Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    14/01/2019    2 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Valzer di fierezza ed odio

 

Gli angeli ed i demoni, in due schieramenti contrapposti, si fissavano. Mihael e Lucifero, scesi a terra, continuavano ad insultarsi. Keros uscì dalla casa mortale e si apprestò a raggiungere le creature ultraterrene, con l'intento di fermare la possibile rissa di gruppo. Aveva chiesto a Leonore di chiamare Lilith, l'unica che solitamente riusciva a far ragionare il sovrano infernale. Aveva già in mente un discorso ma si fermò, quando fu abbastanza vicino ai parenti. Cosa ci facevano per il mondo umano? Se lo era chiesto, scendendo le scale. Vedendoli, percependo odori ed osservando il sangue su spade e lance, comprese. Si arrestò, accigliandosi, con un nodo alla gola. Sapeva cosa avevano fatto. Sapeva che avevano ucciso tante persone che conosceva. Provò una gran rabbia, mista all'angoscia suscitata dal solo pensiero di aver perso tanti amici. Percepiva la loro essenza, l'odore del loro sangue e delle loro vite spezzate.

“Altezza!” la voce di Lilith lo riportò alla lucidità “Altezza, che succede?”.

“Litigano" si limitò a rispondere Keros, piattamente “Come sempre".

“Ma qui… nel mondo umano! Dobbiamo fare qualcosa!”.

“Lascia che si ammazzino!”.

“C… come?!”.

Lilith rimase sconcertata da quelle parole, e nel vedere il principe dare le spalle a tutti gli angeli ed i demoni radunatasi in quel luogo. Cercò invano di richiamare l'erede al trono ma senza successo, così decise di agire da sola e camminò spedita verso Lucifero e Mihael.

“Siete impazziti?!” esclamò la Succubus, spalancando le braccia “Siete nel mondo degli umani! Potrebbero vedervi in qualsiasi momento!”.

“Siamo in mezzo al nulla" la corresse Lucifero.

“Il tuo cervello è in mezzo al nulla, maestà! I mortali moderni hanno un sacco di aggeggi strani. Hanno satelliti, droni, telecamere… senza contare che qualcuno di loro potrebbe essere così stupido da farsi un giro per questi boschi in piena notte!”.

“E perché dovresti tu, meretrice, preoccuparti degli umani?” chiese un angelo.

“Non mi preoccupo degli umani. Mi fanno schifo gli umani, a partire da Adamo! Mi preoccupo delle possibili conseguenze di questo vostro incontro. Ma se siete così stupidi da non capirlo, forse meritate di ammazzarvi fra voi, come suggerisce il principe Keros!”.

Quel nome provocò un certo brusio. Da un lato i demoni si chiedevano perché il principe potesse dire una cosa del genere e, nello stesso istante, gli angeli cercavano di ricordare dove avessero già sentito quel nome.

“Siamo qui per adempiere al nostro compito" parlò Mihael, sovrastando il mormorio dei presenti “Il figlio del diavolo deve morire!”.

“Allora ammazza Keros" gli propose, fra lo stupore dei parenti, il re dei demoni “Avanti. Usa la tua bella lancia contro il petto di un uomo! Sarebbe più onorevole rispetto al trafiggere un neonato, dico bene?”.

“Ma che state dicendo?!” sibilò Lilith ed il demone la zittì con una mano.

“Non potrai mai farlo, vero?” proseguì Lucifero, ghignando verso l'Arcangelo.

“La questione è diversa. E tu lo sai" sbottò Mihael “Non farci perdere tempo. Dio ci ha dato l'ordine di uccidere tutti coloro nelle cui vene scorre sangue impuro. Tuo figlio è frutto di un'unione con una mortale, ed è mio compito porre fine alla sua vita”.

Il sovrano stava per ribattere, quando uno degli angeli richiamò l'attenzione di Mihael, trascinando con sé una ragazza per un braccio. Il grido di protesta della giovane fece voltare di nuovo Keros: era Tabihira, la ragazzetta che lo aveva condotto la prima volta al rifugio dei sovversivi!

“Una fuggitiva?” ghignò Lucifero “Progenie di traditrici creature. Lascia che sia o a sporcarmi le mani, angioletto. Non la farò soffrire molto!”.

