Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Believer98    13/01/2019    3 recensioni
Ditocorto arriva a Grande Inverno e decide di indagare. Risultato? Westeros scoprirà chi è Jon Snow. Robert Baratheon si infurierà e gli darà la caccia. Intanto Lord Stark sarà costretto a restare fermo e a guardare.
Jon scapperà per salvarsi e, intanto, cercherà di mettere insieme i pezzi della storia dei suoi genitori e della sua famiglia. Attorno a lui una compagnia di amici e di fedeli ai Targaryen.
La ruota continua a girare con nuovi giochi e nuovi nemici. Tutto per il Trono.
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Per questioni di trama ho cambiato i pairing che già esistevano:
Jon/Sansa
Robb/Margaery, Arya/Gendry, Jaime/Brienne
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Ultimo capitolo pubblicato: Dracarys
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Eddard Stark, Jon Snow, Robert Baratheon, Sansa Stark
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Ciao, rieccomi tornata.
Ho la sessione universitaria quindi è un periodo particolare.
Ringrazio chi recensisce, segue e preferisce.
Ci tengo a ringraziarvi, perché vedo che ho molte visualizzazioni. Spero di leggere qualche opinione in più.
Questo capitolo è il più lungo perché cerco di rapprensentare la svolta che porterà questo segreto nella vita di Jon, spero infatti possa piacervi come è piaciuto a me scivere certe parti.
Il prossimo tornerà a raccontare cosa succede a Nord, a Essos e alla Fortezza Rossa.
Un bacio e alla prossima!




Tre giorni dopo alla Barriera

Jon accarezzò dolcemente il musino del drago, e ridacchiò mentre quest’ultimo andava incontro alla mano. Avrebbe dovuto ricordarsi che quella creaturina verde sarebbe diventata enorme, ma non riusciva a guardarlo in maniera diversa. L’aveva visto nascere e aggrapparsi alla sua spalla, aggrovigliarsi sulle sue gambe in cerca di conforto quando il freddo gli aveva fatto troppo male.
Purtroppo non era ancora riuscito a fargli mangiare qualcosa e non sapeva come parlargli, dato che non aveva mai studiato il Valyriano.
« Stai tranquillo Jon, Maestro Aemon ti darà una mano » gli disse Sam per tranquillizzarlo. « Ormai siamo a pochi metri dalla Barriera. »
« Siamo a troppi pochi metri dalla Barriera » constatò il Lord Comandante, prima di rivolgersi a Jon, « quindi ti conviene nascondere il piccolo drago. E mi raccomando agli altri, siamo tutti legati allo stesso segreto. Jon avrà pure fatto sesso con una bruta e avrà violato il patto, ma è pur sempre uno di noi. »
Mormont non si riferiva tanto a Sam, Eddison, Green e Pyp  che erano fedelissimi a Jon - quanto invece a Satin e a Jeremy.
Jon aveva notato il modo in cui Jeremy Rykker lo guardava, come se si aspettasse qualcosa da lui. Sapeva anche che prima di diventare un Guardiano della Notte era stato un cavaliere dei Targaryen, un uomo che si era battuto lealmente accanto a Rhaegar Targaryen nella Battaglia del Tridente. Forse pensava che lui fosse uno di loro. Jon invece preferiva non pensarci e cercava ostinatamente di allontanare il pensiero. Che ironia, una vita a chiedere di mia madre e ora ho paura della verità, pensò. Non sono un codardo.
Se sua madre aveva sangue di drago, lui era imparentato con il buon maestro Aemon e quella non poteva essere una cosa negativa. Tuttavia i Targaryen non erano ben visti a Nord dopo che Aerys Il Folle aveva fatto bruciare il padre e il fratello di Lord Stark. Jon non sapeva come ragionavano gli altri Regni a Westeros, ma gli era stato insegnato da Maestro Luwin che tutti erano felici e contenti sotto il regno di Re Robert.
Il giovane Snow era abbastanza intelligente da capire che, anche se questo non fosse stato vero, nessuno a Grande Inverno avrebbe mai ammesso che si stava meglio con i Targaryen. Nessuno.
« Cosa faremo con i  traditori che ci hanno consegnato in mano ai bruti? » domandò Benjen.
« Per adesso niente, non abbiamo prove e non conosciamo tutti i coinvolti » rispose il Lord Comandante.
Il pensiero di Jon, in tutto ciò, era corso a un certo Snow, e non si trattava di sé stesso. « E Ramsay? »
« Io proporrei di lanciare il bastardo da una finestra e poi andare a dormire, come se niente fosse » propose  Grenn, più serio che mai.
« Sarebbe un trattamento troppo gentile per uno come lui » constatò Jon.
Sam era a dir poco d’accordo. « Mi inquieta quello lì. »
« Non saremo mai sicuri con lui nei paraggi » aggiunse Eddison.
« Ci occuperemo di Ramsay, come di Alliser Thorne e di tutti i traditori » assicurò Mormont. « Per adesso pensiamo a tornare, mi sta congelando il cervello qui fuori. »
I compagni concordarono e Jon infilò il drago dentro un portaborracce, da cui fuoriusciva solo il capo della creatura. Poi se lo sistemò addosso e lo coprì con il mantello.
« Non fare baccano piccolino » sussurrò Jon, nella speranza che il drago potesse capire anche nella lingua comune.
« Sei sicuro? » chiese Benjen, affiancandolo. « Vuoi davvero rischiare tutto per il drago? »
« Non mi convincerai a lasciarlo qui » replicò Jon testardamente.
« C’è tanto in ballo Jon. La tua stessa vita è in ballo. »
« Non esagerare zio » ribatté il ragazzo, poi si avvicinò ai suoi amici. « Siete pronti ragazzi? E tu Tormund? »
« Se sei pronto tu » replicò il bruto con una faccia che non riusciva a nascondere agitazione. Stava per infilarsi nella tana dei lupi o, per intendersi meglio, nel Castello dei nemici.
« Noi ti seguiamo, come sempre » tagliò corto Eddison.

