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Autore: Blade the KnightRevenant    14/01/2019    5 recensioni
-Nel mondo reale nessuno è invincibile. Puoi atteggiarti, salvare le persone, magari metterti pure una calzamaglia del cazzo e fare l’eroe ma prima o poi delle persone moriranno e nessuno stronzo può evitarlo ci siamo capiti!?-
-Forse il mondo non è più lo stesso, ma tu sei ancora in tempo. Forse non per il nostro pianeta, ma per lei si.-
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Sonic the Hedgehog
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO I: UNA NON BELLA NOTTATA

È appena passata la mezzanotte, nessuno nei paraggi. Siamo a Westopolis, una giovane città dello stato federale dell’Arizona a confine con il Messico. Una città molto forte, sempre accesa e in movimento, a suo modo incredibile visto che non sono passati neanche vent’anni dalla sua fondazione. Ma non è qui che ci dobbiamo interessare.

 

Appena fuori all’uscita della città la strada è deserta e buia, eccetto per una piazzola di sosta con un enorme e acceso cartellone pubblicitario olografico con su scritto: "Welcome to Westopolis, we haven’t forgotten Mobius". Nessuna macchina arriva o esce da Westopolis, fatta eccezione per una Mercedes classe s nera parcheggiata proprio sotto l’enorme cartello. Un binario ferroviario poco distante che parte dall’interno della città e niente, nessun altro.. o forse no. In lontananza, dal buio della strada si scorgono due luci, quelle di una macchina accompagnata da musica ad alto volume, un furgone grigio. Arriva all’entrata della città e si ferma proprio a fianco alla Mercedes parcheggiata. I fanali rimangono accesi, quella frastornante e orrenda musica rap continua e dal furgone escono fuori sei individui, quattro umani e due mobiani. Hanno tutti tratti del sud, alcuni di loro sono ispanici, gangster da ghetto e ognuno di loro è armato, da spranghe a piedi di porco, pistole e uno di loro ha persino un fucile a pompa, probabile il capo della banda.

-È questa la macchina?- domanda uno degli umani, mentre un altro prende il cellulare -WER 112 Texas, è questa la macchina – conferma lui. -Allora prendete l’occorrente e smontiamo questa chica.- fa il capo guardandosi attorno -E se arriva qualcuno jefe?- chiede uno dei due mobiani. Non risponde subito ma carica fortemente un colpo del fucile -Usa questa idiotà e adesso smantellate la macchina.-

 

Dal furgone prendono un cric e lo posizionano sotto la Mercedes, mentre uno dei cholo con una chiave a croce inizia a forzare i bulloni della ruota mentre gli altri stanno ad aspettare e a fargli luce con delle torce. Peccato che non sanno che la macchina che stanno provando a forzare non è da sola.

 

-Che.. caz-zo..-

Si chiede l’autista della Mercedes che pochi minuti fa stava tranquillamente dormendo all’interno dell’auto. È stanco dalla sua giornata di lavoro ma non ci mette molto a capire che stanno provando, di nuovo,  a rubare la sua macchina. Un conto è rubargli i pezzi dell’auto, ma disturbagli il sonno e tenere a tutto volume quella musica di merda ha un limite. 

Si rialza stordito dai sedili della macchina sui quali dormiva ed esce dalla portiera posteriore a destra, visto che a sinistra stanno provando a forzare i bulloni della ruota. La cosa buffa è che stanno facendo così tanto baccano a forzare solo un cerchione dello pneumatico che neanche si sono accorti che il porcospino è sceso dall’auto. È un tipo sulla cinquantina d’anni, un mobiano per l’esattezza. Barba corta grigia ma incolta, per non parlare dei suoi aculei blu, in certi punti spettinati e le punte molto più tendenti al grigio che al suo blu naturale. Gli occhi rossicci e stanchi e il colore verde delle sue pupille ormai sono molto più vitrei che accesi. Le rughe, le borse sotto agli occhi, si salva forse il suo completo, un elegante camicia bianca accompagnata da uno smoking nero, un po’ stropicciato per le pieghe che si sono formate durante il suo sonnellino. 

