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Autore: Old Fashioned    17/01/2019    13 recensioni
Siamo a Herburg, la capitale dell'Impero di Kjarr. La tensione è alle stelle, perché stanno per cominciare i Giochi annuali, nei quali si affronteranno le migliori squadre delle Dodici Marche. Il comandante di una delle squadre in gara, Ehrenold, si troverà da una parte ad affrontare un avversario animato da vecchi rancori e disposto a tutto per riparare al torto che ritiene di aver subito, dall'altra verrà in contatto con un giovane soldato poco incline alla disciplina, un Cavallo Selvaggio nel gergo dell'esercito di Kjarr, e riconosciutene le potenzialità cercherà di avvicinarlo, con risultati non sempre positivi. Le due vicende si intrecceranno nella gara finale, quando tutte le squadre dovranno dare il massimo, ma solo una si aggiudicherà la vittoria.
Prima classificata allo "Sport Contest", indetto da Fiore di Girasole sul forum di EFP, a pari merito con "Ironia della sorte", di SSJD
Genere: Angst, Azione, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kjarr'
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Ciao a tutti,
eccovi un altro pezzo del mappazzone fantasy. Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, spero che apprezzerete anche il resto^^





Capitolo 2

Il campo di addestramento numero dodici era considerato il peggiore di tutta Herburg. Il più difficile, quello col terreno più infido. Si diceva che avesse causato più contusioni, ferite e ossa rotte di una banda di Orchi Cinerei inferociti.
Sotto il cielo cupo era una distesa grigia, fangosa, disseminata di pozzanghere, sulla quale si susseguivano ostacoli di vario genere, in un percorso che normalmente dava fondo a ogni energia di un soldato mediamente addestrato e faceva cadere svenute le reclute che da poco avevano ricevuto l'uniforme nera.
Ehrenold strinse gli occhi mentre un lieve sorriso gli increspava le labbra. Non si faceva mai tutto, il Campo dodici. Se ne facevano dei pezzi, più o meno lunghi a seconda delle intenzioni dell'istruttore: un buon maresciallo sapeva perfettamente a che punto del percorso spedire un soldato e quanto spingerlo per ottenere di volta in volta un allenamento, un allenamento duro, una punizione moderata o una punizione che non sarebbe stata dimenticata mai più.
Il Luogotenente raggiunse il recinto che lo delimitava e di nuovo fece scorrere lo sguardo sui vari ostacoli. Si soffermò sul Muro, una parete di legno posta alla sommità di una piccola salita. Essa era consumata da innumerevoli cotte di maglia che vi avevano urtato contro. Periodicamente veniva ridipinta, ma la pittura non durava mai più di qualche settimana. Riconobbe il suo bordo superiore smangiato dall'uso, rievocò la sensazione di trionfo di far passare la gamba e poi tutto il corpo oltre quell'asse scabra. Di nuovo sorrise fra sé e sé e si rivide ragazzo, con l'uniforme nera appena conferita, che correva su per la salita con uno zaino affardellato, saltava, si tirava su a forza di braccia e si lasciava cadere dall'altra parte con la sensazione di aver appena valicato il più alto dei Monti Utash.
In quel momento vide due figure avvicinarsi. Le osservò più attentamente e si accorse che erano un maresciallo e una recluta. Il ragazzo doveva avere sui sedici anni, perché sull'uniforme nera non aveva ancora alcuna insegna. Notò che era un po' più alto dell'istruttore, anche se per forza di cose meno robusto, e aveva un bel portamento fiero. Considerò tra sé e sé che uno così sarebbe stato probabilmente scelto per far parte della Guardia d'Onore.
In quel momento l'istruttore disse qualcosa e il ragazzo fece una cosa inaudita: si girò e rispose in tono aspro.
Un istante dopo, rotolò a terra colpito dallo scudiscio del maresciallo. Si rialzò torvo, rigido, con le spalle ingobbite e i pugni stretti, quindi lanciò al suo antagonista una tale occhiata di odio che Ehrenold stesso si trovò ad aggottare le sopracciglia disorientato.
Il sottufficiale però sembrava piuttosto avvezzo a quel tipo di comportamento e si limitò a indicare al ragazzo un punto del percorso. Il Luogotenente riconobbe la posizione: punizione molto dura.
