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Autore: Doux_Ange    18/01/2019    0 recensioni
Partendo dal titolo con una citazione del nostro Capitano in 'Scegli me!', una serie di one-shot per raccontare come, in molte puntate, la storia tra Anna e Marco sarebbe potuta andare diversamente.
I capitoli saranno in parte presi dall'altra fanfiction che ho scritto, 'Life-changing frenzy' relativamente alle parti immutate.
*Grazie alle mie brainstormers, Federica, Clarissa e Martina!*
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SCEGLI ME!

 Come sempre, la parte compresa tra i tre asterischi (***) procede secondo lo svolgimento regolare dell'episodio. Il resto è il finale alternativo. Buona lettura!

***Dopo qualche giorno di calma, mi hanno chiamato con urgenza dalla Caserma per un caso di minacce ai danni di due produttori tv. Sono arrivato più in fretta possibile, così salgo le scale quasi di corsa e dopo un saluto generale vado dritto verso l'ufficio di Anna, aprendo la porta senza bussare, come al solito.

“Buongiorno a tutti!”

I due presenti seduti davanti alla scrivania fanno per alzarsi.

“Comodi, comodi... Marco Nardi, PM.” Mi presento, e non posso fare a meno di cogliere di sfuggita l'espressione infastidita di Anna al mio ingresso. Che ho fatto, stavolta?

“Costanza Busto, produttrice creativa dello show, e lui è Arturo Vatti, produttore dello show.”

“Tutti e due produttori! Ma... che differenza c'è?” Si informa Cecchini.

“Diciamo che io metto i soldi e lei le idee.” Commenta Vatti.

Cecchini ridacchia. “Ahhh, come me e mia moglie: lei compra e io pago!”

“Ci hanno riferito che avete avuto delle minacce, dico bene?” Meglio tornare sull'argomento, mi sa.

“Sì... ho trovato questi nel mio camerino,” spiega la signora, “il primo risale a circa tre settimane fa, mentre invece il secondo è dell'altro ieri.”

Mi porge dei fogli, che io osservo prima di passarli ad Anna.

“Dopo il primo messaggio è bruciata un'auto di produzione, abbiamo pensato che fosse un incidente… ma oggi è bruciato il manichino con il vestito di una delle ragazze, Adelaide...”

“Avete pensato a un eventualità di... sospendere il programma?”

“Assolutamente no!” Arriva prontamente la risposta della signora Busto, “Potrebbe essere semplicemente lo scherzo di un mitomane, o uno psicopatico... magari qualcuno che ci vuole fare chiudere.”

“Alle ragazze, delle minacce non abbiamo ancora detto nulla,” ci informa il marito, “non c'è motivo di eccessivi allarmismi.”

Io non sono d'accordo, e nemmeno Anna è convinta.

“Capisco... quanto vi fermerete a Spoleto?” Chiede.

“Tre giorni, il tempo di girare questa puntata speciale... siamo all'Hotel San Francesco.”

“Va bene,” chiude lei, “farò mettere un'auto di pattuglia.”

“La prego, discrezione.”

“Certo!” Più che di discrezione, Anna ha l'espressione di una che vorrebbe mandare tutto all'aria e dirgliene quattro. “Lo spettacolo deve continuare...” fa con velato sarcasmo.

“The shos mast... go...” Evviva l'inglese del Maresciallo!

“...go on.” Conclude Anna per lui. Io mi trattengo dal ridere, almeno fino a quando i due produttori sono fuori dalla stanza, poi scoppio senza ritegno.

Anche il Capitano accenna un sorriso.

“Meno male che c'è Lei, Cecchini...” commento, ancora con le lacrime agli occhi. “Pure tu, avevi una faccia...” faccio, rivolto ad Anna, che si fa tetra in viso.

“Questi programmi sono stupidi, senza un minimo di dignità o morale... e poi mi chiedono 'discrezione'...” Scuote la testa, esterrefatta. “Ho bisogno di caffè.”

“Ci penso io,” mi offro, andando a prenderne uno anche per me, così da approfittare del momento per stare con lei- ehm, no, che dico... intendevo per farmi spiegare meglio la situazione.

 


 

La mattina dopo, veniamo avvisati che una delle ragazze è stata effettivamente aggredita ed è in gravi condizioni. Io e Anna stiamo discutendo sul da farsi nel suo ufficio quando entra Vatti. “Bella protezione, complimenti!” Ci accusa.

“Intanto non possiamo sorvegliare tutti ventiquattr'ore su ventiquattro, e se Lei avesse avvisato le ragazze forse Guia non se ne sarebbe andata in giro a quell'ora, no?” Lo rimetto in riga io. Questo prende pure avanti, ma si può? “Se non le dispiace, qui stiamo lavorando.”

“Sono a vostra disposizione,” si calma quello, “ma vi prego, non mi chiudete il programma, sarebbe come dar ragione a quel maniaco!”

“Ghisoni...” chiama il Capitano per far uscire l'ospite.

Io sono esterrefatto.

Quando Vatti va via, lei inizia a camminare avanti e indietro, preoccupata. Cerco di tranquillizzarla.

“Non potevi far altro, Anna...”

“Mi chiedo che cosa possiamo fare... Secondo te è un maniaco?” Mi domanda in tono agitato.

“No, troppi pochi elementi.” La rassicuro. Non c'è nessuna evidenza, e c'è qualcosa di strano, so che anche lei l'ha notato, per questo è tesa.

“Dobbiamo chiudere il programma,” dice infine.

“No, così sarebbe più difficile controllare le ragazze e arrestare il colpevole,” la contraddico in tono pacato. Ci serve una via alternativa. “Sempre che siano loro, il bersaglio...”

“C'ha ragione.” Concorda Cecchini.

“E quindi cosa proponi?”

Ci penso su un attimo. “Ci vorrebbe qualcuno che...” alzo lo sguardo verso di lei, e mi viene l'illuminazione, “potesse sorvegliare le ragazze dall'interno, senza dare troppo nell'occhio.”

“Una missione sotto copertura!” Brava, Anna, hai afferrato il concetto...

“Mh-mh,” asseriamo io e il Maresciallo all'unisono. Lei sposta lo sguardo avanti e indietro tra me e lui, e noto nei suoi occhi la consapevolezza di aver capito il sottotesto. Rido sotto i baffi. E... 3, 2, 1...

“Qualsiasi cosa voi stiate pensando, è no!” Afferma con un'espressione terrorizzata.

“Guardi, se ero donna lo facevo io... sono un uomo!” La consola Cecchini. “Poi noi le saremo vicini, eh!”

Lei abbassa lo sguardo, sconfortata, sistemandosi la divisa con fare protettivo.

“Anna, se è un maniaco, questo è l'unico modo per farlo uscire allo scoperto senza mettere in pericolo le ragazze.” Stavolta sono serio, è davvero l'unica cosa che possiamo fare.

“È una bella idea!” Conferma il Maresciallo.

Vedo che Anna sta pensando a una scappatoia, le si legge chiaramente in faccia l'avversione totale all'idea mista al rifiuto del programma in sé.

“Se, e dico se,” esordisce con fermezza, “dovessi... propormi per fare questa cosa... la produzione non accetterebbe mai.” Termina con voce incerta. È strano vederla così impacciata sul lavoro, ma ammetto che mi sto divertendo parecchio.

“Io dico che accetterà,” la contraddico con un sorrisetto, “se no, gli facciamo chiudere il programma!”

A vedere la sua espressione sconsolata anche Cecchini si mette a ridacchiare. “Dai,” tenta di consolarla ancora, “dai, magari vince!”

Discutiamo qualche minuto dei dettagli, contattiamo la produzione per avere la conferma che Vatti ci garantisce senza problemi, e poi vado via per farmi dare le autorizzazioni necessarie, lasciandola col Maresciallo a informare il resto della Caserma della sua temporanea assenza. Nonostante l'espressione risoluta, è chiaro che non è per niente contenta della piega che hanno preso gli eventi.

 

Devo ammettere però che quel faccino da cucciolo bastonato mi ha fatto tenerezza.


 

 

Il giorno dopo, quando Anna fa il suo ingresso al reality (non so cosa darei per essere lì presente a godermi la scena!), io resto in Caserma a ricevere il Professor Fanciullini, padre di Guia.

