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Autore: Scarlet Jaeger    11/01/2019    2 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15

 

 

Ero rimasta seduta sul divanetto della stanza di Rei, ad osservarlo contorcersi le dita per via dell’agitazione di quel momento, e non c’entrava nulla il fatto che fossimo soli. Ero estremamente certa che avesse una battaglia interiore diversa da qualsiasi ragazzo della sua età. Portava dentro delle ferite che, purtroppo, fino a quel momento non potevo nemmeno immaginare. Ed invece ero sicura che, l’unico a conoscere la sua storia, fosse proprio mio nonno. E forse è per questo motivo che decise di portarlo con sé fino in Giappone, per farlo combattere nel nostro campionato nazionale, nonostante non fosse un nostro compaesano. Sicuramente ne era stato felice. Ho visto i sorrisi di Rei farsi sempre più caldi e sinceri dopo essere stato battuto da Takao, anche con me, e ho visto nei suoi occhi la gioia di poter combattere nella nostra squadra. Ma ho visto anche l’inquietudine nel suo viso e l’amarezza nel suo sguardo dopo che i suoi occhi ambrati hanno raggiunto quelli di quel ragazzino di nome Kiki e dopo che le sue orecchie leggermente a punta sentissero la parola “traditore”.
Ma traditore di cosa?

