Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Parmandil    11/01/2019    3 recensioni
La Guerra delle Anomalie imperversa ormai da due anni. La Federazione è frantumata in settori che non riescono più a comunicare fra loro e flagellata dagli attacchi dei Tuteriani. Le anomalie distruggono interi mondi, obbligando i federali a uno sforzo senza precedenti per accogliere e ridistribuire i profughi. Solo l’alleanza coi Klingon potrebbe dare alla Federazione il vigore necessario a prevalere.
Molte forze, però, cospirano contro l’unione. La tecnologia predittiva dei Tuteriani consente loro di pianificare le mosse vincenti. La stessa tecnologia sembra in mano a una specie appena giunta dal Quadrante Delta: i Krenim. L’antico sogno di Annorax, il dominio assoluto delle linee temporali, non è mai stato così vicino a realizzarsi. E nello sforzo di padroneggiare per primi il viaggio nel tempo, i nostri eroi potrebbero varcare una soglia insospettabile... ritrovandosi in uno Specchio oscuro.
Ma la sfida più inaspettata viene dal cuore della Federazione. Molti cittadini sono convinti che i Tuteriani non vadano combattuti, ma accolti come ogni altra specie. Avranno ragione? Il Movimento per la Pace Galattica ritiene di sì. I suoi esponenti sono pronti a immolarsi per il loro ideale di pace. La domanda è: quanti altri saranno immolati?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klingoniani, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Capitolo 9: Per l’onore

 

   «Salve, amici olospettatori. In diretta da Khitomer per il Federal News, è il vostro inviato Vaus Liin che vi parla» disse il giornalista, in piedi davanti alla finestra panoramica della sua astronave. Alle sue spalle appariva il globo spettrale di Khitomer. Tra i nuvoloni scuri filtravano bagliori rossastri, perché la crosta non si era ancora solidificata. Le particelle di roccia in sospensione nell’atmosfera provocavano accumuli elettrostatici e quindi tempeste di fulmini.

   «Come vedete, la situazione qui è ancora drammatica» disse l’inviato, indicando il pianeta che bruciava in lontananza. «Le sonde inviate su Khitomer hanno confermato le prime letture dei sensori: non si sono superstiti. Tutte le forme di vita, così come le strutture artificiali, sono state disgregate a livello molecolare. Persino i rilievi naturali, montagne e colline, sono stati livellati. Gli oceani sono evaporati, rendendo l’atmosfera densa e turbolenta.

   Gli esperti di terraformazione stanno ancora esaminando il pianeta, per capire cosa sia andato storto quando Helen Chase ha attivato Genesis. Secondo le prime indiscrezioni, l’errato montaggio del congegno e l’uso di proto-materia instabile sarebbero all’origine della catastrofe. Ma anche se Genesis avesse funzionato a dovere, la superficie planetaria sarebbe stata spazzata via prima di essere rigenerata».

   Il giornalista fece una breve pausa, dando un’occhiata al pianeta fiammeggiante. Qua e là, in orbita, si notavano alcune astronavi federali, tra cui l’Enterprise e la Majestic. Invece le navi Klingon non erano in vista, essendosi ritirate ai margini del sistema di Khitomer. Stavano ottenendo rinforzi dalle retrovie dell’Impero e molti temevano che si preparassero ad attaccare.

   L’inviato deglutì e riprese a parlare: «Il Consiglio federale è in riunione d’emergenza, in costante contatto con Khitomer. La prima delibera è già resa nota: il Movimento per la Pace Galattica è stato inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. Questo provvedimento ha già scatenato accese proteste sui mondi federali, tra coloro che – pur appartenendo al MPG – non si riconoscono nelle dichiarazioni e nel gesto criminale di Helen Chase.

   Il leader del Movimento, Zee-Sub Wum, che ha partecipato alla marcia di protesta dei giorni scorsi, è stato arrestato prima che lasciasse il sistema. La Flotta Stellare mantiene il massimo riserbo, ma sono filtrate alcune indiscrezioni, che il Federal News vi comunica in esclusiva. Al momento dell’arresto, Wum si dichiarato estraneo ai fatti, definendosi “ostaggio dello Stato”. Ha dichiarato inoltre che la distruzione di Khitomer è un complotto della Flotta Stellare, ordito per criminalizzare il Movimento e proseguire la guerra coi Tuteriani.

