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Autore: tigrotta87    12/01/2019    0 recensioni
[Dannazione. Sapeva di dovere stare attenta. E eccola qui a dargli dell’ingenuo nel più perfetto doppio senso che potesse tirare fuori...].Un aiuto non richiesto, un insolitamente soddisfatto Hatori e una Mayu più innamorata e confusa che mai, per un lieto fine per niente scontato....
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hatori Soma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve! È da un po’ che non scrivo o pubblico, ma riordinando i file del computer ho trovato questa vecchissima fan fiction!

Non so perché non ha visto prima la luce ma ancora oggi non mi dispiace. Si deve però conoscere la storia di Fruit Basket. Per chi non la conosce ma si vuole comunque addentrare della lettura, Hatori non può abbracciare una donna sennò si trasforma in un cavalluccio marino. E in qualche modo si libera di questa maledizione durante la storia del fumetto. Ci sono altri riferimenti e sottointesi ma questo è proprio essenziale…buona lettura!

 

Something New

 

Non le erano mai piaciuti i locali troppo tradizionali.

Tutto quel legno con un odore stantio, pareti a scomparsa macchiate e quadri cupi di geishe con paesaggi ricamati. Preferiva i lucidi banconi e i tavoli puliti, comodi e alti dei bar moderni. Perciò non sapeva proprio come catalogare il locale di questa sera, tutto sembra nuovo ma allo stesso tempo antico. Un gradevole profumo di spezie pervadeva l’aria e la luce tenue delle candele non sembra posta per nascondere la polvere, ma solo a rendere rilassante il tutto. Era stato Hatori a sceglierlo, dicendole che per una volta non le sarebbero mancati un po’ meno alluminio e plastica nei dintorni. L’aveva seguito senza ribattere troppo.

Il locale non era molto affollato nonostante la sua gradevolezza, era tardi e il giorno seguente sarebbe stato lavorativo.

Questo fatto risultava a favore della serata, ma sarebbe riuscita a essere di compagnia lo stesso. Non era la prima volta che lo rivedeva dal giorno del matrimonio di Kana. Tuttavia semplicemente non riusciva a non pensarci. Ricordi passati e recenti si erano mischiati e le vorticavano nella mente. Tante domande senza risposta. E in tutto questo sempre una costante si faceva sentire: il suo ingombrante sentimento per lui.

Erano arrivati da circa mezz’ora e avevano entrambi ordinato una birra gelata.

Per adesso non avevano parlato che del più e del meno e del fatto che Shigure volesse invitare una buona parte dei Soma in villeggiatura in una delle mille tenute che quella gigantesca famiglia sembrava possedere. Tutto per trovare l’ispirazione per il suo nuovo libro diceva il grande scrittore. Per fare un tiro mancino al suo editor pensava Mayu; sicuramente avrebbe lasciato casa senza avvertirlo e quel povero disgraziato sarebbe piombato nella disperazione più nera.

Mentre seguiva i fili di questo ragionamento sentì Hatori dirle “Scusa, magari sono invadente, in questi giorni sei molto pensierosa, è successo qualcosa?”

Lo guardò stupita, non era usuale che si addentrassero in domande personali, in ogni caso provò a lasciar cadere l’argomento

“Io? No niente…il solito…la scuola”

Però Hatori non glielo permise

“é che sembri…triste, ogni tanto”

Nel sentirsi dire questo, proprio da lui, percepì un ondata di rabbia invaderla e quasi senza pensarci gli rispose

“Io? E che mi dici di te? E’ da quando ti conosco che sembra esserci sempre qualcosa che ti tormenta! Per è una giornata storta...per te cosa è? Una serie continua di giornate storte?”

Hatori sbarrò gli occhi stupito dal tono e dal cambiamento di soggetto, poi con la solita compostezza le disse “mi hai già posto una domanda simile e già allora ti dissi, che non è niente, voglio solo poter staccare un po’ ogni tanto”

Sempre senza rendersi troppo conto di stare parlando ad alta voce sussurrò come a se stessa “ma non è come voler scappare da qualcosa così?”

