata.
Quella poca gioia che aveva portato il ritorno della figlia era appena svanita.
-Signori.- cominciò -Abbiamo un problema.-


























Buondì!
Ecco il secondo capitolo. Spero che il personaggio e storia di Christine vi stiano piacendo =)
Datemi un vostro parere con una recensione!
Vi ringrazio per avermi letto e a presto!
Rack 




 
  
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