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Autore: Sherry93    15/01/2019    1 recensioni
Due capitoli ispirati al trailer appena uscito su Dragon Age #TheDreadWolfRises
Quella che sembra la fine che invece sia un nuovo inizio?
Solas x Lavellan
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cassandra Pentaghast, Dorian Pavus, Inquisitore, Nuovo personaggio, Solas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho riscritto il capitolo precedente però dal punto di vista di Solas. Non era assolutamente in programma, però mi sono detta, proviamo. Fatemi sapere come vi sembra, è la prima volta che lo faccio e non vorrei mai snaturare il personaggio, visto che lo amo proprio così com'è.

Grazie a chiunque legga, sono benvenute le recensioni e soprattutto suggerimenti e critiche.



Fitte persistenti mi laceravano il cervello, ma non potevo lasciare che il Lyrium rosso continuasse la sua avanzata, sarebbe stata la fine di qualunque futuro avrebbe potuto avere questo mondo con o senza Velo.

Udii dei passi che distolsero la mia attenzione dalla statua sigillata millenni prima, da una quantità di potere che non so se sarei arrivato a rivedere. Capelli neri, non più corti, ma lunghi fino alle spalle; iride color ametista che scrutavano tutto attentamente come avevo visto fare molte volte e in cui mi sarei perso volentieri in eterno; un corpo snello e tonico che si adattava perfettamente al mio e che mi tormentava, provocandomi desideri così intensi, diversi e nuovi  che nella mia lunga vita non avevo ancora incontrato se non con lei. Il mio spirito unico e raro, ancora più bello di quanto mi ricordassi, o nelle mie visite nei suoi sogni che non riuscivo a negarmi. Un istinto incontrollabile si fece strada nelle mia mente e nel corpo, ma mi imposi di indietreggiare celandole ancora per poco la mia presenza. Alla fine era venuta. Anni a cercarmi, rincorrermi e io a sfuggirle quando non desideravo altro che fermarmi e farmi prendere dal mio cuore. Io la consideravo ancora così e l’avrei sempre fatto, ma lei? Cosa le avevo fatto passare per un mio egoismo? Non riuscendo a lasciarla definitivamente andare. Come avevo potuto farle del male? Non ero stato capace di controllarmi quando avrei dovuto, rifiutarla, anzi mi scaldava il cuore come nessuna aveva mai fatto, facendomi provare un’immensa gioia ogni volta che la sua curiosità mi raggiungeva. La prima che avevo iniziato a vedere in modo differente rispetto agli individui che avevo incontrato in questo mondo estraneo. La prima che mi ha visto per quello che sono e non per quello che ero stato per millenni. Fen’harel, dio della ribellione e infine degli inganni. Un simbolo nato per liberare gli schiavi, ma che mi aveva reso schiavo di quella maschera che aveva iniziato lentamente a soffocarmi. È la mia candela in questa profonda oscurità in cui mi sono ritrovato. Stupendomi e sorprendendomi ogni giorno con una luce nuova, ma il passato, quello che avevo fatto non potevo ignorarlo, neanche per lei. Come potevo continuare a vivere tranquillo, pensando che ogni giorno che passava si sarebbe avvicinata la sua scomparsa? Dovevo togliere il Velo, facendomi anche odiare. Non avrei permesso che lei morisse per i miei errori, le avrei ridato l‘eternità e l’immortalità che le avevo rubato. Ma da sciocco innamorato quale sono le avevo dato i mezzi per raggiungermi, la volevo. La bramavo, come le radici bramano la terra in cui crescono. È un fuoco, un desiderio di lei che torna, ancora e ancora.

 Var lath vir suledin

Quelle parole mi avevano quasi fatto cedere. L’avevo baciata, pensando per un secondo che forse avrei potuto farla venire con me. Lei era mia e io ero suo. Ma cosa avevo da offrile a parte la morte? L’unica cosa che ero riuscito a rispondere era una promessa che non l’avrei mai dimenticata. Ogni passo che mi allontanava da lei aveva fatto a brandelli il mio cuore. Volevo fermarmi, ma forse ora mi avrebbe veramente guardato come un mostro. Le avevo spezzato il cuore un’altra volta, non potevo voltarmi, non volevo vedere quello sguardo, non da quegli occhi.

Era il momento. Osservava la statua e i solchi sul pavimento. Decisi di annullare l’incantesimo che mi rendeva celato e feci qualche passo avanti, portandomi di fianco al mio amore.

-Quindi… mi hai trovato alla fine. Sospetto tu abbia delle domande- dissi con voce sicura annunciando la mia presenza. Alzò il viso e incatenò quelle splendide iride viola alle mie. Il canto del Lyrium che mi risuonava nella testa fu sovrastato da quello del mio cuore che batteva all’impazzata, mi era impossibile evitarlo.

Negò con la testa -No, vhenan. Non voglio risposte… non avrei comunque qualcuno a cui riferirle…- mormorò arrabbiata e angosciata con tono cupo.

