Hopeless
wanderers
I cambiamenti inaspettati
[o della responsabilità]
-Non
riusciamo a farlo reagire.- sbuffa qualcuno alle sue
spalle. –È così da quando è tornato dallo scontro.-
Deku se ne sta immobile, con la schiena curva, seduto su
una sediolina a fissare le proprie mani con lo sguardo vuoto, a qualche passo Katsuki. È in quello stato da quelle che sembrano ore anche
se sono in realtà minuti, da quando Katsuki l’ha
sollevato di peso e trascinato via da quel cumulo di macerie.
-…chiamate
All Might.- mormora, senza distogliere gli occhi dalla figura curva
di Deku. –Avremo bisogno di lui.-
Nel
guanto destro, rosso di sangue, Deku stringe un
nastrino per capelli color menta.
Yagi Toshinori – vecchio,
stanco, malato – arriva qualche decina di minuti dopo. Gli sorride, l’ex
simbolo di pace, e gli dà una pacca leggera sulla spalla mormorando un grazie,
prima di trascinare le gambe affaticate verso il suo allievo prediletto.
-Midoriya, ragazzo mio… - sussurra e solo allora Deku si muove: solleva leggermente la testa, puntando gli
occhi sgranati in quelli di All Might,
e inizia a singhiozzare.
-Io…
Io ce l’avevo quasi fatta… - balbetta, mentre le lacrime iniziano a rigargli il
viso senza alcun freno. –Ci ero quasi riuscito, All Might… Mancava… così poco… -
All Might abbraccia Deku più forte che può e lo lascia piangere contro la sua
spalla – Katsuki nemmeno si accorge che Aizawa è fermo accanto a lui, lo nota solo quando gli
rivolge la parola.
-Non
potevate fare altro.- il suo tono è neutro, incolore,
come se volesse allontanarli emotivamente da quello che hanno visto. –Non è
stata colpa vostra, Bakugou.-
Katsuki stringe i pugni con rabbia.
–Lo
vada a dire ai genitori di quella bambina, allora.-
sibila, furioso, prima di allontanarsi a grandi passi.
18
novembre [One For All: ??%]
-Ow.- Katsuki
sibila per il dolore, mentre l’infermiere tenta di rimuovere il più
delicatamente possibile i punti di metallo ancora rimasti a chiudere la ferita.
–Piano, cazzo.-
-Sto facendo il più piano che
posso, ma credo ci sia un principio di infezione… - risponde l’infermiere,
aggrottando le sopracciglia. –Aspetti qui, vado a prendere del disinfettante.-
Il ragazzo si allontana
velocemente, chiedendo a gran voce se qualche collega avesse a disposizione
l’occorrente necessario per suturare una ferita, e Katsuki
rimane ad aspettare in religioso silenzio, osservando medici e pazienti fare
avanti e indietro per il corridoio dal lettino su cui gli è stato chiesto di
sedersi per essere medicato.
Uraraka
gli si avvicina pochi secondi dopo, scura in viso e le braccia incrociate sotto
il seno.
-Ora mi devi una spiegazione, Bakugou.-
sentenzia. –Me l’avevi promesso.-
Katsuki
sospira e chiude gli occhi. –Faccia Tonda… -
-No, non tentare di sviare di nuovo
le mie domande.- lo interrompe. –Ho il diritto di
sapere che cosa è successo.-
Ma lui rimane in silenzio,
occhieggiando verso di lei con fare rilassato e al tempo stesso testardo: non
dirà una sola parola, ha promesso che non avrebbe detto ad anima viva quello
che saputo così tanti anni prima.
Uraraka
sembra capirlo, perché sospira sconsolata. –Qualsiasi cosa tu e Izuku mi… ci abbiate nascosto, da quanto lo sai?-
Ora lo ammazza. -…dalla sera del
test per la licenza provvisoria, al primo anno.-
-Quindici anni.-
mormora basita, sollevando gli occhi al cielo. –Su una cosa devo complimentarmi,
Bakugou: sei un maestro nel tenere i segreti.-
-Nemmeno io avrei dovuto saperlo, Uraraka.-
ribatte, stringendo i pugni. –Ma Deku ha sempre fatto
cagare con i segreti… -
“Questo
Quirk… Mi è stato dato in prestito da qualcuno.”