Non si trovò in disaccordo con quella scelta: in un esercito la disciplina era tutto ed era bene che le reclute – ragazzetti che cominciavano appena a sperimentare la loro forza, esuberanti come torelli in primavera – capissero subito che i gradi andavano rispettati.
Intrecciò le mani dietro la schiena e per un po' rimase a seguire la punizione da lontano.
Notò che il ragazzo era veloce e affrontava gli ostacoli con piglio deciso, senza lasciarsi spaventare dalle difficoltà del percorso. Lo vide cadere in una pozza d'acqua limacciosa, arrancare fino al bordo con tutto l'equipaggiamento addosso, scrollarsi e riprendere grondante la corsa.
Si avvicinò.
Il maresciallo, che stava seguendo il ragazzo, al rumore dei suoi passi si voltò e salutò militarmente. Ehrenold rispose al saluto. L'uomo lo fissò aggrottando le sopracciglia, poi sul volto gli comparve un sorriso. “Ne hai fatta di strada,” constatò. Si pose i pugni sui fianchi e lo rimirò con fare compiaciuto. “Luogotenente, addirittura.”
L'ufficiale lo fissò a sua volta: l'uomo aveva qualche cicatrice e qualche tatuaggio di guerra in più rispetto a quel che ricordava, ma espressione e corporatura non erano cambiate per niente. “Maresciallo Tenhar,” disse.
Ehrenold, giusto?”
Sì.”
Sei qui per i Giochi?”
Sì, comando la squadra di Heiswegen.”
Senza togliere i pugni dai fianchi, il maresciallo sollevò le sopracciglia e annuì, poi disse: “Lo dicevo che avresti fatto strada.”
Ehrenold sorrise. “Veramente, maresciallo, se non ricordo male dicevi che ero uno stupido bue, buono solo per tirare un aratro.”
L'altro fece un gesto come per allontanare un insetto, quindi rispose: “Ma sì, quelle sono le solite cose che si dicono ai ragazzi per evitare che si montino troppo la testa, soprattutto se sono migliori degli altri.” Poi, dopo una pausa, in tono di vago rimprovero: “Dovresti saperlo, Luogotenente.”
Ehrenold assentì. “Sì, certo.”
Tu l'hai finito tutto il Campo Dodici.”
Mi ricordo.”
Beh, non era il caso che mettessi su troppa boria, non ti pare? Mi ricordo che anche da giovanotto eri ambizioso.”
Cosa ti fa pensare che lo sia?” gli chiese Ehrenold.
Ragazzo, se non ricordo male hai venticinque anni e sei già Luogotenente. Hai intenzione di diventare il Sovrintendente più giovane di tutto l'esercito di Kjarr?”
Non mi dispiacerebbe se accadesse.”
E poi mi dici che non sei ambizioso.” Tenhar stava per aggiungere altro, ma in quel momento la recluta, che si stava arrampicando su una fune, perse la presa e piombò a terra di schiena.
Immediatamente, il maresciallo tuonò: “Alzati in piedi, specie di pelandrone inutile! Hai intenzione di trascorrere la mattina a dormire?”
La recluta si rigirò su un fianco e puntò a terra una mano come per sollevarsi.
Muoviti!” lo incalzò Tenhar, “Pensi che il nemico se ne stia ad aspettare educatamente in un angolino fino a che tu non ti sei rimesso dritto sulle gambe?” A grandi passi lo raggiunse, quindi fece sibilare in aria lo scudiscio e gli assestò un colpo sulla schiena. La recluta scattò in piedi, quindi con mossa fulminea si protese per afferrare il nerbo. Il maresciallo però evidentemente se l'aspettava, perché con un gesto ancora più repentino lo sottrasse alla sua presa e di nuovo lo colpì con esso, questa volta in pieno viso. Il ragazzo emise un ringhio, ma rimase immobile. Persino dalla distanza a cui stava assistendo alla scena, Ehrenold colse nel suo sguardo torvo il brillio della sfida.
Chi è?” chiese quando il maresciallo fu di nuovo accanto a lui.
