Serie TV > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: Luizyku    11/01/2019    0 recensioni
[https://fr.m.wikipedia.org/wiki/Skam_(série_télévisée,_2018)]
[https://fr.m.wikipedia.org/wiki/Skam_(série_télévisée,_2018)]Mentre raggiungevo l’aula, sentivo tutti gli occhi su di me eppure io non degnavo nessuno di uno sguardo. Invece di persone, immaginavo ombre. Era il mio piano di sopravvivenza: ignorare tutti e isolarmi, non ascoltare quello che aveva da dire la gente e continuare a vivere le mie giornate in attesa di quella successiva.Continuavo a navigare nei miei pensieri fino a quando non urto contro qualcosa, ma non curante continuo a camminare attenendomi al mio piano di distaccarmi da una realtà circostante troppo rumorosa e scura. Ma le cose non vanno mai come vorresti. La canzone che stavo ascoltando finisce e dato che era l’ultima della playlist ero già pronto per metterne un’altra, ma un ragazzo urla scherzando con gli amici attirando la mia attenzione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella mattina sentivo l’aria pesare sulle mie spalle, c’era il sole eppure la mia pelle non lo percepiva. È difficile dover iniziare tutto daccapo, e pensavo che il cambio di scuola non avrebbe comunque reso la vita più facile. Pensavo costantemente a quello che era successo e la mia testa non sembrava mai voler collaborare. Avevo paura di venir riconosciuto da qualcuno, di sentire di nuovo voci che bisbigliano il mio nome. Per questo motivo misi il volume degli auricolari al massimo, non sentivo il mondo esterno ma potevo comunque sentire i miei pensieri che non mi lasciavano un attimo di tregua, la mia testa aveva sempre qualcosa da dire, suggerire, rimproverare. Come se la mia vita fosse un film e i miei pensieri i telespettatori accaniti che credono di poter cambiare la pellicola se urlano ai personaggi come dovrebbero andare le cose. La nuova scuola sembrava una prigione, ma non era poi così diversa da quella precedente. Il mio piano era di precipitarmi direttamente in aula senza guardare in faccia a nessuno, sedermi all’ultimo banco e andarmene subito dopo il suono della campanella. Dovevo resistere solo qualche altro mese. Ma non importa quali siano le tue intenzioni, delle volte la vita si mette in mezzo senza avvisare cambiando tutti i piani. Mentre raggiungevo l’aula, sentivo tutti gli occhi su di me eppure io non degnavo nessuno di uno sguardo. Invece di persone, immaginavo ombre. Era il mio piano di sopravvivenza: ignorare tutti e isolarmi, non ascoltare quello che aveva da dire la gente e continuare a vivere le mie giornate in attesa di quella successiva. Continuavo a navigare nei miei pensieri fino a quando non urto contro qualcosa, ma non curante continuo a camminare attenendomi al mio piano di distaccarmi da una realtà circostante troppo rumorosa e scura. Ma le cose non vanno mai come vorresti. La canzone che stavo ascoltando finisce e dato che era l’ultima della playlist ero già pronto per metterne un’altra, ma un ragazzo urla scherzando con gli amici attirando la mia attenzione. “SEI UN BUGIARDO!!! NON RIESCI NEMMENO A REGGERE DUE BIRRE E TU PARLI DI VODKA” il ragazzo continuava a gesticolare non importandosene di attirare l’attenzione, parlava entusiasticamente come se il suo fosse un discorso di rilievo. Un ragazzo minuto, con gli occhi azzurri e i capelli tirati all’indietro. Ero passato affianco diverse persone quella mattina eppure lui era il primo che avessi visto davvero. La prima persona a non essere soltanto un’ombra ai miei occhi. Senza rendendone conto, stavo sorridendo e il ragazzo se ne era andato. Chiusi gli occhi per qualche secondo, quasi come per cercare di escludere di nuovo il mondo esterno, ma per quanto mi sforzassi la mia testa mi riportava a quel ragazzo. Lui era l’unico filo che mi legava con la realtà, non sapevo come sentirmi perché per quanto cercassi di isolarmi lui era sempre davanti ai miei occhi, e in realtà la cosa non mi dispiaceva poi così tanto. In classe non prestavo attenzione a quello che diceva l’insegnante. “Tu devi essere il ragazzo nuovo! Eliott, giusto?” Gli occhi dell’intera classe erano su di me, odiavo quella sensazione e iniziavo a farmi visibilmente nervoso. “Non preoccuparti, non sono severa, però non perdere i passaggi di quello che sto spiegando o ti risulterà difficile”. Era una professoressa giovane, inesperta, trattava gli alunni con gentilezza ma cercando di farsi rispettare. A lezioni finite, mi precipitai dalla classe per tornare subito a casa. Non mi interessava di vivere bene gli anni del liceo, volevo solo una tregua. E proprio quella tregua, la trovai in una frase di un ragazzo la quale non era neanche rivolta a me. Forse non era per la frase, o per il fatto che stesse scherzando allegramente con gli amici, forse nemmeno il tono della voce. La tregua, forse, era proprio quel ragazzo. L’unico a far calmare i miei pensieri senza neanche accorgersi della mia presenza. I primi giorni di scuola erano tutti uguali: Cercavo con lo sguardo quel ragazzo per i corridoi, ma lo vedevo solo per qualche secondo. Finché, forse il quinto o sesto giorno, lo rivedo nel cortile. Era sempre in compagnia degli stessi amici, e proprio come la prima volta in cui lo vidi parlava chiassosamente e gesticolando così tanto che avrebbe potuto dare schiaffi ai passanti. Trovavo adorabile il suo essere così scoordinato. Ma, per la prima volta, notai il suo sguardo. Il suo linguaggio del corpo e il suo tono di voce facevano pensare fosse un ragazzo solare, e forse delle volte lo era davvero, ma c’era qualcosa che non lo rendeva tranquillo. Il suo sguardo triste veniva nascosto dalla sua voce fintamente allegra. È strano come la prima cosa che abbia notato di lui fosse la sua allegria ma la cosa che mi ha fatto davvero incuriosisce invece fosse la sua tristezza. C’era qualcosa di profondo in quello sguardo, un mondo non raccontato. Potevo notare come cercasse con tutte le sue forze di nascondere se stesso, sebbene non sapessi esattamente cosa, sapevo che indossasse una maschera da togliere solo in presenza di se stesso. E ci riusciva anche abbastanza bene: quando lo vedevo con gli amici cercava sempre di mostrarsi spensierato, eppure c’erano alcuni attimi in cui quella maschera diventava troppo pesante al punto da toglierla per qualche secondo, per poi rimetterla di nuovo. Forse si sentiva troppo fragile senza, aveva bisogno di proteggersi e nascondersi era l’unico metodo che conosceva per farlo. Quando mi ritrovavo a pensare a lui ancora prima di conoscerlo personalmente, pensavo al suo sguardo di quel giorno. Perché proprio il suo sguardo triste, mi fece realizzare quanto fossimo simili. Potevo percepire la sua tristezza perché era simile alla mia, forse due persone tristi insieme possono annullare quella tristezza e renderla qualcosa di positivo. Forse era ciò che serviva ad entrambi: avere qualcuno che possa capirti e apprezzarti. C’è ironia nel fatto che persone che conosci da anni non riescono mai ad attraversare veramente la tua anima, e invece ti basta guardare una volta una persona per capire che avete le anime intrecciate dal principio. Forse non dovevo conoscere quel ragazzo, forse dovevo solo rincontrarlo, forse ci conoscevamo già da una vita passata. Sì, potevo percepire fosse così.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Luizyku