-…io ho semplicemente collegato i
puntini. E All Might… -
-All Might cosa?- sbotta allora lei.
–Cosa c’entra All Might adesso?-
-…è stato costretto a spiegarmi tutto.-
Rimangono entrambi in silenzio,
persi nei loro pensieri, prima che Uraraka parli di
nuovo. –Chi altri lo sa? Oltre a te, chi sa di questa storia?-
-Recovery
e il preside Nezu.-
-E nessun altro?-
Katsuki scuote la testa, mentre arriva l’infermiere
con l’occorrente per disinfettare e suturare la sua ferita.
Uraraka
esce dall’ambulatorio dichiarando che ha chiamato Iida
e che porterà Ryu da Recovery
Girl, Katsuki sa che la discussione è solo rimandata.
-Un bambino?-
mormora suo padre. Katsuki aveva improvvisamente
sentito la necessità di parlare con qualcuno, qualcuno che anche senza sapere
davvero come stanno le cose non avrebbe giudicato. Suo padre è stata la prima
scelta. –Katsuki, non prendertela, ma non credi che…
-
-L’ha affidato a me, papà.- lo interrompe. –Non ho scelta.-
-C’è sempre una scelta, Katsuki. Lo sai bene.- Masaru sospira. Katsuki riesce
quasi a vederlo, mentre si sistema gli occhiali sul naso. –È davvero
impegnativo, prendersi cura di un bambino… -
-Ha tredici anni, papà, non è
un neonato.-
-Rimane comunque impegnativo.
Fidati, sono tuo padre.- lo interrompe e Katsuki si ammutolisce. –Però sono convinto che se Izuku ti ha chiesto di prendertene cura un motivo ci sarà.
-
In effetti c’è, ma non può correre
il rischio di mettere in pericolo il suo vecchio, per questo tace. –Diciamo che
è complicato.-
-Non mi devi spiegazioni, figliolo,
lo sai. - ridacchia Masaru. – Non posso dirti che
sarà facile, ma sono sicuro che farai del tuo meglio. Mi fido di te, e mi fido
del giudizio di Izuku, so che saprai cosa fare. Ora
però è meglio se vai a riposare un po’. Sembri esausto.-
Katsuki
si passa una mano sul viso: è veramente stanco. –Grazie, papà.-
Masaru
sbuffa una risata. –Ti voglio bene, figliolo.-
-Sì, sì… - “Ti voglio bene anche io, papà.”
19
novembre [One For All: ??%]
Katsuki
si sveglia in un bagno di sudore e con il cuore a mille non sa bene quante ore
dopo essere tornato a casa ed essersi infilato sotto le coperte – deve aver
sognato qualcosa, ormai gli incubi sono diventati una spiacevole costante della
sua vita a cui ormai ha fatto l’abitudine. Sta per girarsi su un fianco per
cercare di riaddormentarsi quando uno spadellare proveniente dalla cucina,
insieme a delle risatine allegre, lo avvertono di non essere solo in casa:
scatta in piedi con un agile balzo, per poi essere costretto a piegarsi in due
per il dolore al fianco.
-Puttana merda cazzo vaffanculo che
dolore.- sibila, stringendo i denti e poggiando la
fronte sul pavimento, mentre le lacrime si formano agli angoli degli occhi. –Non
è normale che faccia così male, porca troia.-
-Amen.-
-E si è ancora trattenuto.-
Quando arriva in cucina, camminando
più piano di una lumaca e con una mano sul fianco ferito, è quasi contento di
sentire l’odore di bacon e uova provenire dai fornelli insieme a quello del
caffè.
Poi si ricorda del perché ci sia
quel fantastico profumo in casa sua e: -…che cazzo ci fate voi due qui?-
-Buongiorno anche a te, raggio di sole.- lo saluta Faccia Tonda, mentre Mina agita la mano che
regge la paletta senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla padella, ricordandogli
di quando le ha lasciato le chiavi di casa sua quasi due anni prima. –Ho riaccompagnato
Ryu, Recovery l’ha rimesso
in sesto.-
Uraraka
si sposta un poco e Katsuki incrocia gli occhi scuri
di Ryu, che lo saluta con un cenno impercettibile
della testa prima di tornare a concentrarsi sulla sua tazza di latte caldo.
