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Autore: Nefrasca    14/01/2019    1 recensioni
Alzò la testa, che arrivava al suo petto, e lo guardò. Si accorse che anche lui la stava fissando. I suoi occhi castani, quasi neri, la inchiodavano e scrutavano, come se volessero andare oltre. Oltre la superficie, oltre le sue pupille e guardarla dentro. Dentro, e cosa avrebbe trovato? Solo un grande senso di solitudine e smarrimento mascherato da decisione e altezzosistà. Il cuore le cominciò a battere sempre più veloce e lo stomaco iniziò a contorcersi. Prima che potesse capire cosa realmente stava accadendo si alzò sulle punte e con le labbra toccò le sue chiudendo gli occhi. Lo baciò.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Entrò in macchina e fu invasa dal suo profumo. Conosceva solo una persona che usasse più profumo di lui. Lei. Sorrise e lo salutò << Ciao Giò >> << Ciao Fede >>. Si salutarono con due baci sulle guancia e partirono. La radio trasmetteva musica commerciale e fuori il sole stava per tramontare. << Hai freddo? Se vuoi aumento la temperatura. >> << No grazie, sto bene così >> si volse verso di lui e sorrise. Si conoscevano da anni lei e Giovanni, dal liceo. Si ricordava ancora del ragazzino paffuto che il primo anno non parlava quasi con nessuno. Chi l’avrebbe mai detto che solo sette anni dopo sarebbe diventato uno sciupa femmine palestrato. Prese il telefono, lo sbloccò e collegò Spotify alla radio. Cercava una canzone decente da ascoltare durante il tragitto. Prese una playlist e la mise in modalità Shuffle. Errore. Ebbe la sensazione che cento lame le trafiggessero il petto. 

A te che sei l’unica la mondo l’unica ragione, 

 per arrivare infondo ad ogni mio respiro, 

 Quando ti guardo dopo un giorno pieno di 

 paure senza che tu mi dica niente tutto si fa chiaro” 

<< Siamo romantiche stasera eh? Fede ...>> lui si voltò e vide il suo volto in lacrime man mano che le note riempivano la macchina. Accostò. << Fede cosa succede? >> << No..non qui. Mi vedono e mi co-conosco tutti. V-vai. >> singhiozzò. Giovanni riprese a guidare, ma cambiò completamente tragitto. Prese il suo telefono lo  sbloccò, lo collegò e cambiò canzone. Una canzone neo melodica, che faceva sanguinare le orecchie già al primo accordo. Federica rise asciugandosi con il dorso della mano le lacrime che continuavano a caderle sul viso. Si accorse che la direzione che aveva preso Giovanni era del tutto sbagliata. << Non dobbiamo andare qui per prendere Rosa. Hai sbagliato strada, stai uscendo dal paese così!! >> << Lo so, dobbiamo andare in un posto, già ho avvisato Alessio, andrà a prendere lui Rosa, noi facciamo tardi. >> << Ma dove stiamo andando? >>  Nessuna risposta. << Almeno togli questo scempio! >> << Come ti permetti? Raffaello è poesia!! >> << Okay, adesso avrai fatto di sicuro rivoltare nella tomba Dante e Leopardi per quello che hai appena affermato! >>. Iniziarono a bisticciare e a stuzzicarsi come sempre. Dopo un quarto d’ora d’auto Giovanni accostò e scese dalla macchina. Federica confusa lo seguì. Scese dalla macchina e sentì il freddo pungente di Gennaio pizzicargli le guance. Si voltò a guardare e le si mozzò il fiato. Si trovavano sulla collina della città, dov’era la parte più antica, e da dove si poteva godere di un panorama incredibile. Il sole era quasi sparito e le mille luci della città e di tutta la provincia iniziavano a brillare nel buio. Si poteva vedere il palazzo reale, i giardini, se si fosse orientata bene sarebbe riuscita anche a vedere casa sua. << Ogni tanto vengo qui. >> << A scopare! Ovviamente con il panorama che c’è le porti qui, le dedichi qualche bella parola e te le fai. Ci scommetto. >> Lo guardò scettica ed anche un po’ ironica, sapeva che quella era la verità infondo.. << No! Non potrei mai. Questo era uno dei posti preferiti di mia madre ed ogni tanto vengo qui a pensare... >> le guance le si tinsero di un rosso acceso, sentì caldo nonostante il freddo pungente della serata. << Oh mio Dio, scusami Giò, io non avrei mai immaginato.. >> Gli si avvicinò ed osservava il suo profilo. Effettivamente era cambiato tantissimo da quel ragazzino che faceva giochi stupidi insieme ad Alessio. I lineamenti erano più marcati, più mascolini sotto la pelle olivastra. La bocca pronunciata e carnosa era serrata mentre fissava il panorama. Era indecisa sul da farsi, se abbracciarlo o meno. Non lo sapeva. Ogni volta che si trattava di sua madre morta quest’estate il cuore le si stringeva e non sapeva come comportarsi, cosa dire. Cosa si può mai dire per alleviare il dolore di una perdita così grande e così precoce? Nessuno a vent’anni dovrebbe patire un dolore simile. << Era la canzone che ti aveva dedicato? >> Abbassò gli occhi e fissò per un secondo il pavimento, prima di voltarsi anche lei è guardare un punto indefinito di quel panorama. << Sì >>.