“Ce ne sono degli altri!” parlò qualcuno, seguito da pianti e gemiti di protesta.

“Sono tutti bambini?!” constatò l'Arcangelo.

Fra Mihael e Lucifero furono trascinati cinque bambini di varia età, oltre a Tabihira. Lei tentò di far loro scudo, invano.

“Come siete fuggiti dal nostro attacco, moscerini?” ringhiò Asmodeo “Permettete che me ne occupi io, Maestà!”.

“Agli angeli piace uccidere i bambini" rispose, beffardo, Lucifero “Lascia che si divertano!”.

“Ma che stai dicendo? Non è vero che…”.

“Lasciateli in pace!” urlò Keros, raggiungendo i figli dei traditori.

Il re tentò invano di zittirlo con lo sguardo, senza ottenere gli effetti sperati.

“Fatemi capire…” sibilò il principe “State qui a litigare per uccidere dei bambini?! Avete sterminato innocenti ed infanti e ne volete ammazzare degli altri?! Sul serio?!”.

“Innocenti? Nessun innocente!” lo corresse il diavolo “Traditori! Savngue bastardo!”.

“Traditori?! Bambini! Avete ucciso un sacco di bambini! Erano discendenti di qualcuno che forse ha tradito, o ha solo pensato di farlo! Oppure semplicemente figli di qualcuno che sognava di vivere in modo diverso!”.

“Sai che non è possibile" precisò Mihael, con tono di rimprovero “I demoni devono vivere all'Inferno”.

“All'Inferno!” diedero manforte molti angeli “All'Inferno e là soltanto!”.

“Siete degli assassini!” riprese Keros, convinto “In nome di Dio od in nome di Satana, sempre assassini siete!”.

“Smettila di farmi la predica!” lo minacciò il demonio “Uccidiamo questi bastardelli e torniamo a casa! Ovviamente portando con noi la mia progenie".

“Non toccherai questi piccoli" allargò le braccia il mezzodemone “E ti ricordo che sono pure io di sangue bastardo. Perché non mi uccidete?”.

Lucifero sospirò, stanco di discutere. Fra demoni ed angeli si mormorava “Che ha detto?”, “Sangue bastardo?”, “Perché parla in questo modo?”.

“Sempre gli stessi discorsi" mormorò Keros, quasi rassegnato “Sono impuro, sono bastardo, sono un sanguemisto, ho vissuto fra i traditori e gli umani. Quindi dovreste volermi uccidere entrambi, dico bene? Da un lato Lucifero e dal lato opposto Mihael. Chi vuole iniziare?”.

“Keros…” tentò di imbastire un discorso l'Arcangelo.

“Che aspetti?” lo interruppe il principe “Trafiggimi! Se meritavano di morire quelle creature nella grotta, allora dovete porre fine alla mia vita. O no?”.

Le mani di Keros stringevano la lancia di Mihael, fissandolo negli occhi con una certa tristezza ma con gelida determinazione.

“Che cos'ho io di diverso da loro?” parlò amareggiato il mezzodemone, indicando i piccoli dei traditori.

“Che coraggio…” ammise Asmodeo, seguito da altri commenti simili.

I demoni erano meravigliati da quel gesto, orgogliosi del proprio principe impavido. Fra gli angeli c'era chi incitava Mihael ad agire e chi si chiedeva chi fosse quel pazzo. Ricominciavano a litigare fra loro, con insulti di varia natura.

“Smettila!” esclamò Mihael, ritraendo la lancia.

“Perché non lo uccidete?” si chiese uno degli angeli soldato “È figlio del diavolo? È un demone tentatore! Vuole tanto morire…”.

“Prova a far del male al principe e ti strappo tutte le penne!” minacciò Asmodeo, seguito dal ringhio di molti demoni.

“Piantatela!” li zittì tutti Keros “Stiamo parlando di bambini. Non sappiamo cosa potranno fare da adulti. Sapete che uno dei demoni, per metà umano, ora è un prete? È rispettato ed amato, si occupa di orfani e predica la parola di Dio".

“Che orrore!” gemette qualche demonio.

“Chi vi dice che non sia possibile che altri facciano lo stesso? O che fra loro non si celino futuri diavoli in grado di agire come i loro simili? In base a cosa avete deciso che non son degni di essere angeli, demoni o quel che gli pare?!”.