-Ha detto di riferirti che non ha
intenzione di vederlo ridotto come Izuku.- aggiunge, tornando a sorseggiare il suo caffè.
Katsuki
annuisce. -Lo so, devo cominciare a pensare a un allenamento… -
-Allenamento?-
domanda Ryu, piegando la testa di lato, curioso.
–Perché mi devo allenare?-
-Beh, se vuoi entrare alla UA, devi
per forza imparare a controllare il tuo Quirk… -
suppone Mina, mettendo sul tavolo il piatto con il bacon.
-Non solo. Devi imparare a
resistere alle… controindicazioni di
quel Quirk.-
Katsuki prende un paio di fette di bacon. Impiega
qualche secondo a notare che i tre lo stanno fissando. –Che c’è?-
-Che intendi con controindicazioni?-
domanda Mina. –È un Quirk con degli effetti collaterali?-
-Mina, ti voglio ricordare come si
riduceva Izuku all’inizio del primo anno.- ribatte Ochaco, masticando
un boccone.
-Giusto, hai ragione… -
Katsuki
sgrana gli occhi, voltandosi verso Faccia Tonda. –Glielo hai detto?!-
Ochaco
alza le spalle. –Le ho detto quello che ho saputo da te, quindi nulla!-
-Cazzo, Uraraka!- sbotta. –Se questa
storia dovesse venire fuori sarà la fine!-
-Tranquillo, Bakugou.- Mina tenta di
rassicurarlo. –Mi porterò il segreto nella tomba.-
Katsuki
inarca un sopracciglio, dubbioso. –…disse quella che al secondo anno mi ha
sputtanato esattamente due minuti dopo avermi detto le stesse identiche parole.-
-In mia difesa… - ribatte Mina,
sollevando le mani. –…posso dire che quella notizia non doveva uscire dal
gruppo di noi ragazze. È stata colpa di Mineta che ha
letto la conversazione dal cellulare di Tooru.-
-In parole povere, è stata… una
lunga e spiacevole catena di coincidenze.- Ochaco annuisce per darle man forte. –E lo sai anche tu
com’era fatto: da quando Todoroki e Yaomomo avevano iniziato a uscire insieme, l’unico rimasto
a minare la sua “superiorità” da Casanova dei poveri sulle ragazze eri tu.-
Katsuki
la fulmina con lo sguardo, Ryu si rannicchia su sé
stesso per la paura. -…hai una vaga idea di come ci si può sentire nel sapere
che tutti sanno che hai una cotta per un ragazzo senza che tu volessi che si sapesse?-
Ochaco
cerca di ribattere e di difendersi, ma è costretta ad arrendersi. –Okay,
torniamo al punto. Cosa intendi con controindicazioni?-
Katsuki
la fulmina ancora con lo sguardo, facendole capire che non la perdonerà tanto
facilmente, poi sospira. –Okay, facciamo un esempio. Che cosa succede se
cercate di mettere qualcosa di molto grande in un contenitore molto più piccolo?-
Mina e Ochaco
si guardano senza capire, mentre Ryu si sporge in
avanti, incuriosito. -…non si chiude il contenitore?-
-Fuochino.-
-Non entra tutto nel contenitore?- tenta Uraraka,
inarcando le sopracciglia, ma è Mina a dare la risposta esatta.
-Si rompe.-
mormora. –A lungo andare il contenitore si rompe.-
–Esatto.- Katsuki annuisce. Poi indica Ryu.
–Lui è il contenitore troppo piccolo. Il One For All è quel qualcosa di troppo grande.-
Ryu
sbianca improvvisamente. –R… Rischio di rompermi?!-
-No, se inizi ad allenarti seriamente.- gli risponde, socchiudendo gli occhi. –E se ti
dai dei limiti per il suo utilizzo.-
-Nel senso che deve usarlo con il contagocce?- chiede Ochaco,
bevendo un sorso di caffè. Katsuki nega con la testa.
