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Autore: Karyon    17/01/2019    3 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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Le selezioni

         I giorni successivi furono piuttosto difficili e non solo perché il clima fu umido, freddo e incostante tutto il tempo. Hermione parlò a malapena sia con Harry che con Ron, considerate le grandi quantità di compiti che avevano da fare e il ritardo cronico in cui entrambi imperversavano. Harry non riusciva a stare dietro alla scuola e alle punizioni della Umbridge contemporaneamente, mentre Ron aveva qualcosa da nascondere che non era ancora riuscita a scoprire.
In ogni caso, Hermione aveva deciso di stare alla larga per un po’ da entrambi perché si prendessero le loro responsabilità. Dopotutto lei aveva già abbastanza da fare da sola, senza dover aggiungere anche dover convincere loro a studiare. Per esempio, cercare di non strangolare Draco Malfoy quelle rarissime volte che s’incrociavano per sbaglio nei corridoi e si metteva a fare allusioni cretine.
Non aveva avuto il tempo mentale neanche per  pensare a Sirius o di rimuginare sul loro primo incontro al camino. La parte razionale di lei diceva che forse era meglio così, che Sirius poteva essere solo un’altra distrazione in un anno già troppo complicato, ma la parte sciocca e sentimentale ancora era lì davanti al camino ad aspettare.
Non capiva bene perché, ma Brienne e Aveline avevano preso a invitarla a stare con loro e così ne approfittò per non starsene chiusa nel castello a guardare Ron e Harry studiare. Intuì che avevano cominciato ad apprezzarla dopo la faida con Lavanda e Calì in dormitorio, visto che da allora le altre due non parlavano con nessuna di loro.
Hermione si era resa conto di averle sempre un po’ ignorate negli anni, ma non era male stare anche con qualcun altro di tanto in tanto; qualcuno che non si mettesse nei guai un giorno sì e l’altro pure, per dire. Mercoledì pomeriggio, prima delle due ore di Cura delle Creature Magiche, approfittarono del tempo più aperto per pranzare nel parco, mentre Harry e Ron cercavano di rifarsi del ritardo coi compiti.  
«Ehi, Hermione, che hai lì?» Fece a un certo punto Aveline, mentre se ne stavano sotto una quercia vicino al lago.
Hermione sussultò, colta alla sprovvista: era così concentrata a cercare le parole giuste per una lettera a Sirius, di essersi dimenticata di essere con qualcuno «Ehm, una lettera…»
«Che risposta poco evasiva» ironizzò Brienne con un sorriso, mentre si metteva a sedere. Hermione si sentì accaldata, ma sperò che non si vedesse dall’esterno.
«Ma quindi hai un ragazzo?» Chiese ancora la prima, stranendola per un attimo.
Era così abituata a stare con Harry e Ron da non aver mai pensato di ritrovarsi a fare quei tipi di discorsi con delle ragazze. Certo c’era Ginny, ma lei era la sorella di Ron ed era più piccola di loro quindi tendeva a essere più riservata, o almeno lo era stata fino a quell’estate. E anche se considerava sia Harry che Ron i suoi migliori amici, erano entrambi troppo poco sensibili per fare qui tipi di discorsi.
Hermione pensò per un attimo all’idea di parlare con Harry delle sue cotte e quasi scoppiò a ridere, mentre Ron… beh, era Ron. E qualcosa le diceva che non sarebbe stato felice di sentirla parlare di ragazzi, Viktor Krum l’anno prima ne era stata la dimostrazione.
«Diciamo una specie» si trovò a rispondere, visto che la guardavano da due minuti buoni. Avrebbe voluto approfittare di qualcuno che non conoscesse Sirius per aprirsi e chiedere consiglio, ma non sapeva davvero quanto loro fossero discrete e non voleva rischiare che voci strane su di lei girassero per il castello.
Aveline scosse la testa, mentre si legava i lunghi capelli biondi sulla nuca «Guarda che puoi fidarti, mica siamo come Lavanda e Calì» fece con una smorfia.
«Grazie al cielo, ti immagini a venerare la Cooman in quel modo?» Ribatté Brienne.
Hermione anche rise, provando a sciogliersi  «È che è una cosa un po’ complicata… voi?» Chiese, tanto per nicchiare.
Brienne fece un sorrisino «No, almeno fino a quando Seamus Finnegan non si accorgerà che  esisto» fece, stupendola non poco.
«Seamus Finnegan?» Esclamò Hermione, guardando Aveline a occhi sgranati.
«Ha una cotta per lui da almeno due anni, imbarazzante» ironizzò, scuotendo il capo.
Poi, inevitabilmente, Hermione le rivolse la stessa domanda e Aveline sospirò, appoggiandosi meglio con la schiena al tronco.
«A me non piace nessuno» fece, con tono nervoso.
Brienne, sdraiata accanto a Hermione su un plaid, ridacchiò «Certo. A proposito di cotte imbarazzanti, vogliamo parlare di Cho Chang?»
Hermione si accigliò un attimo, pensando di aver capito male «Cho Chang? Perch-Oh» si girò verso la bionda, che evidentemente aspettava la sua reazione.
«E Cho Chang…» ricominciò Hermione, ma Brienne la interruppe, spiccia «… è stata una cosa davvero ridicola».
«Mah, non mi sembra proprio il tuo tipo» decise di rispondere Hermione.
Poté chiaramente notare una distensione da parte di Aveline a quell’uscita, ma fece finta di niente: era troppo intelligente per porsi certi problemi.
«Perché siete tanto sollevate?» Chiese.
Aveline sospirò di nuovo, un po’ a disagio «Beh, credo che tu sia l’unica a saperlo a Grifondoro… a parte Brienne s’intende. Accidenti, non so mai come aprire il discorso». 
«Neanche Calì e Lavanda lo sanno?» Si stupì Hermione. Pensò di poter capire la difficoltà di nascondere i proprio sentimenti a tutti, anche se per lei era una cosa diversa.
«Non dev’essere facile, vero?» Sussurrò.
«Beh, in realtà fino a ora non mi sono mai davvero fatta dei gran problemi… voglio dire, non mi sono ancora mai interessata a qualcuna abbastanza da pormi il problema, ma non voglio che comincino a vedermi diversamente per questo» borbottò e Hermione si corrucciò, come ogni volta che sentiva parlare di gravi ingiustizie.
«Secondo me non cambierebbe nulla, non a Grifondoro. Non voglio crederci, dai!» Esclamò, in cuor suo non davvero del tutto convinta dalla cosa. Dopotutto non si stavano dimostrando poi così aperti di mente con la storia di Harry e di Voldemort.
Brienne fece una specie di grugnito «Mah, non mi sembra che la nostra Casa sia così lontana dai pregiudizi… guarda cosa stanno facendo con Harry!  Con due persone come Lavanda e Calì ti sentiresti sicura nel confessare una cosa così?»
