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Autore: Ram92    17/01/2019    0 recensioni
Sono passati circa quattordici anni dall'inizio della Grande Era della Pirateria. Tra pirati e Marina lo scontro è aperto. Nel frattempo, su una remota isola del Mare Occidentale, una bambina dai capelli rossi cresce con un piccolo, grande sogno.
-> Continuo della storia 'La leggenda del fantasma rosso - I parte', ma se volete partire da qui per un po' può anche funzionare
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Orso Bartholomew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda del fantasma rosso'
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Capitolo sei.
 
- Non è giusto!
Eiji sorrise appena, lo sguardo intento a controllare il filo delle katane del dojo.
- Non è affatto giusto che tu abbia tutte queste katane e non è giusto che nostro padre insegni soltanto a te a combattere. Voglio combattere anch’io! Sono più forte di quasi tutti i bambini della mia età, è solo lui che pensa che non sia capace!
Con movimenti calmi e composti, Eiji ripose la lama nella sua fodera e si voltò per prendere Shingetsu, rimasta come sempre per ultima.
- Nostro padre non pensa che tu non sia capace.
La sua voce bassa e pacata colse Midori alla sprovvista.
Shingetsu sibilò appena mentre lui la sfilava dalla sua guaina verde osservandone la lama scura e lucente.
- Tu somigli a nostra madre più di quanto tu non possa immaginare.
- Però lei poteva combattere! – si infuriò la bambina. – A lei avevano insegnato e aveva una katana tutta sua! Era persino nella guardia del re!
Riflessi sulla lama di Shingetsu, Eiji vide i suoi occhi neri guardarlo come da un’epoca lontana.
- Shingetsu è una katana sorprendentemente leggera. – mormorò quasi in un sussurro. – Persino una ragazzina potrebbe maneggiarla, con una dovuta preparazione. – aggiunse quando vide Midori drizzare le orecchie.
Il suo volto si distese in un sorriso macchiato di sangue.
- Tanto a me non serve più…

 
Midori si svegliò di soprassalto solo per ritrovarsi nella penombra della stanzetta del piccolo ambulatorio del villaggio in cui il dottor Amos l’aveva ospitata. Dalle veneziane della finestra filtrava la fievole luce di un’alba del mare settentrionale. Si ricordò dov’era, e quanto tempo era passato da allora. Prese Shingetsu e si scostò le pesanti coperte di dosso.
 
Kuma posò una tazza di caffè fumante accanto al microscopio.
- Hai scoperto qualcosa?
I libri erano sparpagliati un po’ ovunque attorno al cerchio di luce della lampada sopra alla scrivania. Il giovane rivoluzionario lanciò loro una lunga occhiata senza poter fare a meno di chiedersi da quanto tempo quella donna fosse tornata a lavorare. Non una parola uscì dalle sue labbra serrate.
- Nei libri non c’è. – la voce di Midori richiamò il suo sguardo su di lei, ancora china sulla lente del microscopio, la tazza del caffè perfettamente immobile dove l’aveva lasciata.
- Questo può significare due cose: o non ha causato danni altrove o qualcuno sta nascondendo qualcosa.
Con gesti rapidi ed esperti, Midori aggiustò il fuoco della lente senza mai staccare gli occhi dall’immagine restituita dalla macchina.
- Ad ogni modo, sappiamo per certo che la causa è ambientale. E se…
Sotto la manica della camicia arrotolata fino al gomito, Kuma vide spuntare un cerotto. Sul tavolo giaceva ancora una siringa usata e una provetta piena di sangue. Una seconda siringa se ne stava appoggiata all’interno di un bicchiere pieno di quella che sembrava acqua.
Midori alzò lo sguardo dal microscopio.
- Chiama il dottor Amos.
 