“È compito di Dio giudicare" spiegò Mihael “Noi dobbiamo obbedire e…”.

“Vuoi giudicare? Bene. Giudicami!”.

“-Ma cosa stai…?”.

“È il solito, antico, valzer. Valzer d'odio, gli uni per gli altri. Sfida eterna fra Cielo e Inferno, contesa di anime di ignari mortali che vivono la loro vita perlopiù ignorandoci. È il nostro lavoro, giusto? Bianco e nero, buoni e cattivi. Tutti gli angeli sono santi, tutti i demoni sono malvagi. E Dio è al di sopra di tutto, la sua voce illumina le coscienze e salva dagli inferi. Io credevo di averla sentita quella voce. No, non in Cielo. Non in Paradiso l'ho udito parlare ma qualcosa si era acceso nel mio cuore poco tempo fa. Ho conosciuto un demone che ha salvato delle vite, che porta una croce al collo. Ho vissuto accanto a demoni che non cacciavano anime, non uccidevano umani, non tentavano mortali… vivevano in pace, ed erano felici! Ed ho pensato che, se davvero Dio esiste e ci parla, allora doveva aver permesso tutto questo. Doveva aver permesso l'esistenza di simili creature, creature come me! Ma evidentemente mi sbagliavo, perché le avete sterminate. E quindi non rientrava fra i piani di Dio la loro esistenza. Ma allora che senso ha? Perché far innamorare, vivere e credere? Perché concedere a Lucifero un figlio, per poi farlo uccidere? Perché concedere la fede per poi portarla via? Perché far amare per poi portare all'odio? Mi viene da chiedermi se Dio esiste per davvero o se forse siamo noi che interpretiamo a caso quel che crediamo che voglia!”.

“A caso?!” sibilò qualcuno.

“Volete giudicarmi? Bene… Io sono nato nel mondo umano, da una demone di nome Carmilla. Era una tentatrice, una vampira, che ha trascinato una moltitudine di anime mortali all'Inferno. Ma poi è diventata guaritrice, salvando vite ed aiutando malati. Asmodeo, nonostante amasse Carmilla e fosse geloso della gravidanza, e nonostante il mio aspetto non esattamente demoniaco, ha salvato la mia vita e mi ha portato dal re, da Lucifero. Lui mi ha cresciuto, nonostante sapesse la mia vera identità”.

“Vera identità?” alzò un sopracciglio più di qualcuno.

“Mi ha allevato, mi ha cresciuto come un figlio, mi ha voluto bene. Ho vissuto agli inferi, in Cielo, nel mondo umano… ed ho visto che le cose non sono solo bianche e nere! Anche i demoni fanno cose buone, anche gli angeli commettono peccati! Io sono il frutto del peccato di un angelo! Io sono il frutto della bontà dei demoni! Il figlio del diavolo non è per forza destinato a divenire malvagio, così come il figlio di un angelo non deve per forza essere un santo! Nessun bambino merita di morire ma, se ritenete che qualcuno debba essere ucciso, sono qui! Avanti… giudicatemi!”.

Keros spalancò le ali angeliche, mostrando il proprio aspetto. Con le corna, le ali e lo sguardo color ambra, fece ammutolire tutti i presenti.

“Mia figlia è un angelo” sorrise il mezzodemone “È la prova che anche chi vive sempre all'Inferno può creare qualcosa di buono. Sono fiero di quello che sono, non mi importa più quel che tutti voi pensate. E, se l'umano che amo morirà, non avrò nemmeno più una ragione per arrampicarmi lungo la via dell'esistenza. Però vi prego, mi rivolgo a tutti quanti voi, lasciate in vita i bambini. Dio non può davvero volete che dei bambini muoiano”.

Scese uno strano silenzio, fatto di sguardi perplessi e stupiti. I demoni avevano compreso che il loro principe non era figlio del re, e non era neppure del tutto un demone, e gli angeli erano sconvolti nell'apprendere che colui che aveva parlato non era un angelo poi caduto ma bensì un angelo a metà. Figlio di un angelo. Era davvero possibile?

“Sono pronto ad essere giudicato" insistette Keros “Dinnanzi agli uomini, agli angeli, ai demoni e perfino dinnanzi a Dio. Ma questi bambini no. Questi piccoli cresceranno. Fate sì che da adulti la bilancia decreti il loro destino”.