Pietro, il ragazzo con cui era stata per tre anni e mezzo e che aveva lasciato undici mesi fa... sì, si erano lasciati da tanto, ma fra litigate occasionali e rifrequentazioni si poteva dire che era da fine agosto che era definitivamente finita. Da quando invece di raggiungerlo ad una festa aveva preferito rispondere alla chiamata di Alessio e precipitarsi in ospedale, dopo il lavoro, appena saputo delle condizioni della mamma di Giò. Pietro era stato il suo primo ed unico ragazzo, quello di tutte le prime volte. La prima volta che aveva fatto l’amore, il primo viaggio all’estero, il primo ballo, la prima guida. Tutte le sue prime volte erano legate a lui, ma da quando si era trasferito per l’università in un’altra città tutto il loro rapporto si era incrinato. Volevano cose diverse, erano cresciuti rispetto a quei ragazzini che giravano mano nella mano dedicandosi parole dolci e versi di canzoni. Canzoni, appunto. Le note di “A te” riecheggiavano nella sua memoria, assieme a bigliettini d’auguri dove quelle parole erano state impresse. Iniziò a respirare più profondamente mentre sentiva di non riuscire a mandare giù il grosso nodo che aveva in gola. Mentre gli occhi le si riempirono di lacrime due braccia forti le cinsero la vita stringendola. Federica si girò e vide Giovanni a pochi centimetri da lei. Lo guardò e ricambiò l’abbraccio stringendolo ancora più forte. Poteva sentire il battito del suo cuore nonostante il cappotto pesante e il maglione. Non ricordava si fossero mai abbracciati così, a parte quando erano sul l’ospedale in quella situazione spinosa, ovviamente. Sentì un senso di calore e di sicurezza invaderla. Erano sentimento che non provava da tempo e non avrebbe creduto di provare molto presto. Alzò la testa, che arrivava al suo petto, e lo guardò. Si accorse che anche lui la stava fissando. I suoi occhi castani, quasi neri, la inchiodavano e scrutavano, come se volessero andare oltre. Oltre la superficie, oltre le sue pupille e guardarla dentro. Dentro, e cosa avrebbe trovato? Solo un grande senso di solitudine e smarrimento mascherato da decisione e altezzosistà. Il cuore le cominciò a battere sempre più veloce e lo stomaco iniziò a contorcersi. Prima che potesse capire cosa realmente stava accadendo si alzò sulle punte e con le labbra toccò le sue chiudendo gli occhi. Lo baciò. Il suo cervello era andato in tilt, la stava già per richiamare per aver fatto quel gesto così sconsiderato. Cosa stava facendo? Con chi poi? Si era resa conto che questo comprometteva tutta la loro amicizia e rispondeva alla domanda che era rimasta sempre in sospeso fra loro? Mentre tutti questi pensieri si accavallavano nella sua testa, Giovanni la strinse ancora di più e ricambiò il bacio. In quel momento tutto sembrava lontano. Tutte le domande, tutti i problemi, le crisi. Era come se fossero finiti in un’altra dimensione dove nulla esisteva se non loro due, i loro respiri mozzati, le loro labbra calde e morbide e le lingue che si cercavano, trovavano e fremevano. Andò così per un pò finché Federica si staccò e si allontanò di due passi da lui continuando a fissarlo. Merda. Si era resa conto di tutto il casino che aveva appena creato con quel gesto? Cosa aveva fatto? Allora le sue amiche avevano ragione, era vero. Era vero che Giovanni le piacesse, che nonostante i suoi rifiuti e le sue arrabbiature quando lui le proponeva di diventare qualcosa di più, qualcosa c’era. Non sapeva cosa dire, cosa