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Autore: Escanor25    18/01/2019    0 recensioni
In un mondo apparentemente normale, Sheila comincia a scoprire cose sulla sua famiglia e il suo passato. Le sue certezze crolleranno quando ad un caro prezzo scoprirà ad un caro prezzo di non essere una ragazza normale come tutti gli altri
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo non è altri che un prequel della mia storia a fumetti, "Brigade!" che avevo cominciato molto tempo fa. Sicuramente nella sezione Crossover troverete una storia con un diverso account in cui alcuni dei nomdei peronaggi sono normali. Sappiate che è mia, semplicemente erano presenti anche peronaggi di altre opere, mentre questa è completamente originale. La protagonista di questo prequel sarà Sheila Rives, la sorella del nostro Shon, protagonista della trama principale  del fumetto che disegnai. Ci sono anche molte citazioni e comunque molti omaggi a molte opere che ho visionato.

 

BRIGADE NEXT PAST

 

1. Sheila Rives



Città di Arinamia, continente di Poltizva,25 gennaio, anno x856...

"Sheila, avanti, scendi, è ora di colazione!". Sheila avrebbe voluto morire. Per l'ennesima volta era rimasta sveglia fino a tardi a giocare con la console, e ora quello che avrebbe dovuto essere un normale risveglio, accompagnato dalle urla della madre che le intimava di scendere, sembrava un'impresa impossibile. I suoi corti capelli corvini erano tutti scompigliati, e le palpebre molto socchiuse a causa del sonno nascondevano gli occhi grigi della ragazza. E in più stava pensando alla giornata scolastica che l'aspettava: 3 ore di letteratura, 1 di inglese, 1 di fisica, e nel doposcuola il corso di potenziamento di matematica. Alla fine decise di alzarsi, e , quando finì di stiracchiarsi esclamò con nonchalance:"Diamo il via all'ennesima giornata di merda."