Tenhar alzò le spalle. “Un cavallo selvaggio. Ne salta fuori uno in ogni Compagnia, più o meno: un ragazzetto presuntuoso che crede di poter obbedire agli ordini solo se ne ha voglia.”
Vanno raddrizzati,” si limitò a considerare Ehrenold. Spostò nuovamente lo sguardo sul ragazzo, che stava correndo sul terreno dissestato come un cervo inseguito da una muta di cani. Lo vide arrivare a una serie di tronchi successivi, posti di traverso sul percorso, distanti l’uno dall’altro circa un braccio e ad altezza crescente da terra. Strinse appena gli occhi: l'ostacolo era uno dei più infidi, richiedeva equilibrio, agilità e forza. Era necessario balzare da un tronco all'altro senza fermarsi e alla fine spiccare un balzo più lungo degli altri, afferrare al volo una fune penzolante, arrampicarsi su quella e poi tornare giù scivolando lungo una pertica.
Ehrenold rimase immobile a fissarlo. Il ragazzo saltò sul primo tronco, ondeggiò ma mantenne l'equilibrio, passò al secondo e poi al terzo, allargò le braccia per non cadere, saltò sul quarto...
Non ce la fa,” disse Tenhar scuotendo la testa.
Il ragazzo scivolò, cercò con un guizzo di rigirarsi e aggrapparsi al tronco, ma crollò a terra sollevando uno spruzzo di fango.
Alzati, specie di idiota!” ruggì il maresciallo, quindi a voce più bassa, rivolto a Ehrenold: “Sarebbe un buon elemento, ma lo vedi anche tu: troppo precipitoso, non pensa a quello che fa, la sua unica preoccupazione è alzare la cresta, come se servisse a qualcosa.”
Chiamalo qui,” disse il Luogotenente.
Il maresciallo aggrottò appena le sopracciglia come se la cosa lo stupisse, ma subito dopo si girò di nuovo verso il campo e disse: “Tu! Vieni qui subito!”
Il ragazzo abbandonò il percorso e li raggiunse, quindi si mise sull'attenti.
Ehrenold lo squadrò serio: era fradicio, coperto di fango, con il volto bianco di fatica e la guancia segnata dal colpo di scudiscio. Ansava pesantemente.
Come ti chiami?” gli chiese.
Il ragazzo serrò i denti e incupì lo sguardo. “Siwald.”
Siwald, Luogotenente,” lo corresse il maresciallo. Il ragazzo strinse gli occhi e ripeté: “Siwald.”
Tenhar lo colpì di nuovo con lo scudiscio, il giovane si limitò ad aggrottare le sopracciglia, poi a bassa voce ringhiò: “E adesso cosa fai, maresciallo, mi spedisci sul percorso di guerra? Sai che novità.”
In tono pacato, il sottufficiale rispose: “No, il percorso di guerra è per i soldati. C’è giusto bisogno di un mulo alla cava, domani ti presenterai là all’alba e farai quello che ti ordineranno.”
Sissignore.”
Ora torna sul campo e ripeti i tronchi.”
Sissignore.”
Il ragazzo salutò e corse via.
Ehrenold, che aveva assistito impassibile alla scena, a quel punto chiese: “Gli è già stato assegnato un mentore?”
Tenhar scosse la testa. “Lo vedi anche tu com’è: provoca, fa lo stupido, cerca sempre di avere l’ultima parola. Se l’era preso uno della Guardia d’Onore, nientemeno, e dopo qualche giorno l’ha rifiutato.”
Come mai?”
Il maresciallo alzò le spalle. “È il peggior cavallo selvaggio che mi sia capitato da anni. Uno così non lo vuole nessuno.”
Si è fatto avanti qualcun altro?”
Sì, del resto lo vedi com’è: ha del potenziale.”
E quindi?”
Niente, anche il secondo l’ha rifiutato.”
Ehrenold assentì serio. “Gliene resta uno,” considerò.
Già, poi finisce a fare lavori di fatica per il resto della sua vita. Niente armi, niente onore.”
Il Luogotenente volse di nuovo lo sguardo verso il ragazzo: lo vide balzare dal tronco più alto, afferrare la fune e sollevarsi a forza di braccia fino al gancio che la sosteneva. “Sarebbe un peccato,” disse.