Il ritorno fu bizzarro e Jon si sentì strano. Non a causa del drago, il piccolo era rimasto buono e zitto come lui gli aveva pregato di fare. Non a causa del bruto che li accompagnava: dopo una discussione con i membri più anziani dei Guardiani della Notte, il Lord Comandante riuscì a convincerli che Tormund stesse dalla loro parte. Jon si sentì strano a causa degli altri Corvi. Lo fissavano tutti, letteralmente, da quando era rientrato. Ramsay gli stava costantemente addosso con i suoi occhietti minuscoli e spenti.
Nessuno dei presenti si era accorto della creatura che nascondeva sotto il mantello, quasi non fecero caso a Tormund che invadeva gli spazi dei Guardiani con i suoi vestiti da bruto. C’erano Corvi ovunque, sulle scale, accanto alla fucina, davanti alle stalle e ognuno di loro fissava esattamente Jon. Il ragazzo di Grande Inverno si sentì come se fosse improvvisamente diventato il protagonista di una disgrazia. Avvertiva un senso di claustrofobia, non era una bella sensazione. Sembrava un brutto sogno, in cui tutti ti fissano e tu sei lì, immobile e inerme, che non sai cosa hai sbagliato.
« Cosa è successo qui? » chiese Benjen rivolto ai membri anziani. Cotter Pyke lanciò una veloce occhiata a Jon e poi chiese a Mormont di andare con lui. Il Lord Comandante lo seguì e sparì nella Torre a destra.
Gli amici di Jon intanto si erano accorti dei comportamenti ambigui degli altri e avevano reagito in maniere svariate. « Cosa avete da fissare idioti? » li rimproverò a un certo punto Grenn, facendosi avanti con il corpo enorme. La sua aura era talmente minacciosa che alcuni si allontanarono e tornare a svolgere i propri compiti. « Non c’è nulla da vedere qui. »
« Andiamocene Jon » borbottò Eddison, afferrando il suo amico per un braccio e trascinandolo via. I compagni – Tormund, Sam, Grenn e Pyp - li seguirono nella Torre di Hardin, nella camera di Jon.
« Fissavano me » constatò Jon preoccupato. Sam provò a dire qualcosa ma si sentì un fastidioso gracchiare. Era il drago, aveva iniziato a lamentarsi. « Ha fame » spiegò Jon, che in un certo senso riusciva a capirlo. « Sam vai a chiamare il Maestro Aemon, magari lui sa cosa fare. »
Sam obbedì e tornò poco dopo con Aemon Targaryen. Il Gran Maestro sembrava emozionato.
« Jon è vero ciò che mi ha detto Sam? C’è un drago in questa stanza? »
« Sì Maestro, ma è molto piccolo, e deve rimanere un segreto » disse il giovane Snow con un sorrisino divertito. L’emozione di Aemon era straripante, sembrava tornato bambino e in breve tempo contagiò tutti i presenti.
« Che meraviglia, è nato un altro drago a Westeros » esclamò pieno di gioia. « In cosa posso aiutarti Jon? »
« Ha fame. Gli ho anche preparato dei piccoli pezzi di carne ma non mangia. »
Il Maestro annuì. « Il Valyriano per “fuoco” è Dracarys, tu dì Dracarys e lui imparerà. » Jon ripeté Dracarys nella propria testa e suonò davvero bene. Aveva una gran voglia di dirlo a voce alta.
« E se ci manda tutti a fuoco? » domandò Pyp, solitamente pessimista.
Maestro Aemon assunse un’espressione risentita, come se il Corvo gli avesse offeso un parente. « I draghi sanno bene quando devono sputare una fiammella e quando invece devono arrostirti il posteriore Pypar. »
Tormund scoppiò a ridere. « Il vecchio mi piace, ma come mai non dice lui Dracarys? » Sam sbottò indignato: il bruto non poteva rivolgersi così a un Maestro.
« No Sam, il vostro nuovo amico ha ragione » replicò Aemon, prima di rivolgersi agli altri. « Se quello che mi ha detto Sam è vero, il destino ha trovato un modo per far arrivare a Jon il suo uovo e il drago ha scelto lui come cavaliere. Quindi obbedirà soltanto a Jon. »
« Pazzesco » commentò Sam che si sentiva in una delle avventure che gli venivano raccontare da bambino.
Jon prese un pezzettino della carne che non aveva mangiato a pranzo e lo posizionò davanti al drago, che guardò il proprio cavaliere in attesa. Così Jon prese un respiro profondo e disse: « Dracarys. » Il drago obbedì e, con un suono che gli fuoriusciva dalla gola, diede leggermente fuoco alla carne e finalmente mangiò. I Corvi sorrisero alla vista, e anche Jon ne fu felice e sollevato, finché non si rabbuiò e volle esprimere i propri dubbi a voce alta. « Perché ha scelto proprio me Maestro Aemon? Non sono un Targaryen » constatò.
Aemon ci pensò su un attimo ma non rispose, semplicemente sorrise. « Voglio farti un dono Jon » sussurrò. « Nella biblioteca, sopra il primo scaffale, puoi trovare un libro sulla lingua Valyriana. Ti tornerà utile con il tuo drago. »
« Lo andrò a leggere quando calerà il buio, grazie » gli concesse il ragazzo.
Quella giornata trascorse in sordina e Jon non riuscì neanche a parlare con suo zio o con il Lord Comandante, entrambi chiusi nella Torre da tempo. Il ragazzo si sentì inquieto, come se fosse in pericolo, e neanche Eddison e Sam, che era ragionevoli e pacati di natura, riuscirono a togliergli quella sensazione di dosso. Terminata una cena straziante, e sempre con mille sguardi addosso, Jon si andò a chiudere in biblioteca insieme al drago. Lasciò il piccolo libero di scorazzare perché nessuno entrava in biblioteca, soprattutto di sera. Trovò il manuale di cui parlava Aemon e iniziò a studiare. Il Valyriano era bello e di costruzione semplice, ma il lessico era massiccio e infinito. Jon cercò soprattutto i termini necessari per comunicare con il drago e provò a memorizzarli. Non gli sarebbe bastata una sera. Quando diventò notte fonda, e il drago si fu appisolato sulla sua spalla dopo aver vagato senza sosta fra gli scaffali, Jon si decise a chiudere il libro. Fece per alzarsi in piedi quando un manuale più piccolo e senza rilegatura, scivolò dalle ultime pagine e cadde a terra. Jon aggrottò le sopracciglia e, attento a non svegliare il drago dormiente, si piegò per raccogliere il libricino. Quando lesse il titolo rimase a bocca aperta, Discendenza completa dei Targaryen.