Dopo essere andata in bagno ed essersi lavata i denti, scese le scale del piano di sopra, dove si trovavano le stanze da letto di lei e suo fratello, ed arrivò in cucina, sempre con un grande sbadiglio.
"Buongiorno cara famiglia!" Disse la ragazza con tono scherzoso, nonostante il sonno non ancora del tutto smaltito. L'ambiente della cucina era molto ordinato, con pavimento in marmo. In mezzo alla stanza c'era ovviamente un tavolo di medie dimensioni, che presentava ben quattro sedie di colore rosso. Il frigorifero, posizionato in fondo a destra della cucina, era di un colore grigio metallizzato, molto simile al colore delle altre credenze e mobiletti presenti nella stanza.
"Ciao Shey!" esclamò sorridendo un bambino seduto al tavolo su una delle siede e che stava facendo allegramente colazione. Il bambino aveva proprio come Sheila, dei capelli corvini, con dei ciuffi che gli ricadevano sulla parte destra della fronte. Con la ragazza condivideva anche il colore grigio degli occhi.
"Guarda guarda il mio fratellino preferito, hai tutta la marmellata che ti cade dalle bocca!" disse Sheila sorridendo, che si diresse verso il fratello più piccolo, e dopo aver preso un pezzo di carta gli pulì la parte incriminata della bocca.
"Ovvio che sia il tuo fratello preferito, dato che è l'unico." Disse tranquillamente un uomo seduto di fronte al bambino, che stava leggendo un giornale con con molto interesse.Aveva dei corti capelli castani,un viso abbastanza spigoloso, con lineamenti comunque non troppo duri e aveva degli occhi grigi e penetranti, proprio come Sheila.
"Appunto per questo è il mio fratellino preferito, proprio come te, Vecchio!" ribattè la ragazza, apostrofando l'uomo in modo poco simpatico che per tutta risposta, fermò un attimo la sua lettura per sorseggiare del caffè da una tazza posata sul tavolo.
"Invece di blaterare siediti e fai colazione!"
A parlare, in modo anche abbastanza stizzito, era stata una donna che stava armeggiando con i fornelli. Condivideva con Sheila e suo fratello dei lunghi capelli corvini, ma a differenza loro aveva degli occhi castano scuro, un viso regolare, con delle labbra sottili e un naso all'insù, che comunque le dava un'aria di grazia. Aveva un grembiule giallo, ma sotto indossava un lungo vesitito unico di colore blu a maniche corte, che nascondeva comunque un fisico molto tonico.
"Agli ordini mamma!", rispose sarcasticamente la ragazza, sedendosi a tavola insieme al fratello e a quello che probabilmente era suo padre.
La colazione si svolse molto normalmente, Sheila si accontetò di una tazza di latte in cui inzuppò qualche biscotto, e quando finì si alzò dal tavolo e uscendo dalla cucina.
"Vado a  cambiarmi e poi vado a scuola. Finirò , verso le 18:00. Qualcono di voi due riesce a venirmi a prendere?" chiese lei fermandosi all'uscita della stanza.
"Fatti trovare alle 18.00 davanti a scuola, passero io di lì, dopo il lavoro. "gli disse il padre, che intanto stava ancora leggendo il giornale.
"Grazie Vecchio!" rispose la figlia,contenta di non dover fare la starda a piedi per tornare a casa. Era gennaio inoltrato, e non aveva voglia di farsi una scarpinata con con il freddo che c'era.
"Già che vai a scuola, mi faresti il piacere di accompagnare Shon? Oggi ho un appuntamento fuori sede per lavoro, quindi non posso accompagnarlo a scuola perchè non passo di li." Chiese intanto la Madre mentre lavava i piatti.
"Certo, no problem. Shon, forza andiamo a cambiarci, si va a scuola!" Rispose Sheila, che ne approfittò anche per chiamare il fratello a salire con lei per vestirsi.
"Arrivo!!" disse quasi urlando il bambino, che si catapultò giù dalla sedia pe seguire la sorella, che stava già salendo in camera.
Furono abbastanza veloci a cambiarsi anche perchè Sheila utilizzava un'uninoforme scolastca, quindi non ebbe problemi di scelta, mentre invece Shon nonostante i suoi sette anni, era abbastanza sveglio per potersi vestire da solo.
L'uniforme scolastica di Sheila era caratterizzata da un colore blu cobalto con gonnellino e giacca. Sotto la giacca ovviamente c'era una camica di colore bianco e una caravatta di colore verde e Il tutto era coronato da delle lunghe calze bianche e delle scarpe generiche marroni. Successivamente per uscire di casa avrebbe utilizzato una giacca verde molto pesante, che l'avrebbe riparata dal freddo che l'attendeva in strada. Il piccolo Shon invece era vestito con dei pantaloni grigi, un maglioncino rosso e delle scarpe nere. Al contrario di sua sorella, il suo giubbotto era  di colore beige. 
Non ci volle molto prima che i due fratelli arrivassero all'uscio di casa.
"Noi andiamo!" urlò Sheila, uscendo di casa tenendo per mano il fratello più piccolo. L'impatto con il freddo esterno fu abbastanza traumatico, tant'è che i due rabbrividirono in maniera abbastanza vigorosa. Sheila buttò un'occhiata sul viale che si apprestava a percorrere insieme al fratello una volta uscita da casa. Sui marciapiedi si erano formate diverse lastre di ghiaccio, e anche le piante avevano subito gli effetti di quel freddo quasi siberiano. Il piccolo Shon tirò fuori dalle tasche del giubotto dei guantoni in lana, di quelli senza dita.
"Che freddo!" Esclamò il bambino mettendosi i guanti.
"Avanti, forza, prima ci sbrighiamo e meglio è Shon.".Fu così che i due fratelli, mano nella mano, imboccarono il viale, allontanandosi sempre di più da casa, verso scuola.

