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Autore: The Bride of Habaek    19/01/2019    0 recensioni
"Quando non sarai più parte di me
ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle,
allora il cielo sarà così bello
che tutto il mondo si innamorerà della notte."
(Romeo e Giulietta)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dal giorno in cui, quasi per miracolo, il Maggiore Gilbert era tornato a casa dopo aver combattuto un ardua battaglia Violet non lo aveva mollato un istante... se proprio doveva staccarsi da lui, faceva in modo che stesse al sicuro. Era una situazione che non sarebbe durata molto a lungo: niente dura per sempre. Di fatto Gilbert, una volta ristabilito, riprese a lavorare per l'esercito. L'abitudine e la quotidianità furono presto smussate da una lettera che Gilbert ricevette da parte di un suo superiore. Doveva partire al più presto, in missione all'altro capo del mondo, non poteva portare Violet con sé soprattutto dopo aver scoperto che era in dolce attesa del loro primogenito.

Gilbert:"Violet, ho una notizia per te." disse rincasando prima del solito.
Violet:"Ti ascolto. Spero sia di buon auspicio. rispose sperando che fosse realmente così.
Gilbert:"Dovrò partire, si tratta di una missione. Mi è appena stata recapitata una lettera del mio superiore... dice che questo viaggio avrà la durata effettiva di tre mesi." proferì con tono calmo, mentre tendeva le mani verso quelle di lei per stringerle nelle sue.
Violet:"Potrei venire con te, d'altronde non dovrò combattere... o almeno non questa volta. Potrei sempre esserti di aiuto."
Gilbert:"Violet devi stare a riposo. Lo sai quali effetti riversa su di te lo stato interessante. Sarò costantemente impegnato con le reclute e..."
Violet:"Tre mesi son troppi. Come farò senza di te?" lo interruppe prima che finisse di parlare. Aveva un nodo alla gola... lasciò le mani di Gilbert per porle sul suo viso. Non voleva mostrarsi debole davanti a lui, doveva nascondere quelle lacrime che finirono col solcare il suo viso con spontaneità.
Gilbert:"Dai, andrà tutto bene. Ti scriverò ogni giorno, non sarai mai sola. Oltretutto, ci saranno Dietfried e mia madre che si prenderanno cura di te in mia assenza... fino al giorno del mio ritorno." disse cercando di consolarla. Gilbert:"Non hai nulla da temere."
Violet:"Maggiore mi dispiace... mi sono ritornati alla mente terribili ricordi legati a quell'ultima battaglia. Ho avuto paura."
Gilbert:"Violet, di che cosa hai paura?" le disse avvicinandola a sé, desiderava sentire il suo respiro sulla sua pelle.
Violet:"Ho paura che possa accaderti qualcosa di terribile. L'altra notte ho fatto un sogno..."
Gilbert:"Guardami."
Violet:"Gilbert..."
Gilbert:"Era solo un sogno. La realtà è che io sono qui con te, niente e nessuno potrà mai separarci. E' una missione di potenziamento, non dovrò combattere ma solamente ispezionare il territorio, addestrare le reclute affinché in futuro riescano a spostarsi con maggiore agilità, ad agire abilmente anche a temperature estreme come 30° sotto lo zero." le disse con uno sguardo ipnotico e ammaliante a cui Violet non sapeva resistere. Non furono tanto le parole quanto il tono di voce. La fece arrossire il modo in cui la guardava: con gli occhi dell'Amore.
Gilbert:"Dimenticavo la cosa più importante..." disse mentre le accarezzava il volto inumidito dalle lacrime.
Violet:"Che cosa?" lo interrogò curiosa.
Gilbert:"... che Ti Amo dal profondo del mio cuore."
Violet:"Anch'io Ti Amo." rispose mentre lui le dava un bacio appassionato.
"Non immagini quanto." pensò fra sé.


"Dubita che le stelle siano fuoco;
dubita che il sole si muova;
dubita che la verità sia mentitrice:
ma non dubitare mai del mio amore."
(Amleto)

Il giorno seguente Gilbert partì. Violet gli ricordò più volte di scriverle (manco avesse l'Alzheimer!) delle lettere interminabili. I primi giorni trascorsero serenamente, il Maggiore le scriveva una lettera al dì in cui le raccontava del campo, delle reclute, del freddo che c'era in Siberia. Le narrò del lungo viaggio che dovette affrontare a bordo della transiberiana e di come il campo fosse distante dalla civiltà. In ogni lettera le chiedeva come si sentiva e come stesse il nascituro. Gilbert era un uomo premuroso... le mancava maledettamente. Le cose che più le mancavano di lui erano i suoi occhi color verde smeraldo fissi su di lei come due fanali, i baci e le carezze. Oltre a tutte le attenzioni che le dedicava le mancava fare l'amore con lui.

"Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita."
(La tempesta)

Trascorsero due settimane dopodiché Violet non ebbe sue notizie per giorni, sembrava un lasso di tempo interminabile. Sapeva che era arrivato a destinazione, basandosi sulla sua ultima lettera spedita direttamente dal campo di addestramento, ma poi subentrò il vuoto... il buio si impossessò della sua mente facendosi sempre più fitto. Violet si fece prendere ben presto dal panico e dallo sconforto, quando trascorse un'altra settimana e Gilbert sembrava essersi dissolto nel nulla.