   Invitiamo gli spettatori a partecipare al nostro sondaggio Olonet: ritenete che Zee-Sub Wum abbia ragione e che la Flotta Stellare stia nascondendo qualcosa? Ci sono molte altre domande in attesa di risposta. Chi sono i Krenim e perché hanno attaccato sia noi che i Klingon? Possiamo considerarli alleati dei Tuteriani, sebbene provengano dalla nostra stessa dimensione? Perché l’Enterprise ha lanciato raffiche di siluri contro la nave del Cancelliere, durante la battaglia? È stato un sabotaggio interno o un deliberato attacco contro i Klingon?

   Il fatto che i siluri abbiano deviato all’ultimo momento non basta a dissipare le ombre che avvolgono la figura del Capitano Alexander Chase. Egli è additato da molti come il principale responsabile della guerra contro i Tuteriani, in seguito alla missione nella Macchia di Rovi. E ora la sua stretta parentela con Helen Chase, responsabile dell’ecatombe di Khitomer, getta una luce ancor più inquietante sulla vicenda. Mentre la sorella distruggeva il pianeta, la nave del fratello bersagliava i Klingon. È solo una sinistra coincidenza o il risultato di un piano concertato? Ci auguriamo che un’inchiesta imparziale possa stabilirlo. Intanto l’unica certezza è che, nel giro di due anni, Alexander ed Helen Chase hanno gettato la Federazione nel caos. Ci chiediamo come sia possibile che questo Capitano sia ancora al comando dell’Enterprise...».

   Chase spense lo schermo olografico, stizzito, e si arrovesciò indietro sulla sedia, stropicciandosi gli occhi. Aveva visto altri notiziari, tutti con questo tono. Probabilmente era l’uomo più odiato della Federazione. Di lì a poco sarebbe stato interrogato dalla Flotta e francamente non sapeva che dire. L’unico modo di uscirne era dimostrare quanto accaduto nello Specchio. La testimonianza di T’Vala e Grenk sarebbe stata fondamentale. Ma lo era ancor più il fatto che ora, nell’hangar 5, c’erano due navette temporali: la Phoenix e il Basilisk. Era una fortuna che il Grenk-Specchio se ne fosse andato con il teletrasporto. Certo, sarebbe stato meglio se fossero riusciti a trattenerlo. Almeno Neelah aveva bloccato la T’Vala-Specchio. La presenza di due T’Vala era un’altra prova decisiva, anche se sfortunatamente l’intrusa non poteva testimoniare.

   La porta dell’ufficio trillò. «Avanti» disse Chase, tornando a sedersi in modo composto. Terry entrò a passo svelto.

   «Capitano, i Klingon si muovono. Il loro vettore porta qui» disse l’IA.

   «Finalmente» disse Chase. «Hanno un’aria ostile?».

   «Hanno gli scudi alzati, ma per adesso non danno energia alle armi» rispose Terry. «Già il fatto che non siano occultati può essere interpretato come un segnale distensivo».

   «Sa il Cielo se ne abbiamo bisogno!» commentò Chase. «Fra quanto saranno qui?».

   «Un’ora, se mantengono la velocità a impulso».

   «Vogliono darci tempo» osservò Chase. «Mi sembra incoraggiante. A meno che non sia il modo onorevole di dichiararci guerra».

   «I miei algoritmi statistici sono incerti al riguardo» disse Terry. «Non ho un profilo psicologico sufficientemente preciso del Cancelliere e dei suoi consiglieri per prevedere la loro decisione».

   «Non si preoccupi, le mosse dell’Alto Consiglio sono sempre difficili da prevedere» disse Chase. «Il loro onore sembra funzionare a giorni alterni, e non so proprio come si comporteranno oggi. Andiamo in Allarme Giallo. Se i Klingon danno energia alle armi, passi al Rosso».

   «Sì, signore» disse Terry. Lo stato di allerta fu comunicato a tutte le postazioni della nave.

   «Allora, vedo che è tornata pienamente operativa» commentò Chase.

   «Sì, Capitano. L’Ingegnere Capo ha eliminato tutte le tracce del virus» confermò Terry.

   «Ne sono lieto» disse Chase, sollevato. «L’Enterprise non sarebbe la stessa, senza di lei».

   «Grazie, Capitano. Ma se dovesse accadermi qualcosa, un’altra Intelligenza Artificiale della mia categoria mi sostituirà con la stessa efficienza» osservò Terry.

   «Potrebbe prendere il suo posto, ma dubito che potrebbe sostituirla» disse Chase. «Lei è parte della... famiglia, ormai. E mi aspetto che fra qualche secolo, quando la Federazione si dibatterà nella Guerra Temporale, lei sia ancora in circolazione, per mettere in riga tutti quegli Agenti Temporali!» si augurò.

   «Lei è molto ottimista» constatò Terry. «Non ci sono IA federali così vecchie, al momento. E non so quanto durerà il mio programma».