-Al contrario, deve solo imparare a
limitare i danni.- Ryu lo
guarda perplesso, la testa reclinata verso la spalla. –Devi imparare a dosare
la forza. Deku l’aveva spiegato con la metafora dell’uovo
nel microonde.-
Ryu
annuisce, avendo capito il paragone. Mina e Ochaco
invece rimangono perplesse, e preferiscono lasciar perdere.
-Beh, adesso finiamo di fare
colazione e poi noi tre andiamo a fare un po’ di shopping!-
esclama Ashido, battendo le mani. –Che ne dici, Ryu, ti va di stare un po’ con noi?-
Le ragazze e Ryu
sono usciti di casa da nemmeno venti minuti, quando finalmente Katsuki si decide a farsi una doccia, cambiarsi e uscire a
sua volta. Non gli è mai piaciuto guidare in mezzo al traffico della città, ma
di sicuro in moto impiega meno tempo che in metropolitana o in autobus per
raggiungere la sua destinazione – e blocca il cavalletto proprio quando il
portoncino d’ingresso della villetta si sta per richiudere, per fortuna Eri lo
vede e lo tiene socchiuso.
-Ciao.-
sussurra la ragazza, sorridendogli e facendosi da parte quando si avvicina. -È
in soggiorno.-
-È scazzato?-
domanda a mezza bocca, le mani affondate nelle tasche dei jeans.
Eri sorride, sollevando le spalle.
–Non lo è sempre?-
Katsuki
entra in casa silenzioso come un ombra, camminando in punta d’alluci per non
spaventare nessuno dei gatti che vivono lì dentro, e si appoggia allo stipite
della porta per osservare l’unico occupante della casa: è seduto sul tappeto a
gambe incrociate, circondato da almeno sei o sette gatti, i capelli arruffati
raccolti in modo disordinato in cima alla testa, un biberon pieno di latte in
una mano e un gattino piccolissimo nel palmo dell’altra, che con le zampe cerca
di raggiungere la pappa.
Eppure è sicuro che l’abbia sentito
arrivare.
-…credevo di essermi liberato di voi.- sbuffa, infatti, senza nemmeno voltarsi. –Nemmeno dopo
il diploma mi lasciate in pace?-
-Nemmeno dopo la morte, prof.-
ridacchia. –Saremo il suo personale contrappasso.-
-Ma che culo… - Aizawa
piega leggermente la testa, scrutandolo. –Non credo che tu sia qui per darmi
una mano con i gatti, quindi sputa il rospo.-
Katsuki
raddrizza la schiena. –Lei cosa sa del One For All?-
Nota l’impercettibile irrigidimento
nei lineamenti del professore, segno che forse ha sempre avuto ragione a
sospettare che Aizawa sapesse qualcosa. -…il minimo
indispensabile per sapere che adesso che Midoriya non
c’è più è fondamentale sperare che ci sia un successore.-
Si limita annuire, facendogli
capire che sì, c’è.
-Aiutami ad alzarmi, sarà una lunga
chiacchierata.- Aizawa
sbuffa, posando il biberon sul tappeto e il gattino in una cesta insieme agli altri
cuccioli.
-Partiamo
dal presupposto che sono certo che questa sarà un’impresa titanica. Soprattutto
per te, visto il tuo carattere di merda.-
Katsuki abbandona la testa tra le braccia. -…grazie, prof, ne
sono consapevole.-
Aizawa, come risposta, gli dà un colpo nemmeno tanto forte
sulla nuca. -Quello che intendo dire è che non sei All
Might. E non sei nemmeno Midoriya.
Non tentare di imitare loro, segui i tuoi tempi.-
-I
miei tempi?- inarca un sopracciglio, senza capire.