Dietfried:"Violet non devi preoccuparti, sono certo che ci sia qualche guasto al centro postale. Sono lontani anni luce da qui, anche se partissimo in questo momento non arriveremmo prima di due settimane di viaggio senza interruzioni."
Violet:"Spero sia come pensi tu Dietfried, ma il cuore mi invita a partire, devo andare da lui. E se fosse realmente in pericolo? Ho concepito un incubo l'altra notte, prima che lui partisse."
Dietfried:"Quale sogno? Non sarà per caso un sogno premonitore?" disse accigliato dalla confessione di lei.
Violet:"Ho sognato che, durante un giro di ricognizione, Gilbert veniva investito da una valanga di neve e..."
Dietfried:"Non pensarlo nemmeno! Sono certo che te l'abbia detto anche lui, prima di partire, che i sogni sono solo l'altra parte della realtà."
Dietfried:"Vieni qui."
Violet:"Non riesco nemmeno a piangere..."
Dietfried:"Non devi, perché lui sta bene e presto tornerà a casa, te lo prometto." disse stringendola forte.
Violet:"Grazie Dietfried."

"Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia ritenermi Re di uno spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni."
(Amleto)

Erano trascorsi due mesi dal giorno in cui Gilbert era partito per la Siberia. Violet sentiva la sua mancanza ogni giorno di più, era da circa un mese che non aveva sue notizie. Non riusciva più a dormire serenamente, se prendeva sonno trascorreva la notte rigirandosi nel letto in preda ad estenuanti incubi... Violet iniziava a temere che il suo malessere potesse ripercuotersi sulla salute del bambino che cresceva e scalpitava dentro di lei. Una mattina sentì bussare alla porta di casa, erano appena le 6 a.m., chi poteva mai essere a quell'ora?? Si precipitò giù per le scale col rischio di fracassarsi l'osso del collo. Ebbe un terribile presentimento, ma cercò di scacciarlo via dai suoi pensieri per lasciar spazio alla speranza.
Violet:"Chi è?" disse, ma nessuno rispose.
Allora prese un'arma da taglio e la nascose in un taschino della sua lunga veste di pregiata seta. Aprì lentamente l'uscio di casa...
Gilbert:"Violet!" disse "Scusa il ritardo ma..."
Violet gli saltò addosso e lui la fece roteare attorno a sé come su una ruota panoramica.
Gilbert:"Oh! Cosa vedo, sei armata signorina... o meglio, Signora Bougainvillea!" disse mentre le sfilava di dosso il coltello.
Gilbert:"Non è che volevi uccidermi?"
Violet:" OMG, scusami!! Non aveva risposto nessuno... per me è strano ricevere ospiti a quest'ora, soprattutto in assenza del capobranco." disse con il volto illuminato dalla felicità.
Gilbert:"Bene! Allora questo lo buttiamo via!" disse lanciando il coltello verso il tiro a segni e facendo centro.
Violet:"Perché non hai risposto alle mie lettere?"
Gilbert:"Una valanga ha spazzato via il piccolo centro postale del campo base, oltre ad aver bloccato per settimane la linea ferroviaria. Volevo tornare subito per non farti preoccupare, ma sono rimasto bloccato a causa della neve..."
Violet lo baciò teneramente prima di commentare. Gilbert capì quanto le fosse mancato semplicemente osservando l'espressione dipinta sul suo volto.
Violet:"Grazie a Dio sei qui sano e salvo."
Gilbert:"Tornerò sempre da te finché sarò in vita." disse mentre si toglieva di dosso il giaccone e poi tutto il resto.

Si sentiva nudo davanti a lei... anche con indosso la divisa mimetica. Violet sapeva leggergli dentro: di lui amava ogni cosa, pregi e difetti. Fece scivolare giù la veste di seta e si lasciò andare fra le braccia calde e avvolgenti di Gilbert. Lui la sfiorò con estrema delicatezza, come fosse un tesoro prezioso e vulnerabile al tatto. Lei era più sanguigna, a volte finiva per scalfire la sua pelle ancorando i suoi artigli sulla schiena del Maggiore Gilbert. Lui la penetrò in profondità, quando fu dentro di lei la sentì sussultare e furono invasi dal piacere. Fu in quel momento che Violet si sentì completamente sua, in parte lo era sempre stata. Lei non era un oggetto o un'arma da sfoggiare sul campo di battaglia... era una donna che lo amava ai confini della follia. Gilbert lo sentiva, lo percepiva in ogni singolo gesto, dal modo in cui si lasciava andare, in ogni singolo movimento del suo corpo percepiva il suo immenso Amore nei suoi confronti. Senza veli, con gli occhi languidi e il respiro che seguiva il ritmo del suo cuore che batteva all'impazzata: come se volesse uscirle dal petto.
Violet:"Portami con te la prossima volta."disse quando furono distesi l'uno accanto all'altra.
Gilbert:"Non so se sarà possibile Violet." rispose con sincerità, sdraiato supino con gli occhi socchiusi rivolti verso di lei.
Violet:"Non è un suggerimento, è un ordine!" esplose ironicamente, come se si fosse tolta un fardello dal cuore.
Gilbert:"In questo caso non ho altra scelta se non obbedire!" seguì una risata contagiosa.

"Tutto è fuggito via dalla mia mente.
Non c'è più nemmeno un pensiero."
- La Sposa di Habaek vol.2 -
   
 
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