Aveline ridacchiò «E pensare che la sorella di Calì non è poi così tanto estranea alla, diciamo, situazione» rivelò.
Questa volta sia Brienne che Hermione si stupirono «Che cosa?!»
«Ma è andata al Ballo del Ceppo con Ron!» Esclamò Hermione, semi-sconvolta.
Aveline annuì con una risatina «Ve lo assicuro, me l’ha detto una ragazza di Tassorosso… a quanto pare sono uscite un paio di volte a Hogsmeade, ma non è andata bene».
«Chi è questa ragazza di Tassorosso?» Chiese curiosa Brienne, ma l’altra la guardò male.
«Spiacente, non rivelo cose che magari altri non vogliono si sappiano».
Brienne sbuffò «Sei sempre così… noiosamente retta. Con chi posso soddisfare la mia curiosità? Ah, ecco, tu devi ancora dirci a chi scrivi!» Esclamò, ritornando a Hermione che fece una cosa a metà tra uno sbuffo e un sorriso.
«A qualcuno di lontano… che non è detto mi risponda» rispose.
Brienne minimizzò «A volte i ragazzi devono solo essere spronati…»
«… disse colei che cerca di parlare con la stessa persona da due anni» concluse Aveline, rischiando di prendersi un libro sulla testa.
Continuando a cianciare di ragazzi, Hermione non ricordava di averlo mai fatto per così tanto tempo, arrivarono alla lezione di Cura delle Creature Magiche dove purtroppo continuava a non esserci traccia di Hagrid.
Ron la notò arrivare con le altre due e sgranò lo sguardo «Dove sei stata?»
«Con loro, voi eravate occupatissimi…»
Brienne e Aveline si lanciarono un’occhiata carica di sottintesi.
«Non aver paura, Ron, nessuno te la ruba» fece Brienne, prendendosi una gomitata.
«Ci vediamo dopo, Hermione» salutò Aveline, tirandosela via.
Hermione nascose un sorriso, mentre Ron abbassava la testa farfugliando qualcosa, con le orecchie rosse come il sole al tramonto.
A parte per la mancanza di Hagrid, continuavano a distrarsi spesso anche per le continue gomitate che Ron doveva rifilare a Harry per tenerlo sveglio.
«Ce la fate?» Sbottò Hermione, dopo l’ennesima volta che facevano cadere la legna che stavano raccogliendo.
«Se continuo così a fine settimana dovrò suicidarmi per il carico di c-c-c-ompiti» replicò Harry con l’ennesimo grosso sbadiglio della giornata.
«Ci avevano avvisati di stare attenti alla Umbridge» replicò Hermione, cercando di non essere troppo tagliente. Come Harry odiava le sue continue bugie, ma dovevano cercare di essere più bravi a limitarsi e magari essere più furbi. Harry non sembrava troppo d’accordo.
«E dovremmo permetterle di continuare a mentire su quello che è successo? Mai!» Sbottò infatti, cocciuto come al solito.
Hermione, che in realtà sembrava immersa in una profonda riflessione, si girò verso di lui con un leggero «Oh, hai ragione Harry. Ma magari si può fare in altro modo…»
Harry si girò a occhi sbarrati verso Ron «Ho le traveggole o mi ha appena dato ragione?» Scherzò, mentre lei tornava  allo loro postazione.
Ron, per tutta risposta, guardò verso l’alto «Infatti sta per diluviare».
Fortunatamente per loro quelle erano le ultime due ore della giornata e al suono della campana salutarono Hermione davanti al ritratto della Signora Grassa, mentre lei si avviava ad Antiche Rune. Per loro non significava proprio pausa visto che avevano ancora da recuperare un’infinità di compiti, mentre Hermione dal canto suo se non aveva la testa oppressa dai compiti, sicuramente ce l’aveva piena di pensieri non richiesti che le si formavano in momenti casuali. In quel momento, ad esempio, le era sembrato opportuno chiedersi perché diavolo Sirius non si fosse ancora fatto sentire.
In realtà era passato solo un giorno e si rendeva conto che il problema era un altro: era così abituata ad avere le sue persone a contatto ventiquattro ore su ventiquattro che si era dimenticata di quanto potesse essere frustrante la distanza. Dopotutto le uniche che sentiva meno erano i suoi genitori e i ragazzi quando andava via per l’estate, ma con i primi era una cosa tutto sommato normale e nel secondo caso si trattava sempre di una cosa temporanea. Un momento… aveva appena definito Sirius una sua persona?
Continuò a rimuginare così tanto anche durante tutta la lezione di Antiche Rune che per la prima volta nella storia di Hogwarts non aveva preso neanche un appunto.
Alla fine della lezione neanche ci fece caso e si avviò verso la torre Grifondoro con la testa per aria, finendo addosso a qualcuno senza neanche accorgersene.
Stava quasi per gridare in automatico “Malfoy”, considerando la sua pessima abitudine di starsene fermo in mezzo ai corridoi, ma poi si rese conto trattarsi di Blaise.
Il ragazzo neanche le diede il tempo di parlare, che le pose una mano sulla fronte e la fissò. «Non sembra che tu abbia la febbre» commentò, prima di afferrarle il polso. «E il battito sembra regolare» sentenziò, mentre Hermione tirava via il braccio, battendo le palpebre.
«Ti sei ammattito per caso?»
«Beh, ma buongiorno. Siamo tornati tra i vivi?» Chiese lui ironicamente.
«Di cosa stai parlando, per Morgana?»
Blaise scosse la testa «Ti ho fatto più di una domanda a lezione e non mi hai mai risposto. E poi non hai preso neanche un appunto» spiegò, mentre s’incamminavano.
«E allora?»
«E allora non è mai esistito che Hermione Granger non avesse neanche un appunto di una qualche materia! Ti ricordi che quando sei stata malata l’anno scorso mi hai costretto a darti tutti i miei appunti?»
«Beh, è una cosa normale» sbottò lei, piena di sussiego.
«Sì, ma mi hai anche costretto a ricopiarli in una “scrittura decente” perché il tuo quaderno degli appunti non avesse dei buchi» rimbeccò lui, con una smorfia.
Hermione tentò di non sorridere, ostentando la faccia più menefreghista che riuscisse a fare «Beh, l’anno scorso era l’anno scorso. Quest’anno è quest’anno» rispose.
«E cosa sarebbe cambiato?»
Hermione aprì la bocca per rispondere qualcosa, poi la richiuse: possibile che in tutto quello fosse cambiato solo… Sirius? Che le sue priorità fossero mutate per un uomo?
«Cosa vuoi, si può sapere? E comunque il tuo sotterraneo è parecchi metri di sotto» grugnì lei, quando si fermarono avanti al ritratto della Torre Grifondoro.
