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Autore: Shaara_2    11/01/2019    1 recensioni
Questa storia racconta l'epilogo del serie TV Boys over Flowers, esattamente come avrei voluto vederlo io. Viva il lieto fine!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Boys over Flowers

L'orgoglio dell'anguilla

Parte I di II



 

Il vento volava nei suoi capelli leggeri e delicati. Il mare rifletteva i raggi del sole con un bagliore sfrontato e abbagliante, facendo sembrare le onde come composte di un sottile strato di diamanti liquidi agitati solo dalla brezza marina.

 

Una lieve folata di vento portò una goccia d’acqua di mare sulle labbra di Jan-di, colpendo invece con energia il viso di Jun-pyo, lasciandolo bagnato e divertito allo stesso tempo.

 

“Tutto a posto?”, disse alla ragazza.

 

Tolse un fazzoletto di seta dalla tasca dell’abito scuro, lasciò che i rigagnoli di acqua salata scivolassero sul suo viso occupandosi unicamente di quella goccia che da sola aveva osato colpire le labbra di Jan-di.

 

Nell'osservarla cadere si domandò se la ragazza avrebbe accettato una soluzione alternativa al suo fazzoletto. Aprì le labbra sognando di poter asciugare Jan-di con la sua stessa pelle, ma sapeva che quella sarebbe stata una confidenza che ancora non gli avrebbe permesso. Così aspettò, rimanendo a fissarla con il suo sguardo beffardo e sognante, immobile, perso in un immagine in cui lei era l’unica stella del cielo. Abbassò gli occhi e si rassegnò a porgerle il fazzoletto per farla asciugare da sola.

 

“Si, tutto ok, solo qualche goccia. L’onda voleva farci uno scherzo.” Jan-di prese il fazzoletto passandolo sulle sue labbra.

 

Alzò gli occhi con fare furtivo, trovandolo totalmente assorto in numerosi e inafferrabili pensieri. Osservò il suo viso, non si era neanche asciugato dopo che quell’onda li aveva colpiti. Si domandò che cosa potesse distrarlo in quel modo. Di sicuro non doveva essere stata lei a fargli perdere l’attenzione sul loro discorso.

 

“Ti va di mangiare?”

 

“Ok, dove andiamo?”

 

Jun-Pyo le sorrise in risposta. “Dove ti piacerebbe andare?” Questa volta l’aveva sorpresa. Questo non era l’atteggiamento dell’arrogante Jun-Pyo. Possibile che fosse cambiato così tanto?

 

Erano passati quattro anni dall’ultima volta che si erano visti. Era tornato da lei con il suo solito fare beffardo, ma questa volta sembrava veramente risoluto e deciso a conquistarla. Se non fosse stata certa che Jun-Pyo, al suo interno, fosse sempre il solito prepotente che conosceva, probabilmente, gli avrebbe dato più speranza. Invece era ancora incerta sui suoi sentimenti. Non poteva veramente essere cambiato tanto.

 

Jan-di non sapeva proprio che cosa pensare di Jun-Pyo: si erano lasciati per la loro incredibile caparbietà e orgoglio e anche se era tornato per lei, con un anello in mano e un’allettante proposta di matrimonio, continuava a chiedersi se fosse veramente quello che voleva, almeno questo era quello che le suggeriva la sua mente, perché il suo cuore, di sicuro, batteva più forte ogni volta che Jun-Pyo ondeggiava guardando le sue labbra. A volte aveva il dubbio che fosse sempre sul punto di baciarla. Eppure non cedeva mai a quel trasporto.

 

La toccava appena e solo il tanto necessario, mai una mano fuori posto, mai un azzardo, nemmeno un bacio rubato al chiaro di luna e Jan-di si ritrovò a domandarsi se questo fosse veramente quello che desiderava…

 

“Allora? Vuoi rispondere? Ti ha mangiato la lingua un gatto? Cosa ti piacerebbe mangiare?”

 

“Jun-Pyo, da quando ti interessa che cosa desiderano gli altri?”

                                   

“Ancora me lo domandi?” Il ragazzo scosse la testa sorridendo, “te l’ho detto che devi prenderti le tue responsabilità verso di me Jan-di. Non ho nessuna intenzione di lasciarti andare.”

 

“Chi ti ha detto che io voglia prendermi quelle responsabilità?” Jan-di incurvò le labbra accennando un broncio per poi ridere divertita. “Quattro anni fa ti ho detto che se fossi stato una persona migliore, avrei considerato di prendermi questa responsabilità! Non ti ho detto che l’avrei fatto e basta!”

 

Jun-Pyo alzò la testa guardando il cielo, sapeva quanto Jan-di fosse tenace e ostinata nel suo orgoglio, ma l’aveva già conquistata più volte, nonostante incredibili ostacoli e forse, con un po’ d’impegno, sarebbe riuscito a conquistarla di nuovo, ma questa volta per sempre.

 

“Ragazza ordinaria, la tua memoria non funziona bene ma, sì, questa cosa la ricorda.” Abbassò lo sguardo sul suo viso minuto, “... anche io ti dissi qualcosa riguardo al mio ritorno.” Jun-Pyo prese fiato, i suoi occhi cominciarono a tremare. “Ti ho detto che se fossi tornato, l’avrei fatto per non lasciarti più…”

 

Jan-di sorrise, mostrando appena delle tracce di quella emozione confusa che la stava divorando dall’interno.