Si rese conto di averlo veramente detto quando ricevette un lungo sguardo amaro in risposta, così malinconico che fu lei stessa a staccare per prima il contatto e voltarsi.

Poi Hatori annuì impercettibilmente

“In un certo senso è così... Sei acuta Mayu”

Ma da cosa?questa è l’unica domanda che avrebbe voluto fare!..ma non poteva.

“sì…bhe i miei alunni non apprezzano molto questa qualità quando cercano di copiare”

“Immagino” una pausa come se stesse soppesando le parole “io perspicace non lo sono affatto invece”

Vero. Un sorriso divertito a sottilineare questo pensiero.

“sì davvero…per alcune cose non sei sveglio neanche un po’!”  Ma il sorriso le si congelò a metà strada quando si rende realmente conto di quello che ha appena detto.

Perché era successo soltanto due giorni prima, solo due.

 

Si sventolava il piccolo libro con fare annoiato per produrre quel movimento d’aria che dava solo un lieve refrigerio. L’avrebbe strangolato prima o poi...Oh se l’avrebbe fatto! quel libro aveva almeno cento anni e valeva molto di più del suo refrigerio, Shigure lo faceva per innervosirla…e lei lo sapeva, ma questo non cambiava il fatto che ci riuscisse benissimo. “Cosa sei venuto a fare da queste parti?” non aveva voglia di fare la solita manfrina e di girarci intorno. Faceva un caldo insopportabile per essere appena primavera e era arrivato un nuovo carico di libri di catalogare.

“Non sei felice di vedermi forse?”

Sperò che l’occhiataccia servisse come adeguata risposta.

E lui gli mostrò quel solito ghigno viscido che ormai aveva imparato ad associare alla sua faccia. Poi passò a un’aria birbante e la sua voce si fece infantile “ingrataaa…e io che faccio tutto il possibile per farti coronare il tuo sogno d’amore!!”

Non lo degnò di risposta.

“Sai, pensavo che fosse Hato l’osso duro, non tu” l’aveva detto con tono noncurante, quasi come un intercalare. Ma in lei si accese un campanello d’allarme.

“Cosa intendi dire?”

“Esattamente quello che ho detto” posò il libro e socchiuse le palpebre “non ci sono ostacoli ma tu...” aprì distrattamente il libro senza cambiare in altro la sua posizione “sei una vigliacca”

Non riuscì ben a capire se in quel momento provò più vergogna o rabbia. Ma l’impulso di dargli un ceffone o fargli del male in qualsiasi modo fisico le fu ben chiaro.

Si trattene a stento ma nella sua voce si sentì bene il tono duro “prima o poi qualcuno te le farà pagare tutte, non rimarrai sempre impunito per ciò che dici e fai” prese un respiro “e comunque qui non si tratta di coraggio...” non solo almeno… “lui non capirebbe, e di questo sono sicura…lui non capisce neanche ora” e si voltò a fronteggiarlo. Come sfidarlo a controbattere quello che gli aveva appena detto.

Il solito sorriso enigmatico si fece strada sul suo volto

“Oh si…non capiva per niente” e fece un breve segno di assenso del capo “ma non è del tutto corretto dire che ora non lo fa”

Mayu sentì il respiro mancarle. Non poteva essere.

“Tu…tu..non avrai osato?” balbettare le sembrò il minimo.

“Rivelare il tuo amore segreto?” il silenzio che seguì fu uno dei più lunghi che avesse mai vissuto.

“No no…troppo diretto…sarebbe stato controproducente” aveva agitato il dito indice per sottolineare il no come si fa con una scolaretta

“L’ho semplicemente aiutato a fare qualche collegamento. La tua gentilezza, la tua assoluta disponibilità, il fatto che ti ricordi sempre così bene le sue abitudini, tutte cose che parlano da sole non credi?” arrossì in automatico, non pensava fosse così evidente. Ma poi si ricordò che stava parlando con Shigure, per quanto lui fosse insondabile, lei per lui era sempre stato un libro aperto.