Lo accogliamo nell'ufficio di Anna. È strano vedere Cecchini seduto al suo posto, e devo constatare che non è una cosa che mi piace particolarmente.

“Professor Fanciullini, mi dispiace per le circostanze, ma è un vero piacere conoscerla!” Ammetto, stringendogli la mano.

Lui è perplesso riguardo alla sua convocazione lì, ma gli spieghiamo tutti i particolari relativi a dei messaggi scambiati con la figlia, e alcuni contatti dubbi con la moglie che ci hanno portati a sospettare di lui.

Quando lo lasciamo andare, io scendo giù insieme al Maresciallo.

“Controlliamo l'alibi di Fanciullini, per ora abbiamo solo un movente. Io provo ad aggiornare il Capitano.”

“Va bene... Arrivederci.” Mi saluta lui, un po' impacciato. Non è facile stare al posto di Anna, se ne sta rendendo conto.

Io mi avvio verso l'hotel dove avverranno le riprese, e sono proprio curioso di scoprire cosa troverò.

 


 

Dopo aver accennato un saluto alla 'produttrice creativa', mi affretto a raggiungere una delle stanze all'interno adibita a sala trucco, e mi trattengo dal ridere mentre vedo un'Anna a dir poco furibonda, con una maschera di un verde agghiacciante sul viso e un'espressione assassina mentre ascolta a labbra serrate il truccatore che le dice con fare paternalistico, “Tesoro, tu non ti vuoi bene!”

“Sa che glielo dico sempre anch'io?” Intervengo, senza riuscire a trattenermi. Oh, mi divertirò un sacco. La sua faccia quando mi nota è impagabile.

“Ehi, e tu chi sei? Non puoi stare qua!” Mi dice un tizio munito di auricolari.

“Ah, sono un amico,” spiego, “non potevo perdermi questo momento.” Il che non è esattamente una balla.

A venire in mio aiuto arriva la signora Busto. “Lui può stare... Facciamo pausa, cinque minuti e riprendiamo!”

Torno a guardare Anna attraverso il riflesso dello specchio. Ha tutta l'aria di una che vorrebbe mettersi a urlare, o sotterrarsi dalla vergogna.

“Non... dire niente, mh?” Mi avverte. Io sollevo una mano in segno di pace, trattenendo una risata. Poi mi abbasso affinché possa sentirmi solo lei. “Volevo solo aggiornarti sul caso.” Le sussurro, facendo un cenno verso fuori.

“Okay,” acconsente subito, affrettandosi a legare i capelli e seguirmi all'esterno.

 

La informo su quello che abbiamo scoperto su Fanciullini.

“Quindi potrebbe essere stato il padre! La posso finire con questa farsa?” Ha un entusiasmo allucinante per questa cosa, oh.

“No, le minacce sono cominciate prima che lui ricevesse la lettera,” preciso, “quando Fanciullini ancora non aveva un movente. Poi Fanciullini a me non sembra il tipo da minacciare le ragazze di un reality.”

“Quindi, o Fanciullini è innocente, o sono due reati diversi...” riflette lei.

“Mh... In ogni caso, devi mantenere la copertura.”

Lei si ferma, e io faccio lo stesso. Che succede? Che ho detto?

“Ti diverti, vero? A vedermi qui dentro?” Mi chiede con un'espressione che non promette niente di buono.

E in effetti un pochino sì, ma non mi sembra il caso di dirglielo in maniera così spudorata.

“Io? No, no... no, te lo giuro!” Certo che però se glielo dico ridendo mi tiro la zappa sui piedi da solo. “È che... il lavoro è sacrificio, capisci?” Se vi domandate se sto cercando di farmi linciare, sì.

Lei è furiosa. “Qui mi guardano con compassione! Sembra che mi hanno appena raccattato nella giungla!” Addirittura... beh, dalla frase di quel tizio non mi viene difficile crederlo, e sinceramente a me è sembrata un'esagerazione. Non mi sembra Anna sia messa così male, anzi... “E sì, io ho le occhiaie! Perché di notte lavoro!” Fa con tono più alto, tanto che le devo far segno di abbassare la voce.

“Lo so...” provo a calmarla, eccome se lo so. L'ho vista fare orari assurdi per settimane pur di portare a termine un caso e riuscire a fare giustizia.

“Sono due ore che c'ho... le alghe nel naso!” Continua, indispettita. “Tu non lo sai, che cos'è il sacrificio!”

Proprio in quell'istante arriva il tizio con gli auricolari di prima. “Tempo scaduto! Ti devi mettere questo! C'è il party in piscina!” Le spiega, indicando un costume da bagno con... beh, poca stoffa, diciamo.

Io non so se scoppiare a ridere o meno, ma di sicuro so che devo essere arrossito, a giudicare dal calore. E non sono nemmeno io quello che deve indossare quel costume. No, non fatemici pensare, perché già ho le mie fantasie strane quando ripenso a lei quella sera con quel vestitino nero super sexy, non mi potete aggiungere questo!

Lei è ancora meno entusiasta di me. “No, Luca, io questo non me lo metto.” Afferma in tono perentorio.

Non resisto a prenderla in giro. “Cos'è, hai paura della prova costume? No, scusami...!” La stuzzico, allontanandomi di qualche passo perché ho paura di finirci io, in piscina.

Anna mi rivolge uno sguardo a metà tra il furioso e di sfida, afferrando l'indumento con un'espressione che promette vendetta.

 

Mentre aspettiamo che si cambi, io mi metto accanto ai tecnici sotto il gazebo, osservando le altre concorrenti arrivare e sedersi sulle sdraio. Lancio un'occhiata al 'principe', che mi sta antipatico al solo vederlo. Sarà meglio che le giri alla larga, e lo dico anche per il suo bene. Dopotutto, Anna è cintura nera di judo, non so se gli conviene tanto infastidirla.

Faccio del mio meglio per non immaginarmela in costume, anche se so che non durerà perché a breve dovrebbe arrivare anche lei, a meno che non si tiri indietro. Ma non credo, non sarebbe da lei rinunciare a una sfida, se non altro per il solo gusto di non darmela vinta.

La produttrice sta appunto commentando come manchi solo lei all'appello quando Luca ci informa del suo ingresso.

Io spalanco gli occhi, osservandola scendere gli scalini che portano alla piscina, con un'aria tutt'altro che rilassata.

Mi obbligo a ritornare in me, anche se non è proprio semplice. Sapevo fosse... ehm, messa bene, ma non pensavo così bene.

Anche quel Luca è imbambolato a guardarla sul monitor con la bocca spalancata, tanto che la Busto deve richiamarlo all'ordine.

Cominciamo molto male.

Intanto Anna ha raggiunto le altre, e si vede lontano un miglio che non è a suo agio. Nonostante ciò il suo ruolo di Capitano non si assopisce nemmeno in questa situazione poco ideale, perché inizia a fare domande utilissime mascherandole da semplice curiosità.

Poi naturalmente lo show ha il sopravvento per cui la produttrice, con mio grande disappunto, impone senza mezzi termini al 'principe' di andarla ad accogliere.

L'ho già detto, che quello mi sta antipatico a vista? E no, non c'entra niente il fatto che possa stare a guardarla quanto gli pare perché è quello il suo compito in questo show. Non c'entra, non c'entra, non c'entra.

Quello intanto si siede sulla sdraio davanti a lei, porgendole una delle due birre che aveva preso dal secchiello col ghiaccio poco distante.

“Ciao,” la saluta.

“Ciao,” mormora Anna con scarso entusiasmo e un livello di socialità pari a zero. Mi fa morire quando fa così.

“Anna, giusto? Non pensavo avrebbero sostituito Guia... sei una sorpresa. E a me piacciono le sorprese.” Ci prova spudoratamente Lupo Dossi. Ma tu guarda che spirito da latin lover, proprio. Stai calmo, e distante da lei, possibilmente. Se voleva far colpo su di lei, ha sbagliato tattica. Noto con soddisfazione che Anna la pensa allo stesso modo, a giudicare da sorriso di compatimento che gli fa.

Beve un sorso dalla bottiglia, poi prova a indagare. “Sembra che non ti dispiaccia troppo per Guia...” butta lì con fare indifferente.

“Non abbiamo legato molto, poi lei se ne stava sempre sulle sue...” spiega il tizio, “era amica di Ade, però.”

“Adelaide?” si informa lei.

