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Autore: destiel87    19/01/2019    2 recensioni
Potete chiamarmi Blake.
Il mio vero nome è Clarissa Walker, ma quella fanciulla ormai non esiste più.
E’ morta a Londra, nel 1714.
La storia che sto per raccontarvi non è la mia, ma bensì quella del capitano Flint, di Long John Silver e dei pirati di Nassau.
Io sono solo un marinaio con il suo violino, fuggito da un padre violento e un futuro miserabile, verso una nave, il mare e la libertà.
E’ stato il giorno in cui ho trovato quel vecchio libro, che la nostra avventura ha avuto inizio… Narra la leggenda, che oltre il grande mare dei caraibi, oltre le spiagge bianche dove vivono gli indios, oltre le insidiose montagne innevate, ci sia una terra colma d’ oro, la chiamano “L’Eldorado.”
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Billy Bones, James Flint, John Silver, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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L’ Eldorado - Castilla del Oro  – 27 settembre 1717


 
I nostri corpi nudi si muovevano senza peso nell’ acqua, cercandosi, sfiorandosi.
Le sue mani accarezzavano ogni centimetro della mia pelle, scoprendo i miei punti nascosti.
Avevo freddo e caldo allo stesso tempo, in quel lago azzurro e limpido.
Stretta forte tra le sue braccia, tanto da farmi mancare il respiro, stringevo i suoi capelli biondi tra le mie mani, baciandolo con passione.
Era la prima volta che un uomo mi amava.
Era la prima volta che mi sentivo così viva.
Lui sussurrò il mio nome, appoggiandomi contro uno scoglio.
Mi mise una mano tra le cosce, mentre io mi aggrappavo alla sua schiena, graffiando la sua pelle e mordendogli il collo.
Entrò dentro di me come un fiume in piena che travolge gli argini.
Faceva male, eppure, era la sensazione più bella che avessi mai provato…
Lui era dolce, ma selvaggio al tempo stesso. Baciava i miei seni, il mio collo, le mie labbra,  facendomi tremare e urlare di piacere.
Una scarica di adrenalina che mi attraversava il corpo e l’ anima…
Ora posso davvero capire, cosa vuol dire diventare la stessa cosa.
Raggiunsi il piacere più volte, prima che lo facesse anche lui dentro di me.
Mi prese in braccio,appoggiandomi delicatamente sulla sabbia. Si sdraiò al mio fianco, baciandomi la fronte e accarezzandomi dolcemente.
Non mi ero mai sentita così in pace con me stessa e con il mondo intero…
In quel momento mi sembrava di non aver bisogno di nient’ altro, né cibo né denaro, solo lui, solo questo.
Restammo insieme fino al calar della notte, ridendo, lui mi mise un fiore tra i capelli.
Parlammo per ore come non avevamo mai fatto, con sincerità assoluta, senza muri o difese, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Mi raccontò dell’ infanzia con la sua famiglia, e di tutti i pericolosi viaggi che aveva affrontato. Gli parlai di mio padre, delle sue storie della buonanotte, di come era stato il mio primo giorno su una nave pirata.
Piano piano arrivammo sempre più in profondità, là dove si celano le nostre paure più profonde. Quelle che nascondiamo negli abissi del nostro cuore.
Fu verso l’ alba, che il capitano Flint e Silver vennero a chiamarci, sorprendendoci a dormire nudi sotto la giacca di Billy.
“E’ il momento!” Disse il capitano, voltando lo sguardo.
Silver invece si fece una gran risata, mentre dava una pacca sulla spalla di Flint.
Ci vestimmo in tutta fretta, e poi ci mettemmo in cammino verso il villaggio.
Durante il tragitto, Silver aveva preso da parte Billy, e da circa un’ ora parlavano e ridevano tra di loro, facendosi scherzi come dei ragazzini. Era bello, vedergli così felici, nonostante tutto.
Ogni tanto Billy si voltava verso di me e sorrideva, facendomi l’ occhiolino.
E ogni volta io arrossivo come una bambina, anche se sgridavo me stessa per questo. Mi ripetevo che i pirati non arrossivano, ma non serviva a niente.
Flint se ne accorse e sorrise, sospirando tra sé e sé.
“E’ un bravo ragazzo, nonostante tutto. – Esclamò dopo - E’ ancora giovane certo, ha molto da imparare. Ma ha coraggio. E’ forte, determinato, e testardo, forse troppo.
Ancora non ha capito quando è il momento di fare di testa propria e quando ascoltare il suo capitano, confido in te per questo.” Disse, dandomi una pacca sulla spalla. “Forse lo aiuterai a crescere, a placare l’ irruenza della gioventù. Non troppo però, ci aspettano ancora molte battaglie!”
“Sono felice per te, Clarissa.” Aggiunse facendomi l’ occhiolino.
“Grazie capitano Flint.” Risposi io, dandogli un bacio sulla guancia. “Lo sono anche io per voi!”
Lui sembrò sorpreso, ma mi sorrise, chinando il capo.
Proseguimmo per qualche ora, fino ad arrivare alla soglia del villaggio, dove ci aspettavano i nostri compagni, e gli indios.
Ci caricarono di abbondanti provviste per il viaggio, e i più svariati doni:
Conchiglie e perle, corni, zanne e pellicce, calici e bracciali d’ oro. Coltelli e lance dorate, collane di fiori e pietre preziose dei più svariati colori.
All’ inizio ero un po’ titubante ad accettare quei doni, perché temevo che la mia visione si sarebbe avverata, così ne parlai con il capitano.
Lui sembrava condividere i miei timori, ma disse che non sarebbe stato saggio togliere agli uomini quel poco che avevano, o avrebbero rischiato l’ ammutinamento. Disse che era un piccolo prezzo da pagare, se volevamo tornare a casa…
Ne parlò comunque con Silver, e lui rispose che dopotutto, c’ erano molte cose che avrebbero potuto raccogliere loro stessi sull’ isola, dalla terra, dal mare e dagli animali. E in quanto alle altre… Disse che si sarebbe inventato qualcosa, come faceva sempre.
Al capitano sembrò bastare, del resto Silver lo aveva tirato fuori da situazioni ben peggiori. Decisi di fidarmi di entrambi, anche se avevo una strana sensazione, un brivido gelato percorreva la spina dorsale.
Improvvisamente tutti gli abitanti del villaggio si fecero da parte al cospetto del re. Portava con lui otto collane con dei medaglioni d’ oro, sopra i quali vi era inciso un serpente piumato, lo stesso che avevano anche lui e lo stregone tatuato sul petto.
Uno ad uno ce li mise al collo, per ultimo al capitano Flint.
L’ uomo battè una mano sul suo cuore, e poi fece lo stesso su quello del capitano. Come a volergli dire che erano fratelli.
Fece un profondo inchino con la testa, forse conscio di ciò che avevamo sacrificato per la loro sopravvivenza, e gli abitanti si inchinarono con lui.
Lo stregone del villaggio invocò i suoi dei affinchè ci proteggessero, e in quel momento un aquila volò sopra di noi, mentre un serpente strisciò tra i nostri piedi.
Una scorta di guerrieri ci accompagnò lungo il sentiero, ma una volta che oltrepassammo la cascata, sparirono dietro la foschia.
Eravamo di nuovo nella giungla, e sebbene la sconfitta, eravamo sereni.
Alcuni più di altri, se non altro…
Il capitano Flint aveva faticato molto per compiere quella scelta, e ogni suo passo, sembrava costargli fatica. Tuttavia, proseguiva, lo sguardo fisso su Silver, che camminava di fronte a lui.
Alcuni uomini erano ancora furiosi per il tesoro a cui avevamo rinunciato, sebbene i più fossero grati  di poter uscire vivi da quella giungla maledetta, con qualche prezioso in tasca per le mogli o le puttane.
Billy ed io eravamo di retroguardia, così da aver la possibilità di restare ancora un po’ soli, prima di salire di nuovo a bordo della Walrus.
Durante il viaggio di ritorno, accaddero cose strane, cose che non sapevamo spiegarci.
Una sorta di forza mistica ci proteggeva.
Qualcosa che governava le forze della foresta, dell’aria, e dell’acqua…
Non ci furono tempeste, né pioggia, né precipizi nascosti ad aspettarci.
Le bestie feroci, invece che scatenarsi contro di noi come furie, vegliavano sul nostro passaggio.
Perfino gli indigeni ci lasciarono passare, sorvegliandoci silenziosamente dall’ alto degli alberi. Si muovevano agili e veloci, come le scimmie intorno a loro.
C’ era tra di noi chi pensava che in quei luoghi sconosciuti e selvaggi, ci fossero dei e mostri, forze della natura che andavano oltre la nostra comprensione.
Altri invece, pensavano che quelle terre fossero maledette, che attirassero gli uomini in cerca di fortune per poi divorarli, come gli sventurati marinai che venivano ammaliati dal canto delle sirene.
Non so’ quale fosse la verità, ma so’ una cosa…
Io la avverto ancora, quella voce che mi chiama, quel vento che mi spinge.
E ricordo ancora quella forza antica e magica che mi ha mostrato le vie del passato e del futuro, quel giorno in cui giacevo sulla linea sottile che divide la vita e la morte.
La porto sempre con me, ogni giorno mi sprona ad andare avanti, verso nuovi e inesplorati orizzonti.


