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Autore: fefi97    15/01/2019    2 recensioni
[Drarry; Ricatto d'amore AU; una specie almeno; past Theo/Draco e Harry/Ginny]
Dove Draco e Harry sono amici e partner come auror, dove Lucius Malfoy non ha rispettato la legge magica perché è un purosangue aristocratico arrogante, dove Draco Malfoy rischia il rimpatrio in Francia e dove Harry Potter farebbe di tutto per impedirlo. Forse perché ha davvero il complesso dell'eroe. O forse perché si fa di tutto per le persone che si amano.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Theodore Nott | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I like me better, when I'm with you (anche se sei un idiota)

 

 

Capitolo Uno

 

 

Si presupponeva che Harry si fosse ormai abituato a essere al centro dell'attenzione.

Clamorosamente, evidentemente e innegabilmente falso.

Sul volto aveva lo stesso identico sorriso impacciato e un po' schivo di quando a dodici anni Gilderoy Allock lo aveva placcato al Ghirigoro.

Solo che adesso ne aveva ventiquattro e stava disperatamente cercando di evitare Dean Thomas che sembrava volerlo annaffiare con lo champagne.

-Auguri Harry! - ululò, accompagnato dalle grida di praticamente tutto l'ufficio auror al completo.

Harry sorrise, anche se sospettava fosse più una smorfia di dolore.

-Grazie! - esclamò, poi abbassò la voce parlando direttamente all'orecchio di Hermione, che era appena tornata al suo fianco dopo aver sfidato la folla inferocita, una smorfia dispiaciuta che non prometteva niente di buono sul volto.

-Lo hai trovato? - bisbigliò Harry, anche se sospettava già la risposta.

Hermione arricciò il naso.

-No. Ma ho chiesto al buttafuori di avvisarmi nel caso si presentasse. Sarebbe da lui arrivare in ritardo di due ore, effettivamente. -

-Maledetto furetto – mormorò Harry tra i denti, stringendo i pugni – Aveva promesso che ci sarebbe stato a questa tortura, che non mi avrebbe lasciato solo. -

Hermione inarcò le sopracciglia, vagamente divertita e forse leggermente offesa.

-E' una festa di compleanno, Harry. La maggior parte della popolazione mondiale la troverebbe addirittura piacevole. E mi fa piacere constatare che Ron ed io non siamo più sufficienti come un tempo ad alleggerire la pressione della fama. -

Harry mise su un'espressione mortificata, ma Hermione si limitò a grugnire con esasperazione alzando gli occhi al cielo.

-Sto scherzando. Anche se devo ammettere che pensare a Draco Malfoy come uno dei tuoi amici più stretti, mi fa ancora un po' strano. -

-In questo momento più che un amico stretto, lo considero una serpe al cui collo stringerei volentieri le mie mani. - ringhiò Harry, perlustrando ancora una volta con gli occhi la sala, alla vana e patetica ricerca di un paio di occhi grigi.

Hermione lo osservò per un istante, poi sollevò esasperata le mani in aria.

-Per l'amor del cielo, Harry! Se non riesci nemmeno a far finta di divertirti senza di lui, va a casa sua e portalo qui! Non riesco più a reggere la tua aria da condannato a morte! -

Harry si morse un labbro, guardandola e cercando di reprimere un sorriso.

-Ti ho già ringraziata per la festa meravigliosa che mi hai organizzato, vero? E ti ho già detto quanto sono fortunato ad avere te e Ron? -

Hermione sbuffò, ma aveva una luce calda negli occhi castani che riportò piacevolmente Harry ai tempi di Hogwarts, quando bastava stare con Ron e Hermione davanti al fuoco della sala comune perché tutto andasse meglio.

-Sei un pessimo bugiardo. E per la cronaca, non organizzerò mai più nulla per te. E ora sparisci. -

Harry le sorrise un'ultima volta, prima di smaterializzarsi con uno scocco sordo.

 

 

 

Dopo che ebbe bussato alla porta dell'appartamento di Draco fino a sbucciarsi le nocche, gli aprì l'ultima persona che Harry desiderava vedere in quel momento.

Pansy Parkinson lo squadrò dall'alto in basso, la faccia da carlino più incarognita del solito.

-Draco è depresso. Non riceve nessuno. - sentenziò poi in tono di sufficienza, ispezionandosi le impeccabili e squadrate unghie laccate di rosso fuoco.

-Draco è un uomo morto se non alza il culo e non mi dice che sta succedendo. - replicò Harry, pacato.

Pansy lo guardò stringendo gli occhi per qualche istante, poi buttò con uno scatto la testa all'indietro.

-Draco, Harry Potter fa il prepotente con me! - urlò con un tono ferito degno di un'attrice consumata, facendo roteare gli occhi a Harry.

