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Autore: LaMacchiaNera    14/01/2019    1 recensioni
Pandòria, la città degli USA dove ogni anno registra il più alto tasso di eventi paranormali al mondo e dove, sempre secondo le dicerie, governi, servizi segreti, organizzazioni criminali, Illuminati e misteriosi culti esoterici si danno battaglia nell'ombra per assumerne il controllo.
Ma cosa desta così tanto interesse in questa città? Quali segreti nasconde? Chi si cela dietro agli intrighi per cui Pandòria è diventata famosa? Qual è il suo scopo ultimo?
Sette abitanti della città molto diversi tra loro si impegneranno a svelarne i segreti e a portarne alla luce le verità sepolte, intraprendendo un percorso di maturazione che li renderà in grado di compiere il destino per cui sono nati.
Si tratta di un ciclo di racconti per la maggior parte autoconclusivi ma con elementi comuni che andranno a alimentare la trama orizzontale dell'opera. Saranno pubblicati stagionalmente, perciò rimanete sintonizzati!
Genere: Horror, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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1x04 - Il Viaggio della Vita p2




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Sembrava che le uniche cose ancora esistenti fossero quelle presenti sul pullman; allora dissi al conducente:
R.:-"Signore, credo ci sia un problema!"
C.:-"Quale?"
R.:-"La fuori è tutto nero!"
C.:-"Certo, è notte!"
R.:-"No, nel senso che tutto la fuori sembra essere svanito nel nulla, forse dovremmo fermarci!"
C.:-"Non è possibile signore, questa è una corsa nonstop, ci fermeremo solo quando saremo arrivati!"
R.:-"Ma sta succedendo qualcosa di strano la fuori!"
Cercai di alzarmi per andare dal guidatore e dirgliene quattro ma non ci riuscì qualcosa mi tenne paralizzato, incollato a quel sedile a metà del bus, potevo solo parlare:
R.:-"Che cosa mi hai fatto stronzo!"
Nessuna risposta.
R.:-"Parlo a te, faccia di merda!"
C.:-"Assolutamente nulla!"
R.:-"Smettila, fammi scendere!"
C.:-"Non posso, ormai il processo è già cominciato e se lo fermiamo adesso sarà tutto inutile!"
Quell'ultima frase mi preoccupò non poco, poteva significare solo che chi c'era dietro tutto questo aveva pianificato tutto.

La paralisi si intensificò e le mie orecchie furono bombardate da un fischio acutissimo. Vidi che accanto al bus stava passando un treno, guardai attraverso i finestrini e, non ci potevo credere, era come se qualcuno avesse arredato le cabine e posizionato delle mie statue da bambino con delle piccole differenze l'una dall'altra in modo tale che se qualcuno ci fosse passato vicino, mentre era in movimento, avrebbe avuto l'impressione di stare guardando i fotogrammi di un film. Fu proprio l'impressione che ebbi io. Il film proposto dal treno era un evento che ha caratterizzato la mia infanzia, quando avevo sui sei o sette anni e io, disubbidendo ai miei genitori, andai a giocare all'esploratore nei boschi, fu tutto molto divertente, fino a quando un serpente non mi strisciò sui piedi e rimasi paralizzato in quel punto per ore fino a tarda notte, quando qualcuno mi trovò e mi riporto a casa. Ricordai che dovetti fare diverse sedute di psicoterapia per superare quel trauma, ma da allora avevo una paura fottuta dei serpenti e di tutti i suoni che somigliavano ad un sibilo, ma per quale motivo mi stanno ricordando questo momento? Argh... Chissene importa devo uscire da qui!

Di nuovo, provai con tutte le forze che avevo in corpo a muovermi ma senza alcun risultato quando a un tratto sentì un sibilo provenire da dietro di me e un qualcosa di viscido e freddo iniziò a scivolare lungo la mia spalla, guardai con la coda dell'occhio di cosa potesse trattarsi e vidi l'occhio di un serpente che mi fissava.