Stava per aprire bocca e risponderle qualcosa, ma un colpo di tosse li distrasse e Hermione si rese conto che non tirava una buon’aria dall’espressione sardonica di Ron, che li fissava con un sopracciglio inarcato «Salve».
Blaise sorrise «Ciao Weasley. Ci vediamo Venerdì, Hermione» fece, salutando.
Hermione scosse la testa: casualmente il suo nome di battesimo ritornava in auge solo davanti ai suoi amici. Comunque pensò fosse il caso di evitare l’apertura di qualsiasi tipo di discorso e si affrettò a dare la parola d’ordine alla Signora Grassa, per poi infilarsi velocemente nell’apertura. Sentiva lo sguardo di Ron dietro alla nuca, ma riuscì a intercettare Harry appena in tempo e gli si sedette accanto.
«Ciao!» Esclamò e Ron le lanciò un’occhiataccia, prima di lasciarsi cadere nella poltrona.
Harry mugugnò un saluto, poi tornò a ficcare la testa nei libri; aveva un’aria talmente sbattuta che gli altri due decisero all’istante di seguirne l’esempio e trascinarono le borse fino al camino per studiare fino a notte fonda.
 
Venerdì iniziò decisamente male e non solo perché Hermione si svegliò con un mal di testa incipiente, pronto a crescere e svilupparsi con le prime due ore di Storia della Magia. Avevano passato tutto il Giovedì a studiare come matti fino a mezzanotte e poi aveva passato un’altra ora insonne a pensare ai mille e più motivi per cui Sirius non le aveva ancora scritto dopo tre giorni. Da una parte si sentiva una completa idiota perché permetteva a quel pensiero d’infiltrarsi nella mente nei momenti più disparati e, in più, si vedeva come una ragazzina disperata in attesa di risposta. Dall’altra, pur pensandoci lucidamente, s’infuriava comunque: non le sembrava una pretesa così assurda attendere quantomeno una risposta, visto che era stato lui a promettere di scriverle.
«D’accordo, è ora di smetterla» grugnì a se stessa, a voce alta.
Brienne si passò una mano nei capelli sparati per aria «Eh? Cosa hai detto?»
«Niente» borbottò ancora lei.
Aveline si mise a sedere e si stiracchiò «Ancora nessuna risposta dall’uomo misterioso?»
Hermione notò con la coda dell’occhio la schiena di Lavanda farsi rigida come se fosse in ascolto, così rispose con un alto e chiaro “Lascia stare”.
Ci mancava quella pettegola che spargeva voci in giro sui suoi problemi sentimentali.
Nonostante la decisione di cambiare registro, rimase di malumore per tutta la mattina. Verso mezzogiorno salutò Ron e Harry e si avviò a Aritmanzia, dove avvenne la prima cosa strana di quella giornata: Draco Malfoy, fermo impalato davanti alla classe, la fissava come se la stesse aspettando. Hermione batté le palpebre.
«Malfoy».
«Granger».
«Che ci fai già qui?» Borbottò lei, adocchiando l’orologio da polso. Mancavano solo dieci minuti all’inizio della lezione, ma di solito lui se ne stava a ciondolare con i suoi amici senza cervello e arrivava appena in tempo.
Draco scrollò le spalle «Non vedevo l’ora di venire a lezione» rispose, con un tono che non convinceva neanche le pietre del castello. «Dov’è il tuo ragazzo?» Chiese, ghignando. Hermione si accigliò «Di cosa stai parlando?»
Il ghignetto sardonico di Draco si allargò ancora di più, soprattutto alla vista di chi stava arrivando alle spalle di Hermione «Ciao, Zabini. Si parlava giusto di te».
Blaise terminò lo sbadiglio con calma «Per Merlino Malfoy, non ricominciamo così presto!»
Draco lanciò a Hermione un’occhiata che voleva essere carica di sottintesi e si avviò nella classe, lasciandola perplessa.
«Che voleva?» Chiese Blaise con uno strano tono, ma lei scrollò le spalle «Non saprei».
La lezione continuò normalmente, ma Hermione non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che Malfoy stesse cercando di dirle qualcosa di spiacevole. La sensazione di disagio si acuiva a causa della sua generale stanchezza. Aveva già bisogno di una pausa ed erano passati solo cinque giorni dall’inizio dell’anno scolastico!
Quando la campanella suonò e uscirono dalla classe, Hermione ricordò improvvisamente qualcosa; fermò Blaise e cominciò «Cosa volevi dire prima?»
«Mmh? Prima quando?» Chiese lui, fdistratto mentre guardava verso la direzione da dove era sparito Malfoy.
«Non ricominciamo... perché "ricominciare"? Cosa è successo con Malfoy?»
Blaise si girò a fissare Hermione e fece un ghigno poco rassicurante, quasi scocciato «Non ti sfugge niente, vero?»
Hermione scrollò le spalle e replicò «Di solito è una cosa che non ti infastidisce».
Blaise sospirò «Diciamo che sono cose da Serpeverde».
«Cose da Serpeverde? Andiamo!»
Blaise si sistemò la borsa e tornò a fissarla, serio questa volta «Davvero. Lascia perdere, c'è solo da diventare matti. A dopo».
Hermione lo guardò andare via con la certezza che stesse accadendo qualcosa in quella Casata. Ma dopotutto era vero che non erano affari suoi, né ci teneva a ingaggiare un'esasperante lotta alla "frase sibillina" con quella serpe di Malfoy.
 
A pranzo, tutti i Grifondoro erano elettrici per i provini della squadra di Quidditch e Ron era il più teso di tutti; continuava a sobbalzare alle pacche degli altri, mentre aveva lo stomaco talmente chiuso da non riuscire a mandare giù nulla.
«Andiamo, andrai bene!» Esclamò incoraggiante Harry.
«Già!» Fece eco Hermione, all'occhiataccia di Harry visto i suoi silenzi distratti.
Ron aveva assunto una sfumatura color terra e persino i gemelli si trattenevano dal dire qualsiasi cosa. Ginny si avviò verso di loro saltellando e gli arrivò così di soppiatto alle spalle da farlo saltare dalla panchina.
«Fratello, che tensione!» Esclamò, poggiandogli le mani sulle spalle. «Andrai benissimo!»
Harry le sorrise «Glielo dicevo anch’io… peccato non poter assistere!»
Ginny sbuffò «Maledetta rosp! Però ci saremo io e Hermione. Andiamo insieme, vero?»
Hermione annuì «Certo».
Ginny sorrise e guardò l’orologio «Ho due ore di Incantesimi, ci vediamo all’ingresso per le cinque! A dopo» fece e sgattaiolò via.
Harry la salutò, poi si rivolse verso Hermione «Tutto bene?»
«Eh? Cosa?»
«Niente, solo che sembri un po’ distratta da qualche giorno…» provò a dire.
