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Autore: maybeitsadream    17/01/2019    0 recensioni
1944, Barcellona.
Ognuno ricorda, ognuno sa cos'ha sepolto sotto la cenere. Liam ha seppellito suo fratello, Zayn la sua personalità.
Importante: i familiari dei protagonisti, a eccezione della mamma di Liam, avranno nomi diversi da quelli reali.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Liam reagì a quella scoperta con una nuova sessione di silenzio. Io, da vigliacco, andai via, pensando che forse avevamo entrambi bisogno di stare lontani, di riflettere separatamente su quanto ci era capitato e quando avrebbe potuto capitarci da quel momento in poi.

Per una settimana fui assente. Trascorsi il tempo nella pensione della signora Mercedes, a rileggere quello che avevo scritto e a riscriverlo da capo, per dargli una forma migliore, sempre più mia. E a chiedermi che senso avesse la mia esistenza, a incolparmi di qualcosa che non potevo ignorare in alcun modo.

Tutta la sofferenza della famiglia Serrano era riconducibile a me, sarebbe sempre stata riconducibile a me: non avevo fatto nulla per salvare Andrés, che aveva dodici anni e sognava di correre più veloce del vento, e sei anni dopo non avevo fatto nulla per salvare Liam, che in quella cella del commissariato in Via Laietana era stato violato nella sua dignità. 

Fui intrappolato in incubi vecchi e più recenti per diverse ore. Riuscivo a ricordare esattamente ogni dettaglio di quella notte: non solo gli occhi e i capelli di Andrés, ma anche i suoi abiti, e il tremore delle sue mani, e la paura nella sua voce piccola e priva di difese. Ricordai il freddo del suo corpo quando poi lo avevo trovato a terra, già cadavere, e fui invaso da un senso di colpa che mi imbottigliò in uno stato di follia.

Vissi di ricordi, e da questi mi lasciai divorare, cominciando a morire per la terza volta. 

Mangiai poco, bevvi la metà. Il mio unico dovere era soffrire. Ricordare a me stesso e al mondo che ero parte di quella feccia che avevo sempre sentito estranea e che invece era radicata nella mia indole. Scoprii di essere uomo esattamente quanto tutti gli altri, e che non bastavano la mia incoerenza e il mio sentirmi migliore a rendermi effettivamente diverso. 

Capii che sarebbe stato meglio per tutti se mi fossi allontanato per sempre da Liam, perché credevo che ogni sua disgrazia fosse attribuibile alla mia persona. Eppure non mi sembrava un pensiero concepibile. Amavo Liam e immaginarmi lontano da lui faceva male, immaginarlo per sempre mi gettava in un limbo di sconforto e sopravvivenza forzata, portandomi lentamente alle porte dell'inferno.

Per questo motivo, dopo una settimana, tornai al negozio della sua famiglia. Dentro c'era soltanto sua madre, un'espressione afflitta a invecchiarle il viso. Prima ancora che potessi formulare un saluto, parlò.

«Liam non c'è.»

Rimasi un po' stupito, nascondendolo però domandando se avesse ripreso a lavorare in libreria. La signora Serrano scosse la testa, ed ebbi paura che fosse stato di nuovo arrestato.

«Dov'è?», chiesi.

«Lontano da qui.»

Mi porse una busta bianca macchiata dal mio nome scritto con l'inchiostro e poi mi invitò a uscire.

Aprii la busta scoprendo la lettera soltanto quando fui di nuovo in strada, mentre il vento freddo di Dicembre congelava le lacrime che non mi ero accorto di aver cominciato a versare.

Caro Zayn,
quando leggerai questa lettera, io sarò già lontano. Vado via da Barcellona perché continuare a vivere qui vorrebbe dire costringerci in uno stato che non ci appartiene, che non fa per noi.
Voglio che tu sappia che non sono arrabbiato con te, che non riuscirei mai a esserlo, perché mi hai dato uno spicchio di quella felicità che avevo dimenticato e che credevo non avrei mai più potuto avere. Non ti do la colpa della morte di Andrés, e non te la danno nemmeno i miei genitori, ai quali ho detto tutto prima di scrivere quello che stai leggendo. Non sono arrabbiati con te, sono solo sconvolti. Così come lo sono io.
Ho paura, Zayn. Vado via anche per questo. Perché sono terrorizzato, perché ho scoperto la violenza cruda sul mio corpo di uomo, perché ho realizzato che Andrés è morto per davvero e lo è per sempre. E perché sono un vigliacco e non merito di stare accanto a te che sei l'uomo migliore che abbia conosciuto.
Ti chiedo di smettere di amarmi, perché così stare lontano da te sarà meno difficile, anche se mi porto nella memoria del cuore quello che mi hai raccomandato di non scordare mai.
Ti chiedo di smettere di amarmi perché farà bene anche a te. Ma non dimenticarmi, così come io non dimenticherò le promesse che mi hai fatto: profumate, rosse, spinose.
E, quando tornerai sul Tibidabo, pensami e raccontami la nostra storia, quella che avrei voluto leggere un attimo prima di morire, perché mi avevi detto che avrei potuto farlo solo alla nostra fine.
Immagino che la fine sia adesso. E scrivo per la prima volta partendo dall'ultima pagina per non proseguire mai più.
Credevi che il capolavoro promesso a don Federico fossimo noi. E lo hai fatto credere anche a me: nonostante la nostra fine sia adesso, so che abiteremo per le strade di Barcellona per l'unica misura temporale assimilabile ai capolavori. L'eternità.
Sarai in tutte le rose che vedrò fino alla morte, più triste perché non arriverà tra le tue braccia. E sarai in ogni notte di Novembre che passerò per strada, e in tutti i libri che vedrò e negli unici occhi che hanno avuto il privilegio di conoscerti davvero: i miei.
Quando mi penserai, io sarò già altrove, ma sempre dentro di te.
Spero che un giorno potrai perdonare la mia vigliaccheria e capire che scappo perché hai sempre avuto ragione: siamo noi uomini a fare schifo.
Addio, Zayn.
Ti auguro che qualcuno, un giorno, possa darti la stessa felicità che hai regalato tu a me.
Ti amerò sempre,
Liam