“Ho solo aggiunto come pura costatazione personale…che con me non sei mai stata così”

Aggrottò la fronte, e questo cosa significava? certo che non era così con lui! trovò nauseante anche solo il pensiero e anche Hatori, di certo, non lo trovava strano. Quindi in sostanza non gli aveva detto proprio un bel niente.

“ah...ho anche specificato, che non eri così con me…neanche quando stavamo insieme”

stava rivolgendo un sorrisetto molto compiaciuto al libro con cui ormai aveva deciso di giocare.

Si sentì defluire tutto il sangue dal viso. Non era niente di compromettente, ma quella frase faceva tutta la differenza tra dare e non dare significato al suo comportamento. E lui avrebbe riflettuto, pensato e valutato…e infine, se lei gliene avesse dato l’occasione avrebbe capito. Che lo amava da sempre. Che lo amava da troppo.

 

 

Dannazione. Sapeva di dovere stare attenta. E eccola qui a dargli dell’ingenuo nel più perfetto doppio senso che potesse tirare fuori. Ma di certo ora si sarebbe svegliata e avrebbe scoperto che non c’era nessuna caffetteria in stile Edo, e tutta quella conversazione non aveva avuto luogo che nei suoi sogni…o meglio…nei suoi incubi.

Ma la voce del Hatori metafisico sembrava proprio essere viva mentre sussurrava “me lo ripeteva spesso anche Kana” la tristezza che quel nome sulle sue labbra gli faceva venire non riuscì proprio a nasconderla. Avvertì anche un altro tipo di tristezza, perché sentirsi paragonare a lei faceva male.

“Quindi a pensare che tu sia un po’ tonto siamo in due…non ti preoccupare credo che mi terrò questa informazione per me” allegria, ogni parola doveva sembrare proprio così! Ricominciò a camminare lentamente “basta che mi offri anche la prossima birra”

Ma dopo qualche passo vide che hatori non l’aveva seguita, non si era mosso. Non voleva voltarsi. Voleva tornare indietro nel tempo e cancellare quelle stupide frasi. L’avrebbe perso…non aveva ancora finito di pensarlo che sentì le lacrime minacciare di uscire ma le trattenne. Un singhiozzo le sfuggì incontrollato comunque.

E lui la raggiunse.

Cercò di non fare notare gli occhi umidi. Fu inutile.

“Sembra che non faccio altro che farti piangere” e le sfiorò una guancia, in una carezza dolcissima. Non allungò che la mano, il resto del corpo rimase distante. Ma le sembrò come se l’avesse avvolta in un abbraccio.

Stupida.si disse.

“Mi devi sempre restituire quelle passate” non voleva certo sembrare più patetica di quanto già non era negando l’evidenza. “Stai contraendo un sacco di debiti nei miei confronti” Le labbra si piegarono leggermente all’insù.

Continuava a guardarla. Quegli occhi, così sfuggenti di solito, erano fermi su di lei. Lo vide annuire lentamente.

“Si. È vero…”

Inclinò leggermente la testa. E i capelli le scivolarono di lato come una cascata. E poi aspettò. Perché una spiegazione c’era di certo. Infondo Hatori era la congruenza fatta persona.

“Non ci sono molte persone che mi capita di pensare normalmente al mio fianco…che mi sembra normale che ci siano e basta” la stessa mano di prima andò a sfiorare quei capelli che ricadevano “tu sei tra queste…senza dubbio”

Aveva sorriso annuendo in risposta

“Solo non mi sono mai chiesto il perché” giocò con i sottili fili lucenti che aveva ormai catturato “ultimamente però me lo sono chiesto, tu perché sei qui con me mayu?”

Rimase per un attimo interdetta. Si aspettava che lui continuasse il discorso e non una domanda. Non quella domanda.

Che doveva dirgli? Perché ti amo.

