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Autore: Tetide    17/07/2009    7 recensioni
Oscar lavora presso una grande compagnia farmaceutica nella Parigi odierna: l'ambientazione è quella dei nostri giorni, ma i personaggi di Versailles no bara ci sono tutti, anche se in una cornice diversa e un pò insolita. E in più c'è una novità: un nuovo personaggio, dal tormentato passato, che entra a far parte della compagnia dei nostri eroi, conoscendoli meglio, e facendo conoscere anche a noi le loro vicende passate personali. Un esperimento se volete, ma ci tengo molto: ditemi se vi piace.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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RICOMINCIARE- CAPITOLO1























RICOMINCIARE








 



Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono, ma sono di proprietà dell’autrice Riyoko Ikeda, della casa editrice Shueisha e della Tokio Movie Shinsha. Questa storia non è stata scritta a fini di lucro, ma con intento esclusivamente amatoriale. Il diritto d’autore dei personaggi originali appartiene all’autrice Tetide.





CAPITOLO 1


Oscar era arrivata in ritardo al lavoro, quel giorno: cosa imperdonabile per una stakanovista come lei!
Immediatamente, salì le scale e si precipitò in ufficio; posò la ventiquattrore sulla scrivania e si tolse il soprabito; quindi, si mise a sedere, tirando un gran respiro.
Quasi subito dopo, sentì delle voci nel corridoio; qualcuno bussò alla sua porta e lei rispose “Avanti!”.
Entrò Victor Girodel, uno dei direttori generali, accompagnato da una sconosciuta.
“Ciao, Oscar! Scusa se ti disturbiamo, ma ci sono delle novità: da oggi, avrai una nuova collega!”; così dicendo, indicò la ragazza che lo accompagnava. Quella le andò incontro, tendendole la mano “Felice di conoscerti! Mi chiamo Madeleine Noissant”.  
Oscar si alzò e le prese la mano, stringendogliela “Piacere mio! Sono Oscar Françoise De Jarjeays, ma puoi chiamarmi solamente Oscar. Sono il responsabile ufficio vendite ed esportazioni”.
Si intromise Girodel “Lei è il nuovo direttore del centro ricerche; viene da una delle nostre sedi in America, sai?”,
“Però sono di Marsiglia”,
“Da oggi lavorerà qui a Parigi, con noi. E’ in gamba, in America si è fatta onore: è una manna dal cielo, per noi, che abbia chiesto il trasferimento qui”.
La nuova arrivata sorrise “Sei troppo buono, Victor. L’onore, qui, devo ancora guadagnarmelo!”.
Oscar le sorrise a sua volta; quella ragazza dal sorriso vagamente triste le piaceva.
Oscar lavorava alla Alpha-Beta, una delle più grandi società farmaceutiche di Francia, la quale produceva medicinali per la microchirurgia; aveva un ruolo importante, di alta responsabilità; ma da quando il precedente direttore del centro ricerche, il signor Rayon, era andato in pensione, doveva farsi in cento per ricoprire due ruoli; aveva così accolto con molta gioia l’arrivo della nuova collega e collaboratrice.
“O.K., allora io vado. Ci penserà Oscar ad istruirti su tutto; per qualsiasi cosa, rivolgiti a lei”, disse Victor, uscendo dalla stanza.
Le due donne si guardarono, sorridendosi.
“Beh, allora benvenuta fra di noi!”, fece Oscar,
“Grazie” rispose l’altra,
“Vieni, ti mostro il tuo nuovo ufficio”.
Oscar prese un mazzo di chiavi dalla sua scrivania e si diresse alla porta che conduceva nella stanza accanto alla sua; la aprì ed entrò, seguita dalla nuova collega.
Si trattava di una stanza molto grande, dai toni chiari, con una grande scrivania addossata alla parete di fondo, ed un’altra, più piccola, alla parete di fronte.
“Ecco, quella è la tua nuova scrivania” fece Oscar indicando la scrivania più grande “mentre lì ci sta Gerard Lassalle, che sarà praticamente il tuo tuttofare”. Poi prese la chiave con cui aveva aperto la porta e la sfilò dal portachiavi, consegnandola a Madeleine “Ufficialmente tua, da adesso”.
Questa la prese “Grazie”, disse.
“O.K., allora io vado: dico a Gerard di portarti i risultati delle ultime ricerche”; detto questo, Oscar si avviò verso la propria stanza.
“Oscar, aspetta…”.
Si voltò “Dimmi”,
“Ecco, io volevo chiederti… sì, lo so che ci conosciamo appena e dovrei farmi gli affari miei, ma… beh, sì, insomma… com’è che porti un nome da uomo?”;
lei sorrise di un sorriso luminoso “Mi sono meravigliata che tu non me lo abbia chiesto prima! In effetti è un po’ strano, vero? C’è una spiegazione, però: mio padre avrebbe tanto voluto un figlio maschio, che però non è mai arrivato; allora, quando sono nata io, mi ha messo due nomi, uno da donna ed uno da uomo, sperando che sua figlia diventasse una bellissima donna con il piglio di un generale dell’esercito!”,
“Allora, deve essere molto soddisfatto di te!”,
“Infatti, lo è; quando ho avuto il primo avanzamento qui non stava nella pelle: abbiamo dato una festa con decine di invitati!”.
Le due donne risero. Poi Oscar riprese.
“Sai, mio padre era nell’esercito, da giovane. Ha un carattere forte e un po’ duro, ma non è cattivo; gli piacciono le donne forti,  non sopporta le “gatte morte”: non potevo deluderlo, ti pare?”,
“Certo che no!”.
Poi si separarono.

