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Autore: satakyoya    19/01/2019    0 recensioni
Una ragazza che vive a Tokyo e nei giorni nostri, trascorre le giornate tranquille insieme alla sua famiglia e ai suoi nonni.
Ma suo nonno, prima della sua morte, gli raccontava una storia ambientata in un periodo storico giapponese non ben definito. Tutto quello che conosciamo adesso però in quel periodo non esistevano, le città erano villaggi e le case di legno che componevano i villaggi erano governate da qualcuno al di sopra degli abitanti.
La protagonista è una povera cameriera del castello della città di Wake, in Giappone, ma quella povera cameriera vivrà un'esperienza che nemmeno si aspettava e proverà emozioni che non ha mai provato prima.
Se siete curiosi leggete la storia e lasciatemi una recensione. Spero che vi piaccia!
[In questa storia sono presenti alcuni personaggi della Mitologia Giapponese]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Mi svegliai pochi minuti prima dell’alba e nessuno era sveglio. Aki, che era a fianco a me, stava ancora dormendo e mi piaceva l’espressione che aveva in quel momento. Era la prima volta che lo vedevo così rilassato e mi sarebbe piaciuto rimanere molto più tempo a guardarlo.
Ma rimasi a osservarlo solo per poco dato che mi alzai in piedi e andai alla finestra. Da lì riuscii a vedere la luna risplendere nel cielo, anche se era visibile solo per metà, mentre vidi a terra e in lontananza vidi una piccola luce. Quella luce era la stessa della notte prima e si stava spostando da sinistra a destra.
Quella stessa luce dopo una decina di secondi iniziò ad aumentare. Partì da uno e arrivarono a quindici mettendosi in fila. Quei piccoli bagliori mi incuriosivano così tanto che decisi di uscire dalla stanza senza fare rumore e mi diressi verso quei bagliori. Più mi avvicinavo, più capii che quelle che sembravano piccole luci in realtà diventavano sempre più grandi e più vicine e mi accorsi di aver attraversato tutto il villaggio.
A un certo punto mi nascosi dietro ad un cespuglio e a una trentina di centimetri di distanza vi erano quelle luci che mi avevano tanto attirato.
‘ecco da dove provengono quelle luci che ho visto nel villaggio.’ Pensai io.
Davanti a me c’erano una ventina di persone di diverse età e alcuni di loro tenevano in mano un bastone di legno piuttosto spesso, messo in verticale e acceso su un lato. Tutti loro guardavano in basso con un’espressione triste in faccia. Non riuscivo a capire il motivo della loro tristezza e mi sarebbe piaciuto chiederglielo, ma non lo feci, rimasi ferma dietro al cespuglio mentre loro camminavano. Quattro uomini in fila per due e distanti una trentina di centimetri tenevano con entrambe le mani il bastone che avevano appoggiato a una spalla. I bastoni erano due, erano lunghi come la distanza tra le persone ed insieme sostenevano un telo sottile.
Tra di loro c’erano una donna e due bambini di cinque e sei anni di cinque e sei anni, tutti e tre con i capelli castani, che camminavano vicini al telo e piangevano. Piangevano tantissimo. Io rimasi in silenzio mentre quella di persone mi passarono davanti e quando furono abbastanza lontani…
“Che stai guardando?” chiese una voce vicino a me.
“Oddio Aki, mi hai spaventato.” Dissi io.
“Che stavi guardando? E chi erano quelle persone di prima?” mi chiese lui.
“Non lo so chi siano. Ho solo seguito delle luci che si muovevano e ho scoperto provenire da dei grossi bastoni che alcune di quelle persone avevano in mano. Ma tu come hai fatto a capire che ero qui?” dissi io.
“Beh, non avendoti vista  nella stanza, decisi di mettere i futon dentro la sacca che Sachi ci aveva dato e iniziai a cercarti ovunque potevo. Alla fine ti ho trovata qui ed è una fortuna perché ero preoccupato per te.” Disse lui.
Io rimasi colpita dalle sue parole perché non avevo mai pensato che lui potesse preoccuparsi per me.
“Non preoccuparti. Adesso mi hai trovato e sto bene.” dissi io.