   «Ma lei è virtualmente immortale, no?» chiese il Capitano. Finora non aveva mai discusso con Terry di questo argomento, ma era una questione che gli ronzava in testa da tempo e aveva voglia di affrontarla.

   «In teoria sì. In pratica, non so cosa mi accadrà quando l’Enterprise sarà pensionata» rispose Terry con prudenza.

   «Ci sono già stati ologrammi che hanno ottenuto il riconoscimento di “persona”, come l’MOE della Voyager» osservò Chase. «Se la Federazione sarà ancora in piedi, non credo che le negherà la libertà. Ci si vede, come privata cittadina, senza questa astronave?» chiese.

   «È una domanda che non mi sono mai posta» ammise Terry. «Non so come mi sentirei senza l’Enterprise, obbligata a mantenere una sola proiezione per volta. L’astronave è il mio corpo, assai più della proiezione che vede ora. Senza il suo scafo, i suoi sistemi, la sua potenza, credo che mi sentirei... nuda, indifesa. E con una sola proiezione per volta, mi sentirei terribilmente limitata».

   «È la condizione di tutti noi Organici» le fece notare Chase.

   «Infatti, ed è terribile! Siete così inermi... senza offesa, Capitano» disse Terry, temendo di averlo insultato.

   «Nessuna offesa, ha ragione» riconobbe Chase. «Noi Organici siamo spaventosamente indifesi, anche se cerchiamo di proteggerci con la tecnologia. Un giorno, forse, lei si aggirerà per le nostre strade come una cittadina fra gli altri, invece di solcare lo spazio con l’Enterprise. Sarà un bel cambiamento, ma ho grande fiducia in lei» l’incoraggiò. «Ma stiamo parlando di un futuro lontano. Abbiamo problemi più pressanti al momento. Torniamo in plancia, voglio tenere d’occhio i Klingon» aggiunse, alzandosi.

 

   Un’ora dopo gli ufficiali di plancia attendevano nervosamente l’arrivo dei Klingon. L’Enterprise, la Majestic e le altre navi della Flotta avevano assunto una formazione difensiva, ma molte erano così danneggiate che non sarebbero state di grande utilità. Alcune erano state persino evacuate, giudicandole troppo compromesse. L’Enterprise poteva solo cercare di proteggere le altre. Ma con i Klingon che avevano ricevuto rinforzi, le navi federali erano in netta minoranza. Il Capitano Chase era così sulle spine che sobbalzò quando il turboascensore si aprì alle sue spalle.

   «Tenente Shil pronta a riprendere servizio, signore» disse T’Vala, entrando in plancia.

   «T’Vala! Poteva prendersi più tempo» le ricordò Chase.

   «Ma Grenk è già tornato al lavoro» notò T’Vala.

   «Grenk non è stato imprigionato su quella Sedia degli orrori» le ricordò Chase, che aveva letto i loro rapporti. «Comunque è la benvenuta».

   «Grazie, Capitano». T’Vala venne avanti, guardandosi attorno soddisfatta. I colori chiari, il simbolo della Flotta Stellare, i volti amichevoli... era di nuovo nel suo mondo. La cupa plancia dell’ISS Enterprise era solo uno spaventoso ricordo.

   «Bentornata, Tenente» la salutò Ilia Dax, quando le passò accanto.

   T’Vala passò lo sguardo da lei a Chase, e poi a Lantora. Cercò di controllarsi, ma non poté reprimere un leggerissimo sorriso, che le increspò gli angoli della bocca. Ripensò a tutte le relazioni, a volte clandestine, che legavano i loro omologhi dello Specchio, senza impedir loro di azzannarsi a vicenda.

   «È tutto a posto?» le chiese Ilia, notando la sua espressione.

   «Certo, Comandante» assicurò T’Vala. Le fossette ai lati della bocca l’avevano tradita! Appellandosi a tutto il suo autocontrollo, la mezza Vulcaniana tornò seria e si sedette al timone, sostituendo un collega.

   «Arrivano i Klingon» avvertì Terry. La flotta giunse a massimo impulso, fermandosi a un centinaio di km dall’Enterprise.

   «Hanno sempre gli scudi alzati» rilevò Terry. «Però non danno energia alle armi».

   «Allora facciamo lo stesso» disse Chase. «Niente Allarme Rosso... ma state pronti» aggiunse, dando un’occhiata d’intesa a Lantora.

   «I Klingon trasmettono a lungo raggio» disse Grog. «È un messaggio audio-video a chiunque sia in ascolto».

