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Autore: mary romanziere    14/01/2019    0 recensioni
"Sai tesoro... Ti confesso un segreto!"
Di scatto ti volti verso di me, catturata dalle mie parole.
"Mentre eri al bagno ho chiesto al cameriere una piccola cortesia: se la cantante al piano bar potesse suonare la tua canzone preferita. E... Magia! Desiderio esaudito!"
Spalanchi gli occhi per un attimo, ridendo quasi immediatamente. Mi dai dello scemo e continui a ridere, lasciandomi intuire la tua felicità.
Sappi che dipendo totalmente dalla tua felicità.
Buona lettura
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Vorrei

Intraprendere la carriera dello scrittore è sempre stato il mio sogno e adesso che il mio sogno si è realizzato in pieno, vantando una carriera a dir poco invidiabile e svariati premi letterari... 
Provvederò al prossimo desiderio in lista!



Mi giro tra le lenzuola fissando il soffitto. Non ho la più vaga idea di che ora sia, sarà ancora molto presto. Volto la testa alla mia sinistra scorgendo il tuo profilo. Dalla finestra penetra il lieve bagliore della luna che illumina il nostro letto. Suppongo sia notte fonda. 
Accarezzo i tuoi capelli con estrema delicatezza, posando un bacio sulla tua mano. Non voglio disturbarti, così torno a fissare il soffitto bianco. 
Per un breve istante rammento gli anni passati, le difficoltà che abbiamo superato insieme. Appaiono nella mia mente come ricordi lontani, come se non mi appartenessero più; sarà dato dal fatto che finalmente abbiamo trovato il nostro equilibrio, mia dolce musa. 
Sospiro, volgendo gli occhi alla luna che mi fissa dall'alto del suo tempio. La mia vena poetica non mi abbandona mai... Anche mentre guardo un cumulo di rocce poste nello spazio, sento i versi scorrere frenetici nella mia mente.
Non amo le poesie, preferisco dar vita a concetti concreti ed elaborati che possano esprimere chiaramente ciò che si cela dietro il grande scrittore di fama internazionale che sono diventato.
Comincio a sentire la coltre del sonno tornare. Come ogni mattina ti sveglierai prima di me, lasciandomi solo in questo letto troppo grande per una sola persona. Preparerai la colazione, lasciando pronti litri di caffè fumante solo per me, recandoti poi a lavoro come ogni giorno, mentre io approfitterò dei tuo servigi tornando a lavorare al mio ultimo libro che terminerò ad un pelo dalla scadenza. Vedo già la mia redattrice piombare in casa minacciandomi in malo modo di mettermi a lavoro in fretta. Tu sorriderai per l'ennesima volta, tornando alle tue faccende.
Ma stavolta è diverso. Stavolta ho in programma qualcosa che ti lascerà senza fiato. Immagino già i tuoi occhi chiari colmi d'emozione e potrò goderne appieno, consapevole di essere io l'artefice di tanta meraviglia.
Stiro un mite sorriso mentre il sonno prende possesso della mia mente. Spero sarà un giorno indimenticabile per entrambi.



Il dannato suono della sveglia tambura nella mia testa provocandomi una potente emicrania. Allungo il braccio, impedendo a quell'aggeggio infernale di mandare in fumo i miei buoni propositi per oggi. Mi siedo sul letto ancora intontito e fisso la porta della camera. 
Detesto la mattina, senza un buon caffè a rigenerare le mie facoltà cognitive mi sento pari ad un grizzly appena uscito dal letargo. Con immane fatica mi metto in piedi. Non mi curo nemmeno di raggiungere prima il bagno per darmi una rinfrescata, sono solo in casa, ne ho la piena certezza. Necessito immediatamente di un caffè nero e poco zuccherato o non potrò terminare i preparativi. 
Ancora assonnato scendo le scale, raggiungendo il salotto. Mi dirigo in cucina e come ogni mattina da qualche anno trovo la colazione già pronta. Un sorriso nasce spontaneo sul mio viso.
"Come farei senza di te?" Mi chiedo quasi stupidamente, conoscendo già la risposta farsi strada tra i miei pensieri, trasformandosi in un sorriso consapevole. Non potrei vivere. 
Prendo una tazza dalla credenza, versando all'interno un abbondante quantitativo di caffè nero e fumante, per poi accomodarmi sul mio comodissimo divano. Osservo il mio grosso orso bianco di peluche abbandonato in un angolo, sul lato opposto; lo raggiungo, avvolgendo un braccio intorno alle spalle del pupazzo, mentre sorseggio il mio caffè con estrema calma. Poi consulto la mia agenda, certo di aver annullato ogni impegno previsto per oggi. 
Nessuno deve osare intralciare la mia serata romantica!