 

“E’ vero l’hai detto”, poi qualcosa le impedì di continuare a parlare. Sebbene fosse ancora indecisa su quale fosse l’uomo giusto per lei, l’ostinata persistenza di Jun-Pyo iniziava a fare il suo effetto.

 

Guardò in alto cercando il suo viso e lo trovò pronto per risolvere la questione con un bacio. Non sarebbe stato il primo che le dava, sarebbe stato come gli altri dolce e appena accennato sulle labbra, come il bacio di un fratello, ma questa volta la sorprese. Si chinò avvicinandosi al suo viso e come sempre lei rimase immobile, come aveva sempre fatto, ma lui era decisamente cambiato, almeno in questo.

 

Posò le labbra dolcemente, poggiandole piano, piano, eppure, diversamente dalle altre volte, sembravano più calde e pressanti come se qualcosa le bruciasse nel contatto. Qualcosa di inaspettato. Qualcosa che da quel giorno le avrebbe tolto il sonno al loro ricordo.

 

“Jan-di” disse Jun-Pyo con un filo di voce, poi cominció a baciarla come un uomo, togliendo di colpo l’innocenza in quel gesto che fino ad allora era stato solo un gioco.

 

Alcuni istanti ancora e la sua mano le diede una ulteriore certezza di quanto fosse diverso. Le sue dita si posarono sul suo viso, cingendolo come in un abbraccio, eppure il suo tocco era ancora dolce e gentile, senza forza e senza possesso, decisamente in contraddizione con la sua bocca che invece si espandeva al contatto con le sue labbra.

 

Che cos’era quello strano senso di vuoto nello stomaco che provava solo a guardarlo? Come osava adesso, dopo quattro anni, cercare di baciarla in quel modo? Poi i pensieri divennero più bagnati e carichi quando, arrendendosi a qualcosa di insensato, lo lasciò aprire dolcemente le sue labbra facendosi assaggiare, gustare, esplorare in ogni angolo della sua bocca e si lasciò bere come se lei fosse pioggia e lui un naufrago che muore di sete.

 

Aprì gli occhi, forse gli stava cedendo una confidenza che ancora non meritava eppure qualcosa in lei si era arresa. Si abbandonò a quella sensazione calda e avvolgente che proveniva dalla sua mano. Anche questa era una nuova confidenza che non gli aveva apparentemente ancora concesso, e ora la confondeva.

 

Le sue dita posate tra la nuca il viso le facevano sentire il brusio del mare come ovattato e quel senso di incredibile vuoto al petto le ricordava quanto fosse ridicola la loro intricata relazione. Eppure qualcosa in lei stava scricchiolando, l’aveva sentito mentre cedeva a quella lusinga, baciandolo e maledicendo ogni bacio. Rispondeva a quel caldo e sconosciuto piacere senza potersi fermare, e più lo faceva, più lui prendeva coraggio, toccandole i capelli, il collo, accarezzandole le orecchie poi il mento, diventando sempre più affamato ad ogni ad ogni contatto o minima concessione.

 

Anche Jun-Pyo aprì gli occhi senza mai smettere di fissarla, affondava tra un bacio morbido e uno più audace, cambiando l’inclinazione del viso, per poi tuffarsi ancora e ancora nelle sue labbra come se fosse un pesce e la sua bocca il mare. Un altro passo verso l’abisso e si ritrovò ad aver afferrato il suo viso con entrambe le mani mentre lei si arrendeva incredula e tremante tra le sue braccia.

 

Questo deve essere un sogno, pensó afferrando un battito mentre scivolava nell’oceano dei suoi desideri. Quanto sei bella, disse ancora, ma quando aprì le labbra le parole non vennero fuori proprio uguali ai suoi pensieri.

 

“Scommetto che non puoi più fare a meno di baciare il grande Jun-Pyo” disse il giovane con il suo inconfondibile fare arrogante.

 

“Jun-Pyo, tu vuoi morire?”

 

Normalmente si sarebbe staccato simulando una falsa indifferenza, ma questa volta no, continuó a fissare le sue labbra, cambió ancora inclinazione prendendo fiato e con una stretta l’avvicinó al suo corpo, stringendola più forte che poteva.

 

Era la prima volta che osava tanto. Si fissarono per un istante senza fiato, come se respirare fosse diventato pesante, poi chiusero gli occhi insieme, nascondendo quel pizzico di emozione che avevano lasciato passare tra le fronde dell’orgoglio, riprendendo timidamente a baciarsi dal punto esatto in cui si erano fermati.

 

Forse Jan-di si era messa troppi problemi su quella relazione. Forse doveva solo lasciare andare le cose oppure poteva ancora ritirarsi e rinnegare tutto, ma adesso, in riva al mare, mentre Jun-Pyo reclamava per sé le sue labbra, tutto era talmente perfetto che poteva lasciarlo fare, al domani avrebbe pensato un altro giorno…

 

*

 

“Allora, cosa ti va di fare?” la voce mezza divertita risvegliò Jan-di da tutti i suoi pensieri.

 

“Cosa?”

 

“Se ti va possiamo andare a casa mia, posso mostrarti la mia cucina e preparare qualcosa.”