                                                 **********

Erano oramai passati due mesi dall’arrivo di Madeleine in azienda, e le cose andavano molto bene; il nuovo direttore del centro ricerche piaceva a tutti, ed era anche molto brava.
Oscar era contenta: finalmente poteva occuparsi appieno delle sue mansioni, ora che l’ufficio adiacente era passato a chi di competenza.
Lei e Madeleine erano divenute amiche: stavano insieme durante le pause, mangiavano assieme in sala mensa, spesso si scambiavano confidenze. O più esattamente, Oscar faceva all’altra le proprie confidenze.
Madeleine, infatti, era piuttosto chiusa, restìa a parlare di sé a parte che del lavoro, e si sbottonava di rado.
Oscar non capiva questo suo atteggiamento; eppure, la vedeva sempre triste, come se avesse dentro un enorme peso che portava a fatica, ma che non voleva condividere con altri.
Un giorno, mentre erano a mensa, decise di andare in avanscoperta.
Madeleine era ancora in fila con gli altri colleghi, il vassoio in mano attendendo di ricevere il suo pasto; osservandola, Oscar vide che teneva gli occhi bassi, stanchi, quasi spenti. Strano, per una persona tanto efficiente ed attiva sul lavoro!
Era dal suo arrivo che l’aveva notato: la ragazza era sempre stata così, triste e difficilmente incline ai guizzi di entusiasmo o di allegria; quando, per esempio, in ufficio accadeva qualche cosa di divertente e tutti scoppiavano a ridere, Victor compreso, lei se ne restava buona e quieta, limitandosi ad un sorriso dal suo angolino.
Che fosse una nota del carattere? Oscar lo escludeva: Madeleine era una donna ancora giovane, aveva da poco superato i trent’anni, e quella non è un’età da malinconie immotivate; e poi, se davvero il suo carattere fosse stato così languido, non avrebbe tirato fuori quella grinta che invece aveva più volte mostrata sul lavoro. No, doveva esserci dell’altro, ed Oscar era intenzionata a scoprire cosa.
“Che fila, oggi! Sembra che di Venerdì abbiano tutti più fame!”, esclamò Madeleine arrivando e posando il vassoio sul tavolo; Oscar le sorrise “Non preoccuparti, ti ho aspettata!”,
“Grazie!”, rispose l’altra mettendosi a sedere ed aprendo la bottiglia dell’acqua, “Tu che cosa hai preso?”, fece poi,
“Soufflé di riso. E tu?”,
Omelette al prosciutto. E’ uno dei miei piatti preferiti”,
“Interessante… e dimmi, quali altri sono i tuoi piatti preferiti?”, le chiese Oscar sottovoce con un finto fare insospettito;
l’altra finse di pensarci un poco, poi disse “Vediamo… gelato di mandorle e caffè, bistecca alla fiorentina, pomodori ripieni… ed il pesce! Qualunque cosa contenga del pesce!”.
Oscar scoppiò a ridere. “Ma che combinazione! Anche io lo adoro, il pesce! Ed infatti, mio marito si diverte a farmelo gustare in tutte le salse!”,
“Non mi avevi detto di avere un marito!”,
“E’ vero, scusa se non te ne ho mai parlato. Si chiama André. Ha l’hobby della cucina”. Madeleine sorrise.
“E tu?” le chiese a bruciapelo Oscar “Sei sposata?”.
Quella la guardò un po’ interdetta, la forchetta in mano a mezz’aria; poi abbassò lo sguardo sul piatto e rispose “No”.
Oscar capì di averla messa in imbarazzo, così cambiò subito argomento “Senti, che ne diresti di venire a cena da noi, stasera?”,
“A cena da voi?”,
“Sì. Così ti faccio conoscere mio marito e mio figlio Pierre”.
La ragazza sorrise timidamente all’indirizzo di Oscar “Ecco… ti ringrazio, ma… non vorrei disturbare…”,
“Oh, nessun disturbo! Se ti ho invitata…”.
Quella fece un altro sorriso “D’accordo, con piacere. Qual’ è il vostro indirizzo?”,
“Rue Montmartre, 12. Secondo piano, citofono Grandier. Alle nove va bene?”,
“Sì, va bene”,
“Allora ti aspettiamo stasera!”.
Madeleine fece ad Oscar un altro debole sorriso.