Stranamente oggi la giornata scorre più veloce del solito. Sarà colpa del profondo senso di agitazione che mi pervade le viscere?
È totalmente insensato, ne ho la piena consapevolezza. Ma come posso impedire al mio cuore di battere? Come posso impedire al mio stomaco di contorcersi di fronte al timore che qualcosa possa andare storto stasera?
Nonostante la data di consegna al mio editore si avvicini sempre più, oggi non sono minimamente riuscito a concentrarmi sul mio ultimo romanzo. Ho trascorso tutto il giorno a bere caffè e sistemare gli ultimi dettagli. 
Anche l'ora di pranzo è trascorsa. Il tuo turno lavorativo si prolunga fin nel primo pomeriggio, come sempre. Attendo il tuo ritorno a casa con impazienza, ti stupirò anche stavolta. 
Inforco gli occhiali da lettura accomodandomi sul divano con in mano un vecchio libro. Devo approfondire alcuni argomenti prima di proseguire con la stesura del mio romanzo. C'è anche questo dietro il lavoro di uno scrittore, soprattutto se di grande fama. 
Appena qualche ora, poi sento lo scricchiolio della porta dell'ingresso. Rimango seduto al mio posto, continuando a leggere. Sento la tua presenza alle mie spalle rivolgermi un saluto, seguito da un bacio sulla tempia destra. Poi ti vedo sparire in cucina.
Ghigno maliziosamente, devo impedirti di metterti ai fornelli e convincerti a mettere un bell'abito per portarti a cena. Non penso dovrà essere poi così complicato. 
Tu adori cucinare... Ma io amo cenare fuori. Troveremo un buon compromesso. 
Come sempre... 
Mi avvicino a te, avvolgendo le braccia intorno alla tua vita e poggiando la testa sulla tua spalla sinistra.
"Cosa c'è?" Mi domandi.
"Non ho voglia di stare in casa anche stasera. Andiamo a cena fuori!" Esordisco un tono leggermente imperativo.
"A me non va proprio! Vorrei cenare e rilassarmi sul divano dopo cena." 
Amo quando fai il broncio, perciò dovrò insistere in modo più sentito.
Raddrizzo la schiena, ti fisso dall'alto verso il basso, inarcando serio un sopracciglio.
"Preparati. Stasera si cena fuori!" Voltandomi raggiungendo le scale, senza darti nemmeno il tempo di ribattere o sarà guerra aperta, ed io non posso rischiare che il mio piano vada in fumo.
Raggiungo la nostra camera e apro l'armadio, tirando fuori un bel completo. Sento la porta del bagno sbattere e mi lascio scappare una risatina.
Si preannuncia una serata... Di fuoco.