“Sì... ma non parliamo di lei, parliamo di noi.” Come, scusa? E da quant'è che vi conoscete?

Anna stavolta non si trattiene e fa una risatina sprezzante. Vedo che anche la produttrice è intrigata e attenta alla conversazione.

“Senti... non c'è nessun 'noi'.” Chiarisce con tono secco che non ammette repliche. “Tu non sei un principe, sei il figlio di uno che vende crackers!” Io ormai rido, e la Busto fa lo stesso, sorpresa di vedere che la concorrente in apparenza più fallimentare si è già rivelata quella più interessante. “Ah, la puoi smettere di contrarre gli addominali, puoi fare di meglio per impressionarmi, okay?” Conclude, dando il colpo di grazia all'ego di quello scemo.

“Oh, finalmente qualcuno che ci mette un po' di pepe!” Commenta la produttrice, interrompendo per il momento le registrazione quando vede sopraggiungere il Maresciallo, e congratulandosi con tutti.

Anna si alza e molla senza troppi problemi il tipo, lasciandolo seduto lì non appena sente lo 'Stop' delle riprese.

Io ridacchio e mi affretto a seguirla quando la vedo dirigersi al piccolo salotto all'aperto poco distante dalla piscina.

Mi siedo sul divanetto accanto alla poltrona su cui si accomoda lei, attenta a chiudere meglio la vestaglia blu che le hanno dato e sollevando le gambe, acciambellandosi come un gatto.

“Allora, hai scoperto qualcosa?” le chiedo.

“'Parliamo di noi'...” fa lei esterrefatta, ancora a pensare alla scenetta di poco fa. “Ma chi si crede di essere? Pensa che sto ad aspettare lui?”

“Beh, in teoria questo sarebbe lo spirito del programma...” obietto io, divertito. “Però stavo parlavo del caso io, Anna...”

Lei chiude gli occhi, realizzando l'equivoco. “Scusa...” mi dice, sconsolata, e a me vien da ridere. Fa per parlare quando si avvicina il Maresciallo.

“Posso fare qualche domanda pure a voi, come ho fatto con tutti gli altri?” Ci chiede in tono poco credibile.

Noi ci limitiamo ad annuire. Lui abbassa la voce, rivolgendosi prima ad Anna. “Signor Capitano, le stanno bene i capelli così.” Ah, hai capito che occhio fine ha Cecchini, ha notato il nuovo taglio.

Lei fa un gesto imbarazzato, e ho come l'impressione che non sia molto abituata a ricevere complimenti. “Lasci stare... dica.”

“Ci sono delle novità... Per quanto riguarda l'alibi di Fanciullini, pare che regga, perché lui come ha fatto ad arrivare all'una di notte a Spoleto? Come minimo doveva camminare a 190 chilometri all'ora!”

“Quindi probabilmente non c'entra niente.” Commento io. “Ma abbiam qualcos'altro?”

“Sì... questa Guia, pare che non era... una ragazza giusta per un reality. Era un po'... timida, un po' strana.”

“Questa cosa l'ha detta anche quel cretino del principe.” Conferma Anna.

“Pare che abbia detto che stava facendo del male a qualcuno!” Continua Cecchini.

Anna sbarra gli occhi. “E lei come l'ha saputo?”

“Voci...” minimizza lui, ma è chiaro che lei non gli crede.

“Beh, potrebbe essere qualcuna delle ragazze... Anna, tu potresti provare a farle parlare?” Suggerisco, e lei annuisce, pensierosa.

“Sì, Signor Capitano, Lei dovrebbe attaccare bottone con queste ragazze,” si intromette il Maresciallo, e temo già il seguito della frase. “parlare di... cose da donna, di... borsetta... il trucco, le unghie, rifacimento, rossetto... cose da donna...”

Anna è lì lì per dirgliene quattro. “Perché noi donne parliamo solo di quello.” Dice con un sorrisetto minaccioso. Io abbasso la testa per evitare di scoppiare a ridere.

“No... no, però.... vabbè, io adesso vado.” La fa breve lui, per tirarsi fuori dai guai. “Ehh... io me ne vado,” fa a voce più alta. “Grazie signorina, grazie giovanotto... se avete qualcosa da dirmi, voi non sapete come mi chiamo... mi chiamo Maresciallo Cecchini, va bene? Tante cose...” Ci saluta, facendo per andarsene.

“Mi aspetti, vengo con Lei, Maresciallo...” gli dico alzandomi e facendogli cenno di aspettarmi più avanti. Torno a rivolgere la mia attenzione ad Anna, cercando di ignorare la scollatura della vestaglia che si è allentata quando anche lei si è messa in piedi. È la tua collega, limitati a pensare a questo. “Io vado, allora. Cercherò di tenerti aggiornata il più possibile... per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi. Terrò il cellulare sempre a portata di mano,” mormoro con un certo imbarazzo.

Lei accenna un sorriso. “Grazie...”

“Ciao,” la saluto, raggiungendo il maresciallo fuori dalla villa ma con la mente ancora al breve scambio di battute con Anna. Sono un uomo e certe cose le intuisco subito: senza volerlo ha già attirato l'attenzione del principe, le sue risposte a tono hanno evidentemente avuto l'effetto contrario a quello che lei sperava, e la cosa non mi tranquillizza. Non che lui rappresenti un pericolo reale, però considerando il contesto non si farebbe problemi a provarci sul serio, e Anna non è il tipo da lasciarsi coinvolgere così facilmente.

Sì, dai, prova a convincerti che il problema sia questo, e non che ti dà fastidio l'idea che per il bene dello show, lei dovrà comunque stare al gioco.

Scaccio questo pensiero assurdo dalla mente salendo in sella alla mia fidata moto, diretto al commissariato.


 

Mentre Anna continua ad indagare per conto suo e tenendoci informati di quanto scoperto su Adelaide, noi continuiamo con le ricerche. Appena posso, la raggiungo all'hotel.

Mi accorgo che ha un costume diverso, oggi. Ehi, non è colpa mia se è la prima cosa che ho notato. Sono pur sempre un uomo. Che ha davanti una donna molto attraente.

La aggiorno brevemente sullo stalker della ragazza bionda e di come le ha procurato quella cicatrice alla spalla. Lei sembra scossa dalla notizia, ma mi consiglia di continuare a indagare su Adelaide perché c'è qualcosa che non quadra su quello che racconta lei e quanto dicono gli altri.

Poi vedo il suo sguardo cambiare quando nota uno strano tizio con un berretto in testa e uno zaino, appostato al limitare della zona riprese.

“Daniele...” chiama piano uno dei tecnici. “Il tipo col cappello... è uno dei nostri?”

“No no, mai visto.” Nega il ragazzo con un'alzata di spalle.

Ecco che scatta lo spirito da Capitano, perché si mette subito in moto e si avvicina a quell'uomo.

“Ehi tu, scusa...”

Quello però evidentemente si sente minacciato, perché scappa.

Anna non ci pensa due volte, scalcia via le infradito e corre al suo inseguimento, raggiungendolo in pochi istanti e gettandolo a terra con una presa ferrea sulla sua mandibola, proprio mentre Cecchini e i due produttori arrivano in cima alla scalinata giusto lì davanti.

Io la raggiungo con qualche secondo di ritardo. Caspita, se è veloce. Devo ammettere che sono impressionato.

“È da ieri che ti vedo girare qui intorno! Chi sei?” Chiede lei in tono autoritario, mantenendolo bloccato.

“Sono un fotografo!” Si giustifica quello, terrorizzato. “Tu sei completamente matta! Lasciami!”

Non sono proprio d'accordo con questo aggettivo...

Luca arriva di corsa, sorpreso quanto noi. “Ma lo conosco, è un paparazzo!” Ci tranquillizza, e lei lascia la presa sulla mascella. A giudicare dal gemito del tizio, non deve avergli fatto esattamente una carezza.

“Signorina,” si complimenta Cecchini, “ha un bellissimo scatto! Potrebbe fare la Carabiniera!”

Lei si astiene dal commentare, sollevandosi da sopra il paparazzo che ancora teneva bloccato a terra, ma la sua espressione è impareggiabile.

 

Le indagini continuano, e Anna mi ha mandato un messaggio poco fa dicendomi di raggiungerla all'hotel quella sera stessa perché ha delle novità importanti.

Da quello che so, stasera ci sarà il ballo, dove il principe sceglierà una delle quattro per danzare con lui.