   «Sullo schermo» ordinò Chase. Il cuore gli rullava come un tamburo. La Federazione era già in guerra con i Tuteriani e i Krenim. Se anche i Klingon fossero passati alle ostilità, sarebbe stata la fine.

   Il Cancelliere apparve, più imponente che mai. Il simbolo dell’Impero Klingon spiccava alle sue spalle, rosso sangue sulle pareti verdi. La sua poltrona di comando somigliava a un trono, dal quale poteva ordinare una guerra senza quartiere contro la Federazione, se voleva.

   «Salve, popoli della Galassia» esordì il Cancelliere. «Oggi mi rivolgo a tutti voi: ai Klingon, ai Federali, alle altre specie. Tutti voi siete coinvolti in questo conflitto» disse gravemente. «Pochi giorni fa abbiamo assistito a una delle peggiori tragedie della nostra Storia. Khitomer, luogo d’accordi e di convivenza fra l’Impero e la Federazione, è stato distrutto da un vile attacco terroristico. La responsabile, Helen Chase, si è immolata col suo congegno. Ma non tollereremo che i suoi complici restino impuniti. Molti, nel nostro Impero, chiedono a gran voce che sia fatta giustizia per questo orrore. Una cittadina federale, un’Umana, ha fatto strage di Klingon. Quest’aggressione meriterebbe la più dura delle risposte, una guerra totale fra noi e la Federazione!» minacciò.

   Chase lo fissò impietrito. Era davvero la fine? Helen era riuscita a condannare a morte la Federazione, in nome... della pace?

   «Ma a tutti quelli che vogliono giustizia, io chiedo: giustizia per chi, e contro chi?» riprese Kuntagh. «L’attentato ha ucciso indiscriminatamente federali e Klingon. Sì, miei concittadini. Anche i federali stanno piangendo i loro cari. Dovremmo accanirci contro chi ha subito il nostro stesso martirio? Contro chi vuole giustizia? Non è più saggio individuare il vero nemico, anziché lasciare che rida di noi, mentre combattiamo quello falso?».

   Chase si piegò in avanti sulla sedia, con il cuore in gola. Forse Kuntagh aveva capito. Forse era più illuminato di Helen e dei suoi sostenitori.

   «La responsabilità dell’attentato grava sul cosiddetto Movimento per la Pace Galattica, un’ipocrita sigla dietro cui si nascondono criminali e terroristi. Per loro invochiamo il massimo della pena! Ma attenzione: tale Movimento è figlio del nostro più grande nemico!» avvertì Kuntagh, stringendo il pugno.

   «Quale sia questo nemico, è sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi due anni, centinaia di Sfere hanno diviso il nostro spazio e colpito i pianeti con anomalie letali. I commerci e ogni spostamento ne sono stati duramente colpiti. Oggi nessuno osa più recarsi nei sistemi vicini, per timore delle anomalie o dei loro artefici, che ci attaccano con navi da guerra. I Tuteriani non appartengono al nostro Universo, ma pretendono di conquistarlo. Peggio ancora, alterano lo spazio, distruggendo i nostri pianeti! Quanti mondi abbiamo sfollato in questi anni? Quanti miliardi di profughi abbiamo dovuto redistribuire, con tutti i problemi che ciò comporta? E andrà sempre peggio, se non ci opponiamo. I Tuteriani pretendono un terzo del nostro spazio per fermare gli attacchi. Un terzo, dicono, e ci lasceranno vivere! Ma credete che si accontenteranno? Credete ci si possa accordare con chi vive della nostra morte? No, i Tuteriani distruggeranno la Galassia se non impieghiamo tutte le nostre forze per contrastarli.

   L’Impero Klingon è pronto a lottare fino all’ultima goccia di sangue per difendersi. Non abbiamo ereditato quest’Impero dai nostri avi solo per consegnarlo a invasori di un’altra dimensione, o ai loro alleati Krenim, che ci hanno colpiti a tradimento. Dunque noi Klingon lotteremo, per la nostra salvezza, ma anche per quella altrui. E la Federazione che farà? Sarà al nostro fianco per la salvezza comune? O approfitterà di noi, ritirandosi dal fronte mentre i nostri guerrieri si sacrificano?».

   Chase scambiò un’occhiata con Ilia. Quello era il loro timore: che la Federazione usasse i Klingon come mercenari, soldati sacrificabili da sostituire ai propri. Kuntagh aveva visto giusto e non potevano certo biasimarlo, se dubitava della Flotta Stellare.

