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Autore: PathosforaBeast    19/01/2019    4 recensioni
Ti sembra paradossale quello che sta succedendo. Non può succedere, non a voi. Non è possibile che l’uomo che è a pochi metri da te sia lo stesso che ti ha mandato quei messaggi poche ore fa con il tono più distaccato che ti è mai stato riferito. Non vi era mai successo prima.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Variabili.
 

 
 
 

Ti stringi nel cappotto. L’aria di Gennaio ti entra nelle ossa. Sbuffi a ogni piccola nuvola bianca fatta mentre respiri e acceleri il passo quando vedi finalmente casa sua dal marciapiede di fronte.
“Sono a casa!” la voce è quasi del tutto attutita dalla sciarpa di lana che ti copre fino alla punta del naso ma il silenzio di sottofondo rende impossibile non poter ascoltare le tue parole.
È ormai un anno da quando sei con Mycroft.
Un anno di lui, di notti insonni passate a ricercarsi l’uno nella pelle dell’altro, di pranzi per il lavoro preparati nel cuore della notte e l’angolo sinistro del camino che settimana dopo settimana si riempiva sempre di più con le vostre fotografie.
Eppure non riesci a farci l’abitudine. L’unica cosa che puntualmente ti manca è il suo sorriso contro le tue labbra quando attraversi la soglia di casa e percorri in punta di dita la sua vita.
 
Quante cose sono cambiate da allora.
 
Strofini la mano sudata contro la tasca del jeans e cerchi di non pensare allo stomaco in subbuglio. Sai di aver incasinato tutto.
La luce tenue della camera da letto fuoriesce dalla porta appena aperta riflettendosi delicata contro lo specchio del corridoio. Resti fermo per qualche secondo finché un piccolo, il tuo piccolo gomitolo di coperte si sposta appena. Con il cuore in gola, smetti di percorrere il bordo della tasca ed estrai il cellulare. Fissi di nuovo l’ultimo messaggio che ti ha mandato Mycroft.
Ti sembra paradossale quello che sta succedendo. Non può succedere, non a voi. Non è possibile che l’uomo che è a pochi metri da te sia lo stesso che ti ha mandato quei messaggi poche ore fa con il tono più distaccato che ti è mai stato riferito. Non vi era mai successo prima. Ricordi solo di aver corso fino a prendere la prima metro con mille idee in testa ma nessuna parola sulla lingua.
Distogli lo sguardo da quella luce che sembra quasi giudicarti e posi il cellulare sul comodino mentre metti una mano sulla porta. Fai un respiro profondo. Non hai bisogno di fare così tanta pressione per vedere quell’angolo di letto ingrandirsi fino ad arrivare all’intera stanza.
È stato qui che Mycroft, ancora nudo e con gli occhi lucidi, aveva parlato per la prima volta di voi al futuro.
Insieme, inseparabili in un mondo fatto di sole variabili che aspetta solo l’intervento di un elemento per mutarle; voi ci sareste stati. Sempre. Allora tu gli avevi portato i capelli all’indietro scoprendo ancora di più quegli occhi vulnerabili che ti stavano regalando il mondo perché tu l’avevi lasciato entrare ed hai iniziato a sussurrargli: “Lo sai, cambiare non è mai un male ed io lo faccio spesso. Abitudini, posti ma non le persone. Una volta che ho fatto la mia scelta, non la cambierò per nulla al mondo. Non ti cambierei per nulla al mondo.”
Togli le scarpe, confortato dal rumore ovattato dei tuoi passi fino a salire a cavalcioni sul letto. Le coperte si sollevano ritmicamente ma non sei così ingenuo: conosci perfettamente il respiro di Mycroft quando si addormenta. I respiri lenti, profondi di chi ha lavorato per tutto il giorno e ha solo bisogno di riposarsi. Percorri in punta di dita il profilo del suo braccio e fai aderire il tuo petto contro la sua schiena tremante.
Ma tutto quello che puoi vedere è l’azzurro delle coperte incresparsi fino alla federa del cuscino.
“Hey, Mycroft…” la voce è a malapena un sussurro. Chiudi gli occhi mentre arrivi sotto le lenzuola e sfiori la pelle nuda della sua spalla sentendo la pelle d’oca.  È un percorso che hai intrapreso milioni di volte, sempre più su, sulla linea del collo, fino a raggiungere le labbr-
All’improvviso le sue mani, gelide, ti bloccano di colpo.
Sta tremando.
Sai di aver esagerato. Mycroft è sempre stato una persona estremamente riservata. Dio solo sa quanto tempo c’è voluto per aprirsi con te ma, anche se è riuscito ad abbandonare qualche remora, questo non cancella tutto quello che ha passato, la sua storia, la sua personalità.
“Myc, lo so che mi sono comportato da perfetto coglione ma, davvero, non è affatto come ti è sembrato. Quella con Sally non è stata altro che una battuta”.
Ed è davvero così. Non pensavi di poterlo ferire in questo modo. Anche quando avete discusso in passato, vi è bastato parlare per rimettere tutto al proprio posto. Questa volta senti che non è così. Siete- distaccati. Non è un messaggio sbagliato il problema. Siete voi.
“E la mia vita non sarebbe altro che una battuta?” Mycroft spinge le coperte contro di te per alzarsi sui gomiti e guardarti dritto negli occhi. Sono rossi. “Oh scusami Mycroft se non trovo il tempo per parlare con te ma per farlo con gli altri e dibattere sulle tue discutibili scelte di vita ne ho a sufficienza”. Mima la tua voce e distoglie lo sguardo. Gli fa male persino guardarti per più di due secondi.
“Myc, ma che stai dicendo? Le ‘discutibili scelte di vita’ di chi? Tu sei il risultato di quello che hai vissuto ed io ti amo per questo”. Marchi con più forza l’ultima frase. Non è giusto che sia così. Dovresti poterlo prendere tra le tue braccia ed esserci per lui. Prenderti cura di lui.
Sgrani gli occhi quando lo realizzi.
“Non farlo. N-no…” un singhiozzo esce dalle sue labbra ma inizia a mordersele fino a farle sanguinare. Stringe le braccia contro il petto, allontanandosi istintivamente da te.
Guarda come l’hai ridotto.
L’uno di fronte all’altro, pochi centimetri che vi dividono. Centimetri che ora sono diventati chilometri.
Apri la bocca, la richiudi. Vorresti dire qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa pur di farlo restare.
Ma l’hai capito troppo tardi.
Lui è sempre stato l’unico a farlo finora.
Gli hai chiesto di aprirsi, condividere tutto il suo mondo con te ma durante questi mesi non hai fatto altro che andare via, mentire sulla tua giornata nonostante fosse palese che avessi fatto altro, trovare scuse e altre priorità da seguire per poi assentarti e giustificarti quando avevi terminato tutto per… per… non averci riflettuto abbastanza. Come se in una relazione si fosse in due: chi resta nonostante tutto e chi continua a correre inseguendo quel tutto.
Mycroft non ti ha mai fatto una promessa che non potesse mantenere, non ti ha mai illuso in nessun modo.
Sollevi lo sguardo verso di lui, sentendo gli occhi pizzicare.
Sai che lo sta deducendo. Senti quanto stia pesando questa rivelazione.
Ma non c’è nulla che possa fermarvi.
Neanche quando dopo un silenzio che dura ore, Mycroft ti guarda e dice: “Gregory, non ne posso più”.



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