Si guardò attorno e non riuscì a resistere: tornò a leggere. La prima pagina mostrava in grande il dipinto di tre persone: un uomo dai capelli biondo argenteo con una spada in mano e una corona rossa attorno alla fronte; poi, stretta contro il petto di lui, una bellissima ragazza dagli stessi tratti; e infine un’altra bionda, agli occhi di Jon persino più bella degli altri due, sollevava una spada con aria fiera. Vestiti di nero e rosso, erano tutti e tre stupendi, forti, potenti. Il ragazzo lesse accanto, Aegon il Conquistatore con le sorelle Rhaenys e Visenya. A Aegon successe  Aenys I e dopo vari anni Jaehaerys I il Conciliatore, poi Viserys I e Aegon II. Qui vide un’altra immagine. Una donna stupenda, dagli occhi magnetici e il viso allungato. Lei, Rhaenyra Targaryen, che aveva provato a prendersi il Trono che le spettava e poi era morta. La Danza dei Draghi. Seguirono il figlio di Rhaenyra, ovvero Aegon III, e Daeron I che aveva conquistato Dorne a soli quattordici anni. Molto più tardi Daeron II il Buono, Maekar I, Aegon V, Jaehaerys II e infine Aerys II il Folle. Quasi 300 anni di dominio Targaryen, fino alla distruzione completa. Nella loro storia c’erano stati anche Re dalle qualità eccellenti come Aegon I stesso, Viserys I, Jaehaerys I e Daeron il Buono. E poi una guerra e più il nulla. Jon provò una stranissima ebbrezza davanti a quelle immagini, si immerse nei racconti di draghi e fuoco.
Infine iniziò a studiare i Targaryen più recenti. Sua madre non poteva aver sangue di drago: Aerys il Folle aveva digiunato e si era promesso di non tradire mai sua moglie e la moglie di Aerys, Rhaella, a quanto pare aveva vissuto rinchiusa. Non potevano essersi traditi e non potevano aver generato dei bastardi. C’erano soltanto quei Targaryen, quelli che erano stati spazzati via. Jon girò un’altra pagina e vide i figli di Aerys. Di Daenerys nessuna traccia, il libro doveva risalire a prima della sua nascita. C’era piuttosto un’immagine di Viserys bambino. E poi un ritratto di Rhaegar Targaryen in armatura rossa e nera. La didascalia sotto alla figura recitava L’ultimo drago. Jon iniziò a fissare il profilo del Principe ereditario. Era stato un uomo bellissimo, dai lineamenti forti ma malinconici. Non era strano che ogni ragazza di Westeros avesse sognato di sposarlo. In realtà inconsciamente, in quella posizione pensierosa, Rhaegar gli ricordò sé stesso.
Jon sobbalzò stupito quando sentì qualcosa muoversi sulla spalla. Il drago addormentato l'aveva risvegliato dalla sua contemplazione. Che stupido che sono. Notò che ormai era quasi mattino e decise che sarebbe stato meglio andare a dormire. Quindi chiuse il libro, nascose il drago sotto il proprio mantello e uscì dalla biblioteca.

Poche ore dopo Jon Snow fu svegliato da Eddison e Sam. In un primo momento borbottò e fece cenno di non volersi alzare, ma Ed disse una cosa. « Jon, tuo zio deve parlarti. »
Quella dichiarazione fece mettere seduto Jon. Si stropicciò gli occhi e guardò i propri amici. Inizialmente non notò nessuna differenza, poi, mentre si vestiva, si sentì osservato e si voltò verso i due. Lo fissavano. Adesso fissavano anche loro, proprio come avevano fatto gli altri Guardiani il giorno prima. Si comportavano come si era comportato il Maestro Aemon. Soprattutto Sam non riuscì a nascondere i propri sentimenti, e guardò Jon come un cane bastonato.
« Sam almeno tu dimmi di cosa si tratta » sbuffò, sfinito da tutto e tutti.
« Jon » sussurrò il Tarly drammatico, senza aggiungere altro.
« Sam, tocca a Benjen dirglielo » ribatté Eddison severamente.
Purtroppo, però, Sam non riuscì a trattenersi e una parte della verità gli sfuggì: « Si tratta dei tuoi genitori Jon, è arrivata una lettera ai Guardiani tre giorni fa, e tutti hanno saputo prima di te. »
« Saputo cosa? » domandò Jon. Quando i suoi amici non fecero cenno di voler spiegare, si spazientì e raggiunse suo zio nella Torre accanto, dove trovò anche il Lord Comandante e Aemon. Il dettaglio che lasciò Jon impressionato furono gli occhi di suo zio: persino lui aveva quello sguardo. « Cosa diavolo è successo? »
Benjen esitò un paio di volte, prima di decidersi a parlarne. « Tre giorni fa è arrivata una lettera dalle Terre della Corona. Il Lord Comandante e io l’abbiamo letta solo ieri. »
« E cosa c’entro io? »
« Jon si tratta delle tue origini » esclamò Benjen. Quando vide il nipote agitato, continuò: « Non so se darti in mano il messaggio, o dirtelo io stesso. Non saprei neanche da dove cominciare. »
« L’ha scritta mio padre questa lettera? » indagò Jon.
« Ragazzo tuo padre è morto anni fa » intervenne il Lord Comandante, senza pietà o remore, senza girarci troppo attorno. « La lettera è stata scritta da Tywin Lannister » aggiunse.
« Tywin Lannister? »
Benjen porse il foglio di carta a suo nipote con una mano tremante e attese mentre lui iniziava a leggere.
Mi rivolgo ai Guardiani della Notte. In mezzo a voi vive il figlio di un nemico della Corona. L’intenzione di questa lettera è quella di scoraggiare qualsiasi ribellione o incitazione alla ribellione. Non reagirete, non vi opporrete e resterete fuori dalle decisioni della Corona, poiché i vostri compiti sono altri.