In realtà a lui sembrava strana da settimane e settimane, forse addirittura dall’estate, ma voleva limitarsi per non sembrare esagerato. Hermione comunque si limitò a sorridergli e Harry scosse la testa: avrebbe dovuto riprendere il discorso, ma in quel momento dovevano occuparsi più di Ron, che stava assumendo l’aria di uno ricoperto da Puzzalinfa.
«Ok, butta giù questo! Devi mangiare o starai male in volo!» Lo avvertì Harry, costringendolo a ingollare del pane.
Ron obbedì e quasi non si rese conto che lo portarono fino alle serre per le due ore di Erbologia. Alla fine, erano talmente stanchi e scazzati che per un attimo dimenticarono l’euforia del momento, mentre a Harry purtroppo non riuscì neanche per un istante di dimenticare la sua punizione dalla Umbridge.
«Proprio oggi non ci voleva, maledizione!» Si lamentò per la decima volta, mentre Ron sbuffava «Grazie amico, avevo dimenticato della nausea per un secondo…»
«Oh, quante storie!» Sbottò Hermione, beccandosi due occhiatacce di fuoco che ignorò. «Io ho un’altra ora di lezione, ci vediamo allo stadio Ron! Harry non dire cose che potrebbero peggiorare le cose, ok?»
Harry annuì con una certa irritazione: da quando si era beccato la punizione, Hermione lo trattava come se avesse due anni. Poi non sapeva cosa davvero faceva durante le punizioni, non sapeva che non emetteva neanche un fiato per più di sei ore. 
«Tu vai dalla Umbridge?» Riuscì a dire Ron, dopo essersi calmato un attimo; le pacche di tutti i Grifondoro che passavano non aiutavano di certo.
Harry scrollò la testa «Manca un’ora, ti va di fare una partita a scacchi per rilassarci?»
«Ok» I due si avviarono verso la torre Grifondoro, mentre Hermione andava a Antiche Rune con Brienne. La lezione fu piuttosto tranquilla, ma non riuscì ad allontanare l’idea che Blaise continuasse a fissarla con una strana espressione; avrebbe voluto parlargli, ma a fine lezione era già in ritardo per l’appuntamento con Ginny.
«Vieni anche tu allo stadio?» Chiese a Brienne, mentre scattava in piedi.
Brienne sbuffò «Ho altra scelta? Vado a prendere Aveline in biblioteca e ci vediamo lì!»
Hermione annuì, continuando ad adocchiare Blaise che usciva dalla classe,  poi gli corse dietro. «Ehi stavo pensando... quando hai un po’ di tempo parliamo?»
Lui si girò a guardarla con espressione stranita «Uhm».
Hermione sorrise «Bene, scusa ora ho un appuntamento col Quidditch!»
Blaise scosse la testa, seguendola verso l'ingresso «Da quando ti interessa il Quidditch?»
Hermione scrollò le spalle. Poco più avanti, all’ingresso, Ginny la stava aspettando.
«Eccoti, cosa stavi-» cominciò la rossa, ma fu interrotta alla vista di Blaise Zabini che le salutava, uscendo dal portellone verso il parco.
«Blaise Zabini».
«Sì» mugugnò Hermione, ben sapendo dove sarebbe andato a parare il discorso.
«Ah, quindi vi parlate proprio? Credevo fosse una cosa estemporanea per il lavoro da Prefetti...» Fece infatti Ginny, mentre si avviavano anche loro all’esterno.
«Siamo compagni di classe sia ad Aritmanzia che ad Antiche Rune, può capitare» fece Hermione, quasi col tono di una poesia imparata a memoria.
Ginny si fece pensosa per parecchi minuti «Mi chiedo se...»
«Cosa?»
«So di alcune discussioni scoppiate tra i Serpeverde ieri sera e, a giudicare dai racconti, uno era sicuramente Malfoy. Dell'altro non si sa niente, ma Lisa Turpin ha detto che ha dovuto togliere dieci punti a "due Prefetti, vergognoso", quindi immagino fosse Zabini».
Hermione sussultò, collegando l'episodio all'espressione di Blaise «E...?»
Ginny scrollò le spalle «E sappiamo come la pensa Malfoy delle fraternizzazioni con i Babbani e tu non gli stai particolamente simpatica, che io sappia...»
Hermione scosse la testa con veemenza «Zabini non è tipo di mettersi a far casino per delle schiocchezze» fece, sedendosi sugli spalti.
«Oh, come lo conosci bene...» alluse, ma Hermione ghignò «Tu non sei messa meglio».
Ginny sbuffò, soffiandosi via i lunghi capelli del viso «Lasciamo perdere!»
«Micheal?» Provò Hermione, poi sospirò. «Dai, lo sai che ci vuole tempo…»
«Beh, cosa dovrei fare? Gli ho detto di essere paziente, ma più di questo non posso fare nulla. Non ho nessuna intenzione di forzarmi per lui».
«I ragazzi sono sempre così insensibili. Dopotutto hai deciso solo da quest’estate di provare con qualcuno che non fosse Harry...» fece Hermione e Ginny annuì.
«Infatti, non posso mica fare i salti mortali! Ci sto provando e gli deve stare bene così». Hermione sorrise «Sei così sicura di te, ti invidio alle volte».
Ginny rise di se stessa, scuotendo la testa «Sono sicura di me adesso, ma devo ricordarti tutte le figuracce, le scene mute e le lamentele degli ultimi quattro anni?»
«Ognuno ha avuto i suoi momenti… io ho avuto Allock al secondo, ricordi?»
«Ok, vinci tu a mani basse» ironizzò Ginny, ridendo.
«Ah, grazie! Ma, ehm, a Ron hai intenzione di dirglielo prima o poi?» Provò a dire Hermione, provocando come si aspettava la sua reazione sconvolta «Ah, non esiste».
«Ma è tuo fratello! E lo sai come diventa lui quando gli si nascondono le cose...»
«Ma io non glielo nascondo, confido nel fatto che non se ne renderà conto perché è tonto» replicò Ginny, facendola sbuffare. «E poi, appunto, so com’è fatto mio fratello e l’hai visto pure tu quest’estate: non riesce a concepire determinate cose…»
Hermione sorrise con indulgenza alla solita uscita melodrammatica «È solo un ragazzo e, come tutti i ragazzi, ha problemi a parlare di sentimenti. Dubito che Harry sarebbe molto più aperto di lui in questi discorsi» fece, meditabonda.
Per un attimo pensò all’idea di spiegargli quello che si stava creando tra lei e Sirius e le venne da ridere. Impossibile. Ginny liquidò il discorso con una scrollata di spalle.
«Non saprei… per ora mi va bene che non lo sappiano e basta. Tu invece?»
«Io cosa?»