 

*

 

Non seppi di essere arrivato a casa di don Federico se non quando Gracia venne ad aprirmi. Non le diedi il tempo di salutare né di fare domande: salii le scale e mi precipitai nello studio di don Federico, sentendomi stravolto e non completamente in me.

«È stato lei?»

Lo vidi sollevare lo sguardo da alcuni fogli e posarlo sulla mia figura. La sua espressione mutò in un secondo: era spaventato.

«Che cosa è successo, Zayn? Stai tremando, non sembri tu.»

«È stato lei?», chiesi ancora, senza badare all'effettivo tremore di ogni parte del mio corpo.

Don Federico sospirò. «A fare cosa?», si arrese.

Con tutta la rabbia e la tristezza che provavo, gettai la lettera sulla sua scrivania e aspettai che la leggesse da cima a fondo, cominciando a pensare che forse non era stato lui a far partire Liam.

Avevo bisogno di sapere dove fosse, di trovarlo, di raggiungerlo e fargli capire che non ci sarei stato io se non ci fosse stato più lui. Nella follia, avevo creduto che fosse stato don Federico a suggerirgli di andare via: mi aveva promesso che lo avrebbe salvato, e forse quello era stato il suo modo di dimostrarmi che aveva mantenuto la sua promessa. Eppure sembrava davvero incredulo e spaventato per la mia condizione, tanto che realizzai di essere stato un idiota.

Scoppiai a piangere mentre era ancora impegnato a leggere, e presto mi sentii circondato dalle sue braccia e confortato dalla sua vicinanza.

Gli raccontai quello che avevo ricordato, ovvero che il ragazzino della notte tra il 17 e il 18 Marzo del 1938 era Andrés, il fratello di Liam. Gli dissi che l'avevo ricordato quando Liam mi aveva chiesto di prendere una sua fotografia perché voleva farmelo vedere, e gli dissi che in quel momento avrei preferito scomparire piuttosto che ammettere a voce alta il mio fallimento. Gli parlai della mia settimana di pensieri e follia, del mio desiderio di trovarlo, di non lasciarmelo sfuggire perché volevo vivere accanto a lui soltanto.

E piansi perché, parlandone, realizzai di averlo perso. Ripercorsi mentalmente tutte le giornate che mi erano sembrate più belle semplicemente perché c'era stato lui ad accarezzarle con i suoi sorrisi, e rivissi ogni cosa detta, ogni speranza sussurrata, ogni desiderio espresso. Seppi in quell'istante che non avrei mai più amato nessuno come avevo amato lui: gli avevo consegnato me stesso in tutte le mie rose, e sarei rimasto per sempre dentro la memoria del suo cuore, come aveva scritto.

Don Federico provò a calmarmi dicendo che mi avrebbe aiutato a ritrovarlo, ma non lo ascoltai. Il dolore catalizzava ogni mia attenzione e mi impediva di concentrarmi su qualcosa che non fosse Liam.

«Sono tornato in commissariato, quella notte», disse dopo un po'. «Non mi hanno permesso di portare via anche lui, ma ho ottenuto che fosse liberato all'alba. Ho parlato a lungo con il poliziotto che ti ha spinto quando mi hai visto, sono riuscito a estorcergli qualche informazione che ho potuto poi sfruttare per ottenere la scarcerazione di Liam. L'ispettore mi ha dato ascolto, ma non mi è stato possibile aspettare: mi hanno cacciato, assicurandomi che all'alba l'avrebbero fatto uscire.»

Il poliziotto si era fatto scappare che ci avevano scoperti mentre ci stavamo soltanto sorridendo. Don Federico aveva fatto tesoro di questa informazione e, dopo aver avvisato il suo avvocato che si era precipitato lì in poco tempo, gli aveva riferito tutto quanto. L'avvocato, che si chiamava Pedro Diaz e che mi conosceva e provava anche simpatia per me, aveva fatto notare all'ispettore che Liam era soltanto un ragazzo e che non aveva fatto nulla per offendere né la dignità del maschio catalano né la volontà del Signore. Non potevano, in poche parole, dimostrare che Liam fosse un invertito da un semplice sorriso che aveva rivolto a me, che ero già libero e morivo di paura. 

Nonostante l'avvocato e l'elevata posizione che don Federico occupava sulla scala sociale barcellonese, Liam era rimasto in cella per tutta la notte, vittima di violenza e odio ingiustificati.

Lo ringraziai e gli confessai che Liam mi mancava già. Mi mostrai vulnerabile e non me ne vergognai neanche per un istante: ero, in quel momento, la rappresentazione del vero me, e non mi sarei posto dei limiti. 

Restai lì fino a sera, stretto tra le braccia dell'unico uomo che mi aveva fatto da padre. Ed ebbi un po' meno paura, grazie a lui.

   
 
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