È giusto pertanto che vi informi che Jon Snow non appartiene a Lord Stark, ma è il figlio legittimo di Rhaegar Targaryen e di Lyanna Stark. Non è uno Snow, ma un Targaryen. La Corona prenderà provvedimenti.

Jon si piegò sulle ginocchia e lasciò che il pezzo di carta cadesse a terra. Nella sua mente tornò lampante il viso di Rhaegar Targaryen, quello che aveva studiato attentamente poche ore prima, e quasi si sentì mancare. Non era sua madre quella che discendeva dai Targaryen, ma suo padre. Rhaegar Targaryen era suo padre, non Eddard Stark, e Lyanna era sua madre. Appoggiò il viso sulla mani a coppa e nella stanza calò il silenzio, scandito solo dai respiri irregolari di Jon. Quando non riuscì a trattenere un pianto sommesso, si sentì terribilmente triste e debole. Non era da lui piangersi addosso, ma tutte quelle informazioni gli avevano sconvolto il cuore. Non era uno Snow. Suo zio gli accarezzò dolcemente i capelli e rimasero così a lungo, per quello che sembrò un tempo infinito.
« Non sono un bastardo e non sono suo figlio » sussurrò, il tono un misto di dolore e liberazione. Il suo pensiero su Ned Stark.
Aveva passato gran parte della propria esistenza con una mancanza dentro il petto, una vita a temere di essere un errore, un bambino non desiderato e adesso improvvisamente capiva. Non era stato trattato come Robb perché non era il figlio di suo padre. Non gli era stato dato il cognome Stark, perché era il figlio di un altro uomo.
« No Jon, non sei mai stato nessuna delle due cose. »
« Chi sono allora? »
« Sei il figlio di mio nipote e hai il mio stesso cognome » affermò il Maestro Aemon. Il Maestro è mio parente, constatò Jon emozionato. Aemon, un uomo giusto, una persona che stimava con tutto il suo cuore e che gli aveva fatto da guida in quegli ultimi mesi. « E io sono felice di averti scoperto mio parente. »
« Allo stesso tempo sei il figlio di mia sorella » aggiunse Benjen. La statua di Lyanna nella cripte. La statua della bellissima Lyanna Stark, amata da tutti a Grande Inverno. Era lei sua madre, quella madre che aveva cercato e di cui Eddard non parlava mai.
« Io non li conosco, sono entrambi morti. »
« Li imparerai a conoscere, noi ti racconteremo chi erano. »
Jon non riuscì a trovare un punto stabile nella propria mente, si sentì stordito dalla rivelazione e contemporaneamente pensò a Rhaegar e a Lyanna. Chi erano davvero quei due? « Mi sento perso » ammise.
Aemon sorrise e cercò a tentoni la sua spalla. « Ti sentirai spesso così ragazzo mio, ma non sei perso. Gli antenati dei draghi ci guidano dalle stelle. Quando non saprai cosa fare ti daranno il giusto suggerimento. »
« Non c’è tempo per i raccontini della buonanotte » intervenne il Lord Comandante. « Dobbiamo discutere dei provvedimenti di cui scriveva Lannister. » Guardava Jon con preoccupazione e il ragazzo ricordò il messaggio. “Figlio di un nemico della Corona” diceva Tywin Lannister.
« Sono un Guardiano ora e lui è morto » sussurrò pensando di nuovo alla figura che si affacciava dalle pagine di un libro, un viso apparentemente sconosciuto che faceva parte di Jon e che era radicato dentro il suo sangue. Poi un Baratheon che, accecato dalla gelosia, gli sferrava una martellata in petto e metteva fine alla sua vita, a ogni possibilità di tornare dalla donna che amava e dal loro bambino. Un brivido gli percorse la spina dorsale e, in un certo senso, il Lord Comandante sembrò intuire i suoi pensieri.
« Il Re odia il tuo vero padre con tutto sé stesso. Ora ha scoperto che Lyanna ricambiava il suo amore e scommetto che vorrebbe farlo tornare in vita per ammazzarlo un’altra volta. In un certo senso Rhaegar continua a tormentarlo, attraverso te. Non gli importa che ora sei un Guardiano, ti farà del male. »
« Cosa faccio? »
« Tu niente, io proverò a scrivergli » replicò il Comandante.
« Bada a te stesso ragazzo, e lascia che ce ne occupiamo noi » gli raccomandò il Maestro Aemon e cautamente gli appoggiò una mano sulla spalla.
Benjen Stark, però, aveva un discorso più importante da affrontare. « Jon stamane è arrivata una notizia anche da Essos. Khal Drogo è morto e due draghi sono nati grazie a Daenerys Targaryen. Ora lei e Viserys sono a Qarth. Lascia che metta il drago su una nave diretta lì. »
Jon non riuscì a credere alle proprie orecchie. « Sei impazzito. Chi ti dice che non verrà preso e sfruttato? Pensi davvero che arriverà da Daenerys sano e salvo? » domandò tutto d’un fiato. Suo zio non poteva infilare il drago su una nave e spedirlo a miglia di distanza senza battere ciglio. Improvvisamente, mente rifletteva, fu travolto da una fitta di consapevolezza. « Quindi sono miei zii, Daenerys e Viserys Targaryen. »
« Ripensaci Jon » insistette Benjen apprensivo, rifiutandosi di deviare su qualsiasi altro argomento. « Robert potrebbe prendere il drago come una minaccia. »
« Non mi interessa cosa crede lui » sbottò il nipote esterrefatto, « e non sono più un ragazzino, quindi lascia che decida da solo. »
« Io devo proteggerti Jon » replicò suo zio, « sei il figlio della persona che amavo di più a questo mondo e sei una mia responsabilità. »
« Ma il drago è mio » ribatté Jon con tono severo ma determinato. Lì non aveva più niente da discute, così salutò il Maestro Aemon e se ne andò. Sulla strada che portava alla Torre di Hardin incrociò tanti Guardiani e finalmente riuscì a capire i loro maledetti sguardi ossessivi, anche se ancora non poteva metabolizzare di essere figlio di lui. Prima che potesse andarsene, alcuni compagni gli sbarrarono la strada. C’erano tutti: Sam, Grenn, Eddison, Pyp e Tormund. Grenn si gonfiò il petto e parlò a nome dei presenti: « Jon sappiamo tutto e, credimi, a noi non ce ne frega niente di come ti chiami, siamo tuoi amici e ci saremo sempre. »
Jon quasi si commosse, sentendosi finalmente apprezzato a prescindere da come si chiamava. La cosa positiva di unirsi ai Guardiani si erano dimostrati proprio quei ragazzi. Nessuno di loro, però, si accorse di Ramsay Snow, che si era avvicinato a Ser Alliser Thorne e ora fissava dritto verso il gruppetto. I suoi occhi freddi e calcolatori si soffermarono sulla figura di Jon.