Poi la voce di Draco, strascicata e lievemente soffocata, si fece strada fino a loro e Harry non poté impedire al proprio stomaco di fare una giravolta.

Odiava come il suo corpo somatizzasse i sentimenti. Come quando ogni volta che vedeva Cho Chang provava l'assolutamente virile istinto di vomitare.

-Fallo entrare, ma digli che sono molto depresso e emotivamente fragile e che deve essere gentile con me! -

Harry pensava che i serpeverde avrebbero potuto avere una fiorente carriera nel cinema drammatico.

Pansy si voltò a guardarlo, inarcando di nuovo il sopracciglio.

-Dice che puoi entrare, ma che... -

-Sì – la interruppe Harry scostandola il più gentilmente possibile per poter entrare – Credo che lo abbia sentito tutta la via quello che ha detto. -

Con la sicurezza di chi è stato in un posto più volte e lo conosce bene, Harry entrò in salotto, dove la pittoresca immagine di un Draco Malfoy sofferente e riverso sul divano con un braccio drammaticamente appoggiato sugli occhi e di un Blaise assolutamente annoiato che leggeva un libro sulla poltrona, gli balzò immediatamente davanti agli occhi.

Blaise alzò appena lo sguardo dal mattone che stava leggendo, squadrando Harry con sufficienza.

-C'è il tuo amico dai vestiti improbabili, Draco. -

Harry lo ignorò, fissando Draco con la fronte contratta per la preoccupazione. Il ragazzo non aveva fatto alcun cenno di averlo notato, teneva ancora il braccio a nascondergli gran parte del volto e l'altro era mollemente abbandonato sullo stomaco, le dita che stringevano, con una forza che Harry giudicò omicida, una lettera spiegazzata.

Sapeva che Draco poteva raggiungere livelli di drammaticità imbarazzanti, una volta lo aveva visto disperarsi perché la strega della mensa aveva messo l'olio di semi e non quello di oliva nella sua insalata, ma cominciava a preoccuparsi.

Si avvicinò cautamente al divano, inginocchiandosi in maniera impacciata davanti al viso coperto di Draco.

Poteva avvertire gli sguardi di Blaise e Pansy puntati sulla nuca a giudicarlo per quel gesto plebeo, ma cercò di ignorarli.

-Draco? - lo chiamò piano, pungolandolo leggermente con le dita su una spalla coperta dal tessuto candido e profumato di una camicia che probabilmente costava quanto l'intero outfit di Harry.

-Che ci fai qui? E' il tuo compleanno. Dovresti essere alla festa a sorpresa della Granger. - mormorò Draco, senza accennare a voler togliere il braccio dal volto, cosa che Harry trovava alquanto frustrante.

-Beh, so della festa da tre settimane grazie a te e alla tua incapacità di essere discreto. E mi avevi promesso che ci saresti stato. - replicò Harry, lasciando trapelare una punta di risentimento dal tono della sua voce.

Finalmente Draco spostò il braccio dal volto riemergendo e Harry non poté trattenere un sorriso di fronte a quegli occhi imbronciati e ai capelli fini e biondi insolitamente scompigliati.

-Ehi. - mormorò, stringendo la mano a pugno sulla coscia per non cedere alla tentazione di portargli una ciocca bionda che gli ricadeva sugli occhi dietro l'orecchio.

-Sii buono, Potter. La mia vita è finita. - strascicò Draco e Harry ebbe un potente flashback sull'insalata all'olio di semi che aveva dovuto mangiare lui nonostante gli facesse schifo l'insalata per evitare che Draco si facesse venire un infarto o, peggio, schiantasse la strega della mensa.

Non poteva essere tanto peggio dell'insalata, no? Era abituato a risolvere i problemi di Draco, anche perché spesso erano talmente insignificanti da risultare un piacevole diversivo rispetto ai drammi che aveva dovuto affrontare quando era adolescente. Avrebbe risolto anche quello e poi lo avrebbe trascinato con lui a quella tortura che era la sua festa di compleanno.

Prima che potesse indagare su quale nuova tragedia avesse sconvolto la sua vita, la voce odiosamente querula di Pansy Parkinson lo interruppe.

-Non essere così tragico, Draco. Risolveremo tutto. Ho già fissato dei colloqui per domani. Andrà tutto a meraviglia, fidati di me. -

Draco emise un vago suono di sconforto e Harry aggrottò la fronte.

-Colloqui? - guardò Draco che, sospirando e muovendosi come se stesse facendo uno sforzo immenso, si stava mettendo seduto.

-Che colloqui, Draco? -

Draco, per tutta risposta, gli spiaccicò in faccia la lettera spiegazzata.

Harry vide a lettere nere e sgranate la scritta “AVVISO DI RIMPATRIO” danzargli davanti agli occhi.

Riportò lo sguardo su Draco, che lo stava guardando a sua volta, funereo.