Mi auguro che abbia il buonsenso di lasciarla in pace, visto come lo ha trattato lei finora. Lo ha completamente ignorato, qualsiasi avance da parte sua è caduta nell'oblio davanti all'insofferenza di Anna. La cosa mi rallegra alquanto. Non ti avvicinare, principino, lei non è una principessa da salvare. E nemmeno un premio da vincere.

 

Come al solito, una volta giunto lì prendo il mio posto sotto il gazebo accanto ai tecnici, e sono proprio curioso di vedere il Capitano in abito da sera. Questa versione ancora mi manca, e non so che aspettarmi. Ogni volta mi ha sorpreso, quindi immagino che ora sarà lo stesso.

 

Ascolto la produttrice dare le direttive, facendo di tutto per non alzare gli occhi al cielo alle scemenze che dice, e solo quando sento la piccola orchestra di archi iniziare a suonare mi rendo conto che sono tutti lì e il 'principe' è appena uscito dalla sala per dirigersi sulla pista, così cerco Anna con lo sguardo, e spalanco gli occhi per lo stupore.

 

È davvero bellissima. Indossa un lungo vestito nero senza spalline, i capelli lasciati sciolti sulle spalle e un trucco leggero che ne risalta i lineamenti delicati e quei magnetici occhi verdi.

Bella da lasciare senza fiato.

Purtroppo per me, pure quel cretino del principe se ne accorge perché invita proprio lei a ballare, a quanto pare senza seguire le indicazioni che gli avevano dato i produttori. Sembra che non fosse previsto, che invitasse lei.

Anna accetta con evidente riluttanza. Quando lui le stringe un braccio intorno alla vita iniziando a danzare con lei, avverto una strana sensazione in fondo allo stomaco, e mi avvicino il più possibile al limitare della pista.

Sei solo preoccupato che quello faccia qualcosa che non deve, mi dico. È solo per questo. Non sei geloso. Non è gelosia. Tu e Anna siete amici, punto.

Noto che il principe fa un cenno verso di me, e anche lei si volta a guardarmi per un attimo. Colgo l'imbarazzo sul suo viso.

Poi succede qualcosa che richiede tutto il mio autocontrollo per impedirmi di andare lì e picchiarlo.

Lui le si avvicina pericolosamente con il chiaro intento di baciarla, mentre con mio estremo orrore vedo dal monitor che la sua mano destra, che prima le cingeva la vita, sta lentamente scendendo sempre più giù.

Eh no, eh. Non ti azzardare a toccarla. Tieni le mani a posto. Sto per mandare a quel paese il mio contegno quando lei lo ferma, girandogli il braccio e buttandolo a terra per difendersi da un gesto non voluto.

Sento vagamente la sua minaccia di non permettersi a rifarlo prima di girare i tacchi e lasciare la pista da ballo.

Mi accorgo a mala pena della frase della produttrice, estasiata dalla scenetta, mentre mi affretto a seguire Anna.

 

La trovo seduta sul bordo della piscina, a testa bassa.

“Oh, hai fatto colpo, eh!” Scherzo, sedendomi poco distante da lei, che non mi degna di uno sguardo. “No, secondo me puoi vincere!” Tento, cercando di stemperare la tensione.

Finalmente si volta, un'espressione tetra sul viso. “Marco, ho un vestito scomodo, non ti parlo neanche delle scarpe, stanotte non ho dormito e ho subito delle molestie! Non mi provocare!”

“Scusami, non volevo...”

Abbassa nuovamente lo sguardo, prima di continuare con voce cupa, “Questo posto tira fuori il peggio di me.”

Io la osservo per un attimo, e l'unica cosa che vedo è una donna estremamente bella... che si è difesa da attenzioni non gradite. Stasera, poi, non c'era storia per nessun'altra delle ragazze, che messe accanto a lei passavano assolutamente inosservate. Non mi sembra esattamente 'il peggio di lei', tutt'altro.

“... Io non direi!” Commento infatti con un sorriso eloquente.

Ma la sua reazione non è quella che immaginavo, perché chiude gli occhi inspirando a fondo, infastidita.

“Che...? Scusa, ho detto qualcosa di sbagliato?” Le domando, il mio era solo un complimento.

“No... non sei tu, sono io.” Mi dice, una nota di rabbia nella sua voce.

“Che c'è?” Le domando cautamente. Se non ho detto nulla di male, allora dove sta il problema?

Fissa un punto lontano per qualche istante, poi torna a guardarmi.

“Sai da che cosa mi vestivo a Carnevale?” Mi domanda con un cipiglio indispettito.

Non sto capendo. “No, da co-”

“Da Zorro.” Mi interrompe, senza attendere che io finisca la domanda. La mia espressione stupita parla da sé. “Mia madre voleva farmi vestire da principessa, come mia sorella, ma io niente... e dal costume di Zorro alla divisa da Carabiniere non è cambiato molto...”

Adesso inizio a capire.

Lei sospira, alzando gli occhi verso il cielo. “Se solo avessi dato retta a mia madre, forse... fossi stata un po' più principessa, magari...” Torna a guardarmi con un velo di tristezza nello sguardo. “Non lo so... Le cose sarebbero andate in modo diverso.”

“Diverso da cosa?” Le chiedo, sedendomi un po' più vicino a lei, che mi lancia un'occhiata eloquente. “Giovanni si sarebbe fatto prete anche se tu fossi Belen Rodriguez... Lascia stare,” le dico con dolcezza, “è meglio che tu resti come sei, e non vale la pena di cambiare per gli altri. È meglio restare se stessi, anche a costo di rimanere soli.” Lei accenna un sorriso, comprendendo appieno quello che sto cercando di dirle, così continuo, decidendo di essere un po' più chiaro riguardo alla mia frase di poco fa. “E comunque il vestito ti stava bene... Bene, bene, bene, bene...”

Sono tremendamente in imbarazzo, ma non importa perché è la verità, e il rossore sulle sue guance e il suo “Grazie” appena sussurrato valgono più di qualsiasi altra cosa.

“Però... non è per questo che mi hai chiamato, vero?” Le domando, anche se avrei desiderato non interrompere questo momento tra noi, non interrompere quello scambio di sguardi che ha riportato lo sciame di farfalle nel mio stomaco, e che ultimamente sembrano farsi sentire sempre più spesso quando sono con lei.

“No...” conferma con un piccolo sospiro prima di prendere la pochette che si è portata dietro. “Ho trovato queste...” spiega, riferendosi a una bottiglietta verde con delle pillole all'interno. “Erano in camera di Adelaide. Le prende sempre, ma a me sembra sempre più instabile. Facciamole analizzare.”

“Va bene.” Asserisco, e faccio per continuare ma lei si volta, tornando a guardare l'acqua della piscina con sguardo assente e inspirando profondamente, in una delicata ma chiara richiesta di essere lasciata sola.

Non vorrei andarmene, ma rispetto la sua scelta. ***

 

Sono quasi arrivato ai gradini d'ingresso della villa quando ci ripenso e torno indietro.

La trovo esattamente come l'avevo lasciata qualche istante fa, con lo sguardo basso a fissare l'acqua probabilmente senza vederla davvero. Mi schiarisco la voce e lei si volta di scatto con gli occhi spalancati: non mi aveva sentito arrivare.

“Pensavo te ne fossi andato,” mormora.

“Beh, ho cambiato idea. Ho pensato che... è un ballo questo, no? Mi chiedevo se ti andava di... ballare. Con me.”

Le porgo la mano, ma leggo l'incertezza sul suo viso e la mia convinzione vacilla. “Se... se vuoi... possiamo restare qui vicino alla piscina... Ma, voglio dire, se non ti va...”

Stavolta è lei a sorprendermi quando accetta il mio invito afferrando la mia mano, e non riesco a trattenere un sospiro di sollievo.

L'orchestra inizia a suonare in quel momento un nuovo brano, e quasi senza accorgermene ecco che mi ritrovo a danzare sulle note di un valzer con lei tra le braccia a un respiro di distanza.