« Ser Alliser ti ho già detto che non ho intenzione di restare bloccato alla Barriera? Immagina i soldi che ci pioveranno sulla testa se consegneremo il corpo mutilato e scuoiato di Jon » affermò con un ghigno sadico. « Il Re potrebbe persino darmi il cognome Bolton, e diavolo quanti cadaveri scuoierei dalla gioia. »

Quella sera Jon, sfinito e scarico di emozioni, andò a dormire il prima possibile. Quella sera successero tante cose. Il drago di Jon si era addormentato sulla schiena di lui, cullato dal respiro soave del proprio cavaliere. Le sue scaglie verdi brillavano, illuminate della luna che entrava dalla finestra. Proprio quei riflessi di verde permisero a Benjen Stark di trovare il drago anche se era tutto buio. Con cautela infilò il piccolo in una gabbia e sgusciò via. Prima di uscire dalla stanza, però, guardò un’ultima volta suo nipote e si sentì un verme.
« Lo faccio per il tuo bene » sussurrò tra sé e sé. Percepiva decisamente un lancinante senso di colpa, ma non avrebbe esitato. « Domani mi odierai, ma un giorno mi ringrazierai. »
Aumentò il passo e corse via nella notte, con il drago ancora addormentato sotto braccio. Purtroppo non si era accorto di Tormund, Eddison e Sam che erano ancora svegli e in cortile. Tutti e tre videro Benjen varcare il cancello e sparire, il suo mantello nero che svolazzava e gli permetteva di mimetizzarsi nella notte.
« Avete visto anche voi cosa aveva in braccio? » domandò Eddison con un cipiglio nervoso.
« Aveva il drago di Jon, in una gabbia » constatò Tormund.
« Non mi interessa se si chiama Benjen Stark, nessuno deruba Jon » sbottò Sam, « quindi andiamo e fermiamolo. »
Stavano per seguire il suddetto Stark quando videro del fuoco in lontananza e sentirono delle grida disperate. « Incendio! Incendio! »
Dalle porte e dalla stalla iniziarono a uscire Guardiani assonnati e preoccupati. Tutti videro il fuoco e capirono che c'era un grosso problema. « Prendete dei secchi d’acqua e spegnete il fuoco » ordinò il Lord Comandante a tutti gli uomini fermi in cortile. « Cosa fate lì impalati? Datevi una mossa. »
Tormund sbuffò e si rivolse ai due Guardiani che stavano con lui. « Seguite Benjen Stark e riportate indietro il draghetto di Jon, io aiuto i Corvi a spegnere il fuoco » borbottò. Sam e Eddison annuirono e si precipitarono alla ricerca dello Stark, mentre il bruto spariva nella direzione opposta. Il Lord Comandante avrebbe volentieri aiutato a spegnere il fuoco, quando venne fermato da un ragazzino di nome Olly.
« Signore » chiamò timidamente.
« Non è il momento ragazzino. »
« Ma, Comandante, è arrivato un altro corvo dalle Terre della Corona. »
L'uomo adulto si bloccò sul posto. « Sempre Tywin Lannister? »
« No, stavolta è stato un certo Varys a scrivere. »
Il Lord Comandante afferrò il messaggio strappandolo dalle mani di Olly e si rintanò nella propria Torre. Aveva già conosciuto Lord Varys negli anni passati, precisamente quando era sceso nelle Terre della Corona per una prima e unica volta, e sapeva che era un brav’uomo. Quindi aprì la lettera e iniziò a leggere, inconsapevole di cosa stesse accadendo poco lontano, nella Torre di Hardin.


Jon era immerso in un sonno senza sogni, stanco e annebbiato. Non si svegliò quando delle persone attraversarono il corridoio, né quando entrarono nella stanza. Un viso familiare e terribilmente serpentino gli sgusciò accanto silenzioso e rubò la spada appoggiata accanto al letto. L’unica arma di difesa di cui Jon disponeva. Il ragazzo in questione fu svegliato da un improvviso rumore di vetro che si rompeva e il pensiero corse alla tinozza che stava sullo sgabello. Si voltò e notò con sgomento che c’erano ben otto persone nella stanza, di cui due davanti alla finestra che apriva sul cortile e tre vicino alla porta, a impedire che qualcuno uscisse dalla stanza. O meglio che lui uscisse dalla stanza.
Jon cercò a tentoni la propria spada quando una risata esplose nella camera, facendogli venire i brividi. Non poteva appartenere che a Ramsay Snow. Il bastardo dei Bolton si mostrò alla pallida luce della luna che penetrava dalla finestra, in mano l’arma di Jon e sulla faccia un sorrisino beffardo e minaccioso.
« Ci ho pensato io caro bastardo » schernì, il tono che non prometteva nulla di buono.
Jon sentì una cosa che gli ribolliva dentro e scattò in piedi. « Io non sono un bastardo. » Lui non era un bastardo, non più. In realtà non sapeva ancora bene chi fosse, né conosceva il proprio destino. Ma non era di certo uno Snow, non più dello schifoso sadico davanti a lui. I presenti scoppiarono a ridere.
« No hai ragione, sembrerai ben altro quando ti avrò scuoiato per bene. Tranquillo, il tuo viso rimarrà intatto. Quello devo mostrarlo a Sua Maestà. »
Jon si agitò. La cosa che gli ribolliva dentro si placò e lasciò spazio alla paura.
