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Autore: Yurha    17/01/2019    1 recensioni
Il Natale era ormai alle porte nella città di New York.
Tutto si trasformò, infondendo un'atmosfera di gioia e festa in ogni suo abitante ma, sfortunatamente, un serial killer chiamato dalla polizia 'lo Strangolatore' fece la sua comparsa in una notte di inizio Dicembre, esattamente come un predatore in cerca delle sue prede indifese.
I Detective Lupo e Bernard, insieme ai Procuratori Cutter e Rubirosa, riusciranno a catturarlo prima che mieta altre vite e prima della Magica Notte dell'Avvento?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12

Il vento gelido finalmente si fermò e in cambio, la neve riprese a cadere pigramente sull’intera città.
Di ritorno dal tribunale, Connie decise di fare un giro in taxi fino al Rockfeller Center per ammirare l’enorme albero di Natale tutto decorato, con in cima una meravigliosa stella di cristallo, generosamente donata al comune di New York dalla Fondazione Swarovski per l’enorme contributo filantropico in metà delle sue cause umanitarie.
Quella visione la rese più entusiasta e più felice, quindi fece ritorno in ufficio.
Camminando per il corridoio con il file del caso Wei tra le braccia, si sentì emozionata nel poter riferire a Mike delle fantastiche novità e all’idea di vederlo fu sorpresa di sentire una fitta allo stomaco e al turbine di emozioni che provò al solo pensiero.
Si rese conto che sentiva esattamente la stessa cosa quando lo coglieva a guardarla attraverso il vetro del suo ufficio oppure, quando erano seduti vicini in tribunale per caso i loro gomiti si sfioravano o anche quando si trovava nel suo letto mentre ripensava alla giornata trascorsa, a lui e a tutte le volte che lo incrociava o si facevano visita a vicenda.
Ma nonostante tutto ciò, continuava a chiedersi cosa avesse di sbagliato.
Perchè provava certe cose, certe emozioni quasi viscerali?... Per Michael Cutter poi!
Prese un profondo respiro prima di entrare nell’ufficio del capo.
Anche se alla Procura non c’erano molti avvocati, si sentivano comunque molti rumori ma sapeva che una volta entrata in quell’ufficio, sarebbe stato come entrare in una bolla, una dimensione completamente al di fuori dal mondo, in totale tranquillità.
Infatti in quel momento, Mike era seduto alla scrivania con le maniche del maglione blu notte alzate fino a metà avambraccio e la zip aperta fino a metà torace a mostrare la sua maglia grigia.
Stava ancora confrontando gli appunti con i fascicoli dei casi insoluti a causa dei cavilli legali o vizi di procedura.
Connie potè intravedere il suo piccolo mondo solitario per circa un secondo, poi cercò di entrare silenziosamente per poter continuare a guardarlo, pensando che tutto sommato fosse una persona molto enigmatica ma carismatica, intrigante e attraente.
Se si imparava a conoscerlo bene, si poteva notare un aspetto molto interessante: era molto ben disposto a parlare delle sue idee e ideali ma era molto chiuso riguardo i suoi pensieri, sogni ed emozioni.
Proprio mentre Connie era appoggiata allo stipite della porta, assorta nei suoi pensieri, Mike guardò improvvisamente verso di lei.
Vide i suoi occhi di ghiaccio e il suo sguardo concentrato sciogliersi all’istante.
Da profondi, severi e velati, divennero subito dolci, gentili e presenti.

