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Autore: L S Blackrose    15/01/2019    0 recensioni
Eric è uno dei leader degli Intrepidi. Freddo, calcolatore, spietato e crudele.
Ma non è sempre stato così. Cosa lo ha portato ad odiare a tal punto i Divergenti?
In questo prequel di Divergent, il suo destino si intreccerà a quello di Zelda, una ragazza tenace e potente come una freccia infuocata.
Può un cuore di ghiaccio ardere come fuoco?
Un cuore di pietra può spezzarsi?
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dal capitolo 4 (Eric)
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Sto per aprire bocca, per invitare le reclute a dare inizio al loro cammino negli Intrepidi, quando un movimento al limite estremo del mio campo visivo mi obbliga a voltare il capo.
Ormai davo per scontato che le disgrazie fossero finite, invece una figura esile si lancia dall’ultimo vagone del treno e fende l’aria come un proiettile.
A causa della luce del sole che mi arriva dritta in faccia, in un primo momento metto a fuoco soltanto una macchia indistinta, blu e nera.
Nella frazione di secondo che segue, sono costretto a spingere l’autocontrollo al massimo della potenza per non mostrare nessuna emozione, per mantenere la mia posa autorevole e l’espressione gelida.
Perché sono talmente esterrefatto da non riuscire a credere ai miei stessi occhi.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Zeke
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Zeric - Flame of ice'
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Capitolo 52


 

Eric


 

Batto le palpebre un paio di volte e scrollo la testa per cercare di scacciare l'ondata di sonnolenza che mi sta intorpidendo i muscoli.

Un'occhiata all'orologio mi informa che mancano pochi minuti alla fine del turno di ronda della mia squadra. I primi raggi dell'alba si stanno facendo strada attraverso gli strati di nuvole ammassati sopra le nostre teste, colorando il cemento che ci circonda di varie tonalità di rosa.

Faccio segno alle reclute di fermarsi accanto ad uno degli edifici decadenti alla nostra destra, dando loro il tempo di riprendere fiato prima del ritorno alla Residenza. E' stata una nottata abbastanza tranquilla, se paragonata alle precedenti: nessun movimento nella mia zona, nessun nemico in vista. Mentre mi stropiccio gli occhi e la fronte per tentare di mantenere la concentrazione nonostante la stanchezza, ripenso all'attacco avvenuto pochi giorni fa.

Maledetti Esclusi, è stata proprio un'imboscata con i fiocchi. E se sono sopravvissuto per raccontarlo, il merito va soltanto all'intervento provvidenziale di James, il quale avrà pure dei modi discutibili e la bocca larga, ma anche degli ottimi riflessi. Non posso che ammetterlo, nonostante senta salire la nausea al ricordo del rischio che entrambi abbiamo corso e al pensiero di dovergli la vita.

Dannato idiota. Doveva proprio fare l'eroe, eh?

Nei giorni precedenti Zelda ed io non lo abbiamo lasciato solo un secondo, sempre pronti a scattare ad ogni minimo segnale d'allarme comparso nei monitor ai quali è collegato. Detesto essere in debito con qualcuno, specialmente se quel qualcuno è quasi morto per salvarmi. Durante una missione affidata a me, per giunta. Il che significa che non sono stato capace di valutare con lucidità i rischi, che non ero abbastanza preparato. Che James abbia la sua parte di colpa per non aver agito con prudenza ha poca importanza.

Non posso permettere a nessuno, specialmente agli Esclusi, di cogliermi di nuovo di sorpresa. Devo dimostrarmi all'altezza del mio ruolo, o qualcuno potrebbe anche mettere in discussione la mia nomina a Capofazione. Non erano pochi gli Intrepidi che hanno storto il naso quando Max ha dato il voto decisivo a mio favore, quindi devo impegnarmi il doppio per provar loro che si sbagliavano sul mio conto.

Dopo aver bevuto un sorso d'acqua e controllato di nuovo l'ora, riprendo in mano il fucile e richiamo i miei soldati. In fila compatta proseguiamo rasente gli edifici, diretti ai binari più vicini. Salto a bordo del treno per ultimo e conto le reclute con una certa ansia, assicurandomi di non averne perso qualcuna per strada. Non mi preoccupano le due donne - paragonate ai loro compagni maschi, sono il doppio più intelligenti e capaci -, ma gli ultimi ragazzi che mi hanno affibiato. Sono ancora inesperti, questo è il loro primo giro di pattugliamento e non vorrei dovermi sorbire l'ennesima filippica di Max, sostenitore del “ti affido i novellini, vedi di non traumatizzarli troppo”. Avrei una voglia matta di strozzarlo: dovrei essere il leader del gruppo, non la loro dannata babysitter! Lancio loro un'occhiata di sfuggita e li vedo scherzare allegramente, quindi tiro un sospiro di sollievo.

Sto compilando la lista mentale dei miei prossimi impegni, quando una delle due ragazze mi si avvicina, ondeggiando un po' a causa dei movimenti bruschi del treno. Mi pare si chiami Cora – o forse Cara? Bah, non ne ho idea – e ha di sicuro qualche anno più di me, anche se non li dimostra. Tenta di iniziare una conversazione, batte addirittura le ciglia e sono pronto a scommettere che, ad un mio minimo cenno di apprezzamento, non esiterebbe a saltarmi addosso come una tigre affamata.

Dannazione, se non fosse così seccante potrei quasi mettermi a ridere. La vicinanza di Zelda mi ha reso proprio un rammollito: ormai gli Intrepidi che incrocio per i corridoi della Residenza non si limitano ad un rapido cenno del capo e ad abbassare subito gli occhi, ma mi salutano affabilmente, oppure mi fermano in mensa per scambiare due chiacchiere. Non sono abituato a dare confidenza alle persone: in precedenza troncavo tutti questi gesti espansivi sul nascere, bastava un'occhiata per tenere gli altri a debita distanza. Il mio carattere si sta lentamente ammorbidendo, non sono più distaccato come un tempo.

Innamorarsi rende veramente imbecilli: io ne sono la prova vivente.

Scuoto la testa e poi squadro attentamente la ragazza che mi sta di fronte. - Spiacente, ma non sono interessato. Nessuna potrebbe competere con la mia ragazza -. E pazienza se si offende, sono troppo stanco per sforzarmi di fingermi educato. Con un gesto della mano la invito a sloggiare.

Invece della risposta irritata che mi aspettavo, lei ricambia con un'espressione divertita. - Allora tu e Zelda state davvero insieme! Credevo fossero solo pettegolezzi -. Fa spallucce e indietreggia a mani alzate neanche le stessi puntando contro il fucile. - Allora mi rassegno: non c'è gara. Se fossi un uomo, probabilmente ci proverei anch'io con lei -.

Non ne dubito.

Alzo gli occhi al cielo, pensando a quanto l'ammirazione per la mia ragazza all'interno della fazione arrivi quasi a sfiorare l'adorazione. Perfino Josie ha cominciato a rivolgersi a lei in modo civile, il che è tutto dire.

Ma poi, sul serio esistono ancora degli Intrepidi che non sanno della nostra relazione? E Zelda ha pure il coraggio di affermare che dovremmo essere più discreti con le effusioni in pubblico! Avevo ragione io, come sempre: dovrei saltarle addosso più spesso e davanti a più testimoni possibili, così nessun'altra tenterebbe inutilmente di rimorchiarmi.

E nessun maschio oserebbe avvicinarsi a Zelda, ovviamente.

Non appena scorgo le luci di segnalazione, faccio cenno alle reclute di prepararsi a saltare. Una volta atterrati sul tetto, sani e salvi come li voleva Max, li saluto e li lascio tornare alle loro stanze. La loro euforia è palpabile e non posso che condividerla: la nostra squadra ha diritto a due giorni di riposo dopo stanotte. Max ha dato ordine a Evan e William di supervisionare le prossime spedizioni di controllo, quindi da questo momento sono ufficialmente in vacanza.

Mi sgranchisco i muscoli e percorro il tragitto che mi separa dalla mia camera quasi di corsa. Non vedo l'ora di stendermi a letto, sperando di riuscire finalmente a dormire alcune ore a fianco di Zelda. Avevo programmato di trascorrere ogni notte con lei dopo la fine dell'iniziazione, ma non avevo tenuto conto del possibile cambiamento di turno. Quindi, con un po' di fortuna, almeno per le prossime due notti non dovrò dormire tutto solo nel mio letto.

E pensare che, fino a poche settimane fa, l'idea di dormire abbracciato a qualcuna mi faceva inorridire. Ecco un altro degli effetti dell'essere innamorato perso.

Mi fermo sulla soglia dopo aver aperto piano la porta. Nel vedere Zelda addormentata, ancora con il camice addosso, tiro un sospiro di sollievo. Almeno per qualche ora potremo condividere il letto: un miracolo se paragonato ai giorni scorsi nei quali non ci siamo visti che di sfuggita.

Mi spoglio in fretta e volo nella doccia. Cinque minuti dopo infilo un paio di boxer puliti e mi siedo sul materasso. Zelda dorme tranquilla, di traverso sul letto, i lunghi capelli neri sparsi sulle lenzuola. Probabilmente ha tentato di restare sveglia per aspettarmi, ma poi la stanchezza ha avuto la meglio sulla sua buona volontà.

Sorrido tra me e le scosto alcune ciocche dal volto. Anche se leggero, il mio tocco interrompe il suo sonno: Zelda mugugna qualcosa e socchiude gli occhi. Nel vedermi chino su di lei, mi rivolge un sorriso dolce. - Bentornato, piccolo - mormora, sfiorandomi il viso con le nocche. - Ti giuro che ho provato a restare sveglia, ma ero davvero...-.

Le poso un dito sulle labbra per zittirla. - Shh, continua a dormire. Volevo solo spogliarti per farti riposare più comoda -.

Certo, è l'unico motivo, vero? Ma che bravo fidanzatino, mi prende in giro la voce della coscienza. Sbuffo, insofferente, e fingo di non udirla. Quando allungo una mano per slacciare i bottoni del camice, Zelda scoppia a ridere.

Si tira su a sedere, soffocando uno sbadiglio. - Va bene, spogliami pure. Sono sicura che non ci impiegherai molto... -.

Il suo tono divertito mi lascia perplesso: sembra stia ridendo di una battuta di cui solo lei conosce il finale. Seguito dal suo sguardo attento, slaccio la lunga fila di bottoni e mi ritrovo a sgranare gli occhi. Perchè, sotto il camice, Zelda non indossa assolutamente nulla.

Dopo il primo istante di smarrimento, la mia espressione si fa maliziosa. - Che bella sorpresa, piccola - le sussurro, avvicinando la bocca al suo collo.

Il profumo della sua pelle calda mi fa venire l'acquolina in bocca. Vorrei baciarne ogni centimetro, leccarla e morderla fino ad esserne sazio, ma questo non è il momento giusto: sono talmente stanco che potrei addormentarmi da un secondo all'altro. Quando mi dedicherò all'impresa, voglio essere ben sveglio e ricettivo per memorizzare e gustare ogni attimo.

Le passo le labbra sul collo, facendomi poi strada verso l'incavo della gola e le sporgenze delle clavicole. Apro del tutto i lembi del camice ed esploro con la lingua i contorni delle sue forme, illuminate vagamente dalla lampada accesa sul comodino.

Zelda mi asseconda quando le sfilo l'indumento candido: senza guardare, lo getto alla mia destra, sperando di centrare la scrivania. Infilandole le mani tra i capelli, la attiro a me per baciarla. Il contatto tra la mia pelle ancora umida di doccia e la sua, che conserva il calore del sonno, mi trasmette un brivido di piacere. Zelda appoggia i palmi sulla mia schiena e, quando mi strofino su di lei, la sento gemere piano. Mi limito ad un altro bacio, prima di condurre entrambi sotto le lenzuola.

- Ho una buona notizia – annuncio, e l'espressione di Zelda si fa curiosa e un tantino speranzosa. - Max mi ha escluso dalla ronda per due giorni -.

- Ne sono felice. In effetti ti meriti un po' di riposo - commenta lei, infilando una gamba tra le mie. Di certo in questa posizione il riposo è l'ultimo dei miei pensieri. - Allora chiederò ad Elizabeth di cambiarmi i turni. Non dovrebbe essere un problema -. Mi pizzica scherzosamente un fianco. - Non vedo l'ora di averti tutto per me -.

Il fatto che reagisca alle sue parole con un semplice bacio, anziché strusciandomi addosso a lei come un animale in calore, dimostra quanto sia effettivamente distrutto. - Adesso ti conviene dormire, piccola. Ho intenzione di stancarti parecchio le prossime notti -.

La sua risata leggera è l'ultimo suono che mi arriva alle orecchie, prima che il sonno mi rapisca i sensi.


 

*


 

Sono riposato e pronto a darmi da fare. Con Zelda, ovviamente.

Mentre riempio la tazza di caffé, comincio a pensare seriamente a quello che accadrà stasera. A quello che di sicuro farò accadere stasera.

Noi due nudi, un morbido letto, un sacco di ore a disposizione...

Mi siedo sulla panca e bevo a piccoli sorsi la bevanda bollente, ragionando e rimuginando. Ad un certo punto, le idee che mi ronzano in testa si fanno concrete e inizio a stendere una lista delle cose che mi occorrono per metterle in pratica.

E so già chi mi dovrà supportare.

Se non fosse un'emergenza, neanche morto mi sognerei di chiedere aiuto. Men che meno ad un'ex pacifica problematica che ho solennemente promesso di proteggere. Tuttavia devo arrendermi all'evidenza: sono negato per tutte quelle romanticherie che piacciono tanto alle ragazze. Per fortuna Zelda non sembra apprezzarle troppo, anzi condivide con me l'odio per tutte le stucchevolezze da fidanzati...non c'è da stupirsi che mi abbia fatto innamorare.

Ma ogni tanto qualche coccola non guasta. Specialmente durante una serata speciale.

Mi alzo in piedi e mi dirigo spedito verso il tavolo dove sono seduti gli amici di Zelda. Nel notare la mia presenza, il gemello fastidioso dà una gomitata al gemello tollerabile, che sta parlando con Leslie, seduta al suo fianco.

Mi rivolgo proprio a quest'ultima, ignorando di proposito i due ragazzi. - Hai un minuto? - le chiedo, facendolo suonare più come un ordine che come una semplice domanda.

Scrutandomi interdetta, lei annuisce e mi segue fuori dalla mensa. Una volta al sicuro da sguardi curiosi e orecchie indiscrete, le spiego quello che ho in mente senza perdermi in chiacchiere.

Dopo avermi ascoltato con attenzione, Leslie mi rivolge un sorriso caloroso. Un bel cambiamento dalle occhiate raggelate che mi riservava nei primi tempi. Mi dà qualche dritta, dei dettagli a cui non avrei mai pensato. - Di sicuro la lascerai a bocca aperta. Ti posso aiutare in qualche modo? -.

La sua proposta mi coglie di sorpresa. Ci penso su un attimo, ripetendo a mente i vari punti del piano. - Potresti tenerla occupata e distrarla finché non sarà tutto pronto. Diciamo un'oretta dopo cena -.

Negli occhi verdi di Leslie brilla una scintilla di complicità. - Agli ordini, Capofazione. Consideralo fatto! -.

Si allontana quasi saltellando, neanche la serata che sto organizzando fosse dedicata a lei. Io mi dirigo dalla parte opposta, verso l'infermeria. Passerò ad assicurarmi che James non sia in pericolo di vita, poi corromperò Elizabeth per far sì che Zelda abbia i prossimi due giorni interamente liberi. Infine andrò a procurarmi il necessario per la sorpresa che ho in serbo per la mia ragazza.

Oggi pomeriggio dovrò rinchiudermi nel mio studio per sistemare alcuni documenti lasciati in sospeso e aggiornare i file di rapporto sulle ronde, ma questa sera sarà dedicata totalmente a Zelda.



 

* * *



 

Zelda



 

L'atteggiamento di Leslie era davvero sospetto. Oppure sono talmente stanca da avere le allucinazioni.

Questo pomeriggio è stato abbastanza impegnativo: ho dovuto prendermi cura di Ted per alcune ore, mentre Elizabeth e Max partecipavano ad una riunione sulla sicurezza interna; ho fatto il mio solito giro di controllo dei feriti e sono rimasta a lungo a tranquillizzare Melanie sulla salute del fratello. James sta reagendo molto bene ai farmaci e all'intervento, ci vorrà solo qualche altro giorno perché si risvegli del tutto. Ora lo teniamo sotto controllo con gli antidolorifici: ne è talmente imbottito che, anche se riprende conoscenza per qualche minuto, non riesce a rimanere vigile a lungo. Quei farmaci prodotti dagli Eruditi sono delle vere e proprie bombe.

Insomma, ho girato l'intera Residenza più volte: non c'è da stupirsi che mi senta intontita. Ciò non toglie che il comportamento di Leslie questa sera fosse parecchio strano. Subito dopo cena, senza neanche darmi il tempo di tornare in camera per cambiarmi, mi ha trascinata nella sua.

Più che una stanza, è un mini-appartamento con due stanze da letto e un bagno: in una dormono Melanie e Felix, nell'altra Leslie, Xavier e Nora. Da quanto mi ha detto Leslie, la sistemazione è ancora temporanea; al contrario, Xavier - ben lungi dal lamentarsi di condividere la camera con due ragazze -, spera davvero che sia permanente. Anzi, se fosse per lui, aggiungerebbe quanti più letti a castello possibili per ospitare altre Intrepide, così da – e lo cito testualmente - “arricchire il suo harem”. I battibecchi tra lui e Nora mi hanno fatta ridere fino alle lacrime.

Resta il fatto che tutta la situazione mi è sembrata sospetta. Voglio dire, non mi hanno nemmeno lasciato tornare in camera per avvisare Eric del ritardo! Gliel'ho chiesto per ben tre volte, ma sia Xavier che Leslie hanno fatto in modo di distrarmi per trattenermi a chiacchierare.

Affretto il passo, desiderosa di arrivare in camera e gettarmi tra le braccia del mio ragazzo. Finalmente possiamo passare del tempo insieme, quasi non ci speravo più! Sono nervosa e agitata, ma non vedo l'ora di...

Tutto il mio chiacchiericcio mentale si azzera di colpo non appena metto piede in camera. Le lampade sono spente, tranne la piccola lucina di emergenza accanto alla porta del bagno. Sul letto scorgo i contorni del corpo di Eric, avvolto dalle lenzuola. Mi avvicino senza far rumore e lo trovo perfettamente addormentato, il ritmo lento del respiro che si mescola ad un leggero russare.

Non posso crederci.

Dannazione, lo sapevo che sarei dovuta tornare prima. O almeno avvertirlo del ritardo. Sicuramente avrà aspettato e poi dato per scontato che sarei rimasta a lavorare anche stanotte. Non posso biasimarlo se la stanchezza ha avuto la meglio: mi è successa la stessa identica cosa ieri notte.

Cercando di fare piano, prendo una maglietta pulita dall'armadio e mi dirigo in bagno. Chiudo la porta e accendo la luce, decisamente delusa per la piega presa dalla serata. Ero così piena di aspettative, da non prendere nemmeno in considerazione l'eventualità che Eric potesse addormentarsi prima del tempo.

- Povero piccolo – mormoro, ridendo tra me sotto il getto della doccia.

Di sicuro era talmente distrutto che, anche se fossi tornata prima, non avrebbe avuto voglia di fare altro a parte dormire. In fondo non è poi così grave: Elizabeth mi ha dispensato da tutti gli incarichi per le prossime ventiquattr'ore, quindi la notte di fuoco che avevamo in mente è solo rimandata.

Un po' più sollevata rispetto a quando sono entrata, chiudo l'acqua ed esco dalla doccia. Dopo essermi pettinata, faccio per sciogliere il nodo dell'asciugamano quando la luce si spegne improvvisamente. Lancio un grido e mi precipito verso la porta, in preda al panico. So che non corro alcun pericolo, che nel buio non si annidano mostri di nessun tipo, ma ancora non riesco a sconfiggere questa paura irrazionale. Prima che riesca a scovare la maniglia nell'oscurità, la porta del bagno si apre e... trovo le braccia di Eric ad accogliermi.

Gli piombo addosso come un treno in corsa e balbetto delle scuse, pensando di averlo svegliato con la mia esclamazione spaventata. Poi alzo gli occhi e rimango paralizzata. Non di paura questa volta, ma di stupore.

Luce. La stanza è piena di luce.

Batto le palpebre diverse volte, incredula di fronte a quello spettacolo. Quasi quanto lo ero al nostro primo appuntamento fuori città.

Un lungo e spesso filo di lucine color avorio si estende dall'armadio alla parete opposta, passando sopra al letto come una sorta di baldacchino. Sui due comodini gemelli sono collocate delle piccole candele, presenti anche ai lati del letto e sull'unica mensola accanto alla porta. È un'illuminazione tenue, rassicurante, ma il suo significato mi fa salire le lacrime agli occhi.

Se sei accanto a me il buio non può farmi nulla. Mi basta guardarti negli occhi per trovare tutta la luce di cui ho bisogno.

- Sorpresa – mormora suadente Eric alle mie spalle.

Mi giro talmente in fretta da frustargli il petto con i capelli. Gli getto le braccia al collo e per poco non scoppio a piangere. - Eric, è bellissimo. Sei fantastico. Il miglior ragazzo del mondo – lo assicuro, coprendogli di baci tutto il viso e ogni pezzo di pelle a cui riesco ad arrivare.

Lui ridacchia compiaciuto e mi allontana delicatamente da sé per guardarmi negli occhi. - Se questa è la tua reazione, devo assicurarmi di farti più spesso dei regali -.

- Sei una delle poche persone capaci di stupirmi. Non è una cosa da poco – gli rivelo, assorta nella contemplazione delle lucine.

Mi avvicino al letto e alzo una mano per toccarne alcune: sono a forma di diamante e, assieme alle fiamme delle candele, contribuiscono a creare delle ombre astratte sulle lenzuola. - Non ti si può certo definire prevedibile -.

- Potrei dire lo stesso di te, piccola -. La sua voce roca nell'orecchio mi fa sussultare leggermente: non l'avevo sentito avvicinarsi. Mi fa scorrere le dita lungo le braccia, arrivando a raggiungere il nodo con cui avevo fissato i lembi dell'asciugamano. Lo scioglie e mi sfila l'indumento con modi gentili, appoggiandolo sulla sedia invece di gettarlo via con malagrazia.

I suoi movimenti sono lenti e calibrati, quasi fosse in attesa di un gesto di rifiuto o di allontanamento da parte mia. Ed io sono certamente agitata e quasi assordata dal battito del mio stesso cuore, ma non mi sognerei di fermarlo per niente al mondo.

Voglio che accada stanotte. Voglio lui.

Eric si prende il suo tempo, forse anche lui nasconde una briciola della mia stessa agitazione. Il suo respiro accelerato si scontra con la mia pelle provocandomi un brivido. Mi accarezza con calma le braccia, soffermandosi sulle spirali dei tatuaggi, per poi riportare le mani sulle mie spalle. - Posso continuare? - mi chiede, le labbra che viaggiano su e giù ai lati del collo.

Dubito di essere in grado di rispondere, con le sue mani che mi massaggiano alternativamente il seno e i fianchi. Indietreggio, appoggiandomi a lui, gli occhi chiusi per godermi appieno le sue carezze. Grazie al mio incoraggiamento silenzioso, le mosse di Eric si fanno più decise e intraprendenti.

Fermo l'avanzata delle sue mani quando raggiungono le mie cosce. Non perché non voglia che continui, ma perché fatico a reggermi in piedi. Prima che le ginocchia cedano, facendomi schiantare sul pavimento in modo imbarazzante, mi stacco da Eric e mi siedo sul letto. Allungo subito le braccia per invitare il mio ragazzo a raggiungermi, ma lui si inginocchia davanti a me. Restiamo a fissarci per qualche secondo, con i respiri fuori controllo e la luce che ci danza sulla pelle.

Non voglio perdermi nemmeno un secondo: devo memorizzare ogni attimo, ogni carezza, ogni bacio. Sono contenta di aver aspettato, di avergli chiesto di aspettare. Ora non ho più la mente in preda all'ansia, avvolta dal terrore di fallire l'iniziazione e di finire separata per sempre da Eric. Adesso posso donarmi a lui completamente, senza che nessun pensiero molesto sopraggiunga ad interromperci. Gli do un altro bacio, indugiando con la lingua, giocando con la sua.

Lui ricambia con passione, i polpastrelli che mi accarezzano l'interno delle cosce. - Sei sicura? - chiede di nuovo, interrompendo il bacio per guardarmi negli occhi.

Non riesco a trattenere un sorriso. - Accidenti, Eric. Se non fosse impossibile, direi che sei più nervoso di me! -.

Lui si passa una mano sulla nuca e poi tra i capelli. Alla fine sbotta: - Infatti è così -, mettendosi a sedere sul materasso. - Mi credi se ti dico che sono più spaventato di te? -.

- Non credo sia lo stesso genere di timore. Insomma...tu almeno sai cosa aspettarti. E poi, io non ho paura. Non di te comunque. Solo soltanto nervosa - affermo con decisione, afferrando le sue mani e trascinandolo pian piano fino a farlo stendere accanto a me sul lenzuolo. - Si può sapere di cosa hai paura tu? Voglio dire, non è mica la prima volta per te... -.

Lui rotea gli occhi. - Ovviamente no. Ma non ho mai...ah, dannazione! Per te è la prima volta e io non so come comportarmi con una vergine, okay? - esclama, mettendosi a sedere di scatto. Sembra faccia di tutto per non guardarmi, tiene gli occhi puntati sul bersaglio appeso accanto alla porta. - Ho paura di farti male, di non essere all'altezza, di... -.

So bene che quando è di questo umore non riuscirei mai a persuaderlo a parole. Per cui agisco nell'unico modo possibile: striscio sul letto fino a posizionarmi di fronte a lui e, con un'abile mossa, lo obbligo a stendersi di nuovo. Sotto di me, stavolta.

Lui sgrana gli occhi, preso alla sprovvista. - Sai qual è l'unica cosa a cui riesco a pensare quando ti vedo davanti a me mezzo nudo, come in questo momento? -. Prima che possa replicare, o riprendere il filo del discorso precedente, mi abbasso su di lui, strofinando il mio corpo contro il suo.

Il suo gemito di apprezzamento è estremamente gratificante; quando faccio per sollevarmi, mi afferra saldamente per i fianchi e mi impedisce di muovermi. Gli sorrido, prima di far scendere le mie labbra dalla sua guancia all'incavo tra il collo e la spalla. - In questo momento ho solo voglia di baciarti e toccarti dappertutto. E trovo offensivo che tu ancora riesca a pensare a qualcosa di coerente, con me accanto e svestita del tutto -.

Il mio tono leggero e scherzoso pare tranquillizzarlo. Il suo abbraccio si fa meno rigido, la tensione abbandona del tutto i suoi lineamenti. Mi passa le dita tra i capelli, invitandomi ad abbassare la testa per dargli un bacio. Sembra che la sua attitudine dispotica sia tornata a riemergere: assume lui il comando della situazione e io non mi sogno nemmeno di opporre resistenza.

Tra un bacio e l'altro, mi lascia solo qualche secondo per riprendere fiato; la sua mano libera traccia dei cerchi alla base della mia schiena, premendo sulle mie natiche per assecondare i movimenti dei suoi fianchi. A corto di ossigeno e col cervello definitivamente fuori uso, mi lascio andare contro di lui e tento di sfilargli i boxer, l'unica barriera ancora presente tra i nostri corpi eccitati.

Prima che possa infilare le dita sotto l'elastico, Eric inverte le posizioni, rotolandomi sopra. Mi blocca i polsi con entrambe le mani, chinando poi la testa per premermi la bocca sulla gola, il mio punto debole.

Il metallo dei suoi piercing disegna una scia fredda sulla mia pelle. Mi inarco involontariamente per far combaciare di nuovo i nostri corpi; dalla gola di Eric esce un verso strozzato, prima che si decida a liberarmi i polsi e lasciare che le mie mani tornino al loro obiettivo. Vorrei avere la forza di strappare la stoffa dei boxer, così da liberarcene più in fretta, ma riesco solo ad abbassarli sulle sue cosce. Eric se ne sbarazza il più velocemente possibile e si sdraia di nuovo sopra di me, sollevandosi sui gomiti per non schiacciarmi.

Nei punti di contatto con il suo corpo forte ed eccitato, la mia pelle scotta come se ci avessi premuto sopra un fiammifero acceso. Mi piace avvertire il suo peso su di me; mi fa sentire protetta, non minacciata.

Credo che Eric abbia una percezione sbagliata di se stesso, perché non potrebbe essere più delicato di così. Il modo in cui mi accarezza le cosce, invitandomi ad aprirle per fargli spazio; i suoi baci caldi e languidi che dal collo scendono a concentrarsi sul seno; le sue dita che mi sfiorano l'addome, tracciando dei cerchi attorno all'ombelico, per poi infilarsi piano dentro di me, stuzzicando la parte più sensibile del mio corpo... Ogni gesto è lento, calibrato, di una dolcezza incredibile.

Una dolcezza che mi sconvolge più della fitta di dolore che mi trapassa come una coltellata, quando il suo corpo si unisce al mio. Dalle labbra mi sfugge un gemito roco ed Eric si immobilizza. Sento nella tensione dei suoi muscoli quanto si stia trattenendo, quanta forza, quanta passione stia cercando di tenere a bada.

I suoi occhi scrutano il mio viso, i lineamenti contratti per lo sforzo di frenare gli istinti del proprio corpo. - Zelda, stai...- comincia a chiedere, ma si interrompe quando mi vede scuotere la testa.

- Non fermarti - mormoro, inarcandomi contro di lui. Dal modo in cui mi guarda, capisco che non gli è sfuggita la mia smorfia di dolore. Fa per ritrarsi, ma lo trattengo avvolgendogli i fianchi con le gambe. - Non fermarti, Eric...-.

Di certo lui non si fa pregare. Si muove come un'onda su di me, dentro di me. Nonostante il bruciore al basso ventre, lo stringo sempre più forte, adeguandomi ai suoi movimenti.

Per contrastare il dolore mi concentro sulla sensazione che mi trasmette la sua pelle umida che scivola sulla mia ad ogni spinta. Non credevo potesse esistere una persona con cui condividere tutta questa intimità senza provare il minimo imbarazzo. Non ho mai pensato seriamente al sesso prima di incontrare Eric, non ho mai avuto particolari aspettative riguardo alla mia prima volta. Ma sono sicura che, anche se avessi saputo in partenza quanto avrebbe fatto male fisicamente, avrei scelto comunque di donarla a lui.

Dopo qualche minuto, Eric allontana le mani dai miei fianchi per piantarle ai lati della mia testa. China la sua per posarmi la bocca sul collo, i suoi ansiti sono il suono più eccitante del mondo. - Zelda, devo...-.

- Non fermarti - ripeto, aggrappandomi a lui quando lo sento tremare.

Eric soffoca un ringhio contro la mia spalla, mordicchiandomi la pelle senza farmi male. Gli passo le mani sulla schiena, risalendo fino alla nuca, quasi cullandolo finché non si rilassa del tutto.

Freddo e controllato tra le lenzuola, lo ha definito Josie. Oh no, invece, penso con intima soddisfazione. Decisamente non lo è quando è fra le lenzuola con me.


 


 


 

 

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Waaaa che superultramega ritardo!! Sono più che imperdonabile, e mi scuso con tutte le persone che mi seguono e stanno aspettando un aggiornamento della storia da tipo...una vita. Mi cospargo umilmente il capo di cenere, e posso portare a mia difesa la mancanza di ispirazione. Proprio non riesco a scrivere se non sono dell'umore giusto, o se le scene che ho in testa risultano delle vere schifezze se le butto giù a parole.

Ci ho messo davvero tanto, ma spero che
il capitolo vi sia piaciuto. Ovviamente ho ancora l'impressione che avrei potuto scriverlo meglio. Ogni volta che lo riprendevo in mano per correggerlo e/o modificarlo, avrei voluto cancellare tutto e ricominciare da capo... Eh sì, esigo molto da me stessa e non sono mai soddisfatta! A voi cosa sembra? Lasciatemi qualche commento con le vostre impressioni, mi bastano anche poche righe! Tanto per sapere se devo abbandonare la scrittura e darmi all'ippica, ad esempio...

Comunque in realtà il capitolo non è completo: manca il pezzo dal punto di vista di Eric, ma lo posterò a breve in Take my heart and let it burn perché il rating mi pare più rosso che arancione. Quindi, per non sbagliare, lo piazzo lì e fine.

Un bacio a tutti, alla prossima,

la vostra Lizz

 

p.s. per restare aggiornati e leggere i miei vaneggiamenti vari, questa è la mia pagina fb. Il resto lo trovate qui e sul mio blog.

p.p.s. la frase “Se sei accanto a me il buio non può farmi nulla. Mi basta guardarti negli occhi per trovare tutta la luce di cui ho bisogno” per chi non lo ricordasse, è una citazione dal cap. 37, Like a satellite.

   
 
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