« Riesco già a vedere il brillio e a sentire il dolce tintinnio delle monete dei Lannister » sussurrò Ser Alliser, bocca colma di acquolina e occhi che brillavano nella notte. « Uccidiamolo in fretta, prima che quegli idioti dei suoi amici si rendano conto che abbiamo appiccato noi il fuoco. »
E se un attimo prima Jon aveva pensato di chiamare aiuto, improvvisamente il suo piano si sgretolò. Ramsay invece doveva aver capito i suoi pensieri, perché improvvisamente disse: « Ser Alliser ha ragione, caro il mio Jon. Nessuno arriverà in tuo soccorso. Sono tutti impegnati a spegnere il fuoco. Morirai solo come un cane, e sembrerai tutto tranne che un lupo … o un drago. » Sembrava davvero un pazzo, un pazzo illuminato a metà dalla famelica luce della luna in una notte che sapeva di fuoco e sangue. Jon riuscì a capire cosa significasse essere un Targaryen, il figlio di uno di loro. La sua vita era diventata imprevistamente determinante, a tal punto che i suoi nemici architettavano una congiura contro di lui. « Se il Re sarà clemente mi lascerà il tuo corpo, e io lo darò in pasto ai miei mastini, un pezzo alla volta. Comincerò dal cuore che dicono sia delizioso. Io invece mangerò il tuo uccello e brinderò con il tuo sangue. » Era più fuori di testa Ramsay che Aerys il Folle, era il sadismo fatto a persona. Jon pensò che non meritasse di vegetare su quella terra, di torturare ancora delle persone innocenti.
« Ci vogliamo muovere? Non voglio rischiare che il piano salti, sono mesi che aspetto di essere redento e di andarmene da questa dannata Barriera » mormorò Rast.
« Prendete i pugnali, gli daremo una coltellata a ciascuno » decretò Ramsay, quasi annoiato. « Ringrazia che gli altri hanno fretta Jon, il mio piano era quello di scuoiarti vivo. »  

Benjen Stark avanzava imperturbabile nella foresta, diretto alla Baia delle Foche. Avrebbe abbandonato il drago su una nave diretta a Essos e, una volta tornato alla Barriera, si sarebbe preparato a scontrarsi con la collera di Jon. Avrebbe anche scritto una lettera al Re pur di dimostrargli che suo nipote non costituiva una minaccia. Faccio tutto questo per mio nipote, il figlio di mia sorella e il ragazzo più vicino a un figlio che io abbia mai avuto. Continuava a ripetersi questa cantilena in testa, nella speranza di sentirsi giustificato.
Intanto il drago, che si era risvegliato, aveva iniziato stranamente a gracchiare e Benjen pensò che i suoi versi sembrassero un grido di disperazione. Questo faceva il drago: si disperava, scuoteva le ali, andava ripetutamente a sbattere contro il legno con cui Benjen gli aveva costruito quella voliera. Man mano che il Guardiano si allontanava dalla Barriera, il grido aumentava e diventava sempre più disperato, finché non arrivò a un ritmo e a un’intonazione strazianti. Il drago suonava come una bestia che veniva squartata. Benjen, stanco di tutto quel rumore, si avvicinò alla gabbia e osservò il piccolo. Il suo aspetto era da brividi: occhi spalancati, squame sollevate e narici fumanti.
« Smettila di fare rumore, ti farai sentire » borbottò il Corvo. In tutta risposta il drago gridò ancora di più. Per un minuscolo secondo il Guardiano pensò che stesse cercando di dirgli qualcosa.
« Dacci il drago » gridò improvvisamente qualcuno alle sue spalle. Benjen si voltò stupito e vide Ed e Sam che gli correvano incontro. « Il drago è di Jon, è nato da lui. Non hai alcun diritto di allontanarli! » sbraitò Eddison con gli occhi infuocati e il respiro affannoso a causa della corsa.
« Non mi sembra questo il modo di rivolgersi a un superiore. »
« Non ci importa chi sei o come ti chiami. Jon ci tiene troppo, e noi non ti permetteremo di commettere questo errore » contestò Sam.
« Errore? Quindi è un errore cercare di proteggere mio nipote? »
« Non te l’ha chiesto lui » ribadì Eddison. La discussione si fece ancora più accesa tra Ed e Benjen, mentre Sam iniziò a percepire un certo silenzio di sottofondo, quindi si abbassò e sbirciò nella gabbia.
« Ragazzi … » sussurrò.
« Jon è sconvolto dalla notizia delle sue origini, e poi è troppo giovane per capire cosa è giusto » insistette Benjen.
« Jon è sicuramente più maturo di tanti altri adulti, e ha un cuore. Il drago ne fa parte ora. »
Sam sbuffò e provò ancora una volta a intervenire. « Si e, a proposito di draghi, dove è finito il nostro? »
Benjen Stark strabuzzò gli occhi e tornò a guardare nella gabbia. Il drago doveva essere riuscito a divaricare il legno e a passarci poi in mezzo, perché improvvisamente era sparito. « Ma dove diavolo è andato? »
« Ragazzi » gridò una voce in lontananza. Si trattava di Tormund che correva nella loro direzione, seguito a ruota da Grenn e Pyp.
« Cosa succede? »
« Nonostante nessuno dei tre sia abbastanza intelligente » cominciò Grenn affannato, « mentre gettavamo acqua sulle fiamme abbiamo notato un dettaglio inquietante. Gli unici tizzoni che illuminavano quella zona erano molto lontani dal punto in cui è scoppiato il fuoco, ma ci stava un tizzone spento e gettato a terra. »
« Il fuoco è stato appiccato da uno di noi » intuì Sam.