Cammina lento ed esausto tenendosi appoggiato al tetto dell’auto, gira intorno alla macchina fino a ritrovarsi di fronte a quei cosiddetti gangster, che ancora non si sono accorti di lui. Molto di loro saranno anche alti un metro più di lui ma a detta sua sembrano davvero dei coglioni. –R-ragazzi..- prende la parola tranquillo e proprio quando apre bocca tutti e sette i malviventi si girano di scatto verso il mobiano. Alcuni perfino si mettono a ridere di lui, perché a vederlo sembra quasi un barbone qualsiasi. 

–Ragazzi è meglio che non lo fate i cerchioni sono rinforzati apposta, al massimo potete rovinare la croma- e senza che potesse finire di parlare il capo dei cholo spara un colpo di fucile in pieno petto sul riccio e dopo essersi fatti tutti una risata tornano a smontare la Mercedes.

 

Il riccio è accasciato al suolo si, peccato che non è ancora morto. Tossisce per il forte colpo improvviso, ma ci vuole ben altro a farlo fuori. Si rialza lentamente, accompagnando la fatica dell’azione con un paio di bestemmie e si rivolge di nuovo ai suoi aggressori ancor più stordito di prima –R-ragazzi..- sentendolo di nuovo parlare tutti si girano di nuovo verso di lui, sbalorditi che sia ancora vivo. –Ragazzi ragazzi, è meglio che ve ne andiate fidatevi.- dice già sfinito, tenendosi in guardia.

-Ammazzatelo!- urla di nuovo il cholo e tutti e sei armati si avventano contro il riccio. Uno ad uno vari colpi di spranghe e altri oggetti contundenti colpiscono sul torace e sul viso del mobiano, incassando i colpi senza riuscire a difendersi, ma mentre un altro prova d’un tratto a colpirlo con un coltello, il vecchio riccio blu compie uno scatto improvviso, quasi impossibile da vedere, bloccando il coltello dal braccio del malvivente. Lo disarma, prende il coltello e per ripicca gli pianta in un attimo sedici coltellate sull’avambraccio e senza esitare lo scaraventa addosso a due del gruppo. Uno è probabilmente andato, ma è già sfinito per lo sforzo e i colpi subiti.

Non lascia il coltello e tiene la lama dal basso per proteggersi, ma per una distrazione non si accorge che ne manca uno all’appello, infatti uno dei mobiani lo colpisce con forza con una chiave inglese da dietro la schiena. Il colpo lo fa traballare ma senza esitare uno prende la pistola e gli spara un colpo a un fianco, mentre un altro ne approfitta per avventarsi contro di lui e scaraventarlo al suolo. Il riccio grugnisce e urla di dolore, ma purtroppo per lui ad uno ad uno tutti e sei iniziano ad attaccarlo e tutto quello che può fare è mettere le mani davanti al viso per proteggere la testa. 

Colpi con spranghe di metallo, calci, imprecazioni da ambo le parti, fino a che i colpi non fanno girare il malcapitato, sguarnendogli la difesa e continuandolo a prenderlo a calci. Poi un colpo di piede proprio sotto la nuca e un fucile puntato sulla testa: è l’ultima goccia.

Il vecchio riccio stringe i denti e parte un urlo di rabbia che gela per un attimo quasi tutti i criminali, poi il tempo.. si ferma. Anzi, non si ferma: è lui che va troppo veloce.

Si svincola dai suoi aggressori, si rialza e con una velocità mai vista taglia di netto il braccio del cholo che gli puntava in testa il fucile.

Peccato però che il colpo era già partito e la caduta del braccio, per sua sfortuna, colpisce la portiera posteriore della sua Mercedes. 
–PEZZO DI MERDA!- urla il riccio, ancor più imbestialito per il colpo partito alla sua auto. Si avventa su uno degli umani, ma stavolta è molto più scattante di prima. L’umano lo attacca con il suo piede di porco, ma il vecchio riccio gli blocca il braccio con il quale tiene l’arma, lo disarma piantandogli una coltellata e con una agilità ancora più forte gli pianta la lama del coltello da sotto il mento. Talmente è andata in profondità la lama che la si può vedere all’interno della bocca dell’ormai morto umano. Rimane fermo due secondi, il tempo che l’umano muoia e con la sola forza di un braccio scaraventa il corpo sul terreno e prende con l’altra mano libera il piede di porco. Meno due. 