Quando ho pensato di invitarla, ammetto di non aver tenuto in conto quanto saremmo stati vicini. Non ho riflettuto, e solo ora realizzo appieno che il capitano con cui lavoro tutti i giorni sia a tutti gli effetti una donna. E non solo per il vestito o per quelle forme che di solito cela sotto la divisa e che sembrano combaciare alla perfezione con il mio corpo come due pezzi di puzzle, ma per soprattutto l'inaspettata fragilità che sta mostrando. Se fino a qualche minuto fa avevo davanti la solita facciata rigida e composta a cui sono abituato, adesso c'è da parte sua una timidezza che non mi aspettavo, e quando la mia mano scivola dal fianco alla schiena per poterla sentire ancora più vicina, un delizioso rossore le tinge le guance, confermando che non sono l'unico ad aver avvertito qualcosa in più tra noi in questi istanti.

Sento che lei si irrigidisce appena al mio gesto e per un attimo mi ritrovo a chiedermi che cosa sto facendo. Che mi salta in mente? Non dovrei comportarmi così, siamo colleghi di lavoro, la nostra relazione dovrebbe essere strettamente professionale così come mi ero ripromesso fin dall'inizio. Questa mia decisione improvvisa era sembrata allettante al momento, ma adesso mi domando se in realtà non sia inappropriata. L'ho messa a disagio, e forse non...

I miei pensieri frenetici si interrompo quando la sento rilassarsi e – il respiro mi si blocca in gola per un attimo – appoggiare il capo sul mio petto, mentre la sua presa sulla mia spalla si fa più salda.

Continuiamo a ballare stretti così l'uno all'altra, ed io riesco a pensare solo a quanto perfetto sia questo momento, a quanto sembri giusto stare così con lei. A come, in questi mesi, il nostro rapporto sia mutato dalla formalità di Capitano e Dottore all'essere semplicemente Anna e Marco.

La mia lucidità svanisce nel momento in cui lei si stacca appena da me, quando solleva lo sguardo e i suoi occhi incontrano i miei.

Quegli occhi di un verde incredibile mi hanno sempre attratto come miele, ma mai come in questo momento ho sentito il bisogno di perdermici dentro.

Senza riflettere, senza capire quale strana magia ci sia stasera nell'aria, inizio ad avvicinarmi.

Anna sembra confusa quanto me, perché la sento chiedere in un sussurro, “Marco, che stiamo facendo?” prima che io le catturi le labbra in un bacio.

Lei esita appena, ma non mi arrendo e le circondo la vita con le braccia, stringendola di più contro di me. Il suo smarrimento svanisce in fretta, e fa scivolare le mani sul mio petto prima di intrecciarle dietro al mio collo, lasciandomi approfondire il bacio.

Se questo è un sogno, che nessuno si azzardi a svegliarmi.

Le sue labbra, il suo profumo, il contatto tra i nostri corpi mi stanno dando alla testa. Non avrei mai immaginato che l'inflessibile Capitano potesse mostrare tanta passione. Che si lasciasse trasportare dalle emozioni come sta avvenendo in questo istante.

Ci separiamo un istante per riprendere fiato, e appoggio la fronte alla sua.

La osservo di sottecchi: il viso rosso, le labbra schiuse a cercare il respiro che sembra non voler tornare, i capelli appena arruffati sulle punte, lo sguardo sognante. Questa magnifica visione è opera mia, e il mio orgoglio maschile non può che rinvigorirsi.

“Marco...” Tenta di dire lei non appena riesce a parlare, ma una voce ci interrompe mettendo fine all'incantesimo.

“Che succede qui?” Costanza Busto, poco distante, ci sta squadrando con disapprovazione.

Noi ci affrettiamo ad allontanarci l'uno dall'altra, e questa improvviso distacco mi provoca quasi un dolore fisico che mi sorprende non poco.

La donna si avvicina di qualche passo. “Lo so che non sei una concorrente ufficiale, ma devi stare alle regole del programma. È il principe che deve corteggiarti, chiaro?” Intima rivolta ad Anna a bassa voce. “E se un paparazzo vi avesse visti? Uno scandalo del genere può costarmi molto caro in questo momento!”

Anna le rivolge uno sguardo inquieto, ma non risponde.

“Mi va bene il tuo comportamento nello show, il carattere sfuggente e questa contesa tra te e Adelaide, ma devi limitare le tue... interazioni a Lupo Dossi. A lui e nessun altro,” precisa, lanciandomi un'occhiata di traverso. “Per quanto romantico potrebbe essere avere un vero amore sullo schermo... Non è quello che mi serve. La tv è spettacolo e sacrificio, e bisogna accettare anche quello che non si vuole. Fingi, se devi, ma la tua attenzione deve andare a Dossi.” Getta uno sguardo al resto della troupe: sembrano tutti impegnati a fare qualcosa, e nessuno ci guarda in questo momento.

“Salutatevi in fretta, e fate in modo di essere lontani dalle telecamere.”

La produttrice ci rivolge un'ultima occhiata indagatrice che non riesco a comprendere fino in fondo prima di allontanarsi e lasciarci di nuovo soli.


 

Noi rimaniamo immobili per qualche istante, incerti su cosa fare o cosa dire dopo il momento che abbiamo condiviso e l'interruzione.

Decido di farmi coraggio e così mi avvicino prendendole la mano, gesto che lei non mi nega. Vorrei tanto parlare subito di quello che è accaduto pochi minuti fa, ma ci accorgiamo che la Busto continua a tenerci d'occhio da lontano, così sono costretto a rimandare a un altro momento.

“Allora io vado...” Dico soltanto, sospirando.

“Va... va bene. Ti tengo aggiornato nel caso dovesse... succedere qualcosa.” Risponde Anna in un sussurro, in evidente imbarazzo.

“D'accordo. Buonanotte.”

Mi porto le sue dita alle labbra per un leggero baciamano prima di voltarmi e andare via.

Sarà una lunga notte.


 

Anna's pov


 

Per qualche attimo ancora non riesco a muovermi, quasi fossi inchiodata su quella striscia d'erba a bordo piscina, frastornata da quanto accaduto nel giro di pochi minuti.

Mi riprendo dal mio stato di trance quando sento uno dei tecnici urlare che le riprese per oggi sono terminate e possiamo andare tutti a dormire.

Torno nella mia camera di corsa, o almeno il più velocemente possibile considerati i tacchi, perché ho bisogno di restare da sola e pensare.

Ancora non mi rendo conto esattamente di come siamo finiti in quella situazione.

Quando Marco mi ha raggiunta a bordo piscina dopo l'incidente con il principe, quella sua battutina sarcastica è solo servita a esasperarmi ulteriormente. So che l'ha fatto solo per stemperare la tensione ma mi aveva infastidita lo stesso, prima che mi pentissi di avergli risposto a tono per via di quel suo complimento inaspettato. L'ha detto in modo così sincero da cogliermi alla sprovvista, e ho sentito lo stomaco sprofondare non so per quale ragione. Non so nemmeno il perché di quello sfogo improvviso, ma non era la prima volta che la sua sola presenza mi faceva fare cose senza senso. Da quando in qua raccontavo cose così personali ad un collega? La Anna che sono sempre stata abituata a mostrare agli altri non si sarebbe mai e poi mai esposta così tanto nemmeno sotto tortura, piuttosto avrebbe messo tutto a ferro e fuoco pur di non soccombere al dolore. Invece con Marco non sono mai riuscita a mantenere fino in fondo la mia solita rigidità di facciata, tutt'altro. Non riesco a trovare un motivo, ma fin dal primo momento è stato capace di abbassare le mie difese senza troppe difficoltà, e mai avrei pensato che gli avrei permesso di consolarmi dopo avermi vista piangere.

Sfioro appena il tulle nero del vestito che ancora indosso, ripensando alle sue parole.

Non ho mai pensato di essere particolarmente bella, mi sono sempre trascurata abbastanza e la scelta di diventare un Capitano dei Carabinieri mi ha imposto negli anni determinati obblighi che non ho mai visto come limiti, almeno non fino ad ora. E poi diciamo che con una sorella come Chiara, ormai è quasi un'abitudine essere messa in secondo piano, per quanto triste possa sembrare. Quando passa lei, non c'è uomo che non si volti a guardarla perché è sicura di sé e sa sfruttare il suo fascino. Quando passo io, gli uomini si girano solo perché è strano vedere una donna in divisa, e in genere si tratta di sguardi di sottecchi, quasi mettessi loro paura.