Vhenan!? Strinsi con ancora più forza le mani tra di loro, che avevo messo dietro alla schiena per evitare di toccarla. La fissai ardentemente, sono ancora il tuo cuore?  -Non volevo che venissi qui… ma forse una parte di me, invece sì… il ragazzo ha fatto il suo dovere- dissi con voce roca. Mi mostrò un leggero sorriso che aumentò il desiderio di stringerla tra le mie braccia, ma non lo avrei mai fatto senza il suo permesso, l’avevo ferita troppe volte.

-Sapevo che era stato troppo semplice…-

Rimasi in silenzio a quella constatazione. Ero sempre stato bravo a ingannare e manipolare gli altri per i miei scopi, ma non volevo farlo con lei, non avrei mai voluto immischiarla in questo gioco di morte. Dovetti costringermi a spostare di nuovo l’attenzione sulla statua di Lyrium rosso, delle gocce di sudore mi colarono sul viso, lo sforzo a cui stavo venendo costretto era notevole. La luce dorata che si sprigionava da sigillo le si riflesse sul viso mostrandomi timore per quel che avevamo davanti, ma anche curiosità, voglia di imparare e altre mille domande che sapevo avrebbe voluto pormi. Ne scelse infine solo una -Lo stai contrastando?-

Ridacchiai per quanto la trovavo tenera nell’aver ceduto a quella sua curiosità che adoravo -Allora hai delle domande, cuore mio- la chiamai come avrei sempre fatto e mi guardò leggermente rossa sulle guance e con gli occhi ardenti e pieni di amore che non pensavo avrei di nuovo rivisto. Si avvicinò veloce e con la sua solita grazia posandomi un fazzoletto sul viso asciugandomi. Incatenai le miei iride alle sue, il dolore che stavo provando nel trattenermi sovrastava il mal di testa che ormai da ore mi tormentava e sarebbe sicuramente peggiorato. -Forse non avrei dovuto condurti qui… mi distrai- mormorai

-Non abbastanza dal fare le tue pazzie- replicò immediatamente. La mia unica vera pazzia sei stata tu e che non avrei mai dovuto concedermi, ma la sensazione di essere amato e non più solo. Aver trovato qualcuno con cui avrei potuto confidarmi e che mi capiva come nessun’altra aveva mai fatto, era stata una meravigliosa scoperta a cui non volevo fare a meno. E che avrei protetto.

Prima che potessi fare qualcosa si sporse verso la mia bocca e posò le sue labbra calde e morbide sulle mie. Un brivido di puro piacere a quel contatto che non avevo fatto che sognare ancora e ancora, cancellò ogni timore e ogni dubbio nell’essere rifiutato. Passai le mani sulla sua vita tirandola contro a mio corpo e posò le sue sul mio petto stringendomi quegli abiti che erano ritornati dal passato come il Dio che rappresentavo. Le dischiusi le labbra approfondendo il bacio, seguii il movimento delle sua bocca e della sua lingua. Mia. Mi era mancato tutto di lei, il suo sapore, il suo calore, il suo profumo, la sua passione, la sua dolcezza, il suo perdono. Sei mia. Dovemmo riprendere fiato e mi abbracciò facendo scorrere le sue mani sulla mia schiena e posando la testa nell’incavo della mia spalla, aderendo completamente al mio corpo. Fremetti per quel contatto così ravvicinato dopo tutto quel tempo, stringendola più forte. Mi desiderava sempre, come io bramavo lei. Non riuscivo a crederci -Dopo tutto questo…- due dita mi si posarono sulle labbra bloccandomi -Sempre. Ar lath, ma vhenan. Ora concentrati- disse dolcemente. Un’enorme gioia fece breccia nel mio cuore. Ti amo, ti amo anche io, vhenan. Altre parole però presero forma, non era quello che avrebbe voluto da me, non potevo darle il futuro che voleva e che anche io desideravo, non ancora -Ir abelas, non…- mi fermò di nuovo coprendo la mia bocca con tutta la sua mano piccola e morbida.

-Non ti lascerò morire da solo. Ora stai zitto e concentrati, anche se adoro la tua voce, ma vorrei restare così il più a lungo possibile- incredulo a quella rivelazione. A quell’affermazione che superava qualunque cosa avrei potuto risponderle le baciai il palmo. Mi accarezzò sulla guancia stregandomi per poi toglierla e tornare a stringermi.

Fissai di nuovo la statua a pochi passi da noi, su cui imposi di nuovo i miei incantesimi. Concentrarmi? Non mi sembrava più così importante, non con la mia compagna tra le braccia, ma se non avessi continuato, questo Lyrium corrotto poteva essere usato dagli Evanuris che avrei liberato. Sicuramente indeboliti avrebbero cercato la fonte di potere più potente in questo nuovo mondo per ristabilirsi e darmi la caccia. Voltai la testa verso la donna che amavo, nascondeva il viso nella mia spalla, poi alzai lo sguardo sull’unico Eluvian poco distante rimasto intatto, anche se bloccato, chiuso da chissà quanto o cosa. Potevo aprirlo con la forza. Potevo andarmene con lei? Nacque una forte tentazione. Potevo salvarle di nuovo la vita, al prezzo di farmi odiare? Dopotutto era qui per colpa mia. Venni stretto più forte come se avesse sentito i miei pensieri e i miei dubbi. Dovevo prendere di nuovo questa decisione, i miei doveri o la sua vita?




Var lath vir suledin: non rinuncerò a te

   
 
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