Sorrise e mise giù la penna. «Allora, com’ è andata?» chiese, dato che Connie non gli fece sapere nulla.
Lei provò a sembrare più naturale possibile mentre l’osservava, come successe altre milioni di volte prima di quella.
Si decise a fare un passo avanti e sedersi con nonchalance sul divano beige, lisciandosi lentamente la gonna blu.
«Allora?» chiese Mike, impaziente di sapere.
Lei sorrise. «Alla grande.»
Lui aggrottò la fronte, non capendo. «Definisci ‘alla grande’.»
«La signora Wei ha confessato tutto fin nel dettaglio.» rispose alzandosi per andare dietro la scrivania e appoggiare il fascicolo ma nel prenderlo, accidentalmente Mike toccò la mano di Connie.
Entrambi sentirono come dell’elettricità ma cercarono di non far notare nulla all’altro.
Mike ci provò con tutte le forze ma quella volta non riuscì ad essere l’uomo di sempre.
Senza pensare, mise istintivamente la sua mano sopra quella di lei stringendola leggermente e con delicatezza, mentre Connie non riuscì a muoversi di un millimetro, tantomeno riuscì a pronunciare una sillaba.
Il mondo intero sembrava si fosse fermato solo per loro, nessuno e nulla osava muoversi.
Mike la guardava e la sua espressione gli disse che lei sentiva esattamente ciò che sentiva lui.
Connie non si muoveva, non respirava, non riusciva nemmeno a battere ciglio.
Lui pensò che gli sguardi che si scambiarono prima di quello furono nettamente diversi.
Vide negli occhi di lei per meno di mezzo secondo, uno sguardo pieno di bramosia, un fuoco che non avrebbe dovuto esistere e da quello si sentì incoraggiato a fare qualcosa di più, cominciando così ad accarezzale il dorso, riuscendo finalmente a sentirne la morbidezza della sua pelle ma appena si rese conto di ciò che stava capitando, Connie strinse la mascella e prese coraggio, ritrovando la parola e l’ossigeno necessario.
«No Mike.. Ti prego, non farlo.. Non ora..» sussurrò, distogliendo lo sguardo, chiudendo gli occhi e ritraendo la mano.
Solo allora lui realizzò che se non l’avesse fermato, le avrebbe rivelato tutto ciò che aveva dentro, mentre lei si rese conto di quale immenso sforzo stesse facendo per mantenere le dovute distanze, non solo perchè era una sua collega ed era fidanzata ma anche perchè ha sempre creduto che lei non provasse nulla di ciò che lui provava e che tutte le cose che diceva e faceva erano solo per l’amicizia che li legava.
Mike scosse la testa leggermente. «Forse dovrei chiederti scusa, dirti che ho fatto una cosa assolutamente fuori luogo.» disse con calma, con sguardo basso sulla sua mano rimasta vuota, poi la guardò. «Ma non lo farò.» disse ancora tornando sui suoi occhi con mezzo sorriso.
Connie a quelle parole sentì chiaramente il suo cuore mancare qualche battito.
Quella frase si avvicinava pericolosamente ad una confessione e molti, forse troppi pensieri si affollarono nella sua mente senza poterne distinguere neppure uno.
Quando riuscì a guardarlo negli occhi, trovò che fossero di un azzurro bellissimo, proprio come quello del cielo estivo senza nuvole.
Avrebbe dovuto dire qualcosa ma non sapeva cosa e in quale modo.. Doveva assolutamente spiegargli che era sbagliato ciò che aveva appena detto e fatto.
Sospirò. Aprì la bocca per dire qualcosa ma un rumore proveniente dalla porta di servizio dietro di lei li distrasse: la voce profonda di Jack.
«Connie, com’è andata in tribunale?»
Fecero finta che nulla fosse successo, poi prese il fascicolo da sotto la mano di Mike e lo consegnò al Procuratore Capo.
Mike l’anticipò nella risposta. «La signora Wei, o meglio, la vedova Wei ha confessato tutto in aula.»
Jack restò sorpreso dalla notizia. «Davvero? Sei stata fortunata.»
«Già. Ecco, questo è il fascicolo.» rispose cercando di sembrare il più professionale possibile. «Se volete scusarmi, vado a mettermi qualcosa di più comodo, poi sbrigherò il lavoro in sospeso.» disse ancora, guardandoli entrambi di sfuggita. «Sono sicura che Michael potrà spiegarti tutti i fatti.» concluse mentre se ne stava andando verso il suo ufficio.
"Michael?" pensò Jack perplesso.

«Se vuoi sapere qualcosa, è tutto scritto nel fascicolo che hai in mano, perciò..» cominciò Mike ma fu interrotto da McCoy.
«Mike, ho appena assistito per caso alla vostra.. Come posso chiamarla.. ‘situazione’.» ammise.
«Jack, potresti considerarla come una di quelle cose ‘non chiedere - non dire’?» disse cercando di cambiare discorso alla veloce.
L’espressione di Jack parlò da sè. «Okay, allora ti lascio al tuo lavoro.» disse esitando un secondo prima di andarsene.
«C’è qualcos’altro?» chiese guardandolo.
«Si. Un’ultima cosa.» rispose portandosi poi una mano all’orecchio. «Dimmi, lo senti questo suono in sottofondo?»
Mike corrucciò la fronte e si concentrò nell’ascolto ma non sentì nulla di strano. «Veramente no. Quale?»
«Il suono di un cuore esultante e parecchio felice.» rispose Jack sorridendo divertito, facendo capire al suo sottoposto che qualsiasi cosa fosse successa tra loro due fu pienamente approvata poi se ne andò, lasciando anche sul volto del Procuratore Cutter un sorriso divertito.

  
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