                                           **********

“Certo che sarò felice di avere un ospite a cena, Oscar: se è una tua amica, saremo lieti di conoscerla! Vero, Pierre?”,
“Sì, papà”.
Oscar sorrise con calore al marito ed al figlio. Erano tutti e tre seduti in salotto, una stanza dall’aria vagamente anticheggiante, con alcuni mobili settecenteschi, proprietà di famiglia di Oscar, provenienti dal palazzo dei suoi antenati vicino Versailles. Lei aveva annunciato ad André l’arrivo, per quella sera, di un’ospite a cena, e lui, dolce e mite come sempre, aveva accettato con gioia di fare la conoscenza di Madeleine Noissant, la nuova collega di Oscar.
Presente alla scena era anche il piccolo Pierre, il figlio della coppia, di circa sette-otto anni. Oscar si rivolse proprio a lui.
“E questa sera ci sarai anche tu?”,
“Sì, mamma”,
“Non vai a casa di Joseph a giocare ai videogiochi come al solito?”,
“No. Stasera Joseph esce con il padre”.
“Louis è tornato dal Belgio, a quanto pare” rispose André dalla cucina, dove stava dando sfogo alla sua passione per la culinaria per l’ospite di quella sera “Così ne approfitta per stare un po’ con il figlio: è il suo turno dell’affidamento, d’altronde!”,
“Già. Allora perché non diciamo a Marie Antoinette e ad Axel di venire a farci compagnia, stasera? Potremmo presentarli a Madeleine”,
“Spiacente di deluderti! Questa sera Marie Antoinette e Axel saranno al rettorato ad un incontro ufficiale con ospiti stranieri!”,
“Ah, già, il gemellaggio! Me ne ero dimenticata! Certo che la vita di due docenti universitari non deve essere facile. A proposito, non dovresti essere là anche tu?”, fece Oscar avvicinandosi sorniona al marito;
“No: la presenza dei docenti di fisica non è indispensabile in un gemellaggio. E poi, io non parlo il Russo!”,
“Beeenee!! Così potremo avere il miglior cuoco di Parigi tutto per noi! Quale onore!”, Oscar andò dietro al marito, cingendogli la vita e scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
“Sì! Papà è il miglior cuoco che ci sia”, il figlio li aveva raggiunti.
“Pierre, tu vai a cambiati d’abito, e cerca di comportarti bene, hai capito?”,
“Sì, certo”. Il ragazzino corse in camera sua.
Oscar si avvicinò di nuovo al marito, abbassando la voce.
“C’è un’altra cosa che devo dirti”, aggiunse appoggiandosi al tavolo,
“Dimmi”,
“Madeleine è… come dire… un po’ malinconica! Io non lo so ancora perché, ma ad ogni modo dobbiamo cercare di metterla a suo agio. Intesi?”,
“Conta su di me!”, le disse di rimando lui, alzando verso di lei uno dei suoi sguardi verde scuro profondo.


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Ciao a tutti!!! Ecco la mia nuova storia, di nuovo su Lady Oscar. Si tratta di un'altra AU, che poi è uno dei generi che preferisco: che ve ne pare di Oscar ed André nella Parigi di oggi, affermati professionisti ed insieme da una vita? Scusate, non vi anticipo niente. Se volete vedere il seguito, dovete leggere!!!! Lasciatemi qualche commento, O.K.? Spero che sia buono... in ogni caso, fatemi sapere.


 
 

 

  
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