Eddison e Benjen si guardarono e improvvisamente strillarono: « Jon. »

Intanto Jon era solo nella propria stanza, solo e disarmato contro otto uomini. Due erano vicini alla finestra, tre alla porta, Rast e Alliser sulla parete a lato e Ramsay in mezzo alla stanza, vicinissimo a Jon. Il sadico continuava a sorridere e a godere di quella situazione. Si crogiolava alla vista di Jon in trappola. « L’ultimo figlio di Rhaegar Targaryen verrà ucciso in nome di colui che ha assassinato suo padre. Non è commuovente? »
« Allora diamoci una mossa » sbottò Ser Alliser Thorne spazientito. Jon prese un respiro profondo e vide qualcosa muoversi dentro il proprio campo visivo: una creatura piccola e familiare era appena saltata sulla finestra. Il suo cuore si fermò, si fece più leggero. La cosa che gli bruciava nelle vene si risvegliò e gli riempì il corpo di calore.
« Cosa vuoi dire prima di essere massacrato? » chiese Ramsay.
Jon sospirò. « Non costringetevi a fare quello che desidero fare. Se volete vivere, andatevene. »
I Guardiani presenti scoppiarono a ridere divertiti, Ramsay sopra tutti.
« Che classe, mi piacciono queste ultime dichiarazioni prima di morire » affermò. « Farò sapere alla tua famiglia materna che il loro bastardo è stato coraggioso. So anche che sei molto legato alla più giovane. Arya? Sicuramente sarà ancora vergine ma stai tranquillo, posso occuparmene io. »
La cosa che scorreva nel sangue di Jon prese definitivamente fuoco. Ora si sentiva davvero arrabbiato. « In questa stanza vedo solo un bastardo, e di certo non sono io » affermò trionfante. Ramsay si rabbuiò: Jon aveva toccato il tasto che non doveva toccare. Il bastardo dei Bolton sollevò il proprio pugnale e avanzò verso lui. Jon, però, fu più pronto. « Dracarys. »
La creatura appollaiata sulla finestra saltò giù e, con una scossa di ali, fu in mezzo alla stanza, a pochi centimetri di distanza da Ramsay. Ora tutti potevano vederlo. Il drago si riempì il petto e sputò fuoco, tanto quanto Jon ne desiderava. Non si trattava di una fiammella, come aveva detto Aemon, dalle sua fauci uscì una fiammata di medie dimensioni, che prese Ramsay in piena faccia e gli mandò a fuoco i vestiti. Il bastardo di Forte Terrore iniziò a gridare come un ossesso, e a contorcersi come se questo bastasse a liberarsi dalle fiamme. Il fuoco non si dissipò, ma anzi bruciò alla pari della rabbia di Jon. Ramsay si girò e uscì dalla porta di corsa, lasciandosi alle spalle un grido di dolore e il prezzo dei propri crimini pagato caro. I Guardiani rimasti provarono a catturare il drago ma bastò un movimento della testa di Jon, il piccolo capì e diede fuoco anche agli altri. I due uomini vicino alla finestra vennero colpiti dalle fiamme, i tre vicino alla porta strillarono e fuggirono via.
Rast provò a raggiungere Jon con il sogno di una ricompensa in testa ma, a sorpresa, Spettro entrò dalla porta e gli saltò addosso, sbranandolo. Jon si sentì sollevato: non vedeva il suo meta lupo da quando erano stati catturati dai bruti. L’ultimo rimasto fu Ser Alliser Thorne. Anche lui provò a uccidere Jon, però, ormai, il ragazzo di Grande Inverno aveva recuperato un’arma e riuscì a uccidere il suo aguzzino. Quando tutto fu finito, e nella stanza rimasero soltanto un corpo sbranato, uno pugnalato e due in fiamme, Jon si accasciò a terra e il drago gli si avvicinò con un mugolio.
« Ottimo lavoro piccino » sussurrò e accarezzò dolcemente il musino del suo drago. Spettro si fece avanti e Jon, con un sorrisino divertito, diede una carezza anche a lui. « Grazie vecchio amico mio. »

I Guardiani vittime dello spiacevole inganno di Ramsay e dei congiurati, entrarono nella stanza e trovarono esattamente quella scena. Jon seduto a terra, il drago sulle gambe e Spettro accanto. I due corpi fumanti, quello sbranato di Rast e infine Alliser privo di vita. Jon li guardò spaesato, e semplicemente disse: « Dovevo difendermi. »
Suo zio vide il drago e capì: « Il tuo drago si comportava come un indemoniato, ora capisco che si disperava perché sentiva il pericolo. » 
« Santo cielo tu sei il legittimo erede agli occhi di chiunque consideri il Re un Usurpatore » ragionò Sam allarmato. « Non sarai mai al sicuro qui. »
Jeor Mormont e Aemon Targaryen entrarono nella stanza. « Assolutamente no » convenne il Comandante, sollevando un pezzo di carta. « Lord Varys dalle Terre della Corona mi ha scritto una lettera e dice che, a quanto pare, quello pseudo Re ha mandato dei cavalieri dorati a uccidere Jon. » Il giovane deglutì. I Baratheon si erano persino premurati di mandargli dei sicari dalla Guardia Reale adesso. « Insomma saranno qui a breve, dobbiamo partire stanotte stessa. »
« Dobbiamo andarcene » concordò Eddison.
« Dobbiamo? » domandò Jon, riferendosi soprattutto alla dichiarazione di colui che era il Lord Comandante dei Guardiani della Notte in persona. Sembrava semplicemente fuori luogo che proponesse o anche aderisse a iniziative simili.
Il Comandante in questione si affrettò a spiegare. « I veri nemici non sono oltre alla Barriera, sono nei Sette Regni. È da questi che va protetto il mondo. L’ho capito tardi, ma alla fine ho capito. Ho dedicato un’esistenza alla causa dei Guardiani e ora ho il terribile presentimento che non mi appartenga più. »
« E i nostri giuramenti? »
« Fanculo ai giuramenti » sbottò Benjen, cogliendo di sorpresa sia Jon che i suoi amici, « queste sono scelte che la vita ti sbatte inaspettatamente in faccia e tu devi solo decidere da che parte stare.  »
« Quindi partiamo? » chiese Grenn evidentemente eccitato dalla cosa.
« Diserediamo Grenn, diserediamo tutti perché siamo tutti completamente fuori di testa » specificò il Lord Comandante.