“Sono contento. Ti va se torniamo nel villaggio e andiamo a salutare la signora che stanotte ci ha ospitati?” disse lui.
“Oh sì, certo.” Dissi io.
Così entrambi ci girammo e ci dirigemmo verso il villaggio. In poco tempo arrivammo davanti al negozio della signora e, dato che era aperto, decidemmo do entrare. La signora stava canticchiando e nello stesso tempo stava spazzando per terra vicino a un mobile non molto alto.
“Scusate…” dissi io.
“Sì? Avete bisogno di qualcosa? Oh, ma siete voi! Dove eravate finiti stamattina? Quando mi sono alzata questa mattino non c’eravate nessuno dei due.” Disse lei.
“Beh, è una lunga storia. In realtà noi siamo venuti per salutarla visto che non vorremmo partire subito.” Dissi io.
“Dovete andarvene così presto? Almeno restate per pranzo.” Disse lei.
“Mi dispiace ma proprio non possiamo restare.” Disse lui.
“Oh, capisco. È un peccato, ma a questo punto vi ringrazio per l’aiuto e per la compagnia che mi avete fatto ieri.” Disse lei.
“Noi la ringraziamo per averci lasciato dormire qui stanotte. Ora dobbiamo andare.” Disse Aki.
Dopo quelle parole noi ci girammo e uscimmo dal negozio. Percorremmo due o tre stradine e poi ci trovammo davanti a tantissimi alberi. Ci dirigemmo verso est e mentre camminammo nessuno disse nulla. Stare vicino ad Aki mi faceva sentire tranquilla, ma ero anche preoccupata per mio padre. Mi sentivo così tanto tormentata dal quel pensiero che Aki la vide e forse aveva capito di cosa si trattava.
“Non dirmi che sei ancora in pensiero per tuo padre. O è così?” Disse lui.
“Sì…” dissi io facendo un sospiro profondo.
“Ti ho già detto che devi stare tranquilla. Lui sarà già guarito e adesso sarà a casa che aspetterà il tuo ritorno.” Disse lui.
“Però lui è l’unico della famiglia che mi è rimasto! Dopo mia madre non voglio perdere anche lui.” dissi io.
Ci fermammo e lui mi abbracciò forte. Mentre eravamo abbracciati lui mi disse: “Ti capisco, però devi pensare che lui sta bene e concentrati sull’avventura che stai vivendo con me.” disse lui.
Avendo il cuore che mi batteva fortissimo, allontanai Aki da me e calmandomi decisi di farmi coraggio.
“Hai ragione, proverò a farmi coraggio e concentrarmi su quest’avventura. Anche se vorrei tanto avere delle notizie su di lui, sulla sua salute e su ciò che sta facendo…” Dissi io.
“Tranquilla che prima o poi le avrai. Ne sono sicuro.” Disse lui.
“Certo, però adesso voglio sapere qualcosa in più su di te.” Dissi io.
“Di più? Che vuol dire?” chiese lui.
“Sì. Tipo che cosa facevi prima di incontrarmi, che cosa ti piace e che cosa non ti piace.” Dissi io.
“Prima di incontrarti e di conoscerti vivevo con mia madre e i miei due fratelli più piccoli. Ero sempre io a dovermi occupare di loro, però era divertente. Ciò che non mi piace sono le persone che non fanno nulla.” Disse lui.
“Due fratelli, eh? Come si chiamano? Quanti anni hanno?” chiesi io.
“Esatto, due fratelli. si chiamano Inari e Keiji e hanno 5 e 7 anni. Adesso sono loro due che si prendono cura della casa e di nostra madre. Sono molto simili a me come aspetto ma come comportamento sono un po’ più tranquilli e adorano sia me sia nostra mamma.” Disse lui.
“Me ne parli così bene che mi piacerebbe tanto conoscerli.” Dissi io.
“Se passeremo nel mio villaggio lo farò sicuramente.” Disse lui sorridendo.
Dopo quelle parole il mio stomaco brontolò una volta. Fece un attimo di silenzio e poi brontolò ancora una volta. Entrambi ci fermammo e anche la pancia di Aki brontolò così ci mettemmo a ridere per un paio di minuti.