“Perché stare con te è dove voglio stare” una parafrasi. Perché tanto ormai lui già lo sapeva il resto, ne era certa.

“sì anche il mio motivo è più o meno lo stesso” il tono era scherzoso ma lo sguardo era serio.

“Perdonami se non me ne sono mai accorto prima”

Non voleva scuse, non c’era niente per cui scusarsi, rilasciò un sospiro sofferente “prima non dovevi accorgertene…era sbagliato e basta”

Lo vide negare con un lieve movimento del capo “non è vero…forse avrei potuto risparmiarti molte cose…ma hai ragione, prima di adesso non ero pronto”

“Non eri pronto?” lo ripeté perché non riusciva a capire. Non riusciva a capire cosa stava cercando di dirle. Non aveva mai avuto speranza. Non voleva crearsi illusioni per poche frasi.

“non mi sembra difficile da capire, te l’ho appena detto…stare con te è esattamente dove voglio stare anche io oramai…da un po’ ” gli sorrise in un modo così dolce che lei si senti liquefare dal calore che le si propagò dal petto. E rivide nei suoi ricordi un sorriso simile, ma non per lei, non era mai stato per lei prima.

Era arrivato il suo turno?...forse si sarebbe sempre sentita un usurpatrice infondo. Ma non importava, avrebbe colto quell’occasione.

Sorrise a sua volta, non nascondendo neanche un po’ del suo sentimento. Anzi cercando di imprimerlo in quel piegarsi di labbra e nei suoi occhi più che poteva. Felicità, amore. Ora e in futuro, una promessa.

Poi piegò il viso per arrivare di nuovo alle sue dita con una guancia. Chiuse gli occhi concentrandosi su quel tocco così agognato. Che continuò delicato mentre le chiedeva.

“Starai con me Mayu?” mosse la testa per annuire in risposta. Le parole sembravano troppo in quel momento. Era stordita, si sentiva come se avesse raggiunto una vetta.

Il suo tocco si fermò e allora tornò a guardarlo. Un soffuso alone di serenità gli distendeva i lineamenti. Poi sospirò incerto e incerta tornò la sua espressione.

“Anche se c’è una parte di me che non posso condividere?. Non ancora almeno…quindi voler stare insieme…può non bastare”

Entrambi percepirono il finale non detto di quella frase…è già successo.

Lo so. Mayu aveva sempre saputo che c’era qualcosa che non gli era stato rivelato, che aveva rotto l’equilibrio della coppia che tanto aveva invidiato in passato. Lasciando una Kana fragile e spezzata. Si era ripresa solo cancellando ogni parte di quel momento dai suoi ricordi.

Ma lei non era Kana. Non poteva assicurargli che tutto sarebbe andato bene però ci avrebbe provato, a farlo funzionare.

“qualunque cosa accada, non vorrò mai lasciarmela alle spalle Hatori, nel bene o nel male”

Non l’avrebbe dimenticato, neanche se significava soffrire. Non era mai riuscita a farlo, perché in realtà non voleva farlo e basta.

Tutto stava nel vedere se a lui bastava. Se gli avrebbe creduto.

Delle mani le presero lentamente le gote, un respiro caldo si avvicinò al suo viso. Delle labbra si posarono leggere sulla sua fronte.

“grazie”

Non si mosse, non fece niente. Si lasciò sprofondare nella sensazione di pace che sentì.

Poi il suo calore si allontanò

“Bhe…era l’ora di andare a casa una mezz’ora fa” le prese la mano “andiamo”

 

 

 

“E’ successo qualcosa a casa Soma? Ieri sembrava felice” Honda la guardo con uno sguardo stupito e anche un po’ preoccupato. Quasi allarmato.

“felice?chi?intende Kyo e Yuky?”

Ma davvero gli aveva fatto quella domanda? Non si era resa neanche conto che stava parlando, ma con quella ragazza le barriere cadevano in automatico.