§

Ehrenold portò fuori dalla scuderia il cavallo, quindi gli fece fare qualche passo sul selciato. Si chinò e si accertò che le zampe dell’animale fossero state fasciate accuratamente, poi passò a controllare la sella.
È a posto,” gli disse Rowden, già in groppa al suo destriero.
È sempre meglio esserne certi.”
Da queste parti gli stallieri sanno il fatto loro.”
Come se alla nostra guarnigione non fosse così.” Poi, dopo una pausa: “Voglio portare gli uomini sul percorso della prova di campagna.” Detto questo, Ehrenold allungò le staffe, mise le redini sul collo del cavallo e montò in sella. Come sua abitudine, fece fare qualche passo all’animale tenendogli le redini lunghe, poi le accorciò nuovamente chiedendogli un assetto impostato. A quel punto spronò e partì al piccolo trotto.
La squadra gli si accodò assumendo la corretta formazione.
Raggiunsero una zona poco lontano dal giro di mura più esterno di Herburg, che veniva mantenuta incolta e boscosa proprio per lo svolgimento dei Giochi. Vi si snodava un grossolano percorso lungo il quale, a intervalli regolari, si trovavano postazioni per gli osservatori, ovvero coloro che avevano il compito di controllare che il regolamento fosse rispettato e le formazioni mantenute.
Il cielo era azzurro, ma la mattina era fredda e l’erba ghiacciata scricchiolava sotto gli zoccoli dei cavalli. I rami degli alberi, ancora spogli, erano coperti da una sottile patina di brina, che riluceva sotto i raggi del sole.
Sul terreno indurito dal gelo gli zoccoli tonfavano cupi.
Ehrenold percepì un animale che scartava alle sue spalle. “Tenere i cavalli alla mano,” ordinò senza voltarsi. Scrutò il percorso, che si addentrava nella selva tra rovi e tronchi caduti. Ogni tanto vi era un piccolo segnale rosso, che indicava gli ostacoli. Il primo – il più facile – era uno sbarramento costituito da tre file di barili rovesciati.
Dietro di me,” ordinò, quindi mise il cavallo al galoppo leggero.
In quel momento, l’aria sembrò tremare per un improvviso rombo di zoccoli. Ehrenold fermò la squadra, quindi si girò sulla sella: c’era un’altra squadra in avvicinamento. Il suo sguardo si fece acuto ed egli d’istinto rinsaldò la stretta delle ginocchia sulla cavalcatura. Rowden, che a sua volta s’era girato per guardare, a bassa voce gli raccomandò: “Non fare azioni avventate.”
I nuovi arrivati si avvicinarono ulteriormente, poi il comandante del drappello fece cenno ai suoi di fermarsi e continuò ad avanzare da solo.
Ehrenold rivolse uno sguardo all’amico, quindi raggiunse l’altro e gli chiese: “Che ci fai qui?”
Questi sorrise ironico. “Strana domanda da parte tua: porto i miei a vedere il percorso.”
Adesso tocca a noi.”
L’altro scosse la testa. “Tocca a chi se lo prende. Non è questa la tua filosofia?”
Ehrenold assottigliò lo sguardo. “Che intendi dire?”
È quello che hai fatto nella battaglia di Aleet, no?”
Negativo. Nella battaglia di Aleet ho eseguito gli ordini, e prima te ne convincerai, meglio sarà per te.”
Gli ordini di chi?” replicò l’altro sprezzante. “Quelli che ti sei dato da solo, forse.”
No, quelli del Sovrintendente Durwane.” Ehrenold fece una breve pausa, quindi aggiunse: “Hai mai pensato di chiedere a lui come sono andate veramente le cose? Oppure ti fa comodo pensare che la promozione sia toccata a me perché ho agito in modo scorretto?”
Ma certo, è molto semplice,” lo rimbeccò sarcastico il nuovo arrivato, “mi faccio dare una licenza, attraverso l’Impero, arrivo fino ai territori di Kelesh, cerco il Sovrintendente Durwane e se non è ancora caduto in battaglia e acconsente a darmi udienza, gli chiedo come sono andate veramente le cose. Ma perché non ci ho pensato prima, dico io?”