“Ehi, dato che entrambi abbiamo fame, ti va se ti faccio vedere come catturare un animale?” disse Aki.
“Davvero? E come si fa?” chiesi io incuriosita.
“beh, mio padre usava un’arma appuntita e affilata come quello di un coltello, ma noi non ce l’abbiamo. Mmmh… possiamo usare quello là!” disse lui indicando con il dito di una mano un bastone piccolo e molto lontano da noi.
Si allontanò per andarlo a prendere e poi tornò indietro. Spezzò i tre ramoscelli che c’erano attaccati e poi lui si guardò intorno, come se stesse cercando qualcosa.
“Che stai cercando? Non dirmi che abbiamo perso qualcosa lungo la strada.” Dissi io.
“No, ma fai silenzio.” Disse lui continuando a guardarsi intorno.
“Travato! Tu nasconditi dietro un albero e guarda ciò che faccio.” Disse lui dopo alcuni secondi.
Aki aveva lo sguardo fissato in avanti dove c’era un animale che lo fissava. Dopo alcuni secondi fermi a fissarsi, io mi spostai lentamente dietro un albero, così da non spaventare l’animale. Aki iniziò a correre l’animale, mentre lui scappava lontano. Vidi Aki correre lontano, fino a quando non lo vedevo più, poi udii qualcosa simile a un pianto.
Rimasi ferma ad aspettare il ritorno di Aki e dopo alcuni secondi lui sbucò da dietro un cespuglio muovendosi verso di me con passo veloce. Più si avvicinava, più notai che lui aveva sulle sue spalle qualcosa che diventava più grande poco per volta. Io ero così curiosa di capire cos’era che mi avvicinai a lui. La mia espressione cambiò da incuriosita a contenta, esattamente come lo era Aki in quell’istante.
“Iris guarda! Sono riuscito a prenderlo!” disse lui.
“Grandioso! La volta prossima voglio farlo anch’io! ma che animale è?” dissi io.
“Mio padre lo chiamava cerbiatto e così per me è sempre stato.” Disse lui.
“Fantastico! Ma perché non si muove?” domandai io.
“Mi dispiace dirlo, ma questo animale è morto.” Disse lui.
“Poverino…” dissi io diventando triste.
“forza, accendiamo il fuoco da qualche parte e prepariamoci a mangiarlo.” Disse lui.
Poco lontano da noi e alla nostra destra c’era uno spiazzo libero, senza alberi e cespugli. Mentre camminammo io raccolsi diversi ramoscelli e un sassolino e ci andammo a seder nello spiazzo che avevamo visto. Facemmo una preghiera in silenzio e unendo le mani poi lui tagliò l’animale.
Mangiammo senza dire nulla e sentendo solo il rumore degli uccellini e degli alberi mossi dal vento. Una volta finito camminammo per una ventina di minuti poi davanti a noi davanti a noi trovammo una lunga fila di case l’una in fila all’altra e c’era tanta gente che camminava lungo la strada.
“Guarda Iris, c’è un villaggio là davanti! Forza, vieni con me!” disse Aki.
Mentre lo diceva lui mi prese la mano e mi trascinò con lui avvicinandosi sempre di più al villaggio. Mentre avevo il polso stretto da lui io arrossii molto e avevo il cuore che batteva un po’ più forte rispetto a prima.
Una volta entrata notai che c’erano molte più persone rispetto al villaggio in cui ci trovavamo ieri. Anche qui nessuno stava prestando attenzione a noi due. Continuammo a camminare per una trentina di metri quando vidi delle persone correre e trasportando qualcosa e venivano verso di noi. Ci spostammo da una parte, cercammo qualcuno a cui chiedere informazioni e non appena riuscimmo a trovarlo lo fermammo. Tutte le persone si spostarono e fecero strada alle persone che correvano verso di noi.
“Scusi, come mai stanno scappando?” chiesi io.
“è meglio che ve ne andiate da qui. non è sicuro restare.” Disse un uomo sui quarant’anni.
“Perché? Che succede?” chiese Aki a fianco a me.
“Dall’altra parte del villaggio è appena stato trovato il corpo morto di un ragazzo.” Disse l’uomo.