Stiamo scendendo la scale di casa. Tu mi guardi ancora con aria infuriata, malgrado ti sia messa tutta in tiro: i capelli castani lasciati liberi, ma pieni di tanti bei boccoli voluminosi, il viso sapientemente truccato e quell'abitino lungo, ma non troppo. 
Ti trovo bellissima, anche se evito di esprimere ripetutamente i miei pensieri. D'altronde mi rinfacci sempre che non esprimo mai cosa realmente mi passi per la testa. Se fossi stato in grado di esprimermi con disinvoltura avrei intrapreso la carriera di avvocato, non lo scrittore. 
Ti stringo la mano, mentre mi fissi con aria ancora offesa, posando un leggero bacio sulla tua testa. Un gesto delicato, che adoro. Trovo che siano proprio i piccoli gesti le migliori dimostrazioni d'affetto. Almeno per quel che mi riguarda.
Ci avviciniamo alla mia auto rimanendo in rigoroso silenzio. Non intervengo, attendendo che sia tu a intraprendere il discorso. 
"Dove mi porti?"
"A cena fuori. Mi pare di avertelo già detto!?" Volti il viso verso il finestrino.
Questo mio lato sadico non ti piace poi tanto, ma ti amo ancor di più quando assumi quell'espressione infastidita. 
Ne abbiamo superate tante... E abbiamo vinto. È giusto che dopo mille peripezie anche io possa avere il mio lieto fine. Proprio come nei miei romanzi. Sono stanco di scrivere di amori infiniti e splendidi, mentre affogo nella più totale solitudine. Adesso anche io avrò il mio finale romantico. 
Non mi importa cosa pensano gli altri. Per troppo tempo mi sono curato dell'opinione altrui. D'altronde una grande carriera come la mia comporta degli obblighi e finalmente ho trovato il coraggio di infrangerli. 
Raggiungiamo il ristorante in perfetto orario, come da programma. Tu continui a non dire nulla. Indossi il tuo cappotto, stringendo nella mano destra la borsa. Scendi dall'auto con aria afflitta e scocciata.
"Suvvia! Non fare quella faccia. Una cenetta tranquilla in un ristorante di classe non ha mai ucciso nessuno!"
Mi fulmini con lo sguardo inarcando un sopracciglio, tirando poi dritto verso l'entrata del locale senza nemmeno curarti di aspettare che ti raggiunga.
Sorrido felice. Non importa, tutto sta andando secondo i miei piani.
Chi lo avrebbe mai detto che sarei finito con te? Scommetto che non ci avrebbe mai creduto nessuno! Eppure... Ci conoscevamo da una vita, grazie a tuo fratello, nonché mio migliore amico. E alla fine... La magia è avvenuta!
Sembra che stia contemplando uno di quei miracoli che si vedono in ogni buon film di Natale che si rispetti. L'emozione mi sta giocando qualche brutto scherzo.
Ti raggiungo a grandi passi di fronte l'entrata del ristorante. Tu ancora scocciata sospiri. Ti stringo la mano, attraversiamo l'entrata adornata da imponenti composizioni floreali e ti conduco fino al nostro tavolo. 
Sospiri nuovamente, poggiando la giacca e la borsa che ti ho regalato per il tuo compleanno sulla sedia accanto a te.
"Mi sembri particolarmente stanca."
"Il mio lavoro è molto diverso dal tuo!" Mi fulmini nuovamente, drizzando la schiena.
"Tu ti limiti nello stare in casa, circondato dai tuoi libri e il tuo computer. Io devo correre da un ufficio all'altro e sopportare quell'odiosa della segretaria del capo!"
Mi scappa una risatina di fronte alla tua espressione. Ti adoro quando imiti quella smorfiosa della tua collega, ma tu non apprezzi e mi guardi in malo modo per intimarmi di non ridere.
Un cameriere interrompe la nostra conversazione, prendendo le ordinazioni. Io come mio solito non ho alcun problema, sono abituato a questo tenore di vita. Tu, invece, a distanza di anni fatichi ancora nell'abituarti a ristoranti di lusso ed eventi mondani. Ma ti amo proprio per questo! Sei capace di trascinarmi via, lontano da questo mondo fatto di apparenze, e condurmi verso un mondo nuovo, fatto di piccole abitudini che racchiudono una quotidianità a cui mi sono abituato con fin troppa facilità, e a cui mai al mondo rinuncerei.
In maniera fin troppo sbrigativa ordini la prima portata, mentre io non so cosa prendere. Sarà il nervosismo che mi invade le viscere, mi si è chiuso lo stomaco, non ho molto appetito. Maschero egregiamente il mio stato d'animo, tornando a prestare attenzione al menù stretto tra le mie mani. 
Senza star troppo a riflettere ordino anche io, vedendo il cameriere allontanarsi.
Ti osservo mentre scruti attentamente il locale, ne osservi i dettagli con attenzione. 
"Non ti pare diverso? Non ricordavo quelle grandi tende rosse."
Stiro le labbra. Il tuo occhio attento non fa altro che accendere il mio interesse nei tuoi confronti.
"Sì, hanno apportato qualche modifica. Non ti sfugge nulla!" Mi compiaccio, e noto con piacere che sorridi, prendendo la mia esclamazione come un complimento. 
