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Autore: idrilcelebrindal    17/01/2019    2 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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60 Cambi di prospettiva
60  Cambi di prospettiva
Gwennis guardò il Nano davanti a lei, in dubbio se sentirsi disgustata o offesa.
No. Quello che provo è invidia, ormai è ufficiale.
Diede con il pettine l'ennesimo strattone alla ciocca  che teneva tra le mani, che non voleva saperne di sbrogliarsi. Si ricordò di come la prendessero  in giro i suoi fratelli maggiori, che le dicevano spesso che  quando faceva brutto tempo i suoi capelli sembravano mezzo miglio di lenza di cattiva qualità, per come si attorcigliavano.
Ed in effetti era forse più di un'ora che, seduta davanti al fuoco con i suoi ultimi abiti puliti, mentre gli altri erano stesi ad asciugare,  si sforzava di domare i suoi  ricci ribelli, con moderato successo.  Per la maggior parte erano già imbrigliati nella sua consueta pettinatura a trecce, tranne queste ultime ciocche riottose. Al contrario, quel dannato Nano...
L'oggetto delle sue maledizioni sedeva, beatamente  ignaro, dall'altra parte del fuoco, avvolto in una coperta mentre i suoi  unici abiti erano stessi ad asciugare, e si limitava a passare il pettine preso a prestito tra le onde dorate, che si arricciavano naturalmente in morbidi riccioli, e si schiarivano sempre di più mentre si asciugavano.
Se lasciassi asciugare i miei capelli  in quel modo mi ritroverei con un cespuglio di rovi sulla testa!  pensò Gwennis sempre più indignata, non senza notare come il fuoco strappasse bagliori dorati alla chioma del suo compagno di viaggio.
Il Nano sembrava immerso in profonde meditazioni, e Gwennis ormai lo conosceva abbastanza bene per capire che stava pensando molto intensamente. La sua mente  lavorava mettendo insieme le informazioni,  e lei non doveva far altro che attendere, perchè quando fosse stato pronto lui le avrebbe esposto le sue conclusioni con inattaccabile logica.
Non per la prima volta, la Nana si trovò a sorprendersi della situazione in cui si trovava.  Il pensiero dei suoi fratelli la portò a chiedersi come avrebbero reagito se avessero saputo ... di certo non avrebbero riconosciuto la loro saggia e rispettabile sorellina, e avrebbero pensato, senza mezzi termini, che doveva essere impazzita; o meglio, l’avrebbero derisa senza pietà, rinfacciandole  ogni volta in cui li aveva rimproverati per le loro buffonate.  Da settimane viaggiava con un Nano  di cui non conosceva nemmeno il nome, senza alcun altro, in circostanze quanto meno discutibili per la sua rispettabilità; non che lui si fosse mai comportato meno che onorevolmente, beninteso, tuttavia  a Gabilgathol la sua reputazione sarebbe finita in briciole, se avessero saputo.
Beh, per quello che mi è servito  un comportamento perfettamente rispettabile... tanto pensano tutto il male possibile anche adesso, quindi non farebbe poi questa gran differenza.
Perchè la cosa più sorprendente, in effetti, era che Gwennis in quella situazione ci si trovava benissimo. Certo, le dispiaceva molto che la sua signora si preoccupasse, e le sarebbe piaciuto  poterle far sapere che stava bene;  ma a parte questo, e nonostante le difficoltà, la stanchezza ed anche qualche imbarazzo, Gwennis aveva scoperto di essere contenta.  Era contenta di assaporare la libertà. Il suo compagno di viaggio era intelligente,  dotato di un senso dell'umorismo che  le sembrava irresistibile, e di ottime maniere; era  un piacevole conversatore, anche se non aveva mai spiaccicato nemmeno una parola suo suo passato.
Del resto, nemmeno Gwennis era così desiderosa di rivangare quanto le era accaduto negli ultimi anni; era sempre stata la classica “brava ragazza”, rispettabile ed obbediente, e cosa ci aveva ricavato?
A pensarci bene, però, se la sua vita non fosse stata un tale disastro, forse la  sua madre adottiva non avrebbe mai pensato di mandarla da Dìs… e questo sì  che sarebbe stata una vera perdita; perché andare nel piccolo insediamento degli esuli di Erebor le aveva aperto un nuovo mondo.
Gabilgathol era una città antica, che viveva in pace da millenni; cosmopolita ed intellettualmente vivace, piena di studiosi di ogni razza, e luogo di incontro di culture ed idee; ma anche dominata dalla tradizione,  che mai nulla aveva intaccato. Ed una delle tradizioni principali dei Nani era il grande valore che davano alle loro donne: poche, venerate… e protette.  E se le Nane delle classi lavoratrici erano molto considerate e godevano di indipendenza, quando si trattava delle Nane della buona società, specie se giovani, la protezione diventava un rigido protocollo di regole di comportamento che finiva per togliere loro ogni libertà. E se uscivi dalle regole per qualsiasi motivo, beh, allora eri socialmente finita.
Gwennis era incappata proprio in quella disavventura, anche se non riusciva a trovare  in se stessa un briciolo di responsabilità nell’accaduto, se non quella di essere stata troppo accondiscendente.
E la cosa più interessante, peraltro, era che, solo dopo un po’ di tempo trascorso con la principessa Dìs si era resa conto di tutto quanto; e questo perché nelle Sale di Thorin di respirava un’aria ben diversa.
I Longbeard avevano affrontato disgrazie e disavventure di ogni genere; e per forza di cose anche i loro valori erano profondamente diversi rispetto a Gabilgathol. Dopo averla osservata per qualche giorno, una bella mattina Lady Dìs l’aveva portata con sé mentre teneva corte, ascoltando le richieste del suo popolo e giudicando le controversie; le aveva indicato un banco laterale su cui si trovava carta e il necessario per scrivere, e le aveva ordinato di prendere nota.
Gwennis era allibita.