Notai che intorno a noi c’erano un grano numero di persone di diverse età. A fianco a me c’era il signore con cui avevo appena parlato, a fianco ad Aki c’era una ragazza più o meno della sua età, mentre dietro di noi c’erano due donne di una certa età che parlavano.
“Cavolo, anche oggi una vittima.” Disse una delle due donne.
“Già. Ieri era un padre di due figlie, mentre stanotte è toccato a un ragazzo giovane.” Disse la seconda donna.
“che peccato… deve essere stato un duro colpo questa scoperta per la madre.” Disse la prima donna.
“Lo penso anche io. si dice che lui abbia tredici anni e che adesso ne avrebbe fatti 14.” Disse la seconda signora.
Io  e Aki stavamo ascoltando la loro conversazione e ne rimanemmo sconvolti. Aveva la nostra età e lui era stato ucciso. Entrambi ci guardammo negli occhi, io non riuscivo a credere a ciò che stava succedendo e che stavano dicendo le due signore.
“Ormai è un anno e mezzo che avvengono cose di questo tipo.” Disse una signora.
“è vero. sono tutte avvenute nello stesso luogo e nello stesso modo.” Disse l’altra donna.
“Scusatemi, ma come è successo questo?” chiesi io.
“Lo vedete il braccio del ragazzo che stanno portano?” chiese una delle due donne.
“Sì, certo.” Risposi io
“Beh, la mano del ragazzo è appoggiato sulla pancia. In quel punto qualcuno ha messo un una benda per coprire il più possibile la grossa ferita. Si dice che quel ragazzo non abbia il braccio destro, ma non ho idea se sia vero oppure no.” disse una donna dietro di me.
Gli uomini che portavano il ragazzo si fermarono e gli andò incontro una donna. Lei piangeva tantissimo a fianco al ragazzo che mi chiesi se lei fosse sua madre. Notai anche che lei aveva i vestiti sporchi e usati come li avevo io, aveva i capelli castano ed era molto magra.
Quando il corpo del ragazzo venne appoggiato a terra vidi che davvero non aveva il braccio destro. Io ne rimasi più sconvolta di prima e tutti quelli che erano intorno a me rimasero immobili e nel più completo silenzio, con solo le urla della donna che riecheggiavano ovunque. Tutti erano a testa bassa in segno di rispetto e di preghiera.
Nessuno disse nulla per qualche minuto poi io sentii tremare leggermente la terra e dei rumori di passi in lontananza. Di scatto alzai la testa e la girai alla mia destra.
“Iris, che cos’hai? Che succede?” chiese Aki.
“Rumori di passi… non li percepisci anche tu?” dissi io.
“Passi? Devi essertelo immaginata perché io non sento nulla.” Disse lui.
In realtà avevo sentito bene. dalla parte opposta in cui io e lui eravamo arrivati vidi qualcosa avvicinarsi. All’inizio sembrava un puntino lontano, ma quando iniziarono ad avvicinarsi di più vidi che erano quattro uomini che correvano più che potevano verso di noi.
“Presto! Scappate tutti! Rifugiatevi ovunque potete! Stanno arrivando gli assassini!” disse uno degli uomini che correva.
La cosa mi stupiva e nello stesso tempo non riuscivo a capire che cosa stesse succedendo, ma notai che dietro a quei quattro uomini vi erano tre teste che volando in cielo li seguivano. Io non riuscivo a credere che stessero volando e che avessero una testa ma non un corpo.
Rimasi immobile mentre la gente intorno a me correva da una parte all’altra della strada ed entrando nelle case.
“Iris, che sta facendo? Andiamo a nasconderci, non voglio essere ucciso.” Disse Aki a fianco a me.
Io non lo stavo ascoltando e per questo non gli risposi. Restai immobile mentre quelle teste si avvicinavano sempre di più e tenendo la bocca aperta.
“Iris, per favore, spostiamoci da qui! rischiamo di essere uccisi se restiamo fermi! IRIS!” disse Aki con tono preoccupato.
Intorno a noi in quel momento non c’era più nessuno e poco lontano da me si trovavano le tre teste che si misero a parlare.