   «Un tempo la Federazione avrebbe combattuto» riprese Kuntagh in tono nostalgico. «Quand’eravamo nemici, abbiamo combattuto battaglie degne d’essere ricordate nei canti. Molti Capitani federali sono stati avversari onorevoli. Ma oggi la Federazione ha perso la voglia di lottare, persino se ne va della sua sopravvivenza. Alcuni federali, nella loro follia, hanno distrutto Khitomer, per impedire il nuovo accordo. Gliela daremo vinta? NO! Possono aver devastato un pianeta, ma non ci piegheranno!» gridò Kuntagh, alzandosi in piedi.

   «Se la Federazione ha dimenticato l’onore, noi glielo ricorderemo. Ecco qual è il ruolo dei Klingon nella Galassia: rammentare a tutti cos’è l’onore e quali sono le battaglie che vale la pena combattere. Di fronte a un nemico che ha dichiarato guerra allo spazio e al tempo, il cuore Klingon dice di lottare. E lo faremo, al fianco della Federazione. Rinnoveremo la lealtà che ci unì nella Guerra del Dominio, quando versammo il nostro sangue assieme, e insieme trionfammo. Oggi nasce una nuova unione! E i nostri nemici, che osano definirsi Fronte di Liberazione Temporale, conosceranno la paura! Qapla’!» gridò Kuntagh, con quanto fiato aveva in gola. Era l’antico saluto Klingon, traducibile in “vittoria” o anche in “muori con onore”.

   Chase si alzò e batté le mani, imitato dall’equipaggio di plancia. Scene simili si ripeterono sulle altre astronavi, sia federali che Klingon. E su tutti i pianeti che avevano captato la trasmissione, la speranza rinacque. Mani furono battute, chele e pinze ticchettarono, tentacoli si agitarono. Grida in migliaia di lingue salirono al cielo. Sentimenti di speranza corsero silenziosamente tra le menti telepatiche. Grandi folle si riversarono nelle strade, nelle piazze, in cima ai grattacieli. E i membri del MPG si guardarono l’un l’altro confusi, chiedendosi che nuovo complotto fosse questo. Ma per il momento preferirono tenere un basso profilo.

   «Ci chiamano, Capitano» disse Grog. «E chiamano anche la Majestic».

   «Apra un doppio canale» disse Chase, risedendosi. Lo schermo si divise in due. Da un lato c’era l’Ammiraglio Nelscott, dall’altro il Cancelliere Kuntagh.

   «Ebbene, siete pronti a battervi al nostro fianco?» esordì Kuntagh.

   «L’Enterprise sarà con voi fino all’ultimo» disse Chase.

   «Le credo, Capitano» rispose Kuntagh. I proclami lo lasciavano indifferente, ma di una promessa personale poteva fidarsi, se fatta da un individuo onorevole. «So che siete stati i primi ad affrontare i Tuteriani e che da allora vi siete battuti in prima linea. Poiché ci avete anche affiancati contro i Krenim, trovo giusto che l’unione sia firmata a bordo dell’Enterprise» propose Kuntagh.

   «Ne sarò onorato, Cancelliere. Lei e il suo seguito siete benvenuti a bordo» rispose Chase.

   «E io verrò con gli ambasciatori federali» aggiunse Nelscott.

   «Voi pensate alle scartoffie; noi porteremo il Vino di Sangue!» ridacchiò Kuntagh.

   «E, Cancelliere...» aggiunse Chase.

   «Sì?».

   «Grazie».

 

   «Punto di discontinuità!» gemette la Vate, angosciata.

   «Di che si tratta stavolta?» chiese la Primaria, intuendo che era qualcosa di molto grave.

   «L’operazione a Khitomer ha avuto esito opposto a quanto speravamo. Sterilizzare il pianeta e attaccare le flotte non è bastato a estraniare i Klingon dalla Federazione» rivelò la Vate. «Il Cancelliere ha appena dichiarato che firmerà il trattato».

   «Com’è possibile?!» insorse la Primaria. Di rado la Messaggera e la Vate l’avevano vista così infuriata. La Tuteriana in azzurro si materializzò a fianco della Vate e l’afferrò per la gola. «Mi avevi garantito che distruggere Khitomer era la chiave del successo! Abbiamo persino silurato i Klingon dall’Enterprise! Com’è possibile che quegli animali non vogliano la testa di Chase e di tutto il Consiglio federale?».

   «I-io avevo detto che l’Operazione Khitomer a-aveva il 97% di probabilità di s-successo!» rantolò la Vate. «C’era p-pur sempre l’altro 3%!». Si portò le mani alla gola, ma la Primaria era geneticamente progettata per avere una forza superiore alla sua, quindi non riuscì a liberarsi.

   «Me l’avevi consigliata!» insisté la Primaria, sollevandola a mezz’aria.