Te lo dico io perché non ci hai pensato, Wardan,” replicò duro Ehrenold, “perché è a te che fa molto comodo pensare che sia andata come tu immagini. La verità però è un’altra: io ho eseguito gli ordini del Sovrintendente, ho fatto avanzare i miei uomini nella maniera più giusta e ho conquistato l’obiettivo. E ora tornatene dai tuoi e lasciaci passare: per le prossime due ore il percorso è nostro.”
Io dico che il percorso è di chi se lo prende!” replicò brusco Wardan, quindi spronò il cavallo, che balzò in avanti costringendo Ehrenold a far scartare il proprio per non venire travolto.
Il Luogotenente riprese in un attimo il controllo del destriero, quindi si lanciò all’inseguimento del rivale.

Rowden si voltò verso la squadra e in tono imperioso disse: “Voi restate qui!” Poi si rivolse alla squadra di Wardan e aggiunse: “E anche voi!”
Si fece avanti un maresciallo: “Conosci le regole, capitano: durante i Giochi i gradi non contano.”
Certo,” replicò Rowden, “comanda la squadra chi è più bravo, giusto?” Spostò il cavallo in modo da pararsi tra i due gruppi e l’inizio del percorso. “Oppure chi ha più buon senso.”
Non aggiunse altro: spronò l’animale e scomparve sulle tracce dei due ufficiali.
Percorse il primo rettilineo a rotta di collo, gli occhi fissi sull’ostacolo di barili. Volò sullo sbarramento, si piegò per evitare un ramo, quindi si raddrizzò subito dopo e serrò le ginocchia per affrontare una curva a gomito. Superata quella, vide in fondo a un rettilineo i due capisquadra che galoppavano fianco a fianco, cercando di superarsi a vicenda. Fece un rapido calcolo: non sarebbe mai stato in grado di raggiungerli, ormai avevano troppo vantaggio.
Percepì un rumore di zoccoli alle spalle, si girò e vide il maresciallo che gli aveva risposto poco prima. L’uomo galoppava a briglia sciolta, tenendosi piegato sulla sella per guadagnare più velocità possibile.
Capitano!” lo udì gridare. “Capitano Wardan!”
Rowden spronò a sua volta, sebbene l’animale stesse già correndo così forte che nell’aria gelida gli lacrimavano gli occhi. Sbatté la palpebre, ma non osava staccare una mano dalle redini per tergersi. Alzò comunque lo sguardo, e pur sfocata vide la seguente scena: il cavallo di Wardan scartò, urtò quello di Ehrenold e lo spinse verso il bordo pista, che in quel punto era coperto di alti cespugli dai rami spinosi.
Il destriero del Luogotenente scivolò sul terreno ghiacciato e ruppe l’andatura. Si mantenne in piedi, ma finì fuori pista, fece due o tre tempi di galoppo tra gli sterpi e saltò un ramo caduto, quindi sgroppò e scrollò la testa innervosito. Ehrenold strinse le ginocchia e lo riportò sul terreno battuto, ma Wardan aveva già preso troppo vantaggio e stava scomparendo dietro una curva.
Fermò il cavallo.
Rowden tirò a sua volta le redini e fu oltrepassato dal sottufficiale, che in breve scomparve dietro il suo comandante. Batté la mano sul collo del destriero e gli fece fare qualche passo. Accaldati per la folle galoppata, gli animali erano circondati da una nuvola di vapore ed emettevano getti bianchi dalle froge a ogni respiro. “Ti ha spinto,” disse.
Può darsi,” fu la risposta di Ehrenold, “di sicuro sperava che sarei caduto o avrei azzoppato il cavallo.”
Se lo segnalassi ai giudici, sarebbe squalificato.”
Il Luogotenente scosse la testa. “Se tu lo segnalassi, il suo maresciallo direbbe che non è vero e si aprirebbe un’indagine.”
Ma tu puoi confermare che ti ha spinto deliberatamente, quindi l’indagine ci darebbe ragione.”
Non è detto, in fin dei conti è la nostra parola contro la loro, inoltre non eravamo in gara e quello che ha fatto Wardan in senso stretto non è proibito.” Ehrenold si voltò verso la direzione in cui i due erano scomparsi, quindi aggiunse: “E poi dovrei quasi ringraziarlo: in questo modo mi ha fatto capire cos’ha in mente.”