Io ho paura dei serpenti e quel momento fu terrificante; il rettile se ne stava li a fissarmi senza fare niente a parte battere le palpebre; dopo un attimo che mi sembrò un eternità mi ignorò e riprese a strisciare lungo il mio corpo. Pensavo fosse finita li ma un istante dopo sentì un altro sibilo provenire da terra e vidi che vicino alla mia gamba c'era un altro serpente e non potevo muovermi per scacciarlo. Lui iniziò a strisciare prima sul mio piede e poi tra la mia gamba e i pantaloni. Questa volta il mio contatto con l'animale era diretto e sentito tutto il freddo della sua pelle venir trasmesso alla mia gamba; non sapevo se era velenoso o no ma certamente non volevo che mi mordesse e proprio mentre ringraziavo la sorte di essere paralizzato e incapacitato a fare dei movimenti per uno strano scherzo della sorte mi resi conto che potevo muovermi e iniziai a sentire il serpente solleticarmi la gamba con la sua lingua:

R.(pensa):-"Merda, e ora cosa faccio? Se muovo la gamba spavento il serpente e mi morderà!"
Provai a mantenere la calma e feci appello a tutto il mio autocontrollo; cercai di distrarmi, di pensare ad altro mentre il rettile aveva raggiunto con la testa la metà della mia coscia, mi faceva tantissimo solletico con la lingua ma dovevo rimanere il più immobile possibile anche se la mia gamba vibrava a ogni sibilo. Sentivo che il serpente cominciava a innervosirsi. Dopo qualche istante la sua testa usci dai miei pantaloni, non resistetti più, e in preda al panico lo presi, lo scagliai il più lontano possibile. La paralisi poi ritornò e sentì dei sibili provenire da tutto l'autobus gli scomparti dei bagagli si aprirono e iniziarono a strisciare fuori dei serpenti ma questo non solo dai vani ma da ogni fessura presente nel mezzo.

Nel giro di un minuto attorno a me si era formata una pozza di serpenti che si avvolgevano tra loro fino a rendersi indistinguibili e poi sempre di più iniziarono a salire lungo lei mie gambe e avvolgersi attorno al mio corpo, erano così tanti che dove passavano loro non riuscivo più a vedermi e intanto loro si avvolgevano attorno a me, senza stritolarmi. Raggiunsero la testa e la ricoprirono impedendomi di vedere. Se avessi potuto vedermi da fuori probabilmente avrei visto una gigantesca e informe massa di serpenti che si attorcigliava su se stessa fino ad avere un aspetto vagamente umano, ero terrorizzato e come prima sentivo la paralisi abbandonarmi lentamente e il bisogno di muovermi e scappare sempre più forte, ma poi mi resi conto di una cosa: nessun serpente sembrava badare a me erano tutti interessati solo allo strisciarmi addosso, forse io non gli interesso e vogliono solo starsene in pace, quindi perché dovrei aver paura di loro?

In quel momento tutti i serpenti evaporarono, letteralmente, diventarono una nuvola di color bruno e svanirono liberandomi. Risi a squarciagola ma il conducente mi riportò alla realtà:
C.:-"Sono contento che il nostro viaggio la renda di buon umore perché manca ancora molto alla fine!"
R.:-"No!"
Fuori dal bus stava passando un treno e attraverso i finestrini riuscivo a vedere delle scene in cui c'ero io che facevo cose con i miei amici delle medie e delle superiori. Niente di anomalo, io che guardavo dei film, leggevo libri, io che rispondevo bene a una domanda, io che venivo deriso dai miei compagni perché troppo bravo, alcuni che mi deridevano per essere stato rifiutato da una ragazza, i miei amici che mi ridicolizzavano perché preferivo leggere al guardare film e per altri gusti strani, io che bevevo in discoteca, io che ci provavo con le ragazze e alcuni momenti dove facevo cose stupide filmato dai miei amici come scendere le scale in skateboard o mentre mangiavo cose non commestibili.

Il treno passò e io tornai a guardare il pullman e vidi che era cambiato molto nell'aspetto: al posto dei sedili c'erano dei banchi di scuola, una cattedra dietro il posto del conducente e una serie di mappe e cartelloni appese alle pareti, anche il pavimento era cambiato sostituito da un palque in legno.