   «C-certo! Con quella probabilità di successo e-era la cosa p-più logica...» gracchiò la Vate.

   «O forse non hai fattorizzato adeguatamente l’onore Klingon, e questo ti ha portata fuori strada!» insinuò la superiore.

   «Siate clemente, Primaria» intervenne la Messaggera. «Lei ha fatto solo il suo dovere, non potete biasimarla per questo».

   «Infatti dovrei biasimare te!» disse la Primaria. Lasciò andare la Vate, solo per svanire e riapparire davanti alla Messaggera. «Dovevi usare le spie dello Specchio per distruggere la nave del Cancelliere. Invece i siluri hanno colpito i Krenim! Come lo spieghi?».

   «Ho costretto gli infiltrati ad agire, ma loro si sono rivelati deludenti» rispose la Messaggera, senza mostrare alcun timore. «Si sono fatti scoprire e i federali hanno ripreso il controllo dei siluri».

   «Dovevi vigilare su di loro».

   «L’ho fatto, ma sapete che talvolta i nostri servitori non sono all’altezza delle aspettative» rispose la Messaggera, impassibile.

   «Smettila di ribattere, nullità! O mi troverò un’altra Messaggera!» minacciò la Primaria. Di fronte alla sua furia, la Messaggera chinò il capo e indietreggiò di due passi. «Quest’unione nascente è una seria minaccia ai nostri piani» riprese la Primaria, leggermente più calma. «Come si comportano le linee temporali?» chiese alla Vate.

   «C’è stato un cambiamento radicale» rispose la Tuteriana in giallo. «Centinaia di futuri sono svaniti e altrettanti sono apparsi. Ci vorrà tempo per analizzarli tutti. Alcuni sono molto diversi da quelli che avevo previsto. Peggio ancora: le linee temporali continuano a oscillare, ogni volta che viene stabilita una clausola del trattato Klingon-federale. È un disordine di prima magnitudine».

   «E tu lo analizzerai, finché non saprai darmi stime precise, ti ci volessero mesi!» disse la Primaria. «Ma intanto la guerra non aspetta. Non possiamo assestarci sulle attuali posizioni. Questo permetterebbe alla Federazione e ai Klingon di distruggere tutte le Sfere. Dobbiamo aumentare lo sforzo bellico: dispieghiamo altre Sfere, acceleriamo la trasformazione dello spazio. Devastiamo centinaia di mondi con le anomalie, così i nemici dovranno usare tutte le loro energie per evacuarli, anziché per combatterci» sentenziò.

   «Possiamo contare sui Krenim» si azzardò a dire la Messaggera. «Finora si sono comportati bene».

   «Non proprio. Hortis avrebbe dovuto proseguire l’attacco a Khitomer» puntualizzò la Primaria.

   «Lo ammonirò a non ripetere l’errore» promise la Messaggera. «In ogni caso, il suo aiuto ci è essenziale».

   «Assicurati che continui a servirci» raccomandò la Primaria. «Torna da lui, promettigli ciò che vuole in cambio del suo sostegno. Quando i Quadranti Alfa e Beta saranno sotto controllo, potremo costruire nuove Sfere con i materiali locali. A quel punto invaderemo gli altri due Quadranti. E la Via Lattea sarà nostra per sempre».

 

   L’IKS Martok lasciò l’orbita di Khitomer, scortata dalle navi più piccole. Il Cancelliere Kuntagh tornava su Kronos, per fronteggiare l’opposizione di quanti avevano perso dei parenti a Khitomer e reclamavano vendetta. Non sarebbe stato facile fargli capire chi era il vero nemico. Ma ormai il passo fondamentale era fatto: con la firma del trattato, nasceva un’unione in grado di opporsi al Fronte Temporale. Trattative, firme e ricevimenti: tutto era stato fatto sull’Enterprise, ormai riparata dai danni. Erano stati giorni d’intensa attività diplomatica, intervallata dai rituali Klingon. La presenza di centinaia di Klingon a bordo, molti dei quali erano ufficiali e diplomatici di alto rango, era stata una sfida per la sicurezza, ma Lantora aveva saputo gestirla. Ora che se n’erano andati, le cose tornavano lentamente alla normalità.

   Due giorni dopo la partenza dei Klingon, anche l’Ammiraglio Nelscott partì con il grosso delle forze federali, per soccorrere il pianeta Aldea, minacciato dai Krenim. L’Enterprise rimase ancora qualche ora, con l’equipaggio impaziente di conoscere la prossima missione.