"Sono fatta così, lo sai." Mi rispondi.
"E a me piace da impazzire il tuo spirito d'osservazione!" 
Straordinariamente il cameriere non tarda molto ad arrivare con le nostre ordinazioni. Mi lanci un'occhiata fugace. Vuoi che ti indichi quali posate usare.
"Si comincia sempre dall'esterno!" 
E ti vedo sbuffare dal naso mentre afferri coltello e forchetta. Non riesco a trattenere una piccola risata, che ricambi con profonda irritazione. 
La nostra piccola cena prosegue con grande naturalezza. Non avevo mai raggiunto un simile livello di complicità con nessuno in vita mia. Ed è questo a rendere il nostro rapporto così speciale, quasi magnetico. La complicità che ci lega, unisce... Rendendoci un tutt'uno fatto di incantevole magia. 
Al piano bar una giovane donna suona il piano animando la nostra serata con della buona musica dal vivo. 
Indossa un completo prettamente maschile, nero, a righe, un pantalone a sigaretta, un mocassino all'inglese nero, camicia bianca ravvivata da una vistosa collana rossa piena di pietre luccicanti e una giacca dal taglio sagomato. I capelli di un bel color vinaccia le cadono sulle spalle in grandi boccoli, contornandole il viso. Gli occhi scurissimi appaiono quasi neri a causa delle luci soffuse presenti sul palchetto, delineati da una sottile linea di eyeliner nero, mentre le labbra di un bel rosso acceso sfiorano il microfono con maestria.
"Quella donna ha una voce melodiosa e potente!" Esordisci affascinata.
Non sei mai stata un tipo invidioso, mostri la tua gelosia solo nei miei confronti, e ne sono fierissimo. Amo anche questo tuo lato puro. 
"Trovo sia davvero brava."
"Anche io!" Aggiungi tu, e io affascinato ti fisso, ma tu non te ne accorgi rapita dalla tua canzone preferita.
"Sai tesoro... Ti confesso un segreto!" 
Di scatto ti volti verso di me, catturata dalle mie parole. 
"Mentre eri al bagno ho chiesto al cameriere una piccola cortesia: se la cantante al piano bar potesse suonare la tua canzone preferita. E... Magia! Desiderio esaudito!" 
Spalanchi gli occhi per un attimo, ridendo quasi immediatamente. Mi dai dello scemo e continui a ridere, lasciandomi intuire la tua felicità. 
Sappi che dipendo totalmente dalla tua felicità. 
Il cameriere torna al nostro tavolo, chiedendo se vogliamo prendere un dessert. Tu ami i dolci, ne mangeresti a palate, e devo ammettere. che mi sono sempre chiesto come fai a mantenere la linea. Suppongo rimarrà un mistero. Al contrario, io non amo molto i dolci.
Fai il tuo ordine senza batter ciglio, io indugio un po'. Dovrò pur mantenere una buona recita o rischio di mandare a monte la mia sorpresa. 
Il cameriere mi lancia una lunga occhiata e io asserisco piegando la testa in segno di assenso, ordinando una piccola fetta di cheesecake, l'unico dolce che mangio senza far storie. L'uomo intuisce e si allontana. 
So che è maleducazione poggiare i gomiti sul tavolo, ma non posso farne a meno. Incrocio le mani sotto il mento, stirando un sorriso. Tu seria mi fissi malamente.
"Che c'è?" 
"Nulla, sei bellissima stasera!" 
Stringi gli occhi. "Per caso c'è qualcosa che devi dirmi?" Aggiungi con tangibile preoccupazione.
"No, nulla!" 
"Sicuro?" E inarchi un sopracciglio platealmente, come a farmi capire che qualsiasi cosa abbia combinato tu lo capirai, mi perdonerai e mi aiuterai a porre rimedio.
"Sicuro!" Asserisco convinto e torno a sorridere dinnanzi alla tua espressione dubbiosa.
Stacco i miei occhi da te solo per un attimo, vedendo la cantante al piano bar alzarsi in piedi e stringere il microfono tra le mani, attirando l'attenzione di tutto il ristorante. Annuncia una canzone che tu conosci bene e a cui sei particolarmente legata. 
Anch'io ho sempre amato questa canzone: per via della melodia, del toccante romanticismo delle parole e per il suo significato. Perfetta per descrivere ciò che provo nei tuoi confronti.
Mi lanci un'occhiata sconcertata. Io poggio un dito di fronte alle labbra, facendoti cenno di stare in silenzio in modo tale da poter riascoltare quella melodiosa canzone che ha accompagnato la mia adolescenza, quando ancora il sogno di divenire un grande scrittore... appariva come un'utopia. Anche quando mi ero rassegnato all'idea che avrei descritto un sentimento nobile come l'amore... solo nei miei libri.
La cantante poggia le mani sul piano, lancia una fugace occhiata al nostro tavolo. A te. Poi dà il via ad un assolo di piano che determina l'inizio della mia sorpresa. 
Io rilasso la schiena, poggiando il gomito sinistro sul tavolo, sostenendo a mia volta il mento con la mano sinistra, mentre poso l'avambraccio destro sul tavolo, lasciando penzolare la mano, osservando la donna cominciare a cantare.