Stavo per scoprirlo.
«È giusto che ne parli anche con gli altri, ma ho bisogno di liberarmi del peso che porto dentro», mi sorrise titubante e iniziò a raccontarmi una storia che mai, nemmeno nei più intimi sogni avrei potuto concepire. Avevo intuito giusto, pensando che questo ragazzo così giovane abbia visto e subito troppe cose per un ragazzo della sua età; e avevo azzeccato anche il fatto che mio nonno sapeva tutto.
«È stato proprio lui a prendermi sotto la sua ala protettrice, parlandomi di voi e del vostro campionato e chiedendomi se avevo voglia di parteciparvi. Ero elettrizzato per questa opportunità, avuta proprio dal presidente della BBA in persona, e non me la sono fatta sfuggire. Mi ha parlato della sua intenzione di partecipare al campionato mondiale con la squadra formata dai campioni nazionali. In cambio gli ho raccontato tutto di me, non ho più segreti per lui…e per te...»
Gliene fui grata, ovviamente, e sentirlo parlare con quel tono sofferente che ha usato per raccontare la sua vita mi fece salire una rabbia incredibile. Il villaggio dove è nato e cresciuto si chiama: “Tribù della Tigra Bianca”, il cui simbolo è proprio il Bit Power dell’omonima tigre, Driger, che capeggia imponente sul suo Beyblade. Però lui, dopo essere cresciuto e aver ereditato il titolo di capo tribù in giovane età, si sentiva troppo oppresso dalle rigide regole del posto. Gli vietavano di uscire dai confini, di conoscere persone oltre il villaggio e di misurarsi con gli altri blader fuori dal paese, come invece ha fatto…tradendo la sua gente e scappando con l’antico simbolo della tribù. Per questo oramai viene da tutti etichettato come traditore…ma quello che non capisco è perché i suoi vecchi compagni, quella sua squadra di vecchi amici d’infanzia, siano riusciti ad avere il permesso per uscire dai loro confini e, addirittura, partecipare al campionato mondiale…
«Ti ringrazio per esserti fidato di me prima degli altri», gli sorrisi anche io, un modo per ripagarlo del suo racconto. Si vedeva lontano un miglio che, nonostante fosse felice e sicuro delle scelte fatte in passato, quella situazione gli pesava non poco.
«Grazie a te per aver ascoltato. Anzi, mi scuso per essere stato scortese con voi al torneo nazionale» ridacchiò. «Ammetto che volevo tirarmela un po’, tuo nonno non mi aveva detto che avrei avuto degli ossi duri come rivali»
«Sono felice che te ne sia accorto»
Scoppiammo a ridere e finalmente vidi la tensione allentarsi dall’espressione del suo viso e fui felice di aver contribuito al suo ritrovato buon umore.
«Adesso non ci resta che approdare al torneo!», mi disse infine, alzandosi dalla sua posizione.
«Sì», mi alzai a mia volta, intuendo che forse avrebbe voluto riposare in vista della partenza di domani. E anche io ero abbastanza stanca; il viaggio e quegli strani incontri nei vicoli della città mi avevano destabilizzata.
«Allora ci vediamo domattina, in modo che possa riuscire a parlare con gli altri di questo argomento. Non voglio imbarcarmi verso la nostra meta definitiva tenendo dei segreti. Siamo compagni di squadra, dobbiamo fidarci l’uno con l’altro e affrontare tante difficoltà. Ma, soprattutto, dobbiamo farlo insieme!»
«Ben detto Rei, è lo spirito giusto! Quindi, se ti va, vieni pure a svegliare Takao», ridacchiai. «Dobbiamo convivere anche con il fatto che ci vorranno le cannonate per alzarlo dal letto tutte le mattine…», continuai, acquattandomi più vicino al suo orecchio. «Me lo ha detto il prof Kappa!» Glielo confidai sottovoce, ma sentii la sua cristallina risata riempire tutta la stanza.
«D’accordo, allora ci andrò pesante!», mi rispose divertito e ci salutammo sull’uscio della sua camera, conscia che tra non molte ore lo avrei rivisto…
Inoltre non scherzavo quando gli dissi che ci sarebbe voluta l’armeria pesante per destare Takao dal suo sonno.
La mattina seguente mi svegliai tranquillamente al suono della sveglia che, di comune accordo, avevamo impostato a quell'ora. In più era già passato mio nonno a dirci di vestirci e di scendere con i bagagli per la colazione, in modo da avviarci in Taxi verso l’aeroporto. Ma quando uscii dal bagno, dopo un Kai decisamente alterato, Takao era ancora al suo posto, con il prof e Max che cercavano di aprirgli gli occhi di forza.
«Sì sì, così! No, non da quella parte!», sbraitava nel sonno, con ancora gli occhi chiusi e la voce impastata. Probabilmente sognava un incontro di Bey, vista l’aria trasognata che aveva stampata in faccia.
«Tiriamolo giù dal letto con tutte le lenzuola e lasciamolo penzolare fuori dal balcone senza tante cerimonie…»
Questo fu “l’amorevole” commento di Kai, che se ne stava a debita distanza, vicino la finestra della camera, con le braccia conserte e l’aria di uno che sarebbe sbottato da un momento all’altro. E quella era solo la prima di un’indeterminata serie di mattine in cui, molto probabilmente, la storia si sarebbe ripetuta.
Nel frattempo era anche sopraggiunto Rei, appositamente per parlare con i ragazzi, ma purtroppo l’inconveniente di Takao lo convinse a rimandare la storia. Gli lanciai anche un’occhiata rattristata, ma lui fece spallucce e mi rispose con un’aria più che divertita. Involontariamente Takao riusciva a far ridere anche senza rendersene conto…In più, me ne rendevo sempre più conto man mano che continuavamo a convivere, sarebbe stato proprio lui il collante che ci avrebbe tenuto tutti uniti…o almeno, per la buona maggior parte…
Quando finalmente riuscimmo a destare Takao dal suo sonno, aveva l'espressione di uno che non riusciva a capire perché fossimo tutti lì ad osservarlo, tra cui Kai con l'aria decisamente incattivita. Sono sicura che, se avesse potuto, lo avrebbe davvero penzolato fuori dal balcone con tutte le lenzuola...
Rei riuscì anche a parlare con i ragazzi, che rimasero colpiti dalle sue parole. Eravamo tutti seduti sui nostri letti, tranne Kai ovviamente, che trovava la finestra molto interessante, visto che se ne stava sempre lì a guardare fuori, mentre il diretto interessato era in piedi di fronte a tutti noi.
«Questo è quanto...» Finì con un sorriso, spostando lo sguardo su di me come a dire “ce l'ho fatta!”. Inoltre mi sembrò che avesse il cuore più leggero, e probabilmente fu proprio così.
«Quindi non ci rimane che batterli!!»
Takao si issò in piedi con uno scatto, parlando con una convinzione che trascinò anche noi, che scoppiammo a ridere all'unisono.
«Oramai sei uno di noi amico, non mi importa cos'è successo in passato!», gli sorrise il nostro campione.
«Ha ragione, mi fa piacere averti in squadra!», gli dette man forte Max, che non riusciva ad essere sprezzante neanche impegnandosi.
«Mio nonno ha fatto la scelta migliore conducendoti da noi», gli dissi invece io, arrossendo leggermente sotto il suo sguardo. E mentre spostavo lo sguardo dalla vergogna, vidi Kai alzare gli occhi al cielo. Ma Takao aprì bocca prima che potessi dirgliene quattro.
«E tu non dici nulla??», lo ammonì, anche se il suo tono di voce era più incuriosito che incattivito dal menefreghismo del nostro compagno. Ma ovviamente lui sì che riusciva ad essere perfettamente sgradevole nelle sue risposte.
«Tzè, cosa vuoi che ti dica? Non mi importa con chi dovrò condividere la squadra, tanto prima o poi batterò anche voi. E, anche se sono già stato chiaro, vi ricordo che non sono rimasto per voi ma per rimanere in onda con i miei progetti e cioè battermi con i migliori blader del mondo!»
Sintetico e diretto come al solito, soprattutto quando parlava con le braccia conserte e gli occhi color ametista che lampeggiavano nella luce mattutina. Aveva avuto sempre una scintilla di vita in quelle iridi, ma in quell'ultimo periodo avevano un non so che di glaciale e stentavo a riconoscerle. Come aveva fatto a cambiare così tanto? Era una domanda che mi ripetevo praticamente ogni giorno da quando era riapparso nella mia vita, e la convivenza forzata per via del campionato mi sbatteva in faccia ancora di più il suo cambiamento...
Ma, tornando a Rei, era riuscito a farsi seguire fino alla Hall da tutti noi, compreso Kai, che come il solito rimaneva in fondo alla fila. Avevamo i nostri bagagli e, dopo aver fatto una leggera colazione per affrontare un altro volo, ci dirigemmo in Taxi verso l'aeroporto.