« Non c’è altra scelta » convenne Benjen e appoggiò una mano sulla spalla di Pypar, che gli era più vicino. « Ragazzi prendete i vostri effetti personali e impacchettateli. Ci vediamo giù in cortile. »
Tutti uscirono dalla stanza, tutti eccetto il Maestro Aemon, mentre Jon iniziava a sistemare le proprie cose. Aveva paura, che aveva paura, soltanto uno stupido sarebbe rimasto impassibile davanti a una simile prospettiva. Dove potevano fuggire? Avrebbe vissuto una vita in fuga, e i suoi amici stavano per infilarsi nella medesima orribile situazione?
« Venite anche voi Aemon? » domandò il ragazzo. Mestamente infilò il drago in una tasca della propria giacca e indossò il mantello.
« Non sono abbastanza in forma, vi sarei di intralcio. »
« Maestro Aemon » protestò Jon.
« Non essere sciocco ragazzo, nessuno mi torcerà un capello. Sono il Maestro dei Guardiani della Notte io, se toccano me toccano tutti i Guardiani » ribadì Aemon duramente. Poi si addolcì e con una mano cercò il viso di Jon. Gli accarezzò il mento coperto da una leggera peluria e sorrise. « Preferisco sapere che il figlio di mio nipote è sano e salvo, nulla mi renderebbe più felice. Dopodiché potrei anche morire di una morte spensierata. »
Jon ricambiò sinceramente il sorriso, anche se Aemon non poteva vederlo. « Non vi ho detto una cosa ieri, ovvero che sono felice anche io di essere vostro parente » disse con il cuore caldo dalla felicità. « Avete un ultimo prezioso consiglio da darmi? »
« Uccidi il ragazzo, uccidi il giovane Jon Snow e permetti a Jon Targaryen di venire alla luce. Uno dei due rappresenta ciò che eri agli occhi degli altri e il modo in cui sei stato trattato per anni, ma l'altro è ciò che sei davvero, ciò che ti spetta di diritto e che meriti di prenderti. So che ora ti è difficile, ma un giorno capirai. »
Jon non sapeva cosa intendesse Aemon ma annuì comunque e abbracciò il Maestro, come aveva abbracciato Robb prima di lasciare Grande Inverno. Robb. Cugino. Trovò i suoi amici, suo zio e il Lord Comandante in cortile, preparati e ammantanti di un nero più nero della notte. Si strinse il drago vicino, mentre Spettro gli zampettava accanto. Aveva preso tutto.
« Dove ce ne andiamo? »
« Essos » affermò il Lord Comandante mentre montava sopra uno dei cavalli delle stalle.
« Come ci arriviamo a Essos in piena notte? » domandò Sam con i denti che battevano, un poco il freddo e un poco il timore di incappare nelle Guardie che davano la caccia a Jon.
« Il messaggio di Varys. Lady Fell, delle Terre della Tempesta, ci ha messo a disposizione una nave che ci attende alla Baia delle Foche. »
« Terre della Tempesta? »
« Ci sono ancora tanti fedeli ai Targaryen nei Sette Regni Jon, ma in particolare lì » spiegò Benjen.
Una folla di Guardiani aveva sentito il casino e si era radunata attorno a loro. « Jeremy sarà il vostro nuovo Comandante, è stato un piacere servivi e buona fortuna » esclamò Mormont.
« Buona fortuna anche a voi » mormorò Jeremy in direzione di Jon. Il ragazzo si chiese se fosse un augurio nei confronti di tutti, o se si fosse rivolto a lui con un formale “voi”. Il solo pensiero gli sembrò pazzesco: nessuno gli aveva mai parlato in maniera formale. Piuttosto si concentrò sui propri amici, si preoccupò per loro.
« Siete sicuri di quello che state facendo? Cosa ci viene a fare un bruto a Essos? » chiese squadrandoli uno a uno, prima di soffermarsi su Tormund. Sperava quasi cambiassero idea. Era una follia.
« Faccio felice Mance e tengo d’occhio il tuo nobile sedere » grugnì il rosso con i suoi soliti modi rozzi che divertivano i compagni. « E poi sono in vena di avventure. »
« Jon ti abbiamo seguito oltre alla Barriera, ti seguiremo anche a Essos. Che tu ti chiami Snow o Targaryen, sei il nostro unico vero giuramento » ribadì Eddison con gli occhi lucidi.
Sam decise che era il proprio turno di parlarne e gonfiò il petto, orgoglioso. « Ho paura, mentirei se dicessi di essere coraggioso, ma sei il mio migliore amico e io credo in te. »
Grenn annuì. « Non abbiamo nulla di importante qui, ma abbiamo promesso di essere una famiglia. »
« Quella di seguirti e di proteggerti è una scelta che abbiamo fatto mesi fa, tu sei il nostro leader naturale » concluse Pyp.
Jon si sentì commosso dei ragazzi, il cuore caldo nonostante il manto freddo della notte gli ghiacciasse il corpo. Non riusciva a capacitarsi di tanta fedeltà nei suoi confronti, non dopo quello che aveva passato nella vita, non dopo il modo in cui era stato sempre guardato e trattato. Come un bastardo buono a nulla.
« Molto romantico, ora tutti in sella e andiamocene di qui » borbottò il vecchio capo dei Guardiani. Gli altri obbedirono e iniziarono a scegliersi ognuno un cavallo. Jon salì su quello più scuro e si avvicinò a galoppo alla figura pensierosa del più anziano.  
« Comandante ne siete certo? »
Il Guardiano sorrise amaramente, anche se il sorriso non raggiunse mai i suoi occhi affaticati. « Tua madre era una donna meravigliosa e scommetto sarebbe stata una grande Regina. Io sarei stato il primo a inginocchiarmi dinanzi a lei. Purtroppo non sono riuscito a proteggere Lyanna in questa vita, e vivevo nella speranza di poter rimediare nella prossima. Il destino invece mi ha mandato te, ora. Non ti porto a Essos perché sono in vena di diseredare, ti porto a Essos per servirti. »
Servirti. Quella parola entrò nella testa di Jon come un fulmine e vi rimase a lungo, mentre cavalcano nella notte con i loro mantelli neri e tante preoccupazioni in mente. Nessuno di loro, però, si lasciò anche solo sfiorare dalla preoccupazione che non fosse giusto.

  
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