“L’abbiamo trovata… l’abbiamo trovata ed è davanti a noi!” disse una delle teste.
“Hai ragione Akugoro, quella è Hizaki!” dissi la seconda testa volante.
Tutti e tre mi stavano a fissare e pronunciavano quel nome muovendosi lentamente. Poi due di loro si fermarono di scatto, mentre uno si mosse verso di me a tutta velocità con la bocca aperta e urlando disse: “Non mi sfuggi Hizaki!”
Io non riuscivo a muovermi ma fortunatamente Aki si gettò verso di me ed entrambi cademmo a terra senza essere toccati. Io non venni presa da quella testa che mi stava venendo addosso e riuscii a riprendermi.
“Eh, cosa?” chiesi io.
“Iris, stai bene?” chiese Aki.
“Oh, si grazie. Ma che mi è successo?” dissi io.
“Non lo so, ma stavi per essere uccisa. Ora dobbiamo fare qualcosa con questi esseri.” Disse Aki.
“Eh? AH! Ma che cosa sono! Che… che facciamo!” dissi io.
Ero sconvolta nel trovarmeli davanti e ma non potevo stare ferma, dovevo fare qualcosa.
“Stavolta non ci sfuggi Hizaki!” dissero tutte e tre le teste contemporaneamente.
Tutte si stavano avvicinando a me e stavano cercando di fare la stessa cosa di prima. Io e Aki facemmo appena in tempo ad alzarci e a spostarci da una parte. Però dovevamo trovare un modo per salvarci e proprio in quel momento mi venne in mente un’idea.
“Hizaki, è inutile che scappi!” disse una delle teste.
“Ehi Aki, mi è venuta un’idea. seguimi e corri più veloce che puoi.” Dissi io.
“Qual è la tua idea? Iris, dimmelo! Hey!” disse Aki iniziando a correre.
“Tu corri e lo capirai!” dissi io correndo insieme a lui.
“Smettila di sfuggire! Non hai scelta!” disse una testa.
Io e Aki corremmo con tutte le nostre forze e facemmo del nostro meglio per tenerli lontani, ma non sembrava per niente facile. In poco tempo mi venne il fiatone anche se cercai di correre e di resistere. Dopo un paio di strade dissi ad Aki di cercare degli oggetti che avrebbero potuto aiutarci e mentre lui lo fece io corsi per diverse strade cercando di allontanarmi dal luogo in cui ero prima.
Senza accorgermene percorsi quasi tutto il villaggio, mi guardai indietro e non vidi più le tre teste. Girai la testa in avanti e notai in lontananza una casa con davanti una scritta messa che non sapevo leggere ma da dietro sentii la presenza delle tre creature.
“Noi non ti lasceremo scappare ancora a lungo!” disse una testa avvicinandosi a me più delle altre.
Mi sentivo terrorizzata e spaventata. Mi fermai di scatto e mi abbassai facendo in modo che le ginocchia toccassero il petto. Per fortuna mi abbassai così tanto da non essere toccata da nessuno di loro perché sentii un leggero tonfo vicinissimo a me. visto che non mi ero mossa doveva essere stato qualcos’altro. Aprii gli occhi, con le mani alla testa, guardai in alto e vidi che Aki aveva tutte e due le mani che afferravano un oggetto lungo e appuntito da una parte.
“Aki!” dissi io.
“Forza, scappiamo! Andiamo dentro quella casa!” disse lui indicando la stessa casa in legno che io avevo visto poco fa.
Corremmo con tutte le forze che ancora avevamo, ma una volta entrati trovammo quasi tutto buio. Vi erano solo degli spiragli di luce che provenivano dal soffitto ed erano lontani l’uno dall’altro. Girammo a sinistra, a destra, di nuovo a sinistra e a destra.
Ci trovammo in un lungo e buio corridoio e non avendo altra scelta essendo inseguiti, decidemmo di percorrerlo tutto. A un certo punto però mi fermai, girai la testa a destra e mi trovai in una stanza molto grande illuminata in cinque punti. Ci entrai e mentre ripresi fiato mi guardai intorno. La stanza era completamente vuota, non c’era praticamente nulla se non dei buchi nel soffitto da dove veniva la luce, ma sono a guardarla mi venne un’altra idea.