 

 

°°°

 

Il viaggio andò tranquillamente e ne approfittai per sonnecchiare un po', anche se non durò molto come il primo. Non feci in tempo a chiudere gli occhi e sognare qualcosa di astratto, che mio nonno mi destò delicatamente.
Mi ero seduta accanto a lui per non essere di nuovo accanto ad un Kai sprezzante o a Rei, che dopo le rivelazioni che mi aveva fatto e aveva fatto alla squadra avevo sentito un forte interessamento verso di lui. Avrei tanto voluto avvicinarmi per alleggerire il suo cuore, ma non volevo essere invadente. E inoltre, nonostante il carattere poco amichevole, io ero ancora attratta dal mio vecchio amico. Non era qualcosa di fisico, ma più un qualcosa legato ai ricordi. Volevo riavere indietro il ragazzo che mi aveva insegnato ad amare lo sport che praticavamo. Mi mancavano le nostre giornate insieme al parco, anche se eravamo cresciuti. Mi sarebbe piaciuto rivedere il suo sorriso e riascoltare i suoi complimenti. Così, in queste condizioni, non sapevo nemmeno se mi avrebbe mai rivolto la parola di sua spontanea volontà. Quelle poche volte in cui avevamo parlato, ero stata sempre io a iniziare un discorso, e il più delle volte venivo liquidata alla svelta.
Insomma, avevo bisogno di tranquillità in quell'aereo già abbastanza affollato. C'erano persone che chiacchieravano l'una con l'altra, Hostess che passavano con carrelli colmi di pietanze, e i miei compagni di squadra, sempre tranne Kai, che fantasticavano sul torneo. Quest'ultimo inoltre sarebbe iniziato l'indomani e, anche se non lo davo a vedere, ero tesa ed emozionata. Non vedevo l'ora di conoscere i nostri sfidanti e i famosi ex amici di Rei. Non vedevo l'ora di immergere di nuovo la mia attenzione al Beyblade, così da lasciare indietro gli altri pensieri. Dovevamo dedicare noi stessi solo ad esso, anche per non deludere le aspettative di mio nonno, che aveva avuto fiducia in tutti noi. E poi volevo arrivare sempre più lontano perché, se fossimo stati buttati fuori dal mondiale, ci saremmo dovuti dividere...e quella convivenza mi aiutava ad avvicinarmi a entrambi i ragazzi. E poi Takao era talmente gioviale e divertente che mi metteva di buon umore!
Una volta sbarcati, un altro Taxi ci portò al nostro Hotel. Questa volta gli organizzatori avevano pensato per i partecipanti una struttura caratteristica. Era una costruzione in pietra, con un giardino esterno provvisto di un Beyblade Stadio interrato nel terreno e piccoli appartamenti disposti a schiera. Il nostro non era molto distante dallo stadio, per cui ci saremmo anche potuti allenare. Inoltre la fortuna era dalla nostra parte, perché la giornata era calda ed assolata.
«Bene ragazzi, vi do carta libera per il resto del pomeriggio e ci vedremo direttamente per cena!», ci disse il nonno, sparendo nel corridoio. Conoscendolo si era preso una stanza decisamente più piccola, per dare modo a tutti noi di stare assieme per conoscerci ed amplificare la nostra conoscenza. In fondo eravamo una squadra, e in una squadra c'è bisogno di intesa...da tutti i componenti. Ma purtroppo, nella nostra squadra c'era qualcuno che non collaborava affatto...
Fine capitolo 15

 

 

°°°°°°

Colei che scrive:

Ma salve a tutti e, buon inizio 2019! Mi dispiace non essere molto presente, ma per il momento non ho molto tempo, però farò tutto il possibile per portarla avanti ^_^
Mi scuso se in questo capitolo non succede nulla di particolare, ma chiamiamolo pure un capitolo di transizione...dal prossimo le acque si agiteranno ehehe sappiamo tutti cosa succede a Rei in questo punto, e cosa comporterà l'entrata in scena di Mao...ora che Saya inizia a sentire qualcosa per il nostro bel cinese :P e Kai?
Chissà...
Spero che continuerete a seguire la fiction, nel frattempo vi mando un bacione e ringrazio chi si è fermato a recensire i vecchi capitoli e chi sta seguendo silenziosamente la storia ^.^
A presto!

  
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