“Ma…”
“Immagino che tu sappia scrivere, no?” disse la principessa, imperturbabile. “Mi hai detto che hai seguito delle lezioni presso la Scuola della  Grande Biblioteca: non hai mai preso appunti?”
“Si,” Gwennis era talmente sorpresa che  faticava a  trovare le parole, “ma è un compito importante, per uno scriba anziano!”
“Beh, cara, al momento scribi non ne abbiamo, né anziani né giovani – mio fratello si è preso i migliori – quindi dobbiamo arrangiarci.” Poi la liquidò con un gesto noncurante. “Te la caverai benissimo.”

Quella era stato il primo di una serie di compiti sempre più impegnativi che le erano stati assegnati. Dopo pochi mesi, ascoltava i rapporti e redigeva relazioni, discuteva i contratti con le gilde ed i fornitori ed in genere assisiteva Lady Dìs in tutti i suoi compiti di Reggente.
E le piaceva molto. Ed anche le lezioni con il Maestro d’Armi erano state interessanti, sebbene all’inizio l’avessero gettata nel più totale sconcerto. A Gabilgathol nessuno avrebbe mai pensato di insegnarle a maneggiare un coltello! Ma la principessa aveva detto che pur essendo ormai troppo tardi per far di lei una guerriera, almeno doveva imparare a difendersi.
Forse è per questo, pensò Gwennis chiudendo l’ultima treccia, che non mi sembra poi così strana la situazione in cui mi trovo. Il futuro? Ci penserò quando sarà il  momento.

Accantonati pensieri e ragionamenti, Gwennis ripotò la  sua attenzione al Nano davanti a lei e subito si rese conto che stava facendo qualcosa di assolutamente inconsueto: le sue dita stavano agilmente formando una spessa treccia bionda a partire dalla tempia sinistra, mentre per tutto quel tempo Gwennis  aveva sempre visto il suo compagno di viaggio con i capelli raccolti in una semplice coda sulla nuca trattenuta da un laccio di cuoio; al massimo gli aveva visto alcune treccine sottili per tenere lontani dal viso i capelli più corti. Giunte al termine della lunghezza della ciocca, le dita rimasero ferme, mentre il Nano non aveva mutato in nulla la sua espressione assorta.
Senza una parola, Gwennis gli tese uno dei fili con cui aveva chiuso le sue proprie trecce.