Poco dopo vidi Aki tornare indietro dal corridoio e fermarsi davanti alla porta della stanza in cui mi trovavo.
“Iris che stai facendo! Perché hai smesso di correre?” chiese Aki.
“Aki vieni qui, mi è venuta un’idea in mente.” Dissi io.
 Lui si avvicinò a me e mentre lo fece disse: “ma perché ti sei fermata! Ti ricordo che siamo inseguiti da tre teste volanti e che se ci fermiamo verremo uccisi da quei tre nello stesso modo in cui è morto quel ragazzo di oggi pomeriggio. Non so te ma io non ci tengo a finire come lui.”
“Nemmeno io, ma è proprio per questo che vorrei fare un tentativo.” Dissi io.
“E quale sarebbe questa idea? Fare in modo che loro vengano qui e provare a parlarci?” chiese Aki.
“Esattamente. Ma tu devi mettere giù quegli oggetti che hai preso.” Gli risposi io.
“Cosa? Tu sei matta. Non può funzionare perché ti mangeranno ancora prima che tu inizi a provarci.” Disse lui.
Sentii di nuovo le tre teste chiamare il nome di Hizaki, ma stavolta erano più vicino di ciò che mi aspettavo. Quando furono davanti alla porta mi salii in corpo molta paura e mi tremavano in po’ le gambe. Aki si nascose dietro di me dalla paura e non si mosse da lì.
“Ti abbiamo trovata Hizaki! Ora non puoi più scappare!” disse una testa.
“Aiuto, qui moriamo entrambi!” disse Aki.
“Fermi, io non sono Hizaki! Vorrei fare una domanda per tutti voi: chi è questa Hizaki e perché volete ucciderla?” chiesi io.
“Hizaki era una sacerdotessa che ci aveva incatenati fino a due anni fa. Noi vogliamo ucciderla per fare in modo che nessuno della sua generazione possa più fermarci.” Disse un’altra testa.
“Basta parlare e torniamo all’attacco!” disse un’altra testa.
Tutti e tre puntarono dritti verso di me ma si fermarono alla mia domanda.
“Ma voi chi siete e perché avete ucciso tutte quelle persone fino ad oggi?” chiesi io.
“Io sono Akugoro e loro sono Kosanta e Matashige. All’inizio noi abbiamo ucciso tutti quelli che entravano in questa casa e poi lo abbiamo fatto per chi entrava nel villaggio e voleva distruggerlo.” disse Akugoro che era la testa al centro.
“Essendo tu Hizaki adesso noi ti uccideremo!” disse Kosanta. Aki mi raccontò anche di ciò che avevano fatto in questi anni e del perché avevano ucciso le persone.
“No, vi sbagliate! Io non sono Hizaki! Il mio nome è Iris e anche se siamo di questo villaggio, ma non vogliamo fare del male a nessuno.” Dissi io.
“Iris, per favore, andiamocene. Non voglio venire ucciso da loro.” disse Aki.
“Aspetta ancora un po’.” Gli dissi io.
Mi rivolsi alle tre teste e dissi: “Quello che avete sempre fatto è uccidere degli abitanti di questo villaggio e di far soffrire e spaventare tutti. Ogni giorno qualcuno in questo villaggio deve dire addio ad un parente o un amico, o qualcuno di una famiglia perché è morto a causa vostra e questo non è per niente una buona cosa. Ogni singola persona è spaventata e ha paura che possa capitare a loro da un momento all’altro. Io vorrei chiedervi di smettere di uccidere da adesso in poi anche se so che sarà difficile.”
“Facendo così com’è che noi possiamo continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto?” disse Akugoro.
“Non lo so. Ma vorrei chiedervi di non uccidere più nessuno e altrimenti tutti si spaventeranno ancora di più di ciò che hanno già.” Dissi io.
“Io non voglio. Non ha…” disse Kosanta.
“Noi accettiamo. C’è una condizione però ed è quella di fare in modo che nessuno venga più qui a disturbarci.” Disse Akugoro.
“Bene, mi fa piacere saperlo. Questo significa che voi non ci mangerete e ci lascerete uscire da qui in pace?” chiesi io.
