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Autore: Spoocky    11/01/2019    3 recensioni
Un piccolo racconto scritto per un progetto di teatro che sto seguendo.
All'alba dell'età adulta un ragazzo si interroga su quale possa essere il suo futuro.
Vorrebbe partire, viaggiare ed esplorare il mondo ma viene trattenuto.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questa storia è opera di fantasia, ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.
I diritti della canzone citata "Leave her Jhonny" (nella versione di Jhonny Collins) appartengono agli aventi diritto, e non a me.

Buona Lettura  ^^
I thought I heard the old man say
“Leave her, Johnny, leave her
Tomorrow you will get your pay
And it’s time for us to leave her”

 
“Lasciala, ragazzo, lasciala. Abbandona la nave finché sei in tempo.”

Non una nave qualunque ma una nave triste, con infiniti difetti, che sta a galla per miracolo.
Si potrebbe anche chiamare Italia, tanto sembra votata a schiantarsi come lo zeppelin del ’28.

“Non andare, non fare, non pensare.
Resta dove sei, sta fermo.
Non salire sulla nave, non attraversare il mare: i tuoi sogni non ti porteranno da nessuna parte.”

Quando racconto a qualcuno del mio percorso di studi un espressione di contenuto disagio si dipinge sulla faccia del mio interlocutore: “Eh! Carini il Latino e la Filosofia ma non ti daranno da mangiare.”
A te cosa dà da mangiare?
I campi di qualcun altro, se i prodotti non andassero a macerare per il biogas che rende di più.
L’acciaio di qualcun altro, che avvelena l’aria.
Il petrolio di qualcun altro, che ha avvelenato la terra e l’acqua.

Mangiate, lavorate e distruggete tutto quello che trovate e a me cosa resta?
Un lavoretto in nero da cameriere o un posto da cassiere elemosinato ad un centro commerciale mentre il diploma per cui ho penato tanto, con quella bellissima cifra stampata sopra, prende la polvere in un angolo. Non importa a nessuno che sappia il Latino e il  Greco, che conosca la Storia e la Letteratura, che capisca come ragionano gli uomini. Importa solo che diventi un ingranaggio del loro sistema, che rimanga incastrato in una casta precostituita.
Perché i bramini hanno bisogno dei paria che sgobbino da mattina a sera per permettersi la pacchia e, alla fine dei conti, l’importante è quel misero stipendio che ti permette forse di arrivare a metà del mese.

“Non puoi partire, non ci sono soldi.”
Diciamo la verità, volendo vedere i soldi ci sarebbero, ma stanno in banca e non si possono toccare.
Se proprio ci si mette le mani, al massimo è per aprire un mutuo pluridecennale per una casa che ti incastra due volte: primo perché costringe a radicarsi in un luogo e restare legati alla terra, secondo perché oltretutto tocca restituire i soldi alla banca, come se già non ne avessero.

Mi sento soffocare, saranno i fumi delle fabbriche?
Lo smog?
Le polveri, più o meno sottili?
Per lo più.

Ma c’è anche qualcosa d’altro.
E’ la terra: la terra mi sta stretta.
Questo posto mi sta stretto: una città che ha dimenticato di essere stata fondata sull’acqua e che si è convertita alla terra. Mi stritola e mi soffoca, ma almeno così la mamma è tranquilla: perché sa dove sono, perché mi vede tutti i giorni.

In fin dei conti però è bello avere un punto di riferimento fisso, una certezza, una casa.
Mettere radici non è un male, prima o poi dovrò mettermi in testa di farlo anch’io. Perché da sradicati non si vive bene, lo sa bene Foscolo che ancora da lungi i tetti saluta e la sua Zacinto non l’ha più rivista.
Ben vengano le radici allora ma io voglio essere una mangrovia, con le radici nel mare che porta cose sempre nuove e apre al diverso, al cambiamento.
Una vita ricca e felice, perché non ho bisogno di terra: ho bisogno d’acqua.
Leave her, Johnny, leave her
Leave her, Johnny, leave her
The voyage is done and the winds don’t blow
And it’s time for us to leave her
 
Hai ragione, vecchio: è ora di lasciarla.
Ma su una cosa ti sbagli: la tua nave non sta imbarcando acqua. La tua vecchia nave è in secca, incastrata nella terra.
E’ ora di andare.
Ho nella testa le radici della nostra civiltà e conosco le lingue degli uomini a sufficienza per cavarmela un giorno alla volta.
Per ora mi basta.
Lascio la terra a bordo della mia barchetta, vado a cercare un futuro su una rotta ancora da tracciare.
 
Spiego la mia vela e prendo il largo, davanti a me un orizzonte infinito.

- The End -
 


Vi invito, come al solito, a farmi sapere cosa ne pensate: critiche, consigli e commenti sono sempre ben accetti! 
 
 
  
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