Rowden si girò a sua volta verso il proseguimento della pista, quindi fissò l’amico e gli chiese: “Pensi che lo rifarà?”
Ehrenold alzò le spalle con noncuranza. “Senza dubbio sta meditando qualcosa, ma non farà niente in gara: ci sono gli osservatori e avrebbe troppo da perdere se lo vedessero.” Mise il destriero al passo. “Ora andiamo, però. Già che i ragazzi sono in sella, voglio approfittare per fare un po’ di allenamento.”
Sei ferito da qualche parte?”
Solo un paio di graffi.”
E il cavallo?”
A posto. Fergund sa il fatto suo.”
Per un po’ procedettero in silenzio uno accanto all’altro, poi d’un tratto Ehrenold chiese: “Hai mai pensato a quando dovrai fare il mentore?”
Rowden aggrottò le sopracciglia e si voltò stupefatto a fissarlo. “Prego?” chiese, ancora non del tutto certo di aver capito bene.
Il mentore,” ripeté Ehrenold mantenendo lo sguardo fisso fra le orecchie del cavallo, “prendere un ragazzo, insegnarli le cose.” Fece una pausa, a Rowden parve che sorridesse fra sé e sé. “Trasformarlo in un soldato.”
Il capitano lasciò passare qualche istante, quasi aspettandosi che l’altro avrebbe aggiunto qualcosa, infine si decise a chiedere: “Come mai mi fai questa domanda? Tutti lo dovremo fare, prima o poi, è la regola.”
Tu pensi che sia difficile?” continuò Ehrenold, seguendo il filo dei propri pensieri.
Rowden scosse la testa. “Non saprei, francamente non ci ho mai pensato. Ma poi, cosa sono questi discorsi? Adesso dobbiamo pensare ai Giochi, faremo i mentori quando sarà il momento, esattamente come diamo il nostro contributo alla generazione quando le matrone stabiliscono che dobbiamo farlo.”
Ehrenold annuì a quelle che erano cose ben note per ogni uomo di Kjarr, tuttavia dopo un po’ disse: “Tu credi che io sarei in grado di farlo?”
A quel punto, Rowden fermò il cavallo, costringendo l’altro a fare altrettanto, quindi replicò: “Senti un po’, ogni promozione che hai ricevuto è stata sul campo, sei il comandante di una squadra dei Giochi, hai solo venticinque anni e hai già non so quanti tatuaggi di guerra, sei l’incarnazione di ogni valore di Kjarr. Se non sei in grado tu, non vedo chi possa esserlo. E comunque, ti ripeto che adesso non è una faccenda di tua competenza. Ti occuperai di un ragazzo quando ti diranno che devi farlo.”
Ehrenold non rispose. Il sole si era alzato ulteriormente e la brina che copriva i rami aveva cominciato a sciogliersi, rendendoli lucidi e scuri. Nell’aria c’era un gran silenzio, solo in lontananza si sentiva l’eco flebile di una canzone di marcia. Rowden seguì lo sguardo dell’amico e si accorse che egli stava cercando di localizzare la provenienza del canto. “Ci sei?” gli chiese.
L’altro ebbe un lieve sussulto. “Sì, scusa.”
Dicevo che adesso dobbiamo pensare ai Giochi, Ehrenold, null’altro importa.”
Ovvio che penseremo ai Giochi,” rispose il Luogotenente con una nota di durezza nella voce.
Null’altro importa,” ripeté Rowden. “A Heiswegen si aspettano che diamo buona prova di noi, non possiamo deludere chi ci ha dato fiducia.”
Non lo faremo,” replicò Ehrenold incupendo lo sguardo.
E allora è il caso che tutte le nostre energie finiscano lì,” gli ricordò Rowden. “Lascia perdere la faccenda del mentore finché non sarà tutto concluso.”
L’altro rimise il cavallo al passo, segno che considerava la discussione finita. Il capitano restò per qualche istante a guardarlo mentre si allontanava, quindi spronò a sua volta la cavalcatura e lo raggiunse.






   
 
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