«Oh andiamo, non parliamo da giorni!» Esclamò l’altra. Si guardò intorno con fare cospiratorio e abbassò la voce «Sirius?»
Hermione sussultò un attimo e, quasi per un secondo intero, pensò di dirglielo. Sarebbe stato bello avere qualcuno con cui confidarsi lì al castello, da cui andare per sfogarsi o con cui ragionare sui suoi dubbi. Purtroppo fu un solo secondo di felicità, perché poi ritornarono la paura e l’ansia che la cosa fosse troppo anche per una come Ginny. Doveva stare attenta perché quello non era solo un segreto suo, doveva farlo anche per Sirius.
«Beh niente. Ti avevo già detto che non c’era niente a Grimmauld Place, figurati qui!» Esclamò, fingendosi scandalizzata.
«Peccato, continuo a pensare che sarebbe stato così…»
«Così come?» Chiese Hermione, inarcando un sopracciglio.
L’intento era di imbastire un’espressione severa, ma era curiosa di sapere come avrebbe potuto vedere la cosa. Si rendeva conto di stare testando il terreno, ma era più forte di lei; avrebbe tanto voluto avere qualcuno con cui vuotare il sacco. Forse era tempo di comprarsi un Pensatoio, pensò ironicamente.
Ginny si accomodò meglio con un sorrisino enigmatico e l’aria  pensierosa.
«Sarebbe inaspettato, ecco» decise di dire, mentre Hermione sorrideva tra sé e sé.
«Non sembra male, inaspettato».
Ginny scosse la testa «Non lo è. Forse stupirebbe all’inizio, ma poi ti verrebbe da pensare che è una bella cosa, no? Ti verrebbe da pensare che tutto è possibile».
Hermione la fissò, poi scosse la testa «Non siamo mica in una favola… e poi per questo ci sono già Tonks e Remus, no?» Disse, anche se pensare a quei due la intristiva un po'.
Ginny sembrò pensare la stessa cosa «Non saprei, io parlavo di cose che funzionano…»
Hermione batté le palpebre «E dove ti viene in mente che tra me e Sirius avrebbe potuto funzionare?» Sbottò, abbassando di colpo la voce e guardandosi intorno nervosamente.
Ginny ci pensò su un attimo «Non so, sensazioni».
Hermione la guardò, decisa a chiederle di spiegarsi meglio, ma Aveline e Brienne piombarono tra loro e Hermione dovette capitolare. Si sedetterono accanto a loro e cominciarono a parlare con Ginny, che conoscevano appena, mentre Hermione continuava a ripensare alle parole di Ginny e a sorridere, stupidamente.
 
Le selezioni non erano ancora iniziate ma si preannunciavano difficili, soprattutto perché la banda di Draco Malfoy non aveva trovato nulla di meglio da fare che andare a vederli, schiamazzando tutto il tempo. Hermione sospettava che volessero mettere Ron a disagio e, infatti, uscì dagli spogliatoi Ron rosso come il sole al tramonto.
«Ah, povero Ron…» sospirò Ginny, come leggendole il pensiero, poi si girò all’indirizzo di Malfoy che sghignazzava e indicava i giocatori in aria. «Ora vado lì e lo abbatto!» Sbottò. aHermione la tenne per la maglietta «Risiediti e ignoralo, non ne vale la pena».
«Salve, ladies» salutò Blaise, sedendosi con sicurezza accanto a Hermione, che lo guardava con un'espressione sconvolta. «Gelatina?» Fece, piazzandole un pacchetto sotto al naso.
Hermione inarcò un sopracciglio «Che ci fai qui?»
Blaise scrollò le spalle «Sopralluogo» disse semplicemente.
Hermione avvertiva gli sguardi malevoli degli altri Serpeverde su di loro e un silenzio che non prometteva nulla di buono. Continuò a fissare con insistenza Blaise, ma lui la ignorò.
Ginny si stupì «Non fai parte della squadra, però».
Blaise sorrise, ma era più un ghigno «Grazie a Cartesio» ironizzò con incredibile faccia tosta, lanciando una gelatina in aria e prendendola al volo.
Hermione roteò gli occhi al cielo «Se non sei qui per il Quidditch, cosa-»
«Chi ci prova dei vostri?» La interruppe lui, sempre parlando con Ginny.
«Oh, mio fratello Ron» replicò Ginny, con tono leggermente teso.
«Ed è bravo?» Provò a chiedere ed Hermione si ritrovò a prendee le sue difese senza neanche sapere perché.
«Certo che è bravo! È solo un po’ teso ma andrà bene» sbottò, come per accusarlo.
Blaise le lanciò un'occhiatina derisoria, poi sentirono uno strano movimento e si ritrovarono Malfoy, Pansy Parkinson e il resto della gang dietro di loro.
«Oh, da qui si vede tutto molto meglio» fece Malfoy, mentre Blaise roteava gli occhi.
«Certa gente è peggio delle piattole, me li ritrovo dappertutto» sibilò, mentre Pansy Parkinson gli soffiava un bacio.
«Ce l'hai ancora con me, piccolo Blaise?»
Blaise la ignorò e Ginny batté le palpebre «Sbaglio o la Parkinson…»
«Già» grugnì lui, con un solo suono schifato.
«E perché?»
«Per rompere le scatole» ribatté tagliente Blaise, ma Draco fece un ghignetto.
«Perché non racconti a tutte noi del tuo incontro focoso nei bagni dei Prefetti?» Ironizzò.
«Vaffanculo, Malfoy. Ti converrebbe stare più attento alle cazzate che fa tuo padre che a me. Non sia mai te li ritrovi in prigione prima della fine dell'anno».
Le Grifondoro si lanciarono sguardi preoccupati, gli occhi di Malfoy lampeggiarono dall’ira.
«Non ti preoccupare Zabini: c'è una ricompensa per i Babbanofili come te e tua madre...»
Blaise scattò in piedi, mentre Malfoy scattò a stringere la bacchetta sotto il mantello. Hermione si pose tra i due, ma guardava Blaise.
«Spostiamoci ragazze, qua c'è troppo casino. Vero, Zabini?»
«E qui c'è troppa puzza, Granger» ripose Malfoy ma, a dispetto dello sguardo sincronizzato di Hermione e Blaise, il sonoro "sciaff" non arrivò da nessuno dei due.
Malfoy si tenne una guancia e si girò a fissare Brienne come se le fosse spuntata un'altra testa. Brienne si rizzò con aria indifferente.
«La prossima sarà una una fattura, Malfoy, e non sbaglierò mira» replicò, uscendo dagli spalti per spostarsi più in basso. Nel silenzio dell'evento, Ginny, Aveline e Hermione la seguirono mentre Blaise rimase indietro di qualche passo.
«Zabini, sei morto» fece Malfoy, mentre Tiger e Goyle si scrocchiavano le mani.