D'un tratto, come destati da un sogno, angeli e demoni ricominciarono a discutere ad alta voce. Keros si accucciò e rassicurò i bambini.

“Ogni volta che penso di averci capito qualcosa, e di aver trovato il mio posto nella vita, ecco che devo ricominciare da capo. Oh be'… fa niente" mormorò ai piccoli, con un mezzo sorriso “Ma non abbiate paura, perché nessuno vi farà del male".

Una gran tristezza lo avvolse, udendo di nuovo i litigi delle creature sovrannaturali che lo circondavano.

“Ma ora dove andrai?” chiese uno dei piccoli “E noi dove staremo?”.

Keros non fece in tempo a rispondere perché la voce di Lucifero sovrastò tutte le altre.

“Silenzio!” urlò, zittendo chi invocava la morte del principe “Che cosa cambia?! Mi rivolgo a voi, demoni di ogni sorta. Non avete forse avuto fin ora assoluto rispetto per Keros? E non perché ve l'ho imposto io ma perché il ragazzo se lo è meritato! Ha combattuto al vostro fianco, ha tentato anime, ha appreso da voi moltissime cose e vi ha dimostrato di essere degno di portare la corona. Cosa cambia, anche se ha ali d'angelo? Questo lo rende meno demone ai vostri occhi? Vi devo forse ricordare che anch'io avevo simili ali? E, come me, anche molti di voi? Devo forse ricordarvi che fra voi c'è chi è caduto per amore? Amore per creature umane. Stesso amore che ora prova Keros e che voi disprezzate.  Ci ho messo un po' a capirlo ma… la nostra guerra è contro Dio, non contro chi è demone, anche se solo in parte. Costui è mio figlio, ed io ne vado fiero. Non sono mai staro così fiero di lui! E spero che anche il suo vero padre provi un tale orgoglio.  Perché coraggio e forza non mancano nel suo cuore. È demone tanto quanto è angelo e tanto quanto è qualsiasi altra cosa voglia essere. E se qualcuno vorrà fargli del male, angelo o demone che sia, se la vedrà con me".

I demoni si ammutolirono. Ricordavano le prodezze del principe, le sue doti ed abilità. Nonostante lo sconcerto provocato da quelle ali angeliche, lo riconobbero come degno demone e tacquero. Dal lato opposto, Mihael si avvicinò a Keros e gli porse la lancia.

“Con questa…” spiegò “Trafiggerò il petto del re degli Inferi, alla fine dei giorni. Così sta scritto. Ma per farlo dovrò impugnare quest'arma con risolutezza e fede. Il mio cuore, ora, non è puro. Così come non lo è quello di molti. Quello di tutti. Perché tutti commettiamo degli sbagli, solamente Dio non ne fa. E so che su quest'ultimo punto Lucifero ha parecchio da ridire. Ad ogni modo, io non voglio peccare di superbia e ritenermi perfetto. Io non sono Dio, ed a volte sbaglio. Da quando sei nato, la mia fede e la mia risolutezza hanno vacillato più volte, ma ora tutto pare più chiaro. Dio ti ha voluto, così come sei. Né bianco, né nero. E, forse, un giorno spetterà a te giudicarci tutti. Chiedo perdono per i miei peccati, dinnanzi a Dio e dinnanzi a te, che sei il mio unico e prezioso figlio. Nessun'altro bambino verrà ucciso stanotte, neppure il neonato figlio del Diavolo. Che l'età adulta li conduca verso un più equo giudizio".

Keros era rimasto in silenzio, non sapendo che cosa dire. Sfiorò la lancia dell'Arcangelo, che brillò leggermente.

“L'odio può cessare solo se ognuno guarda dentro di sé” concluse Mihael “Dio ti giudica degno di vivere, quella luce è insindacabile. Che la faccenda finisca qui. Sentiti libero di vivere come meglio credi… angelo o demone che sia. E ama. Ama chi è in grado di amarti, ama chi ha visto chi sei per davvero fin dal primo momento. Andiamo!”.

Fece segno agli angeli di seguirlo, per tornare in Cielo. Qualcuno protestò la l'Arcangelo lo zittì subito.