È stato strano per una volta sentirsi al centro dell'attenzione, e non solo quella di Marco. Per quanto sia stato fastidioso, devo aver davvero fatto colpo sul principe in qualche modo che non riesco a spiegarmi, perché in questi due giorni non ho fatto altro che trattarlo male, ma stasera è andato contro il copione e mi ha invitata a ballare. Poi ha allungato le mani, cosa che gli ha fatto perdere gli eventuali punti che poteva aver acquisito con me, per cui è fuori discussione che gli permetta di avvicinarsi a una distanza inferiore a un metro, ma ciò non toglie che senza volerlo ho perfino messo in ombra Adelaide.

Il complimento di Marco mi ha fatta arrossire non poco, e ho apprezzato il suo voler cambiare argomento ricordandomi il motivo per cui lo avevo chiamato.

Poi ero convinta se ne fosse andato.

E invece è tornato indietro per chiedermi di ballare.

Mi ci è voluto qualche istante per metabolizzare le sue parole, e mi sono davvero sentita come una principessa in quel momento, col mio improvvisato principe azzurro che mi invitava a danzare con lui.

Ho letto l'incertezza nel suo sguardo di fronte alla mia esitazione che ha di sicuro frainteso per un rifiuto, che poi si è trasformata in sollievo quando ho accettato la sua mano e mi sono alzata.

Non eravamo mai stati così vicini, così a contatto, e le sensazioni che mi trasmetteva mi elettrizzavano e terrorizzavano al contempo. Eppure sembrava tutto così naturale, così... magico.

La mia parte razionale continuava a dirmi che stavo facendo una sciocchezza, ma il mio cuore per qualche ragione mi diceva che non c'era cosa più giusta di quella, e che l'unica cosa che volevo era stringermi ancora di più a lui e lasciarmi andare. Quasi avesse sentito i miei pensieri, Marco aveva fatto proprio quello, e così avevo deciso di mandare al diavolo il raziocinio e abbandonarmi a lui. In quel momento ho sentito il suo cuore battere forte, convincendomi che non stavo sognando anche se in realtà lo sapevo già, le sensazioni erano troppo intense per essere frutto della mia immaginazione che non si era mai spinta così in là con lui.

In fondo cosa sapevo di Marco? Della sua storia precedente?

Nulla, a parte che aveva lasciato la sposa sull'altare senza presentarsi nemmeno in Chiesa. Non conoscevo i suoi motivi, e pensandoci adesso questo suo lato nascosto mi mette in allarme. Non voglio soffrire ancora.

Ho il terrore che sia stato tutto dovuto al momento, a quell'atmosfera di intimità che si è venuta a creare quando mi ha invitata a ballare. In una situazione normale non so se l'avrebbe fatto. Cavolo, non so se io l'avrei fatto. Sfogarmi è una cosa, ma baciarlo?

La mia mente torna immediatamente a quel bacio.

Basta il solo pensiero a farmi tremare le gambe e costringermi a sedermi sul letto.

Com'è possibile che sia bastato così poco a farmi perdere la testa? A farmi perdere il controllo delle mie azioni?

Eppure, in quel momento, mi è sembrata come la cosa più giusta da fare. Non mi sono resa conto di quanto lo volevo fino a quando non ho sentito la sensazione delle sue labbra sulle mie.

Non ho pensato a niente se non che fosse il bacio più bello che avessi mai ricevuto.

Avrei voluto non finisse mai.

E poi è arrivata Costanza Busto a interrompere tutto.

A ricordarmi perché ero lì in quel momento, e quale doveva essere il mio ruolo.

È stato come se mi avessero buttato addosso un secchio d'acqua gelida che mi ha risvegliata di botto dalla fiaba in cui mi ero immersa.

Quando si è allontanata, ho avuto l'impressione che Marco volesse dirmi qualcosa, ma lei continuava a fissarci da lontano, così è dovuto andare via.

La mia speranza che forse non è stata una cosa del momento si riaccende quando ripenso al modo in cui mi ha dato la buonanotte.

Un baciamano.

Mi sento arrossire di nuovo perché è un gesto davvero romantico, e non credo che l'avrebbe fatto se avesse voluto prendere le distanze da quanto era successo.

Solo che adesso non so quando avremo modo di affrontare l'argomento, se ci riusciremo. Non posso abbandonare la copertura finché non troviamo l'aggressore di Guia, quindi sono confinata qui fino ad allora.

E poi non sono sicura di volerne parlare, perché ho paura che nonostante tutto sia davvero stato un bacio dovuto al momento e niente più.

Mi decido a sfilare il vestito che ho ancora addosso e a mettermi sotto le coperte.

In tutto questo trambusto però non mi sono fatta la domanda principale: al di là di quali possano essere i sentimenti di Marco, io che cosa provo per lui?

Se già ieri notte non ho dormito, figuriamoci se ci riuscirò adesso.

*

Il mio primo pensiero quando apro gli occhi, dopo un sonno molto agitato e frammentato, è rivolto ancora al bacio di Marco.

È una sensazione strana quella che mi invade, mentre raggiungo le altre ragazze per la colazione, prima della 'solita' routine mattutina fatta di trucco, acconciatura e vestiario. Camilla e Francesca mi ignorano come hanno fatto il resto del tempo, Adelaide mi rivolge un sorriso e si siede al mio stesso tavolo.

“Interessante la scenetta di ieri sera col principe...” ridacchia. “Gli hai dato una bella batosta.”

Io mi limito a un'espressione vagamente colpevole, sforzandomi di attenermi alle direttive della Busto. “Forse ho esagerato un po'.”

“Ma no... Secondo me se l'è meritato in realtà. Non è che si può prendere tutte le libertà che vuole solo perché è il protagonista del programma.” Spiega, prima di lanciarmi un'occhiata divertita. “Anche perché, ho come l'impressione che alle avance di Lupo preferisci quelli di qualcun altro.”

Io mi ritrovo ad arrossire. Quindi ci ha visti?

“Io... è una cosa complicata.” Mormoro, cercando di capire come comportarmi. Voglio dire, se ha visto il bacio, sarebbe inutile negare l'evidenza, però dovrei stare alle regole del programma e inoltre non saprei nemmeno spiegarle come mi sento, perché in tutta sincerità non lo so nemmeno io.

“Verrà a trovarti oggi?”

“Non lo so... Dipende da un po' di cose.”

“Ho notato che passa tutto il tempo ad osservarti. In effetti mi è sempre sembrato un pochino geloso quando il principe ti si è avvicinato... E il bacio di ieri sera lasciava poco spazio al dubbio.”

Io le rivolgo uno sguardo incerto, che lei ricambia con fare ovvio. “Camy e Francy ti invidiano parecchio, a proposito. In due giorni hai avuto tutte le attenzioni del principe e un bacio da favola dal bel ragazzo misterioso che gira sul set. La Busto sarà entusiasta di sfruttare questa cosa per gli ascolti.”

“Io non credo fosse troppo contenta, ieri sera.” Replico. Ecco un'altra informazione discordante sulla quale vale la pena indagare più a fondo. “Mi ha vietato di vederlo, in realtà, va contro le regole dello show.”

“Beh, sai, forse so perché,” risponde lei pensierosa, “noi siamo concorrenti, quindi il nostro ruolo nel programma è sperare di essere scelte dal principe, e comportarci di conseguenza. La tua storia 'clandestina' sarebbe troppo vera, non un flirt passeggero, e credo che questa cosa un po' le dà fastidio. Qui lo sanno tutti, che suo marito la tradisce sempre con le stagiste, quindi magari vedere voi può... farle venire in mente brutti ricordi.”

“Mh...” sussurro. Questa sì che è una cosa interessante, che dovrò riferire agli altri non appena posso.

“Già... comunque tornando a te, direi di ignorare il divieto della Busto e continuare con la tua storia. Mi è sembrato molto preso. Ha faticato ad andare via.”

“Sì, beh, come ti ho detto ci ha vietato di vederci e lo ha obbligato ad andarsene, ieri sera. E quel bacio è stato inaspettato... molto. Ed è una situazione complicata, la nostra.”

“Ma lui ti piace?”

“È sempre stata una relazione di amore/odio con lui, ma... Penso di sì...” Ammetto, sorprendendo anche me stessa.

“Un 'penso di sì' detto da una donna è sempre una certezza, anche se magari all'inizio non sembra... In fondo non ti sei tirata indietro. Credo che l'unica cosa da fare adesso sia parlarne con lui, no? Capire cosa ha significato per lui quel bacio... Tu hai detto che è stato inaspettato, ma lo hai ricambiato. Vorrà pur dire qualcosa, considerando anche che quando Lupo ha tentato di fare lo stesso, lo hai respinto senza pensarci troppo.”