Non può essere peggio dell'insalata. Qualunque cosa sia, la risolverò.

-Quelli per trovarmi marito, Potter. -

 

 

 

-Fammi capire bene. -

Harry era furioso, mentre faceva avanti e indietro davanti al divano su cui Draco era ancora seduto con aria derelitta. Pansy e Blaise avevano avuto il buon senso di ritirarsi in cucina.

-C'è un'antica legge, di cui io non sapevo assolutamente niente fino a mezz'ora fa, che regola la residenza di maghi stranieri sul suolo inglese attraverso un regolare permesso di soggiorno. E la famiglia Malfoy, da quando è venuta qui dalla Francia, non ne ha mai fatto richiesta. -

Draco si strinse nelle spalle.

-Papà diceva sempre che era un insulto pagare per un pezzo di carta, quando era l'Inghilterra che avrebbe dovuto essere onorata della nostra presenza. -

Harry evitò di commentare, era già abbastanza furioso e seccato senza insultare la buon anima di Lucius Malfoy.

-Come ha potuto il ministero non intervenire per tutto questo tempo se davvero stavate infrangendo la legge? -

Draco si strinse di nuovo nelle spalle.

-La legge prevede che ogni mago straniero acquisti automaticamente la residenza inglese se si sposa con un mago o una strega inglese. E questo è il motivo per cui nessun Malfoy è stato a lungo celibe. O perché devo fare dei maledetti colloqui per trovarmi marito. -

-Ma non ha senso! - esclamò Harry, guardandolo tra l'arrabbiato e il supplicante – La legge si dovrebbe applicare solo per i Malfoy nati in Francia e venuti in Inghilterra da celibi! Tuo padre è nato in Inghilterra e ha sposato tua madre, una Black. Sei inglese a tutti gli effetti! -

Draco fece un vago suono di gola e Harry si immobilizzò, fissandolo con un brutto presentimento.

-Draco – mormorò, cercando di mantenere un tono di voce calmo – Sei inglese a tutti gli effetti. Vero? -

-Ecco... - Draco giocherellò con l'orlo del costoso tappeto persiano punzecchiandolo con il piede, senza guardarlo – Potrei essere nato in Francia, effettivamente. A causa di una vacanza romantica dei miei e della deplorevole incompetenza del medimago che non aveva previsto che avrei smaniato per mostrare al mondo il meraviglioso me venendo alla luce con tre settimane d'anticipo. -

Harry rimase a fissarlo, completamente attonito. Infine sventolò la lettera, che stringeva con violenza tra le dita della mano destra, davanti a Draco, che lo guardò di sottecchi mordendosi un labbro.

-E a tuo padre non è mai venuto in mente che, magari, fosse il caso di mettersi in regola per evitare che un giorno ricevessi questa merda?-

Draco adesso aveva riacquistato il suo cipiglio arrogante, sollevando altezzosamente il mento, e Harry chiuse brevemente gli occhi, dicendosi di non picchiarlo, non ancora.

-Mio padre pensava che nessuno si sarebbe preoccupato di una legge vecchia secoli e secoli che a malapena ricordano i maghi più anziani. E data la sua influenza sul ministero, di certo non pensava che avrebbero dato problemi a suo figlio – fece una smorfia – E' chiaro che qualcuno all'ufficio amministrazione magica sta attuando una piccola vendetta contro l'ex mangiamorte. Non sarebbe la prima volta dopo la guerra, non credi, Potter?-

Harry lo fissò, sentendosi impotente e inutile per il semplice fatto di non poter negare. Ed era assurdo, perché Draco aveva espiato ogni colpa, se essere giovani e cercare di proteggere la propria famiglia poteva essere considerata una colpa.

Era un auror, era il suo partner di lavoro.

Era persino una brava persona, quando si applicava.

Ed era suo amico.

Non era giusto che qualcuno gli stesse facendo pagare il fatto di essere un piccolo francese snob.

-Troverò una soluzione, Draco. - disse infine Harry, con il tono risoluto di chi è abituato a caricarsi i problemi di tutti sulle spalle.

Ma sapeva che quel gioco non funzionava con Draco.

Lo fulminò.

-Potter, la soluzione è trovarmi un marito entro una settimana. Questa volta non puoi fare l'eroe, mi dispiace.

Harry lo guardò, con rabbia crescente.

-Lo sai che lasciar fare a Pansy dei colloqui per trovarti marito è un'idea del cazzo, vero? -

Draco sollevò gli occhi al cielo, lasciando andare la testa contro lo schienale del divano.

-Non ho molta scelta, Potter. Se fossi stato coinvolto in una relazione sarebbe tutto più semplice, ma dal momento che Theo mi ha scaricato più di due mesi fa mandandomi al diavolo, non sposerei mai Goyle, e non potrei mai chiedere una cosa del genere a Pansy o Blaise, dei colloqui tra quelli che sono i più passabili tra i miei conoscenti è l'unica soluzione. -

Harry rimase a guardarlo, sentendosi incredibilmente ferito e umiliato.

Sapeva che era infantile e assurdo prendersela per una cosa del genere.

Ma il fatto di non essere stato neanche lontanamente considerato come finto marito lo stava divorando dall'interno.

Erano colleghi da tre anni e mezzo, condividevano un minuscolo ufficio tutti i giorni, praticamente ventiquattro ore su ventiquattro.

Harry sapeva descrivere anche ad occhi chiusi il modo esatto in cui si arricciava il naso di Draco mentre rideva, conosceva il suo numero di scarpe, il suo secondo nome e poteva prevedere con largo anticipo ogni mossa che avrebbe fatto in missione.

Aveva mangiato una fottuta insalata all'olio di semi per lui.

E Draco aveva semplicemente eliminato dalla sua lista di possibili mariti il suo ex ragazzo, i suoi amici serpeverde e aveva lasciato che Pansy organizzasse dei colloqui convocando vecchie conoscenze.

E non lo aveva preso minimamente in considerazione.

Era talmente deluso e tramortito da una valanga di sentimenti confusi che si agitavano in lui, che ci mise un po' a capire che Draco stesse parlando.

-Ovviamente trovarmi marito può essere solo una soluzione temporanea. La legge, per evitare matrimoni di convenienza, prevede che in caso di matrimoni etero il consorte o la consorte acquisti la cittadinanza dopo la nascita di un figlio oppure, in assenza di figli, dopo due anni di matrimonio. Mentre in caso di matrimonio tra persone dello stesso sesso basta rimanere sposati per un anno intero. E questo mi fa decisamente ringraziare il fatto di essere gay.-

Draco aveva parlato con un tono nuovamente allegro, chiaramente con l'intento di alleggerire l'atmosfera, ma Harry lo stava fissando con occhi vacui.

Draco arricciò la bocca, infastidito.

-Smettila di guardarmi così, Potter – un lampo di vulnerabilità passò negli occhi grigi di Draco – E dimmi che ci sarai. -

-Ci sarò, dove? - domandò Harry con voce vuota.

Vide Draco fare un chiaro sforzo per non abbassare gli occhi e, dato che lo conosceva, sapeva che fosse in imbarazzo.

-Domani, ai colloqui. Io... - si schiarì la gola, facendo vagare gli occhi tutto intorno ed evitando Harry – Io non credo di potercela fare da solo – gli gettò un'occhiata rapidissima – Ho bisogno di un amico. -

E Harry avrebbe voluto insultarlo. Dirgli che suo padre era stato un emerito idiota e lui anche di più, se davvero pensava di trovare marito in quel modo triste e patetico solo per non essere rispedito in Francia entro una settimana. E, soprattutto, avrebbe voluto dirgli quanto fosse stato stupido a non considerarlo nemmeno come finto marito.

Ma Draco adesso sembrava chiaramente abbattuto e nessuna finta aria spavalda avrebbe potuto nasconderlo.

Così Harry fu costretto a sospirare, mentre andava a sedersi rassegnato sul divano accanto a Malfoy, tanto vicino che le loro spalle si sfioravano.

Lo guardò dritto negli occhi e non riuscì a impedirsi di sorridergli, anche se era arrabbiato, anche se Malfoy era uno stupido e incosciente clandestino francese troppo cieco per accorgersi anche delle cose più ovvie.

Gli sorrise e di rimando gli occhi grigi si fecero immediatamente più rilassati.

-Ci sarò, grandissima testa di cazzo. -

Draco gli sorrise, lentamente e con trasporto, un sorriso a labbra chiuse, micidiale come un pugno nello stomaco – e Harry ne aveva presi tanti di pugni nello stomaco, ma nessuno che equivalesse a un sorriso di Draco.

Lo stomaco gli si contrasse spiacevolmente.

Pensò mestamente che era davvero uno schifo il fatto che dovesse somatizzare ogni più piccolo sentimento.

 

 

ANGOLINO

 

Ciao a tutti <3

Questo piccolo esperimento è frutto dell'amore che provo per la drarry, per Ricatto D'amore e per la bellissima DDG (la regina delle drarry, in cui Draco e Harry sono auror e amici come in questa storia). Spero che possa risultare una storia piacevole e non una schifezza. Ho il prossimo capitolo già pronto e penso lo pubblicherò la prossima settimana, mentre gli altri li scriverò man mano, sperando di sopravvivere alla sessione invernale e di non finire ad aggiornare nel duemila e mai. Comunque non vorrei scrivere una storia troppo lunga, quindi penso ci saranno al massimo cinque o sei capitoli, ma mai dire mai.

Grazie di cuore a chiunque leggerà!

Un bacione,

Fede <3

  
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