 

“A casa tua?” Affermò Jan-di, spalancando gli occhi con un briciolo di disappunto. “Incontrare tua madre dopo 4 anni? Non ci penso proprio!”

 

“Non hai capito, non abito più con la mia famiglia, mi sono comprato una casa tutta mia.”

 

“Hai una casa?” Jan-di si girò a guardarlo divertita, proprio non lo immaginava a vivere da solo.

 

Anche Jun-Pyo rise come se facesse tutto parte di un piano ben programmato. “Allora? Perchè ci metti tanto a rispondere? Vuoi vederla?”

 

Jan-di gli sorrise divertita.

 

Arrivati a casa, Jun-Pyo aprì la portiera dell’auto aiutandola a scendere e accompagnandola fino al portone con una mano dietro la schiena.

Il cuore di Jan-di iniziò ad allarmarsi quando il ragazzo la superò per aprire la porta d’ingresso, però, una volta entrata nell’appartamento, di colpo, si sentì come a casa.

 

Era una appartamento piccolo, confortevole, con un arredamento sobrio ed essenziale, prevalentemente bianco e con poche rifiniture in acciaio. Sembrava la classica casa di un uomo solitario con l’evidente assenza di una donna a curare i dettagli.

 

Jan-di cominciò a toccare le mensole e i mobili vuoti, senza polvere. Era tutto nuovissimo, bello, ordinato e piacevole alla vista. Pensò che anche lei avrebbe potuto arredare quella casa in quel modo, forse con qualche dettaglio in più per ravvivare tutto quel bianco, ma nell’insieme le sembrò piacevole e luminoso. Proseguì ad analizzare l’arredamento fino al bancone che separava il salone dalla cucina a vista. Era bellissima, grande e attrezzata per un solo cuoco o al massimo poche persone. Era evidente che Jun-Pyo non aveva cameriere in questa nuova casa, non ci sarebbe stato lo spazio. Sembrava più la casa di una coppia normale, senza eccessi o inutili ostentazioni.

 

“Ma...è tua?”, Jan-di si fermò ad osservare un vaso vuoto al centro del tavolo della cucina. Dei fiori rossi avrebbero di sicuro reso la stanza più gradevole.

 

Jun-Pyo posò un gomito sul bancone, restando a guardare i suoi spostamenti.

 

“Sì, ti piace?”disse roteando il bacino per seguire i suoi movimenti nella stanza, poi la ragazza si piegò colta dalla curiosità di aprire i cassetti. Un’infinità di pentole e piatti immacolati riempivano gli armadi. “Li hai mai usati?” disse prendendo i piatti ancora imballati tra le mani.

 

Jun-Pyo la raggiunse, spostandola con un colpo di bacino. La ragazza perse l’equilibrio cadendo per terra.

 

“Ehi! ti sembra il modo?” disse afferrando la mano che il ragazzo le aveva allungato per aiutare ad alzarsi. Fortunatamente era riuscita a non rompere neanche un piatto, ma certo quello era il solito modo di fare di Jun-pyo, come aveva fatto a pensare che fosse cambiato?

 

“Togliti da lì che cucino qualcosa”, disse lui guardandola dall’alto al basso con una sottilissima espressione di sfida.

 

Jan-di rise divertita e sorpresa. “Perchè sai cucinare?”

 

Jun-Pyo sembrava aver aspettato quella domanda per millenni e adesso si gongolava sapendo di sorprenderla. “In quattro anni da solo, si imparano un sacco di cose”. Spostò la ragazza di peso, sollevandola per le braccia e poi aprì il frigo rivelando il prezioso contenuto.

 

Quattro anguille ancora vive e parecchio arrabbiate aspettavano l’apertura dello sportello.

 

Si inginocchiò ad afferrare un pentolone e un grosso coltello, poi prese le anguille mettendole sul tavolo. Afferró le mani di Jan-di per metterle sopra la prima anguilla che gli capitò tra le mani, sollevando il coltello verso l’alto. Tutti seguirono il movimento del coltello anche le anguille tremanti per la paura.

 

Chiuse gli occhi prendendo coraggio e li riaprì prendendo la mira.

 

“Aaaaaaaa” Urlò Jan-di cercando di fermare l’anguilla che si agitava tra le sue mani, mentre le altre tre, ormai libere, sgattaiolavano sul pavimento.

 

Per la paura gli cadde il coltello. “Jan-di sei pazza? Se il coltello mi cadeva sui piedi ora avrei perso tre dita.”

 

“Tu vuoi ucciderla? Non dirmi che fai queste cose?” Jan-di era furente.

 

Jun-pyo la guardò sconcertato. “Ti ho visto mangiarla cotta in qualsiasi modo, a pezzi, nel sugo, nel brodo, arrosto, impanata e fritta… dimmi: qual è il problema?”

 

Jan-di iniziò a balbettare muovendo le mani: “I...io...non posso mangiarla viva”, disse la ragazza continuando a tenere l’anguilla mentre questa cercava di morderla. Prese il pesce e lo passò in mano al ragazzo che lo osservò inorridito, evitando di far finire le sua dita tra le fauci affilate dell’animale.

 

Jun-Pyo posò il coltello, ripassò l’animale in mano a Jan-di e cercò di riacciuffare le anguille che si divincolavano nel pavimento in cerca di una via di fuga, ma l’impresa era ardua: ogni volta che ne afferrava una altre due riuscivano a scappare.