Blaise scrollò la testa e li ignorò, ma sapeva che la vita a Serpeverde sarebbe diventata ancora più dura da quel momento in poi.
Si risedette accanto a Hermione, parecchi spalti sotto, e la ragazza sussurrò «Mi spiace».
«Non fa niente» replicò solo Blaise, guardando in alto mentre i giocatori uscivano. 
Le prove iniziarono e, in realtà, non andarono troppo male anche se Ron era così teso che fece degli errori piuttosto gravi; Hermione ci capiva poco, ma poteva capirlo dai borbotti di Ginny. Ogni tanto ossevava il profilo di Blaise, ma quello aveva preso uno studiato sguardo neutrale, anche se Hermione notò che fissava soprattutto Ron.
«Ti stia divertendo?» Gli sibilò.
«Sì, perché ti da così fastidio?»
Le risate di Malfoy e i suoi quasi coprirono le loro parole. Hermione sbuffò.
«Ci sono già quegli idioti e, come loro, ti stai divertendo a spese dei miei amici…»
Blaise si accigliò «Non mi paragonare a Malfoy, per favore. Io mi sto divertendo alle spese di un amico e non perché è un Grifondoro, ma perché non è bravo. Mica è colpa mia».
Hermione sbuffò «Se sei venuto per questo potevi anche risparmiarci la tua presenza».
Blaise rise, scuotendo il capo «Ma guarda che il Quidditch funziona così, ci si mette sempre alla prova rischiando anche un po’ di prese in giro. Tu perché te la prendi tanto?»
Hermione aprì la bocca per ribattere, ma il fischio finale li distrasse.
Ormai il cielo aveva virato verso un blu scuro e il sole stava tramontando, segno che dovevano essere passate almeno due ore. Tutti i giocatori atterrarono e lei fece la sua migliore espressione incoraggiante, mentre Ron si girava verso di loro con sguardo cupo; lanciò un’occhiata perplessa a Blaise Zabini, seduto accanto a Hermione, poi ritornò su Angelina che stava decidendo il da farsi. Alla fine, miracoli dei miracoli, decise di dagli un’occasione e lo proclamò nuovo portiere di Grifondoro.
«Che cosa?» Balbettò Ron, battendo le palpebre.
Angelina annuì, severa «Però voglio che ti alleni per migliorare i tuoi punti deboli, chiaro?»
Ron annuì, ancora in trance, mentre i gemelli e gli altri correvano ad abbracciarlo.
«Ce l’ho fatta! Hermione, Ginny, sono il nuovo portiere!» Urlò, quando furono fuori. Ginny scambiò un’occhiata perplessa coi gemelli, l’aveva visto anche lei che altri erano stati più bravi di lui a volare, ma corse comunque ad abbracciarlo, seguita a ruota da Hermione.  
«Qui c’è bisogno di una festa… Burrobirra, grossi quantità di Burrobirra! Fratello…?»
«Sì, subito! Espresso di Burrobirre in arrivo!»
Fecero i due gemelli, sparendo per andare a reperire la bevanda chissà dove. Ron era così contento da non riuscire a smettere di sorridere, ma Hermione continuava a fissare Blaise. «Allora, che sta succedendo? »
Blaise smise di guardare la banda rosso-oro per girarsi verso di lei «Cosa?»
«Andiamo, so per certo che hai già litigato con Malfoy ieri sera e oggi quella scena, poi Ron... che problemi hai?»
Zabini scosse la testa «Io penso che sei tu a essere strana in questi ultimi tempi, Hermione Granger, vuoi dirmi tu che cos'hai?»
Hermione batté le palpebre, zittita. Possibile che la sua distrazione fosse così chiara? E se fosse stato vero, perché i suoi migliori amici non se n’erano accorti e lui sì?
«Non sono affari che ti riguardano».
Blaise anuì come se lo fosse aspettato «Appunto. Lascia stare i miei problemi, Hermione. Sarai anche una ragazza intelligente, ma ci sono cose che continui a non capire…» Hermione lo osservò andare via chiedendosi di cose stesse parlando. Lo sapeva di non essere sempre intuitiva per tutte le faccende che non riguardavano una conoscenza di tipo enciclopedico, ma non era una sprovveduta.
Con un’ultima scrollata di spalle, si avviò anche lei verso la Torre Grifondoro, pronta a qualsiasi disastro quei due scalmanati avessero deciso di architettare.  Infatti, non appena il ritratto della Signora Grassa scivolò di lato, fu invasa da un insieme di voci, colori e cose.
«Ma cosa diavolo…?» Cominciò, stringendo gli occhi e mettendo le mani sui fianchi; intercettò al volo i due gemelli, con una sospetta cassa sotto al braccio, e si avviò a passo di marcia verso di loro. «Fred!» Sbottò, tirandolo per attirare la sua attenzione.
Il sorriso del gemello appassì solo per due secondi, ma si riprese quasi all’istante «Oh, festeggiamo la nuova squadra e… Ron!» Esclamò, tirando a se un Ron decisamente e insolitamente felice, che rideva e abbracciava tutti.
Fred continuò a ghignare e Hermione sapeva perché: lui lo sapeva che, anche se severa, non avrebbe mai rovinato i festeggiamenti di Ron. Un colpo basso.
Hermione fissò per un po’ l’aria serena dell’amico, poi sospirò sconfitta «D’accordo, ma non voglio cose illegali…» cominciò, ma Fred prese un’aria imbarazzata mentre la cassa che conteneva Burrobirra si agitò come dotata di vita propria.
«Scusa?» Provò a fare, mentre Hermione tornava a guardarlo male. «Che festeggiamenti sono senza Burrobirra? E non è neanche troppo illegale, possiamo berla anche a Hogsmeade!» Protestò, ma Hermione infilò la mano nella cassa aperta e prese una bottiglia.
«Questa la prendo per me» fece solo, avviandosi con tono deciso verso una delle poltrone.  
Fred la guardò sconvolto per un lungo istante, poi si risvegliò quando l’altro gemello gli picchiettò la spalla con aria impaziente «Ok, grazie Hermione! Se ne vuoi altra, chiedi!» Urlò ancora, per poi girarsi a confabulare col fratello.
«Sì sì» mugugnò solo lei, mentre si lasciava cadere su una poltrona con un grosso sbadiglio.
La giornata era stata lunga e lei non aveva le forze per contrastare un’intera Casata pronta a festeggiare. Chiedendosi per un istante se Harry era ancora in punizione, pensò che forse poteva provare a leggere un po’ del suo libro visto che di studiare non se ne parlava. Non si sentiva più tanto sociale e il pic-nic del pranzo sembrava essere avvenuto mille anni prima. In realtà sapeva cosa aveva contribuito a cambiarle l’umore, solo che non le andava di pensarci perché la irritava; era qualcosa che riguardava Remus e Tonks: pensare a loro la intristiva, ma la riportava anche per l’ennesima volta al solito punto di partenza; ormai stava diventando monotona. Sarebbe stato sempre così? In attesa del momento successivo in cui avrebbe rivisto o sentito Sirius?