Prima che riesca a continuare, uno dei truccatori la chiama, per cui mi rivolge un ultimo sorriso prima di alzarsi e dirigersi verso la sala trucco.

Una volta sola, ripenso alle sue parole con lo sguardo basso, riflettendo. Ha ragione, non ho esitato a rifiutare Dossi sulla pista da ballo ma poco dopo ho baciato Marco d'istinto senza pensarci due volte. Nonostante i continui battibecchi e i contrasti, mentirei se dicessi che non mi ha attratto fin da subito. Certo, il suo look non era quello che avrei attribuito ad un PM sul posto di lavoro, ma in un altro contesto non avrei avuto niente da dire. Una volta superata la fase di attrito iniziale, ho iniziato ad attendere con ansia le sue battutine per il solo gusto di rispondergli a tono. Anche quelle a mie spese, perché significava che, almeno per qualche istante, ero l'oggetto della sua attenzione. Non me n'ero mai resa conto appieno fino ad ora.

Nel frattempo torno velocemente nella mia stanza, affrettandomi a chiamare Marco per dirgli quanto ho appena scoperto, e mi scopro ad essere nervosa mentre attendo che mi risponda.

Anna, ehi!” Mi accoglie la sua voce dall'altro capo del telefono. “Ciao... è successo qualcosa?” Chiede, preoccupato.

“Ciao... No, è tutto a posto,” mormoro, dandomi mentalmente della scema quando sento la mia voce tremare appena. “Volevo raccontarti di una cosa che ho saputo...” Spiego, raccontandogli velocemente quanto mi ha detto Ade poco fa.

“Mh, potrebbe essere un elemento utile su cui indagare. Faccio fare degli accertamenti subito.

“Va bene...” Dico soltanto, torturandomi una ciocca di capelli. Da quando sono così timida con lui?

Proverò ad aggiornarti più tardi... La Busto può impedirmi di venire per... altre questioni, ma non per quanto riguarda il lavoro.” Afferma, risoluto, e il mio cuore fa un balzo.

“Questo è vero,” ridacchio. “Allora ci vediamo dopo?”

“Certo... Ti mando un messaggio prima.”

Sento uno degli assistenti chiamare il mio nome, quindi sono costretta a salutarlo.

Lascio che il team di truccatori faccia quello che vuole, standomene docilmente seduta in questa sedia davanti allo specchio. Ho altro a cui pensare al momento, e poi non è che contestare servirebbe a qualcosa, qui. Sono già dovuta passare dal 'servizio completo', per cui niente può essere peggio a questo punto.

Quando il make-up artist termina il suo lavoro, dopo i soliti borbottii sulle mie occhiaie che mi sforzo di ignorare, mi indicano di recarmi in uno dei salottini interni della villa. Almeno oggi ci hanno lasciate indossare quello che vogliamo, quindi ho optato per la mia adorata camicia bianca e un paio di jeans, almeno mi sento un po' più me stessa. Mi lascio coinvolgere dalla conversazione delle altre ragazze, almeno fino a quando Lupo Dossi si avvicina e, con fare imbarazzato, chiede di poter parlare con me.

Ignoro di nuovo le occhiate di sbieco di Camy e Francy e accetto di seguirlo in un angolo più appartato.

“Senti, io... volevo chiederti scusa per ieri sera. Ho esagerato, e... beh, ho imparato la lezione.”

Non mi aspettavo che si scusasse, sinceramente. Dopo aver sentito i retroscena della sua storia, sulla sua 'scappatella' con la cognata, lo trovo veramente strano.

“Accetto le tue scuse, ma non ci provare di nuovo. Non ti andrà così bene come ieri.” Lo avverto, con un mezzo sorriso.

Lui ridacchia, e fa per dire altro quando il mio cellulare squilla avvisandomi dell'arrivo di un messaggio.

“Scusa, devo...” Mormoro, tirando fuori il telefonino dalla tasca. Come immaginavo, è Marco che mi avverte che il caso è stato risolto e che stanno per arrivare.

“È il tuo 'amico'?” Mi chiede, con un sorrisetto, enfatizzando l'ultimo termine.

Sento il rossore sulle guance, ripensando alla sua domanda prima della sua uscita poco galante, e abbasso lo sguardo.

“Digli che può smettere di essere geloso...” Ammicca. “Ciao.”

Gli faccio un cenno, prima di sentire le sirene dell'auto dei Carabinieri che si ferma nel cortile d'ingresso.

Le altre ragazze si alzano per andare a vedere cosa stia succedendo, e io le seguo, arrivando al corridoio centrale giusto in tempo per vedere i miei sottoposti portar via Costanza Busto. Al loro seguito, c'è Marco che mi si avvicina con il maresciallo al seguito.

“Ehi...” Sorride, e il mio stomaco fa una capriola. Saluto anche Cecchini, che sembra molto incuriosito dal nostro comportamento. Fingo di non farci caso.

“Ciao... Quindi è stata lei?” Chiedo, cercando di focalizzarmi sul lavoro almeno per qualche momento.

Cecchini si affretta a spiegarmi come sono arrivati a capire che fosse lei la colpevole, e poi si congeda tornando in caserma insieme agli altri carabinieri.

Rivolgo uno sguardo interrogativo a Marco.

“Pensavo che... avrei potuto riaccompagnarti io a casa.” Si giustifica.

Io ci rifletto un secondo. “Ma... sono venuta con la mia macchina.”

“Lo so... guido io.”

Scuoto la testa, divertita, e noto Adelaide e le altre ragazze avvicinarsi a noi.

“Che succede? Come mai stavi parlando con quel carabiniere?” Mi chiede Francy, scuotendo la lunga chioma rossa.

Scambio uno sguardo con Marco, che sorride incoraggiante. Mi sa che mi tocca dire chi sono.

“Perché mi ha riferito che il caso è stato chiuso.”

“E perché doveva dirlo a te?”

“Perché io sono il Capitano.”

Trattengo una risata quando le vedo spalancare gli occhi per la sorpresa.

“Bisognava capire chi ci fosse dietro alle minacce e all'aggressione di Guia, e il modo più adatto era infiltrare qualcuno senza crearvi altri fastidi. Chi meglio di una 'concorrente' che prendesse il posto di Guia stessa?” Spiega Marco.

“Ah... Ma almeno ti chiami Anna davvero, o...?” Chiede Camilla.

“È il mio vero nome, se è questo che vuoi sapere. E comunque ho indagato, ma non vi ho mai mentito. Questo mondo non fa per me, non era nelle mie intenzioni intralciarvi o altro. Il principe potete tenervelo.” Chiarisco con un'espressione eloquente.

“Anche perché il tuo ce l'hai già...” Infierisce Ade, facendo arrossire sia me che Marco. “Noi andiamo, bisognerà capire cosa succederà adesso. Magari ci rivediamo, qualche volta.”

Ci salutano, e colgo qualche parola che indica che noi due siamo diventati oggetto di gossip, e temo lo saremo per un po'.

“Andiamo?” Mi chiede lui dopo qualche istante. Io mi limito ad annuire, andando di corsa a prendere il leggero bagaglio che ho dovuto portare con me dopo aver fatto un saluto generale allo staff. Non ci metteranno molto a scoprire chi era in realtà Anna, la 'concorrente' più odiata dai truccatori.

Quando raggiungo Marco, lui mi aspetta già accanto alla mia macchina. Dopo un finto sospiro esasperato, gli lancio le chiavi che lui afferra al volo.


 

Marco's pov

Dopo qualche istante di silenzio, mi decido a prendere la parola.

“Quella battuta di Adelaide è casuale oppure...?”

“Ehm, no,” ammette Anna a bassa voce, “diciamo che, nonostante i propositi della Busto, un paio di spettatori ieri sera li abbiamo avuti.”

“Ah.” Ridacchio. “Comunque, a parte questo, io... Lo so che è passato poco tempo e che pensi ancora a Giovanni, però... Ecco...” Certo di trovare le parole adatte a spiegarmi ma lei mi interrompe, tenendo però lo sguardo basso mentre si tortura le dita con fare nervoso.