-All Might ha preparato Midoriya in dieci mesi scarsi, pur di farlo ammettere alla
UA. Tu hai sei mesi in più, sfruttali.-
Ritorna a casa che è ormai
pomeriggio inoltrato, però in un certo senso si sente sollevato dopo aver
parlato con Aizawa…
-MA CHE CAZZO SUCCEDE QUI?- strilla, appena rientrato in casa. –Chi cazzo ha trasformato
casa mia in un foresta pluviale?!-
-…zia Mina.-
risponde Ryu dalla cucina. –Ciao, comunque.-
-Zia Mi… No, non voglio sapere.- borbotta, dirigendosi verso il bagno. Apre il
mobiletto dopo tiene di solito gli antidolorifici e le pastiglie per il mal di
testa e viene letteralmente investito da non sa bene quante scatole di cartone
e altri oggetti non identificati che prima, era sicuro, non c’erano. Una
rischia quasi di cavargli un occhio.
-E CHE CAZZO CI FANNO DEGLI
ASSORBENTI AL POSTO DEI MIEI MEDICINALI?!- urla ancora, ormai sull’orlo di una
crisi isterica e con i palmi che fumano come ciminiere.
-Oh, beh… Potrei essermi allargata
troppo e aver invaso anche i tuoi spazi.- risponde
Mina affacciandosi dalla porta della camera degli ospiti.
-…come scusa?-
-Beh, non posso mica lasciarti qui
da solo.- ribatte, come se si trattasse di un’ovvietà.
-Ma non dovevi andare a stare da Sero?-
gli deve essere sfuggito qualche passaggio.
-Sero è
riuscito a convincere Kirishima a stare con lui, e io
ne ho approfittato per non lasciare voi due da soli. Una volta hai fatto morire
un cactus, non posso abbandonare Ryu con te.-
-Zia Mina, il forno.-
la chiama Ryu dalla cucina.
-Arrivo, angioletto mio!- Mina saltella verso la cucina, lasciando Katsuki sbigottito e immobile sulla soglia del bagno.
-…quindi si è praticamente
accampata in casa mia.- mormora esterrefatto. Spera
che almeno a fine mese paghi metà dell’affitto, ma con Mina non lo darebbe così
per scontato.
Anche se, ben pensarci, potrebbe rivelarsi
una convivenza interessante. -Okay, va bene, puoi restare, mi dici dove hai
messo la mia schiuma da barb… Non osare buttarmi via
le sigarette! Ashido Mina se ci provi ti uccido!-
Fa davvero un caldo insopportabile.
Così caldo che quasi non si respira.
Nemmeno il ventaglio che la donna
sta freneticamente sventolando davanti al viso riesce a darle un minimo di
sollievo, allo stesso modo del drink ghiacciato che è diventato caldo appena è
stato appoggiato sul piccolo tavolino vicino alla sdraio.
-Venire in Namibia in pieno inverno
non è stata un’idea brillante.- mormora la donna. Non
è abituata a tutto questo caldo. –La prossima volta scegliamo un Paese europeo.-
-Che ne dice dei Paesi Bassi, signora?- le consiglia il giovane che le sta porgendo un
altro drink rinfrescante e pieno di ghiaccio. –Le temperature sono le classiche
del nord Europa. E dicono che Amsterdam sia veramente affascinante.-
-Cercherò di tenerlo a mente per
l’anno prossimo… E questa?- domanda, osservando
scettica la fotografia che il ragazzo ha appoggiato vicino al drink. Solleva
gli occhiali da sole e la scruta meglio.
-…volevo informarla che avremo
qualche difficoltà in più, signora.- constata il
ragazzo in tono neutro. La donna sbuffa, accartocciando la foto. –Cosa vuole
che faccia? Quali sono le nuove disposizioni?-
-Nessuna, il piano rimane invariato.- risponde, risistemando gli occhiali.
D.P.P.:
Deliri Post Partum
L’avevo accennato che questa fic si sarebbe mossa più velocemente di “Of Monsters and Men”, e quindi eccomi di nuovo qui – ma se tutto va come progettato anche quella vedrà un aggiornamento relativamente molto presto.
Su questo capitolo non c’è molto da dire… Potrei quasi affermare che la vera storia inizia adesso, in un certo senso, visto che Ryu è riapparso e iniziano i grattacapi per Bakugou.
Come sempre, grazie per essere arrivati fin qui e aver lasciato un commentino! Noi ci rivediamo al prossimo aggiornamento!
Maki