   Finalmente Chase convocò gli ufficiali superiori in sala tattica. Come spesso accadeva, anche Neelah fu invitata, in qualità di consulente del dottor Korris. Quando furono seduti intorno al tavolo ad anello, Chase mostrò l’ologramma di un sistema stellare. «Vi piacerà sapere che ho concordato la prossima operazione con l’Ammiraglio Nelscott» disse il Capitano. «L’ho persuaso a farci andare su Neural, visto che ha già forze sufficienti per liberare Aldea».

   «Neural non fa parte della Federazione, né dell’Impero Klingon» notò Terry.

   «No, infatti» convenne Chase. «È abitato da una popolazione umanoide, di livello tecnologico pre-curvatura. Una Sfera sta creando anomalie nelle sue vicinanze» spiegò, indicandola nell’ologramma. «All’attuale tasso di crescita, le distorsioni ingloberanno il pianeta nel giro di quindici giorni. Sarebbe la fine per i suoi cento milioni di abitanti, che vivono nell’Età del Bronzo e non possono difendersi in alcun modo».

   «Non possiamo trasferire così tante persone, senza violare la Prima Direttiva» osservò Ilia. «Spero che la missione sia distruggere la Sfera».

   «Lo è» la rassicurò Chase. «Sembra che sia difesa da alcune Dreadnought, quindi dovremo combattere».

   «Armi e scudi sono nuovamente al massimo, Capitano» garantì Lantora.

   «Bene. Che dice il reparto medico?» chiese il Capitano, rivolto a Korris e Neelah.

   «Tutti i pazienti sono stati dimessi» rispose Korris. «Cioè, tutti tranne la T’Vala dello Specchio. Per lei ci sono poche speranze».

   T’Vala chinò il capo, rattristata. Per quanto la sua sosia fosse un’opportunista e una sabotatrice, avrebbe voluto che si risvegliasse. Così avrebbe potuto parlarle, capire se si assomigliavano in qualcosa, o se davvero non avevano nulla in comune.

   «Sono certo che ha fatto tutto il possibile» disse Chase comprensivo.

   «In compenso gli esperimenti con le nanosonde procedono bene» intervenne Neelah. «Possiamo resistere cinque minuti in più all’esposizione diretta alle anomalie. Speravo di guadagnare ancora più margine, ma...».

   «Va benissimo, ogni istante guadagnato può fare la differenza» disse Chase. «Grenk, come va in sala macchine?».

   «Anche noi siamo del tutto operativi» assicurò il Tellarita. «Ho anche ultimato gli aggiornamenti al programma di Terry». Il labbro gli tremò, come se avesse ancora qualcosa da dire. «Capitano, per quanto riguarda la Phoenix ci sono novità?». Ormai poteva parlarne apertamente, perché tutti i presenti ne erano informati.

   «Ne ho discusso con l’Ammiraglio Nelscott. E anche col nostro amico Sheev» rispose Chase.

   «Un agente della Sezione 31 è stato a bordo?» chiese Lantora, preso in contropiede.

   «No, gli abbiamo parlato via subspazio» lo tranquillizzò Chase. «Era piuttosto... contrariato dal fatto che molti sappiano della Phoenix. Gli ho detto che è meglio così. Se un giorno la Flotta Stellare avrà navi e agenti temporali, vuol dire che la Sezione 31 non conserverà il monopolio della ricerca. Ma lui ha insistito affinché gli consegnassimo la Phoenix, com’era nei piani originali» proseguì, lanciando un’occhiata a Grenk e Terry, che per due anni gli avevano taciuto la cosa.

   «Gli ha detto che, al momento, è più utile a noi?» chiese Grenk con un filo di voce.

   «Sì, e alla fine siamo giunti a un accordo» disse Chase. «È sempre così, con la Sezione 31: bisogna mercanteggiare. Gli consegneremo il Basilisk, perché lo studino con calma su Plutone. Noi, però, ci terremo la Phoenix».

   «Congratulazioni, Capitano» disse Ilia. «Una navetta temporale ci sarà utilissima contro i Krenim».

   «Ringrazi chi l’ha riportata dallo Specchio» disse Chase, accennando a Grenk e T’Vala.

   «Continuerò a migliorarla» promise l’Ingegnere.

   «Bene, e lei potrebbe darci lezioni di volo» disse Chase a T’Vala. «È l’unica che l’abbia pilotata finora e non sappiamo chi sarà il prossimo. Quando si gioca col tempo, a volte ce n’è davvero poco per correre ai ripari».

   «Istruirò tutti i presenti» assicurò T’Vala. «In realtà c’è poco da dire... i comandi non sono molto diversi da quelli di una comune navetta».