«Ti prego, dimmi che questa cosa finirà a breve!» Esclamò Brienne, arrivandole alle spalle. Hermione sorrise «O i miei dubbi. Penso sia una scusa per sfogare lo stress…»
«Beh, George Weasley potrebbe sfogare lo stress in altro modo, invece di decidere di farmi il bagno» grugnì Aveline, scostandosi le ciocche fradice e sedendosi accanto a Hermione.
«Scusa!» Sentirono urlare George, perso chissà dove nella folla.
«Seh» borbottò lei, mentre Hermione scuoteva la testa e mormorava un incantesimo; la bacchetta cominciò a ruotare lentamente, emettendo aria calda che le asciugò i capelli. «Ehi, figo!» Esclamò Brienne ammirata e Hermione sorrise.
«Io giuro che lo ammazzo» sibilò Ginny, trascinandosi una poltrona fino al camino e unendosi all’allegra compagnia con le mani nei capelli.
«Beh, ciao anche a te!»
«Chi ha fatto cosa?»
«Posso pure capire che sia contento di essere stato preso, ma se si riproduce di nuovo nella terza parata della selezione io lo affogo nella Burrobirra» mugolò, facendole ridere.
Hermione lanciò un’occhiata a Ron e sorrise «È una bella cosa vederlo soddisfatto, dai!»
«Sì, sì…» borbottò Ginny, poi si guardò intorno. «Dove è Harry, a proposito?»
«Credo sia ancora in punizione… non ha degli orari fissi, ma di solito finisce a mezzanotte»
«Mezzanotte?!» Fecero incredule le altre tre, che dopotutto non erano mai state sveglie abbastanza da vederlo ritornare.
«Quella donna è un mostro» stabilì Ginny, mentre Grattastinchi le volava in grembo e lei prendeva ad accarezzarlo sovrappensiero.
«Già, bisognerebbe trovare un modo per scavalcarla. Non possiamo a fare quella roba come Difesa» grugnì Brienne, con una  smorfia.
«Pensa se riuscissimo a farla cacciare e ad avere un altro insegnante prima della fine di quest’orribile anno» continuò Aveline, ma Hermione sentiva già la mente vagare oltre: forse c’era un modo per fare qualcosa senza andare troppo contro le regole e senza uscire dal castello… avrebbe dovuto ragionarci un po’ su, ma forse era fattibile.
«Hermione, ci sei?»
Lei batté le palpebre e rimise a fuoco la stanza «Eh?»
«Dicevo, domani pranziamo insieme?» Le chiese Aveline e lei annuì con un sorriso.
«Ok, allora io vado in dormitorio prima di dover uccidere George e la sua pistola ad acqua» proclamò, alzandosi in piedi. «Poi dobbiamo riparlare del gancio da boxer di Brienne!»
Brienne ridacchiò «Oh, riproverei volentieri con Malfoy altre mille volte... buonanotte»,
Hermione e Ginny le salutarono, poi calò un silenzio strano e Hermione notò il profilo concentrato della seconda sul fuoco che schioppettava nel camino «Ginny, tutto bene?»
«Cosa? Oh sì, pensavo…» replicò lei con tono vago. Hermione poteva notare le sue mani irrequiete sul pelo di Grattastinchi.
«A cosa?» Provò a chiedere e la vide arrossire.
«Niente, niente…» sospirò, come se uscisse da una trance. «Mi sa che vado anch’io...»
«Ginny...»
«Buonanotte, Hermione».
«Ok» rispose, arrendendosi. Molto spesso notava che Ginny si estraneava dai loro doscorsi per fissarsi su punti casuali della stanza, ma non voleva forzarla: tutti avevano i propri segreti e Ginny aveva il diritto di averne i suoi.
Con un nuovo sbadiglio, Hermione lanciò un’altra occhiata a Ron e si sistemò meglio nella poltrona: non voleva andar via perché le sembrava indelicato dal momento che non c’era neanche Harry a festeggiarlo, però era troppo stanca per partecipare attivamente.
Alla fine decise di accoccolarsi meglio vicino al fuoco e di incantare i ferri perché cucissero da soli qualche nuovo berretto per gli elfi, giusto per non lasciare il lavoro a metà, e tirò fuori il libro sulla purezza del sangue che ormai aveva quasi finito; purtroppo non aveva pensato a prenderne altri da Grimmauld Place, ma chiederli a Sirius poteva essere sospetto. 
E, a proposito di Sirius, tra le pagine del diciottesimo capitolo c’era una delle numerose lettere incompiute che aveva provato a scrivergli in quei giorni.
Sirius era sembrato piuttosto convinto a continuare ma lei? Avvertiva sempre dei sentimenti contrastanti: quando Sirius era con lei, non faceva altro che sentire il suo cuore battere all’impazzata e non riusciva a togliersi il sorriso dal viso; però quando non c’era pensava sempre a come, dove e quando quella situazione sarebbe andata storta.
Senza neanche farci caso, continuò a scrivere la lettera come sfogo, quasi come se stesse scrivendo un diario e arrivò alla fine della pergamena in un soffio; la rilesse e rise di se stessa, per poi strapparla a metà e infilarla in borsa. Forse avrebbe dovuto organizzare un discorso e parlare lei la prossima volta, in modo da chiarire tutti i suoi dubbi.
Hermione bevve un sorso di Burrobirra, cercando di stare sveglia, ma nonostante il casino della festa sentiva gli occhi chiudersi. Si risvegliò con un sussulto circa mezz’ora dopo, quando Harry andò a sedersi accanto a lei e posò la borsa con un tonfo.
*Oh, Harry, sei tu... bello per Ron, vero?» Bofonchiò, ma poi sbadigliò. «Sono così stanca. Sono stata sveglia fino all'una a fare altri berretti. Spariscono in un soffio!» Esclamò.
«Grandioso» disse Harry. «Senti, Hermione. Sono appena stato su nell'ufficio della Umbridge e mi ha toccato il braccio...» cominciò a raccontare, con aria concitata. Hermione aveva capito che aveva bisogno di parlarne e ascoltò con attenzione.
«Temi che Voldemort possa controllarla come controllava Raptor?» Chiese, scettica.
«Beh è possibile, no?» rispose Harry, abbassando la voce.
«Immagino di sì. Però non credo che riesca a possederla come possedeva Raptor, voglio dire, ora è di nuovo vivo e vegeto, no? Ha il suo corpo, non ha bisogno di usare quello di un altro. Potrebbe controllarla con la Maledizione Imperius, però...» provò a dire, ma in realtà non era molto convinta di quell’ipotesi. Per lei la Umbridge era una donna malvagia, ma probabilmente non aveva niente a che fare con Voldemort.
Harry osservò per un attimo Fred, George e Lee Jordan che facevano i giocolieri con le bottiglie vuote di Burrobirra. Poi Hermione disse «Ma l'anno scorso la cicatrice ti faceva male senza che nessuno ti toccasse. E Silente non ha detto che dipendeva da quello che provava Voldemort in quel momento? Voglio dire, forse quello che senti adesso non c'entra affatto con la Umbridge, forse è solo una coincidenza che sia successo mentre eri con lei».
«È cattiva» disse Harry in tono piatto. «Perversa».
Hermione annuì «È tremenda sì, ma... Harry, credo che dovresti dire a Silente che ti fa male la cicatrice» fece, consapevole che non avrebbe ascoltato. Poteva capire il senso di frustrazione di Harry nell’essere ignorato da Silente, ma stava sbagliando nel nascondergli tanti dettagli importanti.  
Infatti la risposta di Harry fu sbrigativa e anche un po’ scocciata «Non lo voglio seccare con questa faccenda. Come hai appena detto, non è una gran cosa. Mi ha fatto male per tutta l'estate, stasera è stato solo peggio, tutto qui...»
Hermione sospirò, cercando di mantenere una certa pazienza «Harry, sono sicura che Silente vorrebbe essere seccato per questa-»
«Sì» sbottò Harry prima di riuscire a trattenersi. «È la sola parte di me che interessa a Silente, vero? La mia cicatrice…» ribatté lui, con tono amaro.
«Non dire così, non è vero!» Saltò su Hermione, cercando di rassicurarlo.
«Credo che scriverò a Sirius, per sapere che cosa ne pensa...» provò a dire lui e Hermione sbottò, prima di rendersene conto «Harry, non puoi scrivere una cosa del genere in una lettera! Non ti ricordi? Moody ci ha detto di stare attenti! Non siamo più sicuri che i gufi non vengano intercettati!»
Si sentiva in colpa nel fare la ramanzina a Harry sul contattare Sirius quando loro due si erano visti appena un giorno prima, ma supponeva ci fosse differenza tra parlare di cose non troppo pericolose e spedirgli una lettera in cui si parlava di Voldemort. Nonostante quel pensiero, però, si morse un labbro preoccupata quando Harry si alzò in piedi di botto.
«Va bene, va bene, allora non glielo dico! Vado a dormire. Dillo tu a Ron, d'accordo?»*
«Harry…» cominciò, senza in realtà sapere come finire. Dopotutto non poteva dirgli di lei e Sirius e non poteva fare nulla per consolarlo. Così, quando Harry si girò di nuovo verso di lei, si limitò a dire «Se vai tu vuol dire che posso andare anch'io senza essere scortese. Sono completamente sfinita e domani voglio fare altri berretti. Senti, puoi aiutarmi se ti va, è divertente, sto migliorando, so fare i disegni e i pompon e un sacco di cose, adesso…» provò, senza tanta convinzione.
Harry si limitò a mugugnare qualcosa, poi sparì verso il dormitorio.
Hermione sospirò, andò a salutare Ron – che la guardò con aria di rimprovero e per una volta a ragione – e si avviò afflitta verso il dormitorio, lasciando le sue cose in Sala Comune.  Quella giornata era finita malissimo e non vedeva l’ora di andarsene a dormire, possibilmente senza pensare né a Harry, né a Sirius, né a Voldemort.
Ron la osservò risalire le scale del dormitorio femminile, poi scrollò la testa e si lasciò cadere davanti al camino; evidentemente era destino che i suoi amici dovessero stare male proprio lo stesso giorno in cui lui era felice. Chissà, magari un giorno si sarebbero occupati anche un po’ di lui, oltre che di se stessi… con una sorta di affettuosità mista a rassegnazione notò il berretto in via di composizione che Hermione aveva lasciato sulle sue cose e lo prese, nascondendolo nella sua borsa. Ormai era quasi certo che gli elfi avrebbero cominciato a boicottare la Torre Grifondoro se non avesse smesso di fare quelle cose.
Stava per dire ai gemelli che se ne andava anche lui a dormire, quando la sua attenzione fu catturata dal grosso libro che Hermione stava leggendo in quel periodo: “La Purezza del sangue – Da Slytherin a Tu-Sai-Chi”. Lei gli diceva sempre che era poco flessibile, ma sinceramente non vedeva cosa potesse esserci di bello in un libro così impregnato di storia disgustosa… lo prese e lo fece roteare tra le mani, dovendo ammettere però che i libri di Sirius erano davvero molto belli. Poi, dalle pagine ingiallite, volò fuori un foglio su cui gli cadde l’occhio prima ancora che la decenza gli permettesse di allontanare lo sguardo.
Era una lettera sentimentale.
Ron si guardò per un attimo intorno, sapendo benissimo che ormai non avrebbe potuto distogliere lo sguardo neanche se si fosse costretto. La lettera era scritta nella calligrafia minuta e fitta di Hermione, ma purtroppo mancava la parte superiore del foglio.
Cercando di far finta di nulla, provò a cercarlo sotto il divano e attorno alle sue cose, ma non lo trovò; probabilmente era finito nella sua borsa, così dovette accontentarsi della parte finale, che cominciò a leggere incastrandosi meglio nella poltrona.
Era una lettera così bella e strana che per un momento Ron pensò potesse far parte di qualche altro libro, ma la scrittura era troppo inconfondibile per non essere riconosciuta. Quando la finì rimase inebetito per un lungo istante, ad ascoltare lo strano fastidio che avvertiva alla base dello stomaco. Cosa poteva essere? L’idea che Hermione avesse scritto quelle parole così sentite a qualcuno, lei che era sempre così razionale, lo infastidiva.
Forse era geloso  Più o meno erano le stesse sensazioni che aveva provato al Ballo del Ceppo nel vederla con Krum, ma non era poi così bravo ad analizzarsi. E a quanto pare non era, non erano, neanche così bravi ad analizzare Hermione visto quello che scriveva quando non la guardavano.
Con un sospiro tremolante, Ron si avviò al dormitorio senza salutare nessuno e si mise al letto con la lettera ancora appallottolata tra le mani, addormentandosi solo molto tempo dopo. E con le parole di Hermione che gli rimbalzavano nella testa.
 
Note autrice:
Mi dispiace per il capitolo privo della fulgida presenza di Sirius, ma dai prossimi mi farò perdonare: cominceranno a distaccarsi molto dal libro originale e seguiranno molto di più Sirius, che avrà una storia parallela a quelli dei ragazzi a Hogwarts. Giusto per avviso.
Spero che la storia vi stia piacendo, buona lettura e alla prossima.
 
 
   
 
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