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Autore: Luna_Holmes    13/01/2019    0 recensioni
Nuova scuola, nuova città, nuovi amici. Che poi, ne avesse di amici. Era isolata. Per scelta. O per obbligo. Per lei era la stessa cosa. L'unico dettaglio che accomunava tutte le città in cui aveva vissuto era un segreto. Il suo segreto. Un segreto oscuro, se non pericoloso. Ma qui, in questa città c'è qualcosa di diverso. O meglio, qualcuno.
La storia è disponibile anche su Wattpad (sono LunaCraft Moon).
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I corridoi della scuola sono caotici. Studenti, insegnati, bidelli e, qualche volta, anche genitori. La varietà di persone affascina e spaventa al tempo stesso. Ci sono ragazzi chini sui libri, chiusi in aula studio, altri in cerca degli amici in mezzo ai corridoi, altri che già li hanno trovati e vi conversano insieme, mangiando un panino, probabilmente proveniente dal bar al piano terra. Ci sono insegnanti che raggiungono le proprie aule, in attesa della campanella, qualcuno che, essendo nuovo, cerca di ambientarsi, e altri ancora che restano seduti su una sedia in aula insegnanti a rimuginare sulla lezione in compagnia di una tazza di caffè bollente. Ci sono bidelli che rimproverano gli alunni per la sporcizia e che passano le ore lavorative a pulire, anche se ce ne sono un paio che giocano con i nuovi giochi disponibili sul telefono. E poi c’è Chris. Sì, il Chris che ha comprato l’unicorno di peluche durante il weekend e che deve ancora i soldi del cinema all’amico Brian. Lo stesso che ora gira per l’edificio, sperando di notare dei capelli neri sul suo cammino, con in braccio un grosso unicorno azzurro e che fa lo slalom per tentare di raggiungere uno spazietto tra tutta quella folla per respirare. La massa di gente, quando si ha un oggetto grande in mano, può essere un tantino soffocante. Dietro di lui, a suon di “permesso!” urlato, sta Brian. Lo insegue, cercando di raggiungerlo. Quando, finalmente, entrambi riescono a trovare un quadrato di spazio vuoto, nel quale si può respirare, tirano un sospiro. Ma perché quel giorno c’è così tanta gente nello stesso corridoio? Almeno ci stanno. Chris, Brian e l’unicorno.
-Non c’è. – sbuffa il corvino. -Probabilmente non è neanche venuta a scuola- ribatte l’altro. Un “così non aiuti per niente” borbottato è la risposta. –Lasciaglielo in segreteria- gli suggerisce l’amico.
Cinque minuti dopo Chris e Brian escono dalla segreteria, soddisfatti. Sono riusciti a spuntarla contro la segretaria, una sessantenne scorbutica che odia i giovani. Lei, reticente all’inizio, si è lasciata convincere dalla loro supplica, quale non era che una misera scusa. Secondo ciò che le hanno raccontato i due, il peluche è per la sorellina sul punto di morte di Ashley, la quale avrebbe perso tutta la sua famiglia la notte appena passata. Se lo avesse mai scoperto, Chris era sicuro che la ragazza li avrebbe torturati e uccisi nei modi più orribili di sempre. Ora l’unicorno aspettava solo che la ragazza lo passasse a ritirare. Brian lo aveva convinto ad attaccarci un semplice biglietto di scuse. L’amico aveva cominciato a suggerirgli poesie, poemi e roba varia. Il corvino aveva optato per un semplice “scusa”. Neanche firmato.
-Io non ti conosco. – aveva esordito un Brian sconfortato, uscendo, con le mani dei capelli. L’amico non ci sapeva proprio fare con le scuse.  E l’altro aveva pure avuto il coraggio di chiedergli il perché di quelle parole.
 
Erano passati due giorni e l’unicorno era ancora in segreteria. La donna, nominata responsabile dai due amici, se ne era presa cura, spazzando via la polvere dal pelo. Tutto solo per la scusa inventata sul momento da Chris e Brian. Se così non le avessero detto, per lei il peluche poteva pure volare giù dal secondo piano della scuola e venire investito da qualche ragazzino in moto.
Al terzo giorno, però, una ragazza con gli occhi tanto magnetici quanto tristi, si è presentata, dicendo di essere stata chiamata durante la lezione per andare a ritirare qualcosa di indefinito dalla segreteria.
-Ashley Winther? – chiede una donna, sistemandosi gli occhialetti, sconosciuta per la giovane. Lei annuisce. La segretaria si alza ed entra in uno stanzino. Torna poco dopo con un sacchetto gigantesco in mano. –Ecco a lei. – dice, mentre glielo consegna.
Quando Ash sta per uscire, la donna aggiunge: -Condoglianze. –
La corvina la guarda, stranita. “Che?” pensa. Non è in lutto in quel periodo. La ragazza decide di lasciar perdere la donna e se ne va con un sacchetto a pois blu e verdi in mano.
 
Ashley è a casa, dopo un’estenuante giornata di scuola. Dopo aver chiuso la porta d’ingresso, si dirige verso la sua camera da letto. Deve ancora svuotare gli scatoloni in corridoio e in sala, ma la sua stanza è già in ordine. Per quanto libri sparsi sugli scaffali, armadi pieni di cofanetti, contenenti oggetti provenienti da ogni parte del mondo, vestiti sparsi sul pavimento e sulla sedia vicino alla finestra con la tapparella abbassata, uno specchio rotto e una lampada da terra posizionata un po’ a casaccio possano essere definiti “ordine”. Un letto, coperto da un lenzuolo nero e, sopra, un runner viola scuro, si trova al centro della stanza.
Lei si siede per terra, a contatto con il pavimento freddo, e appoggia la schiena al letto. È il momento di aprire il sacchetto. Ash lo prende, esitante. Nessuno le ha mai fatto un regalo. Un biglietto scivola fuori dalla busta. “Scusa” dice. Chi glielo manda? Vinta dalla curiosità prende anche il resto del contenuto del sacchetto. Un grosso unicorno di pezza, azzurro chiaro e la coda e la criniera neri, per lei. Ash trattiene a stento le lacrime, mordendosi la lingua. Qualcuno le ha fatto un regalo. Qualcuno ci tiene a lei. E anche se non dovrebbe ne è felice. Mentre stringe forte a sé il peluche, si addormenta, e, per una volta, non ha neanche un incubo.
   
 
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