 
* Quetzalcoatl, divinità del Messico precolombiano, patrono dei sacerdoti, simbolo di morte e resurrezione, è di solito raffigurato come un Serpente Piumato, ibrido e mitico animale, che nelle culture mesoamericane rappresenta il principio cosmico della dualità: ciò che striscia e ciò che vola riuniti in uno stesso simbolo.
 
 
 
 
Mare dei caraibi  – 1 ottobre 1717
 
“Potete chiamarmi Clarissa.
Questa è la mia nave, la Walrus.
Questa è la mia ciurma, la mia famiglia, e da oggi fino al giorno in cui morirete sarà anche la vostra.
Questo è il mio capitano, James Flint, l’ uomo più coraggioso che possiate incontrare, ma anche il più spietato se lo tradirete.
Questo è il mio quartiermastro, John Silver, sappiate che niente sfugge ai suoi occhi, e che è sempre due passi avanti a voi.
Questo è il mio nostromo, Billy Bones, farete meglio ad ascoltarlo, se volete restare vivi.
Da oggi, voi non siete più solo uomini, voi siete pirati!
I terrori dei sette mari, i predoni degli abissi, siete coloro che rifiutano le regole, quelli che non chinano la testa, ma nuotano in questo mondo come squali, forti e liberi.
Salpiamo adesso, il mare ci chiama!”
 
 




NB Il disegno l' ho fatto io, quindi abbiate pietà :-)
Grazie a tutti per aver partecipato a quest' avventura, per essere salpati con me nel mare dei caraibi!
Al prossimo viaggio, ciurma!
  
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