 

Una volta che riuscì ad afferrarle tutte, mentre Jan-di urlava cercando di tenere stretta quella che aveva tra le mani, le infilò in un insalatiere riuscendo a chiudere il coperchio.

 

L’anguilla che teneva Jan-di, vedendo la situazione, non si arrese e con un movimento scattante riuscì a liberarsi dalla presa della ragazza per dare una frustata con la coda proprio sul naso di Jun-Pyo.

 

“Uch, maledetta anguilla!” Urlò il ragazzo tenendosi il naso. Con gli occhi infuocati si girò verso il pesce con aria di sfida, lanciandosi nella cattura come un forsennato, ma l’anguilla continuò a strisciare nel pavimento sfiorando la velocità della luce e soprattutto attorcigliandosi nella caviglia di Jan-di che per la paura urlava da sopra una sedia.

 

Infine afferrò l’anguilla con tutta la caviglia di Jan-di, sollevandola per aria.”Presto metti il sale in una busta che la soffochiamo!”

 

“Co-cosa?”, disse Jan-di sconvolta.” Tu vuoi fare questo ad un povero animale indifeso?”

 

Jun-Pyo si girò intorno guardando in quale modo aveva devastato la casa nella folle rincorsa dei viscidi animali. Tutte le sedie stavano per aria, due vasi si erano rotti, le tende del salone erano staccate, il tappeto mezzo arrotolato, sporco e bagnato, il tavolino sdraiato su un lato, il sale sparso per terra e una montagna di coltelli erano rovinosamente caduti per tutta la cucina. “Indifeso?”, disse senza riuscire a trattenersi.

 

Jan-di fece di sì con la testa, osservando l’anguilla che si teneva stretta e salda alla sua caviglia e la fissava con gli occhi grandi in cerca di conforto. “Non vedi ? Sta cercando di parlarmi: sta chiedendo aiuto.” La ragazza si piegò verso la sua gamba sospesa per aria per parlare con l’animale: “hai ragione piccolina, è solo un mostro cattivo, ma adesso ci sono io.”

 

Jun-Pyo la guardò incredulo e con un labbro tremante per l’esasperazione: tutto il suo programma culinario stava andando decisamente a farsi benedire per colpa di un’anguilla. Di sicuro quel pesce era un lontano parente di Jan-di e dovevano essersi alleate.

 

“Jan-di, l’ho comprata per mangiarla!” Non era possibile che una sola anguilla avesse interferito in questo modo con i suoi piani. Avvicinò il viso alla caviglia di Jan-di cercando di strappare il pesce, ma sia l’animale che la ragazza fecero resistenza scappando e facendo cadere l’ultima sedia. Jun-pyo le rincorse fino ad afferrare la ragazza per un polso spingendola contro il lavandino. Con un movimento brusco cercò di afferrarla per entrambe le braccia mentre lei si divincolava, così fu costretto a sovrastarla mentre Jan-di, come unica alternativa, allargava le gambe scalciando con la caviglia dove teneva il pesce, il quale,  comprendendo che la situazione si stava facendo pericolosa, pensò bene di darsela a gambe e, dato che l’anguilla non ha zampe e visto che di gambe intrecciate c’è n’erano già abbastanza, strisciò via senza farsi notare …

 

Restarono solo Jan-di e Jun-Pyo letteralmente incastrati davanti al lavandino. Jun-pyo sentiva la gamba di Jan-di sollevata fino al suo bacino, mentre l’altra gamba era totalmente attorcigliata nella sua, rendendo impossibile ogni movimento. Uno strano pensiero occupò improvvisamente la sua mente. Qualcosa di inconfessabile, in qualche modo legato ai suoi pensieri notturni più caldi e meno romantici, che vedevano sì la ragazza in quella posizione, ma con molti meno vestiti.

 

Un turbine di immagini prese il possesso della sua mente, rendendolo muto e spaventato dalla sua stessa reazione a quel contatto. Qualcosa di inarrestabile iniziò a muoversi nel suo corpo dando evidenti segni di una nascosta vita sotterranea che, nonostante la sua battaglia interiore per tenere la situazione sotto controllo, sembrava decisa a riemergere. Era un dettaglio personale che, anche volendo, non riusciva più a nascondere. Arrossì timoroso, grattandosi la testa.

 

Anche Jan-di si accorse dell’imbarazzante posizione e del caloroso effetto che aveva causato in Jun-pyo. Aprì gli occhi confusa e vagamente curiosa di una ulteriore e personale verifica. Era proprio quello che pensava? No, non era possibile, Jun-pyo era sempre stato molto serio su queste cose.

 

Si guardarono per un istante imbarazzati.

Un dolore acuto e un senso di vuoto la colpì verso sud del suo corpo, un'emozione anomala che la costringeva a restare avvinghiata al ragazzo e a respirare più in fretta, come se fosse in pericolo, ma non era pericolo quello che sentiva, sembrava più ...attrazione, come una calamita.

 

Un senso misto di dolore e piacere cancellò tutti i suoi precedenti pensieri, neanche ricordava più che erano finiti in quella posizione per colpa di un’anguilla.

 

Fu solo dopo qualche istante che si rese conto che una mano del ragazzo era poggiata sulla sua coscia nuda e la teneva stretta e sollevata, ancorata al suo bacino, mentre un’altra parte dei loro corpi era finita pericolosamente in attrito.