Ero disorientato, poi vidi tre ragazzi che seduti ai banchi come me. Si alzarono e vennero da me, erano i miei compagni di classe. Quelli con cui avevo più legato durante le superiori. Uno di loro parlò:
R1.:-"Ciao Roby! Tutto bene?"
Non risposi.
R1:-"Ok, ho capito, non ti va di parlare! Beh, non ti ruberò molto tempo, volevo solo chiederti se volevi andare al Parallel World questo venerdì?"
Scossi di poco la testa.
R1:-"Dai, basta un si o un no!"
Sussurrai.:-"No!"
R1:-"No? Dai, dopo una lunga settimana di studio, ci vuole una bella serata in cui si spegne il cervello e si va a ballare in discoteca!"
Sussurrai più forte:-"No!"
R1:.-"Dai, ho bisogno di te, ci sarà anche Rosemary e ho bisogno che ti mi faccia da spalla o non riuscirò mai a farmela!"
Risposi e per la paura mi uscì solo una parola per volta:-"No! Tanto non ti interessa veramente, fra una settimana sarai già in giro con un'altra!"
I volti dei tre ragazzi iniziarono a sciogliersi e anche la voce del ragazzo iniziò a farsi più deformata.
R1:-"Roby mi devi aiutare a conquistare Rosemary o nessuno qui mi rispetterà!"
R.:-"Fatti tuoi!"
I volti dei miei amici si sciolsero diventando degli zombie e si lanciarono su di me con un verso stridulo, prendendo a divorarmi 
R1.:-"Robinson, molla quei cazzo di libri di merda e vieni al Parallel World o non ti parlò più!"

Il dolore era palpabile sentivo le mie carni venire strappate via ma in quel momento capì: per tutto questo tempo, io li avevo cercati e avevo fatto tutto il possibile per piacerli ed essere come loro perché credevo di averne bisogno ma mi sbagliavo. Non ero io ad aver bisogno di loro, erano loro ad aver bisogno di me e con i brandelli di carne che mi venivano strappati via urlai:
R.:-"VANCULO!!!!!!!"
Gli zombie esplosero in fumo e scintille e il pullman ricadde nella luce fioca che lo caratterizzava mente il suo interno tornò quello di prima. Spaventato, presi a toccarmi e guardarmi, fui sollevato nel constatare che il mio corpo era perfettamente integro, ma in breve mi sentì ribollire di rabbia e andai dal guidatore, riempi di pugni la cabina e urlai:
R.:-"CHE COSA MI STAI FACENDO! STRONZO!" L'essere alla guida non rispose, si limitò a prendere un bastone di metallo molto sottile e bacchettare contro una targhetta recante poche semplici parole "Non parlare al conducente".
R.:-"ME NE FOTTO SE SEI CONDUCENTE! FAMMI USCIRE DI QUI!"

Un fischio assordante mi trapanò i timpani e a pochi centimetri dal bus passò un altro treno da cui si potevano scorgere alcuni dei momenti caratteristici della mia infanzia insieme ai miei genitori, in particolare i momenti in cui litigavano. Non capivo ciò che succedeva e sapevo che la situazione poteva solo degenerare. All'improvviso iniziai a decrescere fino a quando avevo si e no cinque anni e dovetti salire su uno dei sedili per vedere meglio il bus che ora si era addobbato con mobili e oggetti caratteristici della mia infanzia.
Vidi occupati due sedili uno da un uomo e uno da una donna, entrambi si alzarono all'unisono e corsero infuriati verso di me, erano i miei genitori. Mia madre iniziò a urlare:

M.:-"Robinson, si può sapere perché non porti mai a casa un bel voto! Stai sempre attaccato a quei cazzo di libri! Cosa c'è? Non sono abbastanza come madre per te!"
P.:-"Mi hai deluso, tu sei la pecora nera della famiglia, non vali niente come figlio!"
M.:-"Perché non ti sforzi neanche un po' di farmi felice? È solo colpa tua se io e papà litighiamo!"
P.:-"Sai perché torno sempre a casa ubriaco? Perché tu pretendi che, oltre a dover sopportare gli scleri del mio capo, io debba sopportare anche i piagnistei di un poppante?"
Le loro parole mi scuotevano dentro come un terremoto. Mi sentivo impotente, solo e pietrificato dalla paura, l'unica cosa che riuscivo a dire era:
R.:-"Mi dispiace!"
M.:-"Ah, ti dispiace? Dispiacerti non mi farà riavere il mio tempo e tutta la felicità che mi hai strappato via!"
P.:-"Eccolo che si dispiace! Già, cosa può fare se non dispiacersi, ormai il danno è fatto e non può essere riparato! Cosa posso fare io se non picchiare tua madre per sfogare la mia rabbia?"
M.:-"Sei un bambino cattivo che non ci lascia vivere in pace!"
Ero in lacrime e i miei genitori non volevano smettere.
M.:-"Ora dovrò litigare di nuovo con tuo padre per farlo calmare e lui mi farà altri lividi e cicatrici! Guarda Robinson queste sono quelle dell'ultima volta, ti piacciono, vero? Tu vuoi che la mamma se le faccia, ammettilo perché mi odi!"
P.:-"Tu fai così perché mi disprezzi! Non capisci che quello che faccio è solo per il tuo bene!"
M.:-"Tanto a lui, non gli importa di noi! Basta che se ne sta in giro con i suoi amici e legge libri in camera sua!"
Non riuscivo a smettere di ascoltarli tra le lacrime, ma poi capi che nessuno dei due mi criticava per qualcosa di cui avevo colpa e mi chiesi
R.:-"Perché rimango qui ad ascoltarli?"
Guardai i miei indici e lentamente, mentre guardavo i miei dare di matto, li avvicinai alle mie orecchie e non appena li schiacciai contro l'apertura. Silenzio, ma un silenzio assoluto di quelli che ti fanno desiderare di nuovo il suono. Nonostante i miei genitori continuavano a muoversi e urlare, dalle loro bocche non usciva nemmeno un suono. Mi alzai dal sedile mentre il mio corpo riprendeva la forma adulta, ora non sembravano più così tanto grandi.

Toccai il volto di mio padre ma la mia mano ci passò attraverso. Era diventato inconsistente. Superai quelle due presenze etere e svanirono, insieme ai mobili della mia infanzia sul bus. Sentì il pullman rallentare e rimasi in attesa, spaventato da ciò che mi sarebbe potuto accadere, finché non si fermò completamente e il guidatore disse:
C.:-"Capolinea signori, siamo giunti a destinazione!"

Le porte si aprirono. Non me lo feci ripetere due volte, presi il mio zaino e usci di li il più veloce possibile. Ero fuori. Il bus si chiuse dietro di me e ripartì. Avevo le lacrime agli occhi, subito caddi in ginocchio e presi a baciare il terreno, non ero mai stato così contento in tutta la mia vita. Ripresomi da quell'euforia iniziai a guardarmi attorno, la prima cosa che vidi fu il cielo molto nuvoloso simile a quello di Pandòria e poi dove era la fermata di quel misterioso autobus. Proprio davanti alla mia vecchia casa, in preda alla contentezza, corsi davanti all'uscio e suonai, gridando:
R.:-"Mamma! Mamma! Papà! Sono tornato!"
Nessuna risposta. Bussai più volte.
R.:-"Dai, non mi dite che non siete in casa, dopo tutto questo tempo!"
Provai ad abbassare la maniglia, la porta era aperta ed entrai. Cercai i miei genitori dappertutto ma niente finché non senti un pianto provenire dalla camera matrimoniale. Trovai mia madre che piangeva mentre guardava la televisione. Mi avvicinai lentamente:
R.:-"Mamma, sono io! Sono tornato!" Lei continuava a piangere.
R.:-"Guardami, sono qui!"
M.:-"È solo colpa mia se è successo!" Sentì alle mie spalle la voce di mio padre.
P.:-"Non è stata colpa tua!"
M.:-"Avrei dovuto stare più attenta ai bisogni di Roby invece di preoccuparmi di stupidaggini!"
Mio padre si sedette accanto a lei mettendo giù dei libri che aveva in mano. Notai che erano un libro che insegnava il tedesco e un dizionario bilingue inglese tedesco.
P.:-"La colpa è nostra, tesoro! Avrei dovuto capire più in fretta quanto lui era importante per me, ma ora... Adesso, è troppo tardi!"
R.:-"Ma cosa state dicendo! Oh, io sono qua, mi vedete?"
Udì il televisore e mi voltai, trasmetteva il telegiornale; la notizia parlava di un ragazzo americano che durante un viaggio a Berlino era stato rapinato e ucciso per la strada da un malvivente. Il corpo, una volta identificato, si è scoperto appartenere a Robinson Jonas!
R.:-"Cosa? Io... Io sono morto!"
La foto che il TG mostrò poco dopo non lasciò alcun dubbio, ero io! Gridai infuriato al soffitto:
R.:-"No, non potete farmi questo! Ho superato tutte le prove che quella donna e il conducente mi hanno propinato. Ho capito di aver sbagliato strada nella vita e sono pronto a imboccare quella corretta; quindi no! Dopo tutto ciò che mi avete fatto passare non può finire così! Mi avete sentito! NON PUO FINIRE COSI!"