“ah ah!!si entrambi, si si…va bene Honda, il compito è andato così così ma dovresti aver preso la sufficienza in ogni materia, ci vediamo a lezione”

si mosse per uscire imbarazzata.

Aveva collegato Honda ai Soma ormai da tempo e i Soma per lei significavano Hatori.

Un pensiero costante per lei. Quella mattina in particolare perché il giorno prima lui era semplicemente raggiante.

Da quando avevano avuto quella…discussione?. Forse era più appropriato parlare di dichiarazione... il loro rapporto non era variato poi molto, c’erano stati discreti gesti di affetto però. Aprirgli la porta di ogni locale aspettando che passasse, sfiorargli i capelli… sono così lucenti Mayu, catturano il sole…e quel sorriso.

Così erano passati due mesi.

Non sapeva come fare, e quindi aveva lasciato che il loro rapporto fosse deciso da lui, gli era sembrato la cosa giusta da fare. E a volte le era sembrato di sentire la tacita gratitudine di lui per quella sua scelta.

Però questo non le aveva impedito di essere impaziente e con discrezione osservarlo alla ricerca di qualcosa di nuovo per lei.

E finalmente…finalmente!!sorrise e strinse il registro in un abbraccio gioioso, proprio come una bambina felice. Tutto era iniziato da una telefonata...

 

Un trillo ripetuto vibrava per la stanza.

Ma dove l’aveva messo? Il suono continuava da un po’ e non si ricordava che la sua suoneria fosse così acuta e penetrante. Era snervante! Alla fine sentì il pezzo di plastica nero scivolargli tra le mani dopo aver scansato il resto del contenuto della sua borsa. Evidentemente troppo capiente.

“Trovato!” vide a chi apparteneva il numero che la stava chiamando con insistenza e si meravigliò “hatori?”

era in aula insegnanti ma sarebbe potuta essere in classe, non era sua consuetudine chiamarla durante le ore di lavoro.

“Pronto? Hatori-ni?”

“Buongiorno Mayu!so che sei a scuola...ti disturbo?”

ah ecco, ci aveva pensato anche lui dopo tutto

“Ormai….”fece una risatina che fu perfettamente udibile anche attraverso la cornetta

“già.” è sentì una risata egualmente divertita ma più gutturale dall’altro capo “ma sono impaziente oggi, non avevamo appuntamenti in giornata, ma saresti libera?”

aveva in mente solo di fare una corsa in serata e riordinare un po’ i registri quindi “sì dopo la scuola non ho impegni particolari…ma è successo qualcosa?” non riuscì a trattenersi dal chiederlo

“Si è successo e te ne parlerò meglio…sono libero anche io…” il tono era pacato e soddisfatto.

“per cui hai una proposta per me?”

“esatto!...ti ricordi che abbiamo parlato di Kaede sensei?..c’è una mostra delle sue opere al palazzo del municipio, ti andrebbe di visitarla con me?”

“Si mi ricordo! certo è un ottima idea!”

“Perfetto! allora passo a prenderti verso le quattro a casa tua...stai nel quartiere di su-buia giusto?”

anche questa era una novità...la passava a prendere? Non sapeva se classificarla come novità piacevole o meno però….Se c'era sua madre…

“ma hatori, possiamo fare come sempre non importa che ti disturbi..”

“no no...non l'ho mai fatto una volta e voglio farlo”

ma che gli prendeva?

“Ah bhe...se è così non posso che aspettarti nel mio maniero...mpf!” era davvero esilarante, si sentiva una 15 enne ma di anni ne aveva quasi 30.

“Ridi pure. Però mettiti anche un vestito elegante da principessa se devo far il principe...” senti il tono dolce e sarcastico e anche...con un pizzico di malizia?

Impossibile!Ora era decisamente disorientata.

“ok,farò del mio meglio” lo disse così velocemente che quasi si morse la lingua.