 

Ci volle poco per capire che stava in piedi solo perchè lui la teneva stretta abbracciandola dietro la schiena e quando l’immagine le fu chiara, si domandò come mai la sua mente non le suggerisse alcun piano di fuga.

 

Si risvegliò del tutto quando il ragazzo si piegò su di lei per darle un bacio sulla fronte. Rimase immobile, senza respirare, fingendosi assente. Però, a veder bene, fingersi morta non era la risposta giusta, visto che lui lo interpretò in modo differente, passando a baciarla dalla fronte al collo. Cosa doveva fare? Mostrare quanto fosse in suo potere? Lasciarsi andare a fargli credere che lei avrebbe ceduto al suo fascino? No, questo lei non l’avrebbe permesso.

 

Alzò lo sguardo convinta di dargli una sberla, ma lui la sorprese con un bacio sulle labbra, un bacio caldo, un bacio senza fiato, carico di una strana magia che le impediva di lasciarlo andare e la costringeva a cingergli le braccia intorno al collo. Adesso erano in due a non riuscire a respirare, entrambi persi e avvinghiati totalmente dimentichi di quell'anguilla che li aveva fatti baciare. Forse Jun-pyo avrebbe dovuto ringraziarla.

 

Passò qualche minuto quando entrambi si resero conto con quale trasporto si erano lasciati andare. Jun-pyo iniziò a tossire spostandosi e guardando verso il basso, mentre Jan-di abbassò la gonna, stirando le pieghe con le mani.

 

Il ragazzo posò una mano sui capelli, spostandoli all’indietro e andando a sdraiarsi sul divano.

 

Jan-di, rimasta immobile per alcuni minuti e, dopo aver sbuffato diverse volte, andò a sedersi o meglio a lasciarsi cadere sul divano accanto a lui.

 

“Andiamo a mangiare una pizza?” Jun-pyo girò la testa all’indietro per guardarla.  

 

“Eh?” Rispose Jan-di ancora mezzo stordita, ancora non riusciva a capire come il suo corpo e la sua mente l’avessero tradita in questo modo. Si era ripromessa di non fare alcuna concessione a Jun-pyo e, neanche un minuto dopo averlo pensato, si era liquefatta tra le sue braccia. Doveva stare più attenta e concentrata. Non poteva regalare così il suo cuore. Se veramente Jun-pyo la voleva, doveva dimostrare di essere cambiato.

 

“Ehi! ragazza comune sei sorda? Ti va di mangiare una pizza?” Jun-pyo alzò il suo tono di voce con fare scortese.

 

“Uh?” grugnì Jan-di fingendo di ignorarlo, poi le venne una bella idea.“Ok per la pizza, ma prima liberiamo le anguille.”

 

“Cosa? Parli di quello che penso io? Sei pazza? Vuoi liberare la cena?” Jun-pyo si sedette a guardarla sbigottito. “Il tuo cervello non funziona bene?”

 

“Sì!” Jan-di era sicura che fosse la cosa giusta. “Andiamo!” Prese il cesto di anguille ancora vive dal tavolo, prese il ragazzo per un polso e lo costrinse a portarla fino allo stagno dove le liberò e si sentì subito contenta.

 

“Sei felice adesso?” Il viso di Jun-pyo sembrava alterato.

 

“Sì”, disse lei, tornando verso il ragazzo e guardandolo con aria trionfante. “Adesso andiamo a mangiare!”

 

Dopo aver mangiato un pezzo di pizza in riva al mare, Jun-pyo convinse Jan-di a tornare a casa per vedere un film e qui si addormentarono insieme molto prima che finisse il primo tempo.

 

Quando il ragazzo si svegliò rimase indeciso se portarla nel suo letto o se metterla a dormire nella camera accanto alla sua. Alla fine pensò che sarebbe stata più serena se si fosse svegliata in una stanza diversa, così la posò nel letto a castello e andò a dormire nella camera accanto.

 

*

 

L’indomani, diversamente dagli altri giorni, non fu il sole a svegliare la ragazza ma il profumo di una calda colazione. Jan-di aprì gli occhi convinta che si trattasse di un sogno. In canottiera e calzoncini corti, Jun-pyo, con un cerchietto in testa per evitare che i capelli gli finissero in faccia, preparava i pancake con le sue mani, brucciachiandosi e ringhiando contro i fornelli ogni due o tre secondi.

 

Era uno spettacolo delizioso. Jan-di non avrebbe mai pensato di vedere quell’immagine neanche nei suoi sogni migliori.

 

Jun-pyo si girò verso di lei con un sorriso trionfante. “Che fai? Aspetti che si sfredda? Mangia! E’ un ordine!”

 

“Tu non mi ordini nulla”, rispose la ragazza ingoiando due o tre pancake insieme.”Niente male, però, niente male..” e ne afferrò altri quattro eliminando il mucchietto di pancake caldi dal tavolo.

 

Quando Jun-pyo si voltò per portare a tavola le uova, rimase senza parole nel constatare che per lui non era rimasto neanche un pancake.

 

“Li hai mangiati tutti?” disse incredulo guardando la ragazza che ingoiava tutto quello che poteva senza neanche riuscire a chiudere la bocca.