Davanti a lui c’è ne uno della sua stessa specie, ma non fa differenza. Scatta davanti a lui e con la destra lo pugnala selvaggiamente su tutto il petto e con la sinistra gli pianta il piede di porco nel cranio. Il colpo è talmente violento che l’arma rimane incastrata nella scatola cranica dell’assassino. Meno tre. 

Un ennesimo prova ad avventarsi contro di lui dalle spalle, ma il riccio lo intercetta, colpendolo con il coltello in pieno petto, si gira intorno al farabutto bloccato dal colpo e lo sgozza senza esitazione. Meno quattro. 

Nel frattempo però quello che gli ha sparato prima al fianco parte all’attacco e cerca di sparargli di nuovo, ma il mobiano ha la meglio ed evitare tutte le pallottole, fino a quando il caricatore non si svuota del tutto. Il malvivente trema dalla paura, invece il riccio rimane per un attimo tranquillo e immobile, ma il tempo di sbattere le palpebre e si trova a un centimetro e parte un colpo di lama che gli lacera la faccia e lo sbatte al suolo. E siamo a cinque. 

Poi un altro urlo di rabbia rivolto verso gli ultimi due rimasti, che uno impaurito e l’altro senza un braccio urlano di terrore e si dirigono al loro furgone per fuggire. Mentre fanno retromarcia per scappare il mobiano gli urla di nuovo e prendendo da terra una chiave inglese la lancia contro il parabrezza della loro auto mentre è intenta a fare retromarcia. Dopo pochi secondi non ci sono più e il riccio è quindi vittorioso, fatta forse eccezione per la sua auto.

Ansima per la fatica, ringhia per il dolore e per poco non sviene per gli sforzi. Era da tanto tempo che non scattava più così. Ignora totalmente i cinque cadaveri e il sangue e molla il coltello ancora attaccato alla sua mano.

Zoppicante rimuove il cric ancora appostato alla sua auto ed entra in macchina. Tossisce e respira a fatica, ma mette in moto la Mercedes e se ne va, lasciando dietro di se quei cadaveri.

Non torna a Westopolis, ora come ora potrebbe dare troppo nell’occhio, quindi continua ad andare fuori città per fermarsi a una piccola area di servizio che conosce.

È tarda notte e per fortuna passano si e no tre o quattro persone. Parcheggia vicino al bagno pubblico, isolato dalla sosta per la benzina e il negozio e prende da dietro il bagagliaio un cambio pulito del suo smoking, perfettamente identico al modello che indossa, in fondo tra un paio di ore dovrà lavorare.

Arriva ancora zoppicante ed esausto in bagno e per fortuna è da solo. Per prima cosa si spoglia e butta il completo sporco di sangue in un cestino a fianco al lavandino. Si toglie la canottiera, ormai anche quella rappresa del suo sangue e getta anche quella e sul suo petto si possono vedere anche i colpi di pistola e di fucile conficcati nei suoi pettorali. Con l’aiuto di un specchio appena davanti al lavello con le dita pian piano si leva quei bossoli di proiettile. Per lui non è molto doloroso, ma fa comunque fatica: ormai non è più abituato a combattere. 

Rimossi tutti i proiettili e gettati anche quelli nell’immondizia, si pulisce il petto con un asciugamano e per fortuna le ferite iniziano già a non perdere più sangue. Si mette i pantaloni, si abbottona la camicia e si rimette le scarpe e prima di rimettersi la giacca, si sciacqua la faccia, per poi respirare profondamente e guardare il suo riflesso nello specchio.

 

 –anf anf.. Sonic.. questa... è stata proprio.. una nottata del cazzo.-

 

 

 

SPAZIO DELL’AUTORE 
Ragazzi, spero di essere mancato a qualcuno in questi ultimi.. decenni? 
Ci sono molte cose che vorrei dirvi, tanto scuse da darvi, ma.. NO: oggi non lo farò. Piuttosto per calibrare al meglio la mia imminente dipartita da questo sito e la riuscita futura di The Darkness, vi propongo quest’altra storia che STAVOLTA sono sicuro che riuscirò a portare a compimento. Ho molta ispirazione per questa storia e voglio solo dirvi una cosa: tutto avrà una spiegazione a tempo debito e soprattutto, non avete visto ancora niente. Spero solo di essere più fedele nella pubblicazione, intanto fate tutte le domande che volete farmi.

P.s: avete capito a cosa mi sono ispirato per questa storia? ;)
  
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