“Abbiamo commesso già abbastanza atri sconsiderati, oggi. Abbiano tolto la vota a chi andava più accuratamente giudicato. Ora andiamo… se Dio vuole che agisca diversamente, o se non apprezza il mio operato, che fermi il mio cammino".

Nulla accadde e gli angeli si allontanarono, tornando in Paradiso. Potevano avere qualche dubbio su Mihael ma si fidavano ciecamente del giudizio divino, ed in quel caso Dio pareva non avesse nulla da ridire.

Lucifero, una volta che tutte le creature angeliche se ne furono andate, prese un profondo respiro. I demoni attendevano un suo ordine, incerti sul da farsi.

“Torna a casa" suggerì Keros, prendendo in braccio uno dei bambini sopravvissuti all'attacco di quella notte “Porta con te Leonore ed il piccolo. Il mondo umano non è sicuro, a quanto pare…”.

Il re non sapeva che rispondere. Probabilmente era la cosa migliore da fare.

“Non preoccuparti” aggiunse il mezzosangue, con un tono di voce piuttosto amareggiato “Mi occupo io di questi bastardelli, come vi piace chiamarli…”.

Prese per mano altri due piccoli e li chiamò a sé, incamminandosi verso la casa umana.

“Keros…” tentò di trovare le parole il re, dopo aver rispedito gli altri demoni all'Inferno.

Il principe si stupì di trovarsi di fronte Lilith, sorridente.

“Degno figlio di Carmilla” gli sussurrò “Con chi si sia accoppiata, poco mi importa".

Lievemente in imbarazzo, non sapendo che rispondere, Keros rientrò in casa con i bambini e Tabihira. Offrì loro qualcosa da mangiare, notando la loro tristezza. Avevano perso tutto: la casa, la famiglia…

Leonore stava preparando le proprie cose e quelle di Espero, consapevole della prossima partenza per l'Inferno. Il piccolo dormiva tranquillo e Ary era immobile a letto, ancora privo di sensi. Keros sospirò.

“Puoi sistemare i bambini nella mia stanza" propose Leonore “È una matrimoniale. Staranno stretti, ma per un periodo dovrebbe bastare…”.

“Io posso dormire sul divano in salotto" annuì Tabihira.

“Ma… come vi siete salvati?” volle sapere il mezzodemone.

“Conosco molti cunicoli segreti. Stavo giocando con loro ed ho cercato di portarne in salvo il più possibile. Non ho avuto molto successo…”.

“Hai fatto tutto il possibile. Sei stata fantastica. Ora riposa. Non sei ferita, vero?”.

“Solo qualche graffio…”.

“Vado a prendere delle bende".

Dopo aver medicato la ragazza e due dei piccoli, che presentavano qualche bruciatura, preparò le stanze. Nel frattempo Leonore, accompagnata da Lucifero, aveva attraversato il portale assieme al neonato Espero. In pensiero, combattuta per le condizioni di Ary e per il futuro che l'aspettava, fu incoraggiata da Lilith: doveva agire nel modo migliore per Espero. Re e principe non si parlarono, entrambi piuttosto stanchi.

“Domani passerà Malaphar" assicurò Lilith, prima di attraversare il portale a sua volta “Per controllare Ary. Che pensi di fare?”.

“Per ora dormire…”.

“Oh… allora buonanotte. Sei… sei stato molto coraggioso".

Con un mezzo inchino, Lilith lasciò la casa. Rimasto solo, Keros controllò i piccoli, che si erano addormentati. Tabihira si era sistemata in salotto, vicino al camino. Il principe le augurò la buonanotte e poi raggiunse la stanza di Ary. Sembrava tranquillo ed il mezzodemone gli donò qualche goccia di sangue, sperando di vederlo guarire presto. Poi cercò una coperta e, avvolgendosi in essa, chiuse gli occhi. Domani sarebbe stato un altro lungo giorno…

 

Rieccomi! Primo capitolo dell'anno…

Non so perché, ma questo capitolo mi ha fatto venire in mente la canzone “Figlio del dolore" di Celentano (il ritornello). Se non la conoscete, ve la consiglio. È una di quelle che mette letteralmente i brividi! Per quel che riguarda Keros… spero di riuscire di nuovo ad aggiornare ogni settimana! A presto!

 

   
 
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