 

“Mmmgnnnn” Jan-di indicò il boccone facendo capire di non poter rispondere. A quel punto il ragazzo si girò con la padella delle uova ancora in mano e si affrettò per metterle tutte in bocca in modo da non lasciare nulla alla ragazza che, per cercare di anticiparlo, gli saltò sulla schiena con una forchetta.

 

“Vieni a prenderle” Jun-pyo scappava con la padellina e la forchetta in mano, cercando di ingoiare tutte le uova che poteva, evitando che Jan-di, aggrappata alla sua schiena, riuscisse a rubarle. “Dammene almeno una!” Urlava la ragazza, cercando di allargare la sua bocca dagli angoli per impedirgli di masticare.

 

“Neanche se me le levi dalla bocca” rispose il ragazzo divorando l’ultimo pezzo. Fu proprio in quel momento che Jan-di capì quanto fosse inutile lottare contro i suoi i sentimenti. Scese dalla schiena del ragazzo per posizionarsi davanti a lui, si allungò sulle punte dei piedi per raggiungere la sua altezza e aprendo le labbra si infilò nella bocca di Jun-pyo con l’intento di rubargli la colazione.

 

Durò meno di un istante quella frazione di tempo in cui entrambi si dimenticarono delle uova e dei pancake per perdersi uno tra le braccia dell’altro. Jun-pyo rimase immobile non riuscendo neanche ad immaginare che la ragazza avrebbe preso quella iniziativa: lei che a malapena si faceva baciare sulla labbra, lei che non cedeva mai al suo orgoglio, lei che non era mai certa dei suoi sentimenti, lei che gli aveva promesso di non amarlo… eppure era lei adesso che lo stava baciando in quel modo. Forse stava solo sognando.

 

Era sicuramente il sogno più bello che avesse mai fatto e, poiché era un sogno, sollevò la ragazza per i fianchi posandola sopra il tavolo apparecchiato della cucina, lasciando che lei lo avvolgesse tra le sue gambe nude, riprendendo a baciarsi senza più una ragione che non fosse solo sentimento. Jun-pyo non ricordava di aver mai fatto una colazione migliore.

 

“Jan-di, perchè non vieni a stare in questa casa?” la guardò con gli occhi traballanti e carichi di emozione.

 

“Uh?”, rispose lei imbronciata, “Che dici? Devo finire gli studi, non posso vivere qui, cosa direbbe la gente?”

 

“Non mi importa della gente, potresti semplicemente venire qui a studiare, lì avresti la tua stanza, io starò nella mia… e poi non ci sarei sempre, ogni tanto sarò fuori per lavoro.”

 

“Da quando non ti importa cosa dice la gente? Non voglio farmi trovare qui quando tua madre organizzerà il tuo nuovo matrimonio o ti aspetti di essere lasciato anche dalla prossima sposa? E se non ti lasciasse?” Jan-di lo guardò con aria triste, ricordando come in passato Jun-pyo avesse accettato il matrimonio imposto da sua madre e di come l’avesse evitato solo perché era stata la sposa a scappare.

 

“Jan-di, io non sono tornato per la mia famiglia. Se sono partito, se ti ho lasciato per quattro anni, è stato solo per essere l’unico artefice del mio futuro, per non dovere più niente a nessuno, per non essere più prigioniero di niente. Sono un uomo libero adesso, sono io a gestire la mia azienda e la mia vita, se in passato mia madre ti ha ferito e ha potuto distruggere te e la tua famiglia è stato solo perché ero impotente, e comunque la sposa mi lasciò perchè la pregai in ginocchio.”

 

“Che cosa?” Jan-di rimase sorpresa, aveva creduto che Jun-pyo avesse accettato suo malgrado quel matrimonio, sapeva che era innamorato di lei, ma era certa che non avesse mai avuto la forza di ribellarsi a sua madre.

 

“Vedi,” continuò il ragazzo, “l’azienda era in crisi, mia madre vedeva in quel matrimonio l’unica soluzione, ma io ero innamorato di te, non potevo sposarla. Se io avessi rotto il fidanzamento sarei stato la causa del fallimento dell’azienda, per questo sono andato via per quattro anni. Volevo tirare su l’azienda di mio padre con le mie stesse mani, senza più dipendere o dover niente a nessuno” Inclinò la testa verso la ragazza che lo ascoltava con le lacrime agli occhi, poi riprese a parlare.

 

“Quanto alla sposa, la sera prima del matrimonio, la implorai in ginocchio di lasciarmi, le spiegai che ero innamorato di te e che ti avrei amato per sempre. Se lei mi avesse sposato con la forza io comunque non l’avrei mai amata perchè il mio cuore, ora come allora, ti appartiene.” Jun-pyo piegò la testa vedendo una lacrima scendere dal viso di Jan-di.

 

“Jan-di, non so se sono quell’uomo che desideri, sono cambiato grazie a te e ho capito cosa sono le cose più importanti della vita, non i soldi, non quello che posso comprare, non il mio continuo orgoglio o il mio desiderio di primeggiare o competere. Non so se sono cambiato abbastanza o se sono quel brav’uomo che desideri, ma sono innamorato di te e non penso di poter vivere senza di te…” Un filo di emozione rese rauca la voce di Jun-pyo, un nodo alla gola lo strinse e fu costretto a fermarsi.

 

“Jan-di, resta con me e sposami..” Una lacrima attraversò il viso di Jun-pyo, ma nel timore che la ragazza lo rifiutasse ancora una volta alzò il viso verso l’alto e si spostò da lei sedendosi accanto.

 

Jan-di rimase immobile, era decisamente scossa dal discorso di Jun-pyo e anche se lei non aveva smesso di amarlo, aveva deciso di non sposarlo e di non partire con lui, anzi l’aveva lasciato quattro anni prima, perché voleva costruire una sua indipendenza. Era stata così povera e debole economicamente da non potersi difendere dalle angherie di Jun-pyo prima e da sua madre in seguito. Aveva promesso a se stessa di trovare la sua autonomia prima di sposare Jun-pyo, se mai fosse stata ancora innamorata di lui dopo quattro anni.

 

Ora i quattro anni erano passati, ma la sua indipendenza economica ancora non era arrivata. Forse sposare Jun-pyo non era il suo destino. L’amava ancora, ma non voleva accettare nessun compromesso con il suo orgoglio.

 

Jun-pyo rimase accanto a lei senza parlare. Poi vedendo che Jan-di non rispondeva, sospirò e andò a cambiarsi nell’altra stanza. Quando tornò vestito elegante per una conferenza, nonostante gli occhi rossi dal pianto, le sembrò risoluto.

 

“Tre mesi” disse con fare deciso.

 

“Cosa?” Jan-di si girò a guardarlo, ma vedendo che il ragazzo parlava appena sul confine delle lacrime, tornò a fissare il muro della cucina.

 

“Ho detto tre mesi”, fece una pausa, “resta con me per tre mesi in questa casa. Se riuscirò a farti cambiare idea mi sposerai, altrimenti…, ognuno andrà per la sua strada. Per quanto possa sembrarti strano anche io desidero sentirmi amato…” Il ragazzo procedette verso la porta. “E non è una questione di orgoglio…” la voce si strozzò ma non abbassò lo sguardo dal suo viso “Jan-di, io ti amo.”

 

“Jun-pyo”, disse la ragazza con un filo di voce, ma lui interruppe le sue parole. “Non devi dirmi niente, però mi aspetto che tu vada da Ji-hoo e capisca quello che vuoi veramente…” Infine il giovane aprì la porta e si avviò verso la strada senza più guardare indietro.

 

Angolo dello scrittore:

 

Ciao a tutti, ho visto da poco Boys over Flowers e sono rimasta incantata.

Ho guardato questo Kdrama (Dramma Coreano) perché mi è stato indicato da alcune ragazze del forum REYLO. In particolare cercavo ispirazione per un arco di redenzione credibile per un cattivo ed inoltre, chi l’aveva già visto mi diceva che in questa storia c’era una grande componente REYLO e devo dire che avevano ragione.

Questa storia mi ha impressionato, ammaliato, colpito e conquistato, ho pianto, ho riso e ho sperato che tutto si risolvesse.

Non avevo mai visto un dramma Coreano e ora capisco cosa vuole dire appassionarsi “immediatamente” in qualcosa. Però, però … sicuramente sono io che non riesco ad apprezzare appieno questo dramma, ma alla fine mi è mancato qualcosa.

La parte drammatica a dire il vero era perfetta  mentre il lieto fine era appena accennato. Forse è questo che mi ha dato fastidio.

Dunque sono qui per fare questo: scrivere il lieto fine che forse era sottinteso, ma a me è comunque mancato …

Ti consiglio di leggere entrambi i capitoli, il senso della storia si capisce solo leggendo entrambi. Mi piacerebbe tanto sapere se, anche secondo voi, è una dinamica Reylo, ma temo che non entrerà a nessuno a leggere una Fan fiction di una storia di 10 anni fa.

Ciao a tutti 

Shaara

 



Note:

Per chi non l’avesse visto ecco di che cosa parla questo kdrama:
 

 https://www.viki.com/videos/44699v-boys-over-flowers-episode-1 qui puoi vedere tutte le puntate con i sottotitoli in italiano.
 

Trama di Boys over Flowers

La trama ruota attorno alle vicende di Jan-di e degli F4. Lo Shinhwa è un liceo per ragazzi ricchi, frequentato dall’arrogante ma popolare Gu Jun-pyo, erede della multinazionale Shinhwa Group, insieme a Yoon Ji-hoo, So Yi-jung e Song Woo-bin, forma il gruppo degli F4 (I Flower Boy): i quattro ragazzi non solo sono intelligenti e abili, ma sono considerati i ragazzi più belli e popolari della scuola e “governano” su tutti gli altri liceali.

Geum Jan-di, d’altro canto è una ragazza ordinaria di umili origini che vive con i suoi genitori e il fratellino. I suoi possiedono una lavanderia a secco e lei dopo la scuola li aiuta effettuando a domicilio le consegne della biancheria dei clienti. Quando un giorno salva casualmente uno degli studenti della Shinhwa dal tentativo di suicidio, la presidentessa del Shinhwa Group, nonché finanziatrice della scuola, le offre una borsa di studio gratuita per mettere a tacere il polverone causato dalla pubblicità negativa prodotta dall’incidente, generato dagli atti di bullismo perpetrati dagli F4. La ragazza è grata dell’opportunità ma è anche infastidita dall’atteggiamento dei quattro ragazzi.

Si scontra presto con Jun-pyo, decidendo che non vuole essere bullizzata per le sue origini. Colpito dal carattere della ragazza il leader degli F4 si prende una cota per lei. Jan-di, però, prova qualcosa per un altro membro degli F4 ovvero Ji-hoo, il membro più tranquillo e silenzioso. L’unico problema come sempre è il suo background.

Ben presto Jan-di capisce che Ji-hoo è innamorato di un’altra ragazza e non c’è posto per lei in questa storia, mentre Jun-Pyo, con la sua arroganza e disinvoltura decide di conquistarla ad ogni costo. La rapisce, la copre di regali, la porta nei posti più esclusivi, ma lei è decisa a fargli resistenza. Lui è certo che tutto abbia un prezzo e con la sua estrema ricchezza pensa di conquistarla, ma ben presto capisce che l’unica cosa che i soldi non possono comprare è l’amore. A questo punto Jun-pyo intraprende un percorso di cambiamento personale, è lento, graduale, ma da carnefice di tutti i mali di Jan-Di diventa il suo protettore, auto-dichiarandosi suo fidanzato.

Jan-di fa resistenza ma lui insiste, va a trovarla a casa dei suoi genitori, dorme con loro, cucina con loro, fa il bagno con padre e il fratellino di Jan-di scoprendo per la prima volta che cosa sia una famiglia.

Ji-hoo però si lascia con la ragazza e anche lui vuole conquistare il cuore di Jan-di.

Purtroppo, la madre di Jun-pyo decide di costringere Jan.di a lasciarlo e siccome lei si sta innamorando di lui, subisce infinite angherie da parte della madre che arriva a mandare in rovina la famiglia di Jan-di. I genitori perderanno il lavoro e saranno costretti a lasciare la figlia con il suo fratellino, arriverà al punto di minacciarla di morte e le farà distruggere la casa con lei dentro e per ultimo organizza un matrimonio per suo figlio.

Il ragazzo Jun-Pyo subisce sua madre: è ancora minorenne ed è totalmente in balia delle decisioni della donna, anche perché sua madre fa cercare Jun-Pyo e lo fa riportare con la forza dalle sue guardie del corpo. Infine davanti alla paura che sua madre arrivi ad uccidere la ragazza parte, senza darle più notizie. Lei nel mentre è sempre combattuta tra quello che prova per Ji-hoo dolce e comprensivo e Jun-Pyo arrogante, ma comunque in grado da fare breccia nel suo cuore.

Passati 6 mesi senza notizie Jan-di raggiunge Jun-Pyo il quale le fa capire che tra loro è finita. La ragazza a questo punto non si arrende. Viene quindi aiutata dalla nonna e la sorella di Jun-Pyo e diventa persino la sua cameriera personale andando a vivere a casa sua. Qui lui rinnova il suo interesse per lei, a dispetto del matrimonio che sua madre ha organizzato con una ricca ragazza figlia di un altro potentissimo manager. Jun-Pyo sa che adesso è ricambiato dalla ragazza, ma non ha la forza di contrastare sua madre. Per evitare il matrimonio si inginocchia davanti alla futura sposa implorandola di lasciarlo andare e dichiarando che lui è innamorato di Jan-di. Alla fine la promessa sposa lo lascia.

Ji-hoo nel mentre ha deciso di ignorare i sentimenti del suo amico Jun-Pyo perché ha fatto soffrire troppo Jan-di, ed è disposto a tutto per conquistare la ragazza. Jan-di viene ricattata ancora dalla madre di Jun-pyo, che scoperta la sua amicizia particolare con Ji-Hoo, questa volta, si propone di distruggere il suo amico.  Per evitare altri problemi Jan-di decide di lasciare la città. Lasciando entrambi i ragazzi.

Però entrambi la trovano e decidono di raggiungerla. Jun-pyo scopre che un malvivente cerca di uccidere il suo amico e rivale Ji-hoo e nel salvarlo viene gravemente ferito e perde la memoria. Jan-di decide che deve fargli tornare la memoria di lei e dopo disperati tentativi si butta in piscina, pur non potendo nuotare, sperando che Jun-Pyo si ricordi di aver imparato a nuotare solo per lei. Ovviamente a questo punto, senza più nessun impedimento al loro amore, Jun-Pyo decide di essere lui a guidare l’azienda di famiglia liberandosi dal giogo di sua madre. Chiede a Jan-di di sposarlo ma lei non accetta. È sempre stata povera e ha deciso di studiare, così poiché lui starà via 4 anni decidono di lasciarsi con la promessa che se dopo quattro anni lui fosse diventato migliore Jan-di avrebbe valutato se sposarlo.

I quattro anni passano e Jun-Pyo è un affermato manager, non più così ricco ma sicuramente capace. Finalmente libero nelle sue scelte torna da Jan-di. Nel mentre la ragazza era stata raggiunta da Ji-hoo che è ancora innamorato di lei. Forse sta per farle una proposta ma arriva Jun-Pyo che, sempre con il fare un po’ arrogante, dichiara nuovamente il suo amore e le chiede ancora una volta di sposarlo.

Jan-di riconosce che Jun-Pyo è cambiato ma non risponde alla sua richiesta.

Da qui inizia il mio racconto…

 
   
 
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