   «Per ora è tutto» concluse Chase, spegnendo l’ologramma. «Ognuno ai propri posti, partiamo per Neural» disse alzandosi.

   «Capitano, vorrei scambiare ancora qualche parola, se non le dispiace» disse Neelah.

   «Certo» annuì Chase, notando che sembrava nervosa. «Allora?» chiese, quando furono soli.

   «Ecco, volevo ringraziarla per aver convinto l’Ammiraglio a proteggere i pianeti pre-curvatura» disse l’Aenar. «Vorrei che i suoi detrattori lo sapessero, quanto s’impegna per quei popoli».

   «È merito suo, in realtà» disse Chase a sorpresa. «Ricorda la nostra chiacchierata in palestra? Mi ha fatto riflettere su quanto poco facciamo per i popoli pre-curvatura. La nuova unione proteggerà i pianeti federali e Klingon, ma che accadrà agli altri? Spero che Neural non sarà l’unico che difenderemo. Se l’Enterprise se ne occupa, forse altre navi federali – e persino Klingon – riceveranno missioni analoghe».

   «Speriamo» si augurò Neelah. Stavano passeggiando davanti ai modellini delle precedenti Enterprise, così numerosi da occupare gran parte di una parete. «Oh, c’è un’altra cosa!» disse l’Aenar, un po’ emozionata. Trasse dalla tasca un orologio terrestre vecchio stile. Era un cipollone con tanto di catenella, un modello risalente a molti secoli addietro. «Questo è per lei!» disse, consegnandolo con trepidazione al Capitano.

   «Per me? In regalo?» si stupì Chase, prendendolo. «La ringrazio, ma a cosa lo devo?».

   «Perché oggi è il primo aprile» disse Neelah.

   «Cioè sarebbe uno scherzo?».

   «Non finga di non capire. Ho consultato il database. Oggi è il suo compleanno!» esclamò l’Aenar, trionfante.

   «Ssshhh!» fece Chase, lanciando un’occhiata verso la porta. «Se tutti sapessero che sono nato il primo d’aprile, sa quante risate? Ma grazie per il pensiero, è molto gentile». Aprì il coperchietto metallico, per osservare il quadrante numerato. «Perché proprio un orologio?» s’incuriosì.

   «Stiamo lottando contro i Krenim, un nemico che conosce bene il tempo» disse Neelah. «Ho pensato che darle un orologio vecchio stile fosse divertente, se mi passa il termine. È del XIX secolo, movimento meccanico. La tecnologia terrestre dell’epoca aveva un interessante gusto artistico. Spero di averlo replicato adeguatamente» disse, con un pizzico di apprensione.

   «È perfetto» assicurò Chase. «Adesso dovrò scoprire quand’è il suo compleanno, per contraccambiare».

   «Mancano ancora dei mesi» disse Neelah. «Nel frattempo spero di rivederla negli allenamenti. Così le mostrerò come mettere al tappeto il suo sosia dello Specchio, se mai dovesse incontrarlo!» ridacchiò.

   «Volentieri» disse Chase, sorpreso di vederla così allegra e affabile. «Le posso chiedere se è tutto a posto? Sembra diversa dal solito» si azzardò a dire. «In senso buono, intendo» aggiunse un po’ maldestramente.

   «Forse lo sono» ammise Neelah, ripensando alla Fusione Mentale con T’Vala, che le aveva consegnato i ricordi della sua alter-ego. «Stavo pensando che, con la guerra che s’inasprisce sempre più, forse non abbiamo tutto il tempo che pensiamo. Se vogliamo fare qualcosa, forse dovremmo... farlo e basta» disse, assumendo una tonalità azzurrina.

   «Se ho imparato qualcosa sul tempo, è che non importa quanti futuri riesci a prevedere: alla fine te ne capiterà uno sorprendente» disse Chase, prendendole le mani. «Sono fortunato che in questa linea temporale tu sia sull’Enterprise». Le diede un rapido bacio. Quando si furono separati, rimasero a guardarsi negli occhi per qualche secondo. Non servivano parole per capire.

   «Devo andare» si riscosse Neelah. «Ci vediamo, Alexander». Uscì in fretta dalla sala tattica, ancora un po’ azzurra in volto.

   «Sì, se il tempo sarà clemente» mormorò Chase, rimasto solo. Rigirò l’orologio fra le mani, ammirandone le rifiniture. «Tempus fugit…» sussurrò. Poi se lo mise in tasca e tornò in plancia, dove lo attendevano i suoi ufficiali. Quello era il suo mondo. E per quante sfide lo attendessero, non avrebbe voluto affrontarle con altri.

 

 

FINE

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Parmandil