-Vorrei, vorrei... 
-esaudire tutti i sogni tuoi, 
-vorrei, vorrei... 
-cancellare ciò che tu non vuoi 
-però, lo sai che io vivo attraverso gli occhi tuoi... 

Solo per un istante mi volto a fissarti, senza che tu te ne accorga. Sei rapita dalla musica e non posso che compiacermene.

-Vorrei, vorrei... 
-che tu fossi felice in ogni istante 
-vorrei, vorrei...
-stare insieme a te, così, per sempre 
-però, lo sai che io vivo attraverso gli occhi tuoi!

Stringi una mano al petto, ti stai emozionando. Ma mai quanto lo sono io in questo instante. Sento il cuore scalpitare nel petto con una potenza devastante e immagino che anche il tuo cuore stia battendo nello stesso identico modo.

-E vorrei poterti amare 
-fino a quando tu ci sarai 
-sono nato per regalarti quel che ancora tu non hai, 
-così se vuoi portarmi dentro al cuore tuo, con te io ti prego, e sai perché... 

La musica prosegue. Io smetto di fissarti. Sono troppo emozionato e non va bene. Torno a concentrarmi sulla splendida performance della donna che ha accettato di rendere magica questa serata, intonando questa stupenda canzone per te. 

-Vorrei, vorrei... 
-esaudire tutti i sogni tuoi, 
-vorrei, vorrei... 
-cancellare ciò che tu non vuoi 
-però, lo sai che io vivo attraverso gli occhi tuoi... 
-gli occhi tuoi...
-gli occhi tuoi...
-gli occhi tuoi...