Un fischio acuto mi assordò mentre le pareti della mia casa di sgretolavano e i miei genitori scomparivano risucchiati via e ritrovandomi ancora seduto sull'autobus che procedeva a tutta velocità. Guardai cosa mi mostrava il treno che accompagnava quel fischio, ma tutte le luci all'interno del mezzo erano spente e non vedevo nulla. Passato il treno iniziai a sentirmi debole, non paralizzato come le altre volte ma proprio spossato fisicamente e vidi il mio corpo invecchiare molto rapidamente fino ad avere sugli ottanta anni e diversi acciacchi. Vidi che tutte le sedie del pullman erano piene di persone nella mia stessa situazione, riconobbi anche i miei compagni delle superiori che avevo visto qualche visione prima.

Improvvisamente, la vecchia signora si palesò accanto alla cabina del guidatore e disse con una voce molto più ferma e distaccata di quella che avevo sentito a Berlino:
S.:-"Si, avete superato tutte le prove, avete sconfitto tutto ciò che vi ostacolava dal seguire il cammino della vostra vita ma ormai è troppo tardi! Quante volte vi si è presentata l'occasione per cambiare strada? Quante volte si è insinuato in voi il dubbio? Molte volte, ma volte gli avete dato ascolto o non siete tornati ad ignorarlo subito dopo pochi istanti? Nessuna, e avete proseguito il cammino per la strada sbagliata fino alla fine; ormai la vostra vita è finita e non si può più tornare indietro. Mi auguro, comunque sia andata che la vostra vita sia stata soddisfacente! Conducente fai strada fino al mondo oltre la morte!"
Con quell'ultima frase il guidatore accelerò ancora mentre tutti li dentro gridavamo chiedendo di avere un'altra possibilità o maledicendo la donna e il conducente finché tutto all'improvviso divenne nero!

C.:-"Ehi! Ehi! Alzati!"
Ero sull'autobus ma di mattina e davanti a me c'era il conducente solo che il suo volto era apposto, non era sfigurato da una qualche malattia.
R.:-"Cos'è successo?"
C.:-"Cos'è successo? È successo che ti sei addormentato sul bus e ci sei rimasto per tutta la notte!"
R.:-"Ma il guidatore sfigurato?"
C.:-"Non c'è nessun guidatore sfigurato che lavora per la nostra compagnia!"
R.:-"L'autobus che ti riporta dove la tua vita ha preso la direzione sbagliata?"
C.:-"L'autobus che ti porta... Ahahahah! Ragazzo, mi sa che te le sei sognate quelle cose, questa è solo una navetta circolare interna a Pandòria!"
R.:-"No, non è possibile ho anche il biglietto speciale!"
Guardai nel mio zaino ma al posto del biglietto grigio che avevo usato per il viaggio in pullman c'era solo un normalissimo biglietto per quella compagnia di viaggio!"
C.:-"Signore, questo è un normale biglietto per una corsa ordinaria. Ascolti, probabilmente ha solo fatto un brutto sogno, sa, questa la città ha la fama di essere la più infestata al mondo e può capitare che giochi scherzi strani, le consiglio di andare a casa e calmarsi."
Ero ancora agitato ma con calma riuscì a dire.
R.:-"Forse ha ragione, devo andare a casa!"
Abbracciato al mio zaino scesi dal bus che ripartì poco dopo. Era una bellissima mattinata, in cielo non c'era neanche una nuvola e soffiava una brezza calda. Pensavo:
R.:-"Solo un sogno! Davvero, è stato tutto solo un sogno?"

Quello stesso giorno mi misi iniziai il viaggio di ritorno a casa; per la cronaca con un'auto presa al concessionario, di autobus non volevo saperne per un po'. Parcheggiai di fronte a casa mia, non era cambiata di una virgola. Andai di fronte alla porta e suonai il campanello. Attesi qualche minuto che mi sembrò interminabile ma poi la porta si aprì e dall'altro lato c'era mia madre. Ci fu un lungo attimo di silenzio in cui restammo a guardarci, poi, in lacrime, mi abbracciò.
   
 
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