fare. E adesso? La loro amicizia era stata così compromessa da non essere più quella di prima? E se pure le cose sarebbero cambiate, le altre? Sì, tutte le altre ragazze che lui aveva avuto, che lui aveva frequentato, che aveva usato solo per i suoi scopi. Che fine avrebbero fatto? Sarebbero sparite? Non ci contava, conosceva troppo bene lui e le sue perversioni. Infondo anche a lei, mica le aveva chiesto di mettersi insieme, ma semplicemente di diventare scopa amici. << So a cosa stai pensando. >> << E a cosa? >> << Chiuderei tutto, e lo sai. Diventeresti l’unica ed un un’unica priorità per me. Avremmo un rapporto esclusivo e non parlerei nè bacerei nè scoperei nessun altra che non fossi tu. >> << Menti. Non saresti in grado di farlo. >> << Chi te lo dice? >> << Me lo hai detto tu, e tutte le conversazioni che mi hai fatto leggere. Tu e tutte le ragazze che hai usato solo per divertirti, mentre stavi con loro sentivi altre ed appena avuto quello che volevi le abbandonavi. >> << Lo sai, non sarebbe così con te >> << Non ti credo! Infondo da me vuoi solo una cosa, come tutti i ragazzini che si avvicinano a me, una volta ottenuta mi lascerai stare come le altre e sbandiereresti ai quattro venti che Federica, quella che ti ha sempre detto no, quella santarellina, quella che ti vuoi portare a letto dal terzo liceo, ti ha finalmente detto di sì! Lo sai che io cerco l’amore e non tutto questo. >> << Allora perché mi hai baciato? >>. Le guance di Federica che già erano rosse, diventarono viola ed abbassò lo sguardo. Perché lo aveva fatto? Dirlo ad alta voce avrebbe dato vita ai suoi incubi peggiori. Non lo avrebbe mai espresso. Giovanni le si avvicinò le prese il mento fra due dita ed alzò il suo volto, inchiodandola con lo sguardo. << Perché lo hai fatto? >>.  << Perché infondo mi piaci >>. Eccolo, in un sussurro le era uscito quello che segretamente nascondeva da un po’ di tempo. Da quando lui ci provava in modo così chiaro ed anche esasperato con lei. Niente rose, niente fiori e nè canzoni romantiche, certo. Sapeva che lui era interessato solo al suo copro, come altri prima di lui e prima di Pietro. Prima che qualcuno si innamorasse di lei per quello che aveva dentro e non per la sua bocca ed il suo sedere. Giovanni continuava a fissarla. << Senti, lo so, lo sappiamo entrambi, vogliamo cose diverse- riprese- io cerco qualcosa di duraturo, qualcuno che sia interessato a me per quello che ho dentro e non per il mio fisico o per il mio sedere e >> << Zitta! >> le ordinò mentre la baciò. Fece scorrere la mano fino dietro la nuca afferrandole i suoi lungi capelli castani, schiariti ultimamente, quasi biondi. Con l’altra le cinse la vita spingendola a se’ facendo aderire perfettamente i loro corpi. La baciò focosamente, cercava la sua lingua, le sue labbra, poi scendeva giù verso il collo e dopo risaliva. Era come se si stesse nutrendo di lei. Dalla macchina un cellulare squillò. Lo ingorgarono finché quello di entrambi non presero a squillare senza sosta. Si staccarono e rientrano in macchina. Tutti i loro amici li stavano chiamando ed effettivamente avevano un ritardo di un ora. Giovanni rispose ad Alessio e si avviarono verso la città. Un silenzio quasi imbarazzante li accompagnava per tutto il tragitto assieme alla mano di Giovanni sulla sua gamba. Viaggiarono così per un po’. << Ed adesso cosa succederà? >> chiese lei. << Non ne ho idea. >>

   
 
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