“Va bene,a più tardi allora”

il suono del telefono che tornava libero non l'aveva percepito subito. Rimase con il telefonino fermo all'orecchio per un po' prima di abbassarlo lentamente. Quello che aspettava da lui non era forse un evoluzione del loro rapporto? Ma si faceva spiazzare da poche parole. Scosse la testa. Ridicola. Era ridicola. Ora doveva pensare a rientrare in classe. A farsi problemi da adolescente sarebbe tornata solo dopo se proprio doveva.

 

No no no. Ma perché madre natura non l'aveva dotata di un seno un po' più degno? Qualsiasi cosa indossasse sembrava poco femminile.

Sospirò. Sembrava proprio il giorno in cui regrediva con i pensieri. Non si faceva questo problema da...non se lo ricordava neanche più da quanto!

Ed era altrettanto tempo che non passava così tanto tempo nella scelta del vestito da mettersi. Solo perchè Hatori le era sembrato un po' diverso, o meglio, quello che aveva detto le era sembrato un po' diverso. Probabilmente era lei che ci vedeva più di quello che c'era. Comunque era riuscita a rendersi femminile al massimo delle sue potenzialità. Guadò allo specchio i suoi capelli, così lisci di solito, mossi in dolci onde. Deglutì. Sperava solo di non aver esagerato.

Forse doveva mettersi jeans e maglietta invece del vestito azzurro pallido che aveva addosso…era semplice, e oltretutto a maniche lunghe, ma lei non metteva mai vestiti, sarebbe risultata insolita. Guardò l'orologio. Due minuti alle quattro. Impossibile cambiarsi, Hatori era sempre puntualissimo.

Difatti sentì distintamente il suono del campanello un minuto più tardi.

Bhe, di solito sentirsi più bella e femminile aiutava le donne. Quindi non poteva essere un danno così enorme. Prese coraggio ed andò ad aprire, i suoi non c'erano...almeno questa fortuna l'aveva avuta.

 

La prima cosa che vide fu un bellissimo mazzo di fiori. Qualche rosa mista a altri fiori di cui non conosceva il nome ma altrettanto belli. Le guance le si colorarono immediatamente, mentre apriva la bocca per lo stupore invece che per salutarlo come pensava di fare.

Poi sentì la sua voce “buon pomeriggio Mayu...per te..”

Il mazzo venne allungato verso di lei, che lo prese esitante.

“Grazie…” lo guardò  “è bellissimo”

“Direi che anche tu lo sei oggi”

si sentì squadrare e vide apprezzamento nel suo sguardo. Sapeva che l'avrebbe notato ma non si aspettava certo un commento così diretto. E fu di nuovo rossa fuoco.

Con in mano un mazzo di fiori che non si aspettava, un vestito che non era nel suo stile e un Hatori più inconsueto che mai davanti si sentì intensamente a disagio.

E non aveva nessuna intensione di continuare a sentirsi così per tutto il resto della giornata.

“Hatori” si mosse verso la credenza per prendere un vaso “tutto questo è molto bello...ma mi vuoi dire che succede?”

ne trovò uno abbastanza lungo e vi mise il tutto, per poi poggiarlo sul tavolo di fronte all'ingresso. “Ti avverto non andremo proprio da nessuna parte fino a che non mi avrai spiegato che ti prende...” ribadì il tutto incrociando le braccia e guardandolo decisa.

Un sopracciglio di Hatori si alzò, poi la guardò qualche secondo in silenzio.

Sembrava divertito.

“Dovevo proprio aspettarmelo. Ma occorre che te lo spiego proprio adesso?” le ultime sillabe erano stato come un lamento e una richiesta insieme. Ma non si sarebbe fatta abbindolare.

“si occorre”

Per ribadire il concetto si avviò verso il divano e si sedette in attesa.

“Non c’è molto da spiegare…”

Stavolta fu lei a sollevare un sopracciglio scettica “ah no?”

Nel sedersi Hatori aveva ripreso lo sguardo serio e pacato di sempre.

“No hai ragione, in realtà è complicato…”

Si prese le mani l’una nell’altra e appoggiò i gomiti alle ginocchia divaricate.