“Sì certo.” Disse Matashige.
Sia io sia Aki eravamo molto felici di sentire ciò che avevano detto. entrambi ci inchinammo in segno di gratitudine e poi raddrizzammo la schiena e ce ne andammo nel più completo silenzio. A metà strada tra la stanza in cui eravamo fino a poco fa e la porta dove eravamo entrati, mi accorsi che per tutto questo tempo Aki aveva in una mano un oggetto lungo e appuntito e aveva sulla schiena un altro oggetto sottile, in legno e con una corda insieme a una sacca.
“Aki, adesso che guardo meglio, che cos’è quella strana cosa che hai sulla schiena?” chiesi io.
“Dici questa? Non ne ho idea ma le ho prese alla veloce quando me ne sono andato. Non ho badato a ciò che avevo davanti, ho solo preso qualcosa e sono corso via. Tieni, questo è per te.” Mi disse Aki.
Lui mi allungò la sacca e l’oggetto in legno composto da una corda, mentre tenne in mano lo strumento appuntito.
“Ma cosa devo farmene di questo? E come si usa?” chiesi io.
“Non lo so, ma tu intanto tienilo.” Disse lui.
“Però nono possiamo tenere questi oggetti, non ci appartengono. Dovremo darli a qualcuno del villaggio.” Dissi io.
“Tu dici? A me sarebbe piaciuto tenerlo ancora un po’…” disse lui.
Riprendemmo a camminare e poco dopo raggiungemmo la porta in cui eravamo entrati. Davanti a noi c’erano un gran numero che non appena ci affacciammo fuori, iniziarono a gioire e a ringraziare. Io non iniziavo a capire perché loro si stavano agitando così tanto.
“ti ringraziamo!” disse un uomo.
“Ci hai salvato!” disse un altro uomo.
“Grazie per averci salvato!” disse una donna.
“Avete salvato il villaggio!” dissero un uomo e una donna contemporaneamente.
“Siete mitici!” disse una donna.
Si avvicinarono a noi dei bambini. Io avevo paura di questo arrivo improvviso e che potesse succedere qualcosa così mi avvicinai ad Aki e strinsi con le mie mani la sua maglia.
“Grazie per aver salvato il nostro villaggio.” Disse una bambina.
“Ehi, avete usato quelli per sconfiggerli?” chiese un bambino.
“Beh, in realtà noi…” disse Aki ma dovette fermarsi di parlare.
“Che cosa vi hanno detto?” chiese una bambina.
“Come sono?” chiese un maschio.
Capii che non potevano farmi alcun male essendo dei bambini così mi rilassai e parlai con loro.
“Non erano nulla di che se non delle grosse teste volanti che volevano mangiare tutti. Però loro non faranno più nulla se voi non entrerete mai più in questa casa.” dissi io.
Alcuni bambini rimasero stupiti mentre altri si preoccupavano. Tra le persone si avvicinò una donna che aveva intorno ai 50 anni, capelli castani, occhi scuro e le mani unite. In quel momento tutte le persone diventarono silenziose.
“Salve, io sono Konan e insieme a mio marito siamo i capivillaggio. Vorrei ringraziarvi da parte di tutto io villaggio e vorrei chiedervi come siete riusciti a salvarvi da quelle creature spaventose che hanno ucciso tante persone.” Disse lei con tono contento.
“Oh no, non è nulla di che.” Disse Aki.
“Ditemi, che ne è stato di quelle creature e che hanno detto?” chiese lei.
“Non abbiamo fatto nulla e loro hanno detto che faranno più niente se verranno lasciati in pace e se nessuno entrerà più qui dentro. Inizialmente voleva mangiare tutti, persino noi due, ma adesso no vogliono più farlo.” Dissi io.
“Questo è un sollievo. Sentite, dato che è sera, vi andrebbe di venire a dormire a casa mia per stanotte?” chiese la donna.
“Non, dormirete a casa mia.” Disse un uomo.
“No, dormite da me!” disse una donna.
“No, da me!” disse un’altra donna.
Molte altre persone dissero frasi simili. Io non sapevo chi scegliere visto che non volevo ferire i sentimenti di nessuