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Autore: joellen    16/01/2019    0 recensioni
Cento anni orsono, la Terra è stata colpita da eventi misteriosi e devastanti che hanno decimato la sua popolazione tanto da risultare un pianeta deserto a chi lo vede attraverso i telescopi di altri mondi. E che la sta usando come discarica per liberarsi dell'immondizia metallurgica da cui è afflitto... O per cercare e procurarsi minerali preziosi per la propria sopravvivenza.....Ma non tutto è come sembra...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PREPARATIVI PER IL RITORNO A CASA

Grindewald

 

Heron continuava a fissare, avvilito, lo schermo del computer.

Nessuna delle astronavi che avevano attaccato la Terra era arrivata sana al suolo. Il pezzo più grande della più integra era di dimensioni pari ad un fazzoletto.

Yarus, un altro giovane ufficiale della Flotta, si avvicinò a lui.

"Comandante, - gli si rivolse in tono educato ma non sottomesso - come torniamo su Ariel?".

Il comandante sospirò.

"Non certamente con le ali. - rispose calmo, non rinunciando allo scherzo  - Sarebbe molto faticoso e impiegheremmo molto tempo . - si fermò e scoccò un'occhiata divertita - Troveremo un modo, ufficiale Yarus. - - Forse ho un'idea".

"La gente di questo pianeta potrebbe aiutarci?" domandò ancora Yarus.

"Potrebbe, amico mio. - rispose Heron - E forse lo farà".

Heron stava elaborando un pensiero. O meglio... dopo averlo ripreso, lo stava rielaborando.

Gli era tornato in mente un dettaglio.

A destra in basso del monitor comparve una piccola icona e subito dopo lo schermo fu quasi totalmente riempito dall'immagine di un interno conosciuto, al centro del quale si materializzò un volto, anche questo noto.

"Chi erano quelli che volevano attaccarci, comandante Heron? - chiese Forrest, adirato ma non troppo - Ne sa niente lei? - Heron sorrise.

"Criminali dello spazio" rispose, faceto

"Buon Dio! - esclamò Forrest - Neppure lo spazio si salva dalla delinquenza?".

"Purtroppo no" commentò Heron, amaro.

"E volevano attaccare il nostro pianeta?" chiese Forrest, perplesso.

"Attaccarlo ed inondarlo ulteriormente di spazzatura cosmica" rispose Heron, ora serio.

Forrest alzò le sopracciglia.

"Oh! - fece, sinceramente stupito  - Cavolo!".

Heron si congratulò con lui per l'azione di difesa/attacco intrapresa per risolvere la faccenda. L'americano ringraziò, gongolante, quindi fissò l'extraterrestre con preoccupazione chiedendogli perché lo vedesse turbato. Quando Heron gli illustrò il motivo della sua apprensione, condendolo con un pizzico di umorismo, Forrest sorrise apertamente - Amico, ricordi cosa ti ho fatto vedere alla base?" domandò, allegro.

Ecco! Era proprio questo che Heron ricordava. Forrest aveva invitato lui e Stefano a vedere cosa la base Area 51 custodiva nei suoi sotterranei. E fra gli oggetti interessanti c'era anche un'astronave costruita con i detriti lasciati sulla superficie della Terra. Non dava completo affidamento ma con qualche ritocco avrebbe potuto ugualmente essere utilizzata. Lui era abile in questo genere di interventi.

"D'accordo, capitano Forrest. - rispose - Allora forse ci rivediamo presto".

Forrest controrispose con un sorriso accattivante e la comunicazione venne temporaneamente chiusa. Si girò e vide Weaver immobile davanti ad un monitor, ma con lo sguardo perso oltre esso, le sopracciglia aggrottate ed un'espressione alquanto perplessa.

"Qualcosa non va, collega?" gli domandò, un filo apprensivo.

Weaver si voltò verso di lui, come ridestato da un sogno e lo invitò ad avvicinarsi avvisandolo di volergli mostrare qualcosa. Uno dei monitor a parete fu nuovamente riempito con la mappa del mondo qualche attimo prima del lancio dei missili contro le astronavi extraterrestri e Weaver, usando una penna elettronica, indicò al suo capo i punti da cui erano partiti i razzi. Erano tre: Nevada, Siberia e.... Polo Nord, per la precisione: un'isola delle Svalbard, sopra la Groenlandia.

I due si scambiarono occhiate di stupore e dubbio e lo spazio fra di loro, e tutto intorno a loro, si riempì di meraviglia e punti interrogativi. Sul momento, non ci avevano fatto caso, impegnati come'erano stati nel seguire l'attacco agli...attaccanti alla Terra, ma ora che avevano visto, e ci pensavano, la cosa apparve davvero strana e singolare.

"Ne sa qualcosa, capo?" chiese Weaver.

"No" rispose Forrest, sconsolato.

"Vuole che indaghi?" incalzò il giovane scienziato.

"Indaghi, Weaver. - lo esortò Forrest - Indaghi pure". Si allontanò da lui, poi si fermò e si voltò, guardando il giovane scienziato. Weaver gli lanciò un'occhiata interrogativa.

"Vuole dirmi altro?" chiese.

"Sì. - rispose Forrest, con aria risoluta - Se per caso le sue indagini approdassero ad un risultato, trovasse i nostri ignoti benefattori e riuscisse a comunicare con loro.... - fece una pausa studiata - li ringrazi per la collaborazione".

"Non mancherò di farlo, comandante!" rispose Weaver con tono seriamente scherzoso.

 

 

 

 

 

Area 51, alcuni giorni dopo

 

L'astronave era pronta per la partenza e per affrontare un lungo viaggio spaziale, intergalattico.

Heron, Addok e gli altri componenti dell'equipaggio avevano lavorato sodo per apportare tutte le dovute modifiche atte ad adattare il veicolo a lunghi tragitti, compresa l'installazione delle celle ad animazione sospesa che avrebbe salvaguardato i corpi degli uomini e delle donne dagli effetti del tempo. 

Tutti erano stanchi ma felici.

Tutti, tranne Heron e Addok.

Per loro tornare su Ariel avrebbe significato tornare a guardarsi da lontano, rinunciando anche a quegli scarsi contatti fisici che concretizzavano il loro amore. Ma Heron era consapevole che bisognava tornare a casa per poter portare il "cibo" che alimentava gli impianti il cui scopo era continuare a dar vita al pianeta, dunque, era ora di rientrare alla base.

Erano scesi sulla Terra per procurarsi l'uranio, invece, il comandante aveva maturato un'altra idea e, prima di lasciare quel pianeta, l'avrebbe messa in pratica.

La partenza fu stabilita proprio all'Area 51, indubbiamente più adatta, soprattutto in fatto di spazio per decollare, rispetto alla scarsa ampiezza della piccola valle svizzera.

I mezzi tecnologici più potenti, nonché il collegamento più diretto ai satelliti ed al telescopio di Arecibo che l'Area 51 vantava nei confronti di una postazione più piccola e privata, permisero ad Heron di stabilire un contatto con Ariel. Il volto incorniciato dalla folta capigliatura candida del suo saggio amico Adoniesis occupò il monitor.

"Ciao figliolo. - lo salutò l'uomo, sorridendo - come stai? Come va sulla Terra? Penso bene se ti stai attardando a tornare".

"Stiamo per tornare, Adoniesis"  annunciò Heron accennando un sorriso, non però molto aperto.

Il sorriso di Adoniesis, invece, si allargò maggiormente.

"Bene! - esclamò l'uomo, visibilmente contento - Non vedo l'ora di riabbracciarti. - poi si bloccò, aggrottando la fronte - Un momento..... - aggiunse - stiamo?".

"Sì, amico mio. - annunciò Heron, stavolta più gioioso - Siamo tutti vivi. Tutti, tranne Ollen".

"Fantastico! - esclamò il vecchio saggio, illuminandosi in volto - Capisco perché tu voglia rimanere sulla Terra. La popolazione di quel pianeta è davvero eccezionale. Ma che è successo ad Ollen?".

"Ha tentato di uccidermi. - rispose Heron, senza molta enfasi - Un terrestre glielo ha impedito. E sai cosa accade quando un graduato attenta alla vita del suo superiore".

La felicità si spense sul viso del saggio.

"Si viene espulsi nello spazio senza protezione e bombole d'ossigeno. - rispose l'uomo, mesto - Una morte orribile".

"Già" confermò Heron, anche lui serissimo.

"Beh,..... - riprese Adoniesis, più animato, quasi a voler cacciar via definitivamente quella brutta immagine - pensiamo ai vivi. Cercate di far presto a tornare.... - si fermò per aver scorto sul volto del giovane comandante un'espressione che non corrispondeva con esattezza alla gioia di rimetter piede sul suolo del pianeta d'origine - Che hai, ragazzo mio? Cosa  non ti rende felice di tornare?".

"Lo sai, Adoniesis" rispose Heron, mesto.

 Adoniesis abbassò lo sguardo, dimostrando di aver capito. Sapeva di lui e Addok.

"Troveremo una soluzione al tuo problema" cercò di rassicurarlo.

"Sai che l'unica soluzione per noi è uscire dalla flotta" puntualizzò Heron.

"Ma la flotta, senza di voi, sarebbe un'astronave senza più guida. - replicò il vecchio amico saggio mestamente - In balia di qualunque pericolo siderale".

"Lo so, amico mio. - convenne Heron altrettanto tristemente - Ma il prezzo da pagare, riguardo ai sentimenti, è molto alto".

"Quando non siete in servizio potete fare ciò che volete" tenne a precisare l'uomo.

"Certo. - confermò Heron - Ma si dà il caso che lo siamo per tre quarti della nostra vita".

Adoniesis non replicò, limitandosi a chiudere gli occhi, costernato da quella considerazione.

"Beh, .... - concluse poi, rialzando la testa - vi aspettiamo".

   
 
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