“Sai la famiglia Soma è come un mondo a parte, quando ti accorgi che sei in quel mondo e che vorresti essere altrove, semplicemente non puoi”

Improvvisamente le tornò in mente un discorso fatto tempo fa…

“Questa famiglia è maledetta, una volta che ti avvicini non ne esci più…”

E a farlo era stata una persona che lo sembrava proprio maledetta, che lei stessa aveva maledetto più e più volte.

 “Un legame così ti ruba la serenità, ma adesso incredibilmente, è stato spezzato” aprì le braccia “sono libero”

“e’ stato spezzato?” aggrottò le sopracciglia preoccupata, ma quella non era la sua famiglia? Si poteva veramente essere felici dal recidere i rapporti con la propria famiglia?

“Ed è una cosa positiva?” un po’ della sua incredulità trapelò dalla sua domanda.

Il suo sorriso si inclino leggermente ma il tono fu deciso nel rispondere “sì lo è, se tu non hai mai fatto scelte in un rapporto ma ti è stato solo imposto…perderlo…è positivo” fece una pausa “non dico che non sia disorientante, ma è...liberatorio” annuì e sorrise di nuovo totalmente sereno.

Le prese una mano “ora ho solo cose che ho scelto nella mia vita”

L’aveva scelta? Era un frase che la faceva sentire come se fosse così sua.

In quel momento lei si permise di essere chiara nell’esprimere i suoi sentimenti, sentiva che era arrivato il momento di essere sincera, lo disse parlando piano e guardandolo ad ogni parola

“Nell’amarti, non ho avuto scelta…anche quando sapevo che era sbagliato…il mio cuore non ha mai voluto sentire ragione”

Gli occhi di Hatori si allargarono stupiti, quello che si era aspettato non era cerco una dichiarazione, ma seppe rispondere nella maniera più giusta.

Quando Mayu sentì che le sue labbra premevano dolcemente sulle sue aveva sempre gli occhi aperti, poteva distintamente vedere la filigrana dei suoi capelli che scendevano un po’ disordinatamente dalla fronte, erano cresciuti ancora. Percepiva il suo lieve profumo di sapone, e quello schianto al petto per una cosa così bella da ricevere da essere dolorosa.

Poi chiuse gli occhi anche lei. E dischiuse le labbra per lui, per lasciarsi completamente avvolgere dalla sensazione di essere circondata dalla sua presenza.

Poi il bacio si fece più intenso, e lei si staccò, troppo intenso, e si ritrovò circondata da due braccia forti che la spinsero contro il suo petto.

Hatori era felice. Lo sentiva. Non importava che non avesse capito bene il come né il perché, cosa contava? ...l’uomo per cui più di ogni altro aveva desiderato la felicità..era lì che l’abbracciava e la esprimeva in ogni gesto. Strofinò il naso sul suo maglione e rise scioccamente.

Lui giocò con i suoi capelli per un po’, poi si chinò di nuovo su di lei per un bacio a fior di labbra. “Andiamo? La mostra è iniziata”

Lei ricollegò i pezzi. Mostra, giusto. Si staccò lentamente e si mise in piedi. E dovevano anche sbrigarsi! Sua madre non avrebbe tardato molto a tornare!

Lo trascinò per mano verso la porta. “si andiamo”

Prima di uscire si fermò un attimo “quello che mi hai detto...ho capito, sono felice anche io” aveva più di un motivo per esserlo. Nessun primo bacio era stato tanto desiderato nella storia. No che esagerata. Ma nella sua vita certamente.

Chiudendosi la porta dietro le spalle sentì che tutto era cambiato.

Non si tornava indietro per fortuna. E mentre camminavano con le mani sempre intrecciate concepì anche il suo piano di vendetta, si concesse un sorriso cattivo “senti Hatori, dovrei chiederti una cosa…”

A quel viscido di Shigure avrebbe fatto sapere questa novità con molta, molta calma.

 

FINE

 

  
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