“Ho pensato a quello che mi hai detto ieri sera, e... credo che in fondo tu avessi ragione. Anche perché è quello che gli avevo detto anch'io al monastero. Il problema non è il mio carattere, ma solo il fatto che la nostra storia era semplicemente giunta al termine. Fa male, certo, ma è così, e qualsiasi cosa avessi fatto non sarebbe cambiato niente.”

Io la ascolto con attenzione, e non posso impedire a un leggero sorriso di farsi strada sulle mie labbra. Mi schiarisco la voce prima di parlare di nuovo.

“Quello che volevo dirti è... insomma... avrà contribuito l'atmosfera di ieri sera, ma... se tornassi indietro, lo rifarei.”

Lei mi rivolge uno sguardo timido, in attesa che io continui.

“Ammetto che quando ci siamo conosciuti, non ci avrei scommesso neanche una lira su di noi. Anzi, ero convinto che non saremmo mai andati d'accordo, non facevamo che litigare in continuazione. Invece ho dovuto ricredermi sull'idea che mi ero fatto di te, e... e mi sono reso conto che avevi tutte le carte in regola per conquistarmi. Solo che mi faceva paura la possibilità che andasse tutto male di nuovo.”

“... di nuovo?” Domanda lei, giustamente.

“Sì, beh, sai che nemmeno la mia relazione precedente è andata molto bene. Il fatto che non mi sia presentato in chiesa è diventato ormai di dominio pubblico.”

“Non mi hai mai detto il perché.” Mormora allora Anna, ed io mi vedo costretto a una decisione: se fare l'evasivo o raccontarle la verità. “So che l'hai lasciata ad aspettarti sull'altare e ho intuito che dev'essere successo qualcosa di grave, ma...”

Lascia la frase in sospeso, ma la mia esitazione a risponderle fa sì che torni ad abbassare lo sguardo, delusa.

“Anna...” tento, con un groppo in gola, “non fraintendermi, ti prego. Non è che non voglia dirtelo, è solo... difficile.”

Lei continua ad evitare di guardarmi. “No, lo capisco, cioè... non devi sentirti obbligato. Però... lo sai che puoi fidarti di me, vero?” Prova a spiegarmi, e l'incertezza che trapela dal suo tono mi stringe il cuore.

Capisco che è colpa mia.

Lei di me si è fidata a tal punto da mostrarsi fragile, da confessarmi i suoi timori e sentimenti e lasciare perfino che la vedessi piangere, mentre io non riesco a dirle il motivo per cui il mio matrimonio è saltato.

“So già che con te non potrebbe mai accadere quello che è successo con Federica. Tu sei diversa, lo so perché ho imparato a conoscerti abbastanza da poterne essere certo...” Mi decido a dire dopo qualche istante.

Anna mi lancia uno sguardo di traverso, a metà tra il dubbioso e il preoccupato.

Inspiro a fondo.

“Il motivo per cui non mi sono presentato in chiesa quel giorno è più scontato di quanto puoi immaginare, purtroppo. La sera prima del matrimonio ho trovato la mia ex a letto col mio migliore amico, fra l'altro anche mio testimone di nozze.” Confesso infine con una breve risata amara.

Anna spalanca gli occhi, non credo si aspettasse una risposta del genere.

“Io... non so che dire, davvero. È... è una cosa orribile... mi dispiace...”

“La cosa peggiore sai qual è? Mi ha detto che in fondo era anche colpa mia, perché ero cambiato, non ero più quello di prima. Peccato fosse stata lei a fare di tutto per rendermi diverso.”

“Adesso capisco... è per questo che quella volta mi hai detto che noi donne cerchiamo sempre di cambiare gli altri e poi ci stufiamo?”

“Sì, ma ti prego di non prenderla sul personale. Ero arrabbiato, ed era più facile sfogarmi su di te che spiegarti. Non c'è voluto molto per rendermi conto che mi sbagliavo, almeno su di te.”

“Non che oserei contraddirti, ma cosa te lo fa pensare?” Domanda allora, con un leggero sorriso.

“Al di là di com'è finita, è vero che hai cercato di far cambiare idea a Giovanni ma nei limiti del ragionevole. Non lo hai obbligato a scegliere, lo hai lasciato libero di decidere da solo cosa fosse meglio per lui. E sei stata onesta, anche se significava accettare che la vostra storia fosse finita,” le dico semplicemente, prima di accennare una risata. “E comunque ti conosco, non saresti mai in grado di mentire come ha fatto lei, tantomeno usare qualcuno prima di stancartene e buttarlo via come se niente fosse. Non sarebbe da te, sei troppo dolce.”

Il rossore sulle sue guance non va via fino a quando arriviamo sotto casa sua. Parcheggio l'auto e spengo il motore.

“Tu adesso come torni a casa?” Chiede.

“Ho lasciato la moto davanti alla caserma, farò quattro passi a piedi.”

Annuisce. “Quindi adesso... che succede tra noi?” Mi domanda allora con un filo di voce. Ammetto che questa timidezza mi sorprende, ma mi piace.

Stavolta mi volto verso di lei, e i nostri sguardi si fondono. Mi ci vuole tutta la forza di volontà di cui sono in possesso per trattenermi dal baciarla. Voglio che sia lei a scegliere.

“Beh... lo so che abbiamo un bel po' di strada da fare, ma... potremmo... provarci. Se... se vuoi.”

Con mio enorme sollievo, vedo il suo volto aprirsi in un sorriso.

“Cecchini me l'aveva detto fin da subito, che mi saresti piaciuto,” ridacchia, e sento il cuore farsi più leggero. “Chi l'avrebbe mai detto, che aveva ragione?”

Mi unisco alla sua risata, prima di prendere il suo viso tra le mani e, finalmente, baciarla.

L'atmosfera di ieri sera è servita solo a darci una spinta, perché le sensazioni che sto provando non sono cambiate. Anzi, se possibile sono ancora più intense.

“Sarà bello tornare a vedersi tutti i giorni come al solito, adesso che la tua missione sotto copertura è finita...” Commento quando ci separiamo, accarezzandole il dorso della mano con le dita.

Anna scoppia inaspettatamente a ridere. Alla mia espressione interrogativa, mi rivolge un'occhiata eloquente. “Come se in questi tre giorni non ci fossimo visti di continuo!”

Stavolta è il mio turno di arrossire.

Il suo sguardo si fa più dolce. “Però, a proposito... grazie di essermi stato accanto. Almeno la tua presenza ha reso tutto più sopportabile. Quel mondo proprio non fa per me.” La sua presa sulla mia mano si fa più salda.

“Ti offendi se ti dico che l'ho fatto per puro egoismo? Non volevo che quell'altro ti si avvicinasse troppo. Più che principe, per me era il cattivo della situazione.”

“Come ha detto Ade, io il mio principe ce l'ho già. Non me ne serve un altro.”

Quando mi lascia un delicato bacio sulle labbra prima di scendere dalla macchina, giuro che potrei morire adesso e sarei l'uomo più felice della Terra.

Scendo anch'io, e lei ha già preso il piccolo trolley che si era portata dietro al reality.

“Ho parcheggiato il mio destriero poco più avanti, devo andarlo a recuperare. Purtroppo non credo che daranno dei balli qui in zona, va bene lo stesso se ti porto fuori a cena, stasera?”

Lei ridacchia al mio tentativo di stemperare la tensione. “Direi che è perfetto... A patto che non debba mettermi né in abito da sera né portare i tacchi.”

“Penso di poter accettare il compromesso.”

Ci diamo appuntamento a più tardi, e per la prima volta dopo molto tempo mi sento felice, davvero felice.

Forse è davvero questo che fa il destino, aggiusta da sé quello che non va, nel modo in cui mai ci aspetteremmo. Bisogna solo dargli tempo.

********

Ciao a tutti! Eccomi tornata dopo la sessione invernale, con un nuovo finale alternativo. Inizialmente ero incerta su questo episodio, considerato che la storia tra Anna e Marco è solo agli inizi, però poi ho ripensato all'idea del ballo presente in un'altra fanfiction, "Il potere della chimica" di Tvlover24 e ho pensato di ampliarla un po' e modificarne l'esito. Spero di averle reso giustizia!
Grazie anche a Clarissa per il supporto e i consigli!
Se vi fa, lasciate un commento, mi farebbe piacere!
Alla prossima,

Doux_Ange

 


 

   
 
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