Il Nano stava pensando molto intensamente e per un lungo momento non notò la mano tesa della sua compagna di viaggio, e quando lo fece, rimase a fissarla un po’ stranito.
“Ma cosa..”
Sbattè le palpebre e tornò al presente. Riconobbe il laccio che gli veniva teso  e solo in quel momento si rese conto di quanto, in modo assolutamente automatico, le sue dita avevano formato. Trattenne il respiro mentre la sua mente lavorava freneticamente.
Le mie dita ricordano quello che io ho dimenticato! Trecce, portavo trecce abitualmente… ma perché?
Sapeva, come un dato di fatto, che quelle trecce significavano qualcosa.

“Mamma, mamma! Guarda! Ho fatto le mie trecce!” …
“Bravissimo piccolo mio! Papà sarà così orgoglioso di te…”

Un ricordo lampeggiò nella mente del Nano, sensazione più che visione, due braccia calde, affetto, sicurezza…

“Mastro Nano? Stai bene?”
Il ritorno alla realtà fu brusco come una secchiata di acqua gelida in pieno viso.  Si riscosse con molta fatica.
“Sì, sì… stavo pensando…”
“Ti serve un laccio per la treccia?”
Il Nano guardò la treccia nelle sue mani e il filo nella mano di Gwennis. Annuì; lo prese e fissò meccanicamente la treccia, poi prese fiato ed espose le conclusioni a cui era giunto. Non voleva che la Nana facesse domande di cui temeva le risposte.
“Sono quasi sicuro che Lirien non sia prigioniero dei Goblin.”

Ci fu un attimo di gelo, mentre le sopracciglia di Gwennis scattavano verso l’alto.
“No scusa… sono settimane che ci aggiriamo in questa foresta dimenticata da Mahal, e adesso mi dici che l’elfo che stiamo cercando non è qui?!”  le ultime parole contenevano un accenno di attacco isterico.
Il Nano scosse il capo.
“Non ho detto che non è qui,” precisò, “anzi, sono sicuro  che sia qui… o almeno lo era fino a ieri e non ho motivo di pensare che le cose siano cambiate nelle ultime ore. Solo… che credo che non sia più prigioniero dei Goblin.” E passò a spiegare.
“Secondo me, deve essere fuggito da parecchio, magari già nei primi giorni  dopo la cattura; ma non è mai riuscito ad infrangere  il loro accerchiamento. Potrei ritenere che il capo di questo drappello di Goblin sia più furbo della media, ed abbia pensato che tentare di acchiappare un elfo in una foresta non fosse una grande idea. Così, anziché stringere il cerchio lo ha allargato. Ha distribuito i suoi in pattuglie che hanno il solo scopo di impedire a  Lirien di andare a est o a nord, spingendolo  da qualche parte in cui presumibilmente sia possibile intrappolarlo. E’ per questo che ci sembra che i Goblin vaghino a casaccio nella foresta: quelli che incontriamo non sono sempre gli stessi. E se prima ci stavamo spostando costantemente verso sud, da un paio di settimane vaghiamo più o meno nella stessa zona.”
“Quindi stiamo arrivando al dunque,” osservò Gwennis. Il Nano annuì.
“Dobbiamo essere vicini alla trappola.  Ho  poco tempo per portare Lirien fuori di qui.”
“E come conti di fare?”
Il Nano sogghignò, alzando gli occhi verso la parte alta della caverna.
“Facendolo sparire sotto i loro occhi,” rispose,  “ma prima devo trovarlo.”

Accidenti a lui ed a tutti i maledetti orecchie-a-punta! Dove sei finito, in nome di Mahal?
Il Nano si accucciò sotto il cespuglio di felci. Con la nuova prospettiva in mente, in poche ore aveva rintracciato le pattuglie di Goblin che circondavano la zona; era stato facile, perché non facevano nulla per  nascondersi, anzi.
Ha senso. Loro sono i battitori, quindi devono farsi sentire. Non era stato nemmeno difficile non farsi catturare da loro, perché in effetti non stavano cercando nessuno. Si dirigevano in una direzione precisa,  anche se il Nano non capiva in base a cosa l’avessero scelta. Avranno ordini di agire così,  immaginò.
Si era anche reso conto che i Goblin erano in realtà molti più di quanto pensasse, perché di fatto non li aveva mai visti  tutti insieme. O forse hanno ricevuto rinforzi? Quindi la situazione sul campo a questo punto era molto chiara.. tranne un particolare. Dov’era il dannato Elfo?
Il Nano aveva notato che gli Elfi sono notevolmente più leggeri sui piedi delle altre razze, e si muovono molto agilmente nella natura; ma da qui a non lasciare la minima traccia…
Sono io che non riesco a vederle?  No, era sicuro del proprio talento come esploratore, così come di guerriero. Non gli erano sfuggite tracce… non ce n’erano proprio.
Si guardò intorno. Si trovava in un avallamento, e la visuale era scarsa. Avrei bisogno di un punto di vista migliore.
Alzò gli occhi verso il cielo che si intravedeva tra i rami degli alberi.

Un piccolo piede scomparve nel folto del fogliame, svariati metri sopra la sua testa.
“Scendi di lì! Mamma si arrabbierà.”
Un paio d’occhi scintillanti di malizia brillava nell’ombra tra le foglie.
“Sei un fifone. Smettila e vieni su con me, noioso!”
“I Nani non si arrampicano sugli alberi!”
“E chi l’ha detto?”

Ancora! Era successo ancora… flash che  duravano pochi secondi ma lo lasciavano senza fiato. Stava cercando di riprendersi, quando…
Sorrise.  I Nani forse  non si arrampicano sugli alberi, ma gli Elfi sì.

 Dopo un’altra mezz’ora, il Nano si era reso conto che trovare un elfo che si nascondeva su un albero  in una foresta era un’impresa ridicola; non aveva la minima possibilità. La soluzione era che fosse Lirien a vedere lui; ma farsi vedere da Lirien ed allo stesso tempo nascondersi dalle pattuglie di Goblin non era certo semplice.  
Superò una cresta montuosa e si fermò di colpo. Aveva trovato la trappola, ma anche molto altro.

Si trovava ai margini del ghiaione che aveva attraversato prima, finendo poi per trovare la grotta, ma alcune decine di metri più a monte. Da quel punto di vista era evidente che non si trattava di una pietraia, ma di una vera e propria frana, relativamente recente. Oltre la frana appariva con chiarezza un dislivello di cui il gradino che formava la cascata costituiva l’inizio e che proseguiva a perdita d’occhio diventando un vero e proprio burrone della profondità di decine di metri. Il pianoro di cui il burrone costituiva il margine esterno consisteva in una distesa spoglia, cosparsa di resti anneriti, quanto rimaneva di un furioso incendio che doveva aver devastato la foresta non più di qualche mese prima, vista l’assenza di ricrescite. Si estendeva almeno per almeno un paio di chilometri.
Se riescono a spingere Lirien oltre questa frana non avrà scampo. Sarebbe completamente allo scoperto.
A questo punto il piano era uno solo: trovare Lirien, raggiungere la frana, ma più in basso, attraversarla e scomparire nella grotta, il tutto senza finire allo scoperto e senza farsi sorprendere dai Goblin.
Semplice, no?

Costeggiò la frana, scendendo verso valle, e si rese conto che si poteva vedere il margine superiore della cascata; osservando bene era possibile distinguere anche i bordi superiori della conca, ma  solo sapendo esattamente cosa cercare. Spostò lo sguardo verso sinistra e raggelò.
Due Goblin si aggiravano nella boscaglia, ed erano diretti proprio verso l’imbocco della spaccatura dove si riversava la cascata… dritti verso il rifugio dove aveva lasciato Gwennis.

 
Angolo Autrice
Bene bene bene…un altro piccolo passo verso la conclusione! Ci avviciniamo ormai ai capitoli già scritti quindi potrei – potrei – aggiornare con meno ritardo. Ma non faccio promesse che potrei non mantenere! Di certo, come ho sempre detto, questa storia arriverà alla fine. Parola di scout.

Angolo del *GRAZIE*
Jodie_always, Inuiascia, Laurenlindorean, Cinthia988 : la vostra voce è musica.
Ginevras: OMG qualcuno legge ancora L’Erede di Durin e lo trova interessante! Sono sopraffatta dall’emozione.
A tutte le lettrici un abbraccio forte
Alla prossima
Bacio
Idril
  
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