- Sappiamo che la causa è ambientale e ancora attiva.
Kuma si guardò attorno. Il tempo di chiamare il dottor Amos e l’aspetto del laboratorio era cambiato radicalmente. I libri erano tornati sui loro scaffali, il microscopio era stato spento e spostato in un angolo assieme alla tazza del caffè ancora piena e non più fumante e una serie di fiale dei prelievi accuratamente etichettate.
- Tracce della sostanza che sembra causare la malattia si trovano in tutti i campioni di sangue analizzati, compreso il mio, benché con una minore concentrazione.
Con un gesto deciso, la donna srotolò il foglio che aveva tra le mani e che tornò ad occupare interamente lo spazio del tavolo da lavoro. Un vecchia cartina geografica di quello che a pria vista sembrava…
- Sono i dintorni del villaggio. – osservò stupito il dottor Amos. – Ma cosa…?
- E’ una resa inesatta.
La sua voce atona e incolore, come sempre accadeva, sembrò piombare sulla stanza spazzando via ogni altro tentativo di conversazione. Il dottor Amos lo guardò con uno sguardo smarrito, ma gli occhi di Midori brillarono. Se n’era accorta anche lei, pensò con sollievo.
- La disposizione degli edifici non corrisponde. – spiegò brevemente al dottore, che tornò a guardare la carta.
Ai suoi occhi era apparso subito evidente. Il villaggio raffigurato in planimetria sembrava più popoloso.
- La fila delle case si estende ben oltre l’agglomerato principale che sembra corrispondere al villaggio attuale.
- E’ una carta vecchia. – confermò Midori.
Gli stanchi occhi del medico sembravano accarezzare i tratti della mappa illuminati da una luce carica di malinconia. Le dita sfiorarono appena i bordi.
- Una volta ipotizzato che l’epidemia si limiti a quest’unico villaggio, la cosa più probabile era che si trattasse di una contaminazione del terreno. – riprese a dire Midori. – Una contaminazione per via aerea si sarebbe estesa più facilmente oltre i confini del villaggio. Oltre a questo, la progressione della sostanza nel mio sangue è stata troppo lenta. I polmoni l’avrebbero assorbita molto più in fretta.
Mentre parlava, la donna poggiò una mano sulle fiale di sangue. Due di esse riportavano il suo nome.
- E’ stato per questo che ho deciso di analizzare l’acqua.
Kuma ricercò con lo sguardo il bicchiere con la siringa che aveva notato quella mattina e lo trovò accostato al microscopio.
- Le tracce sono minime, ma sufficienti a creare danni a seguito di una esposizione continua e prolungata.
Gli occhi del dottore continuavano a rimanere posati sulla carta senza più vederla, le mani che tremavano appena.
- La mia ipotesi è che l’esposizione del villaggio duri da circa sette anni.
- Sette anni! – gridò il dottore alzandosi in piedi.
Sembrava senza fiato. Continuava a fissare la mappatura del villaggio, le mani tremanti sbattute sul tavolo con una violenza che lo avrebbe distrutto, se le energie dell’uomo non lo avessero abbandonato da tempo.
Midori non diede segno della benché minima reazione.
- Sette anni fa…
Il medico si accasciò nuovamente sulla sua sedia, lo sguardo febbricitante che non abbandonava le linee d’inchiostro della mappa. Strade, case, negozi che non c’erano più.
- Sette anni fa questo villaggio era ancora vivo. – le dita si strinsero graffiando la superficie del tavolo lasciando piccoli squarci irregolari sulla carta. – Non ricco, non lo è mai stato, ma vivo.
Kuma sbirciò Midori. Ascoltava attenta, come in cerca di qualcosa.
- Era un villaggio di semplici allevatori, con una buona posizione per raggiungere i pascoli, sopra la montagna, nei mesi d’estate. Poi…
Un sussulto costrinse il dottore ad interrompersi. Una lacrima cadde sopra la raffigurazione di una fila di case che non esistevano più.
- Poi gli animali hanno cominciato ad avere problemi, non è così?
Amos alzò lo sguardo stupito su Midori e annuì.
- I vitelli, gli agnelli, e dopo un po’ tutti gli animali… - mormorò continuando a guardarla come in cerca di conferma.
- Hanno cominciato a morire.
Il dottore annuì di nuovo.
Kuma osservava la scena con la consueta espressione indecifrabile, ma dentro di sé cominciava ad intravedere un senso dietro a tutta la vicenda.
- Gli erbivori sono stati i più esposti. L’acqua contaminata ha avvelenato l’erba, gli alberi e le piante, prima di arrivare alla carne. Il diverso metabolismo ha fatto il resto.
Midori continuava a parlare con calma, mentre Amos si prendeva la testa tra le mani, piangendo ormai senza ritegno.
- Alcuni allevatori hanno dovuto lasciare il villaggio, chi per cercare fortuna altrove, chi per trovare un nuovo mestiere in città o per mare. E dopo qualche anno i bambini hanno cominciato ad ammalarsi.
- Perché i bambini? – chiese Kuma con voce atona.
- La spiegazione più probabile è che la sostanza interferisca con il corretto sviluppo del feto in gravidanza. – rispose Midori senza mostrare a sua volta alcuna emozione.
I singhiozzi del dottore riempivano la stanza.
- L’evoluzione della malattia andrebbe studiata più a fondo, ma la questione della morte dei vitelli sembrerebbe già una prima conferma.
- Avrei dovuto…
Midori e Kuma interruppero la loro analisi.
Piegato e tremante, Amos parlava a denti stretti, le lacrime che gli rigavano il volto stravolto.
- Avrei dovuto capire subito…
- Non c’è niente che avrebbe potuto fare.
Il dottore si voltò di scatto verso la donna, gli occhi pieni di rabbia.
- Anche se avesse intuito la causa della malattia, avrebbe dovuto richiedere l’analisi del terreno e delle acque ad un laboratorio specializzato. – disse Kuma. – E’ stato probabilmente questo ad uccidere il giovane medico, Hikari. Avrebbe solamente ottenuto di fare la stessa fine, con la sola differenza che l’Armata Rivoluzionaria non avrebbe mai avuto alcuna notizia dell’accaduto e non sarebbe potuta intervenire. – aggiunse del tutto insensibile al peso delle sue parole.
Del tutto sconfitto, il dottore si accasciò sulla propria sedia.
- Ma chi avrebbe potuto fare una cosa del genere? – chiese soltanto.
- Non è questa la domanda giusta. – fece Midori in tono determinato. – A questo punto dobbiamo solo chiederci come riuscire a venirne fuori salvando più persone possibile. E lei deve darci una mano. – aggiunse rivolta al dottore.
Kuma osservò la donna e per la prima volta capì davvero la scelta di Dragon.
Amos deglutì e si rimise dritto sulla sedia.
- Ditemi che posso fare.
 
 







Ram's corner

Salve a tutti e scusate l'ennesimo ritardo e non solo.
Non sono particolarmente contenta di questo capitolo ed era un po' che lo scrivevo e riscrivevo. Credo di averlo un po' migliorato, ma ancora non mi convince del tutto. Mi scuso anche per la pesantezza, ma ho la necessità di velocizzare un po' questa parte della trama senza intermezzi più leggeri, per il momento.
Spero che tutto risulti abbastanza chiaro e non eccessivamente macchinoso - vorrei poterlo leggere con occhi nuovi, ma la riscrittura confonde un po' chi scrive, quindi se qualcosa non è chiaro o non torna segnalatemelo pure che cercherò di renderlo più chiaro.
Alcune parti, in particolare il sogno/flashback iniziale, si riferiscono anche ad alcune parti della storia già introdotte nella prima parte del racconto.

Detto questo alla prossima,
Ram.
  
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