Le ultime note di piano arrivano delicatamente, mentre la canzone termina. La clientela del locale applaude sentitamente. Il cameriere che si è occupato di noi per tutta la serata torna al nostro tavolo spingendo un carrellino da portata contenente una piccola cloche.
Quasi inconsciamente tiro un profondo respiro, percependo l'agitazione moltiplicarsi. È da tutto il giorno che sento questo grosso nodo allo stomaco. Ti guardo. Sbatti le palpebre un paio di volte stranita, aggrottando le sopracciglia. 
Ti conosco abbastanza bene da riuscire a decifrare la tua espressione. Ti stai chiedendo il perché di quella cloche. Stiro le labbra in un sorriso stretto. Ti amo ancora di più quando mostri questo tuo lato così innocente. La verità è che amo ogni sfumatura del tuo carattere, anche le peggiori.
Il cameriere solleva la cloche. Stringo le labbra, così come stringo la stoffa dei pantaloni tra le dita. Anche se si tratta di un misero istante... ho la paura folle che la mia sorpresa non possa piacerti. Spero sia una paura normale, che tutti gli uomini nella mia situazione abbiano provato. 
Ti vedo sgranare gli occhi in una maniera quasi disumana, voltando quasi immediatamente lo sguardo verso di me.
Platealmente ingoio il nodo che mi si è formato alla gola, allungando la mano destra verso la tua, paralizzata sul tavolo stretta intorno al tovagliolo di stoffa.
"Sto aspettando un sì!" Esclamo spavaldo. 
Non dovrei metterla in questi termini, ma il timore che possa uscire un no dalle tue labbra mi catapulta nel peggiore degli scenari che possa mai immaginare. 
Indugi qualche istante, balbettando.
"A-h... Ah! Io..." 
Ti supplico, dimmi di sì... Prego mentalmente mentre torni a fissare la torta con su scritto
"Vuoi sposarmi?" con della glassa al cioccolato. La tua preferita.
Alzi lo sguardo verso di me e...
"S-ì, sì!" Balbetti nuovamente, asciugandoti una lacrima sfuggita al tuo controllo.
E lì... sento il petto divampare di felicità! 
Sorrido, tirando fuori dalla tasca con mano tremante il cofanetto contenente l'anello. Non ho avuto il coraggio di dartelo prima, temendo scioccamente un no come risposta.
Anche se sto imparando a tenere a bada la mai natura negativa, qualche volta torna a farsi sentire nei momenti di maggiore tensione.
Mi inginocchio di fronte a te, proprio come nei film d'amore che tanto ami, e apro il cofanetto, vedendoti sorridere emozionatissima. 
Blateri un... "Al diavolo il mascara!" E mi abbracci forte piangendo. Io ricambio, sentendo le gambe cedere per appena un attimo. Colpa dell'apprensione, ma riesco a riprendere il controllo quasi immediatamente. 
Sento distintamente lo scroscio degli applausi all'interno del ristorante. Ero talmente coinvolto dalla situazione che ho perso totalmente di vista il fatto che ci troviamo in un luogo brulicante di gente. 
Ci baciamo a schiocco, una, due, tre volte, per poi staccarci sorridendo. Con la delicatezza di un elefante mi strappi il cofanetto dalla mano, indossando l'anello. 
"Wow!" Esclamo sorridendo. Ma va bene anche così, ti amo anche per questo.
Sei un tipo spiccio, non convenzionale, un po' come me. 
Anche se. devo ammettere che non sono stato molto originale con la proposta di matrimonio. Ma ti ho sempre vista guardare con occhi sognanti quei film smielati che tanto adori, dove l'uomo chiedeva alla propria compagna di sposarla in questo stesso modo.
E lo sai... Voglio solo vederti sorridere, vederti felice e godere della tua felicità. Vivo per questo d'altronde! 
Felice mi salti al collo, baciandomi una guancia centinaia di volte, incurante del fatto che mi stai riempiendo la faccia di rossetto. 
"Posso?" Ci interrompe il cameriere indicando la torta.
Presi dall'euforia del momento abbiamo dimenticato la torta. Tu entusiasta divori la tua fetta, ammirando l'anello che ti ho regalato luccicare, mentre un po' svogliatamente io mangio la mia fetta. 
Ho optato per una torta piccola, nulla di enorme, solo per non sentirmi rimproverare per la mia natura eccessiva.
Sì. Mi rimproveri sempre per la mia tendenza nell'esagerare in tutto. Posso permettermelo. Il mio mestiere e le mia fama mi concede un mensile abbondante, ma tu detesti queste cose. E pian piano sto imparando anche io a contenermi e rispettare la tua opinione.



Conclusa la cena siamo tornati a casa, portando via gli avanzi di torta, che senza ombra di dubbio non andranno sprecati. 
Adesso siamo comodamente accoccolati sul divano, coperti da una calda coperta. Io steso di schiena e tu sopra di me che mi stringi la vita, tenendo la testa sul mio petto, mentre dolcemente ti accarezzo le spalle, posando qualche piccolo bacio sulla tua fronte di tanto in tanto, stringendoti forte a me.
Amo stare stesi sul divano in questo modo, mi infonde la stupida sensazione che possa proteggerti da tutto, come se possa lavare via il male che ti ha attanagliato le viscere in passato e tenere quei brutti ricordi il più lontano possibile da te.
"Dovremmo decidere la data del matrimonio!" Intraprendi a bassa voce.
"Non ti preoccupare, organizzeremo tutto nei minimi dettagli. Sarà una cerimonia intima, ma stupenda!"
Aggiungo, vedendoti chiudere gli occhi lentamente tra le mie braccia. Spengo la TV, portandoti in camera con delicatezza, per non svegliarti. 
Hai buttato giù le barriere che celavano il mio vero io, irrompendo nel mio cuore prepotentemente, facendomi innamorare follemente di te. Prometto che se vorrai rimanere al mio fianco per sempre... Non sprecherò mai un istante, mia dolce musa. 
Ti amerò per sempre.
   
 
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