Intanto in casa i due genitori, stavano discutendo riguardo ad un argomento molto importante.
"Nostra figlia sta crescendo così velocemente...già quindici anni. E' il tempo che passa troppo veloce o siamo noi che stiamo invecchiando senza redendercene conto?" chiese la madre dei due ragazzi, al marito, che proprio in quel momento aveva finito di leggere il giornale.
"Semplicemente, gli anni passano e i figli crescono. Noi non ce ne accorgiamo, e quando ne prendiamo atto, sentiamo il peso di tutti quegli anni caderci addosso. Anche se parlare di vecchiaia per noi a 33 anni suona un po' strano." Sentenziò il marito,in modo abbastanza freddo, rivelando così l'età sua e della moglie, alzandosi dal tavolo e in procinto di abbandonare la stanza. 
"Aaaah non ricordarmelo, il passaggio dai ventinove ai trenta fu un trauma." Si lamentò la donna, con un tono disperato, ricordando com'era stato difficile per lei dover passare dall'età dei venti all'età dei trenta ed accettare di non essere più una balda giovincella.
"Danielle, cosa farai oggi ?" chiese ad un tratto il marito alla moglie,rivelandone anche il nome, girandosi verso di lei. Nonostante la fredezza, il viso era molto serio, la sua non sembrava una semplice domanda. Sembrava che sotto quella questione ci fosse un significato più intricato. La moglie, che in quel momento stava lavando le tazze e le posate utilizzate per la colazione, si fermò e, girandosi verso il marito assunse uno sguardo misto tra il molto serio e il molto preoccupato.
"Ho preso un giorno di permesso per andare da Zara. Stanotte non ti ho voluto svegliare perchè sapevo che eri stanco, ma Sheila ha avuto di nuovo "quel problema" Tom." disse lei, abbastanza secca, rivelando così due cose: il nome del marito, e che non sarebbe andata a lavorare fuori città, ma bensì a rivolgersi a una certa "Zara".
"Com'era?" chiese ancora il marito.
"Molto peggio delle altre volte. La prossima volta se si dovesse ripresentare potrebbe distruggere la sua stanza. E a quel punto sarebbe difficile nasconderle la verità." rispose la moglie senza peli sulla lingua.
"Va bene. Intanto io vado al lavoro. Se Zara ti dice qualcosa di utile, avvertimi." concluse alla fine il marito, girandosi e salendo verso le scale per cambiarsi.
"Vuoi che porti i tuoi saluti a Zara?"
"Fa' come ti pare, basta che trovi una soluzione per nostra figlia."
Dopo dieci minuti Tom, vestito in giacca e caravatta rigorosamente nere ma coperte da un capootto marrone, uscì di casa abbozzando un qualcosa di simile ad un saluto nei confronti dalla moglie. Stava pensando a sua figlia in quel momento e ai problemi che aveva avuto. Se non fossero riusciti a trovre un modo per risolvere quei problemi, sarebbero stati guai abbastanza grossi. Pensava di aver chiuso definitivamente con "quel mondo", credeva che fosse un capitolo ormai chiuso nella sua vita e in quella di sua moglie. Era stato avvertito che non poteva evitare che la sua discendenza interagisse con "quel mondo" anche se comunque sperava che succedesse il più tardi possibile. In quei dieci minuti aveva già elaborato tantissime teorie, ma per poter trarre una vera e propria conclusione da quella faccenda, sapeva che avrebbe dovuto aspettare per forza il verdetto di Zara.
Dannielle invece era ancora in casa. Era in quel momento nel salone e stava riflettendo anche lei sulle condizioni della figlia maggiore. In un certo senso, sapeva già cosa aspettarsi dal resoconto di Zara, ma voleva esserne sicura al 100%. Era anche consapevole che le condizioni in cui versava la figlia in quel momento, in gran parte erano causa sua. I suoi demoni stavano tornando prepotentemente a galla, e le conseguenze le stava pagando la sua bambina. Avrebbe fatto di tutto per proteggere sia lei che il suo figlio più piccolo, perchè era preoccupata che lo stesso destino sarebbe potuto toccare anche a lui. Con quei pensieri in testa, decise di andarsi a cambiare per poter poi andare a Rinania, la capitale. Zara si trovava lì, e in quel momento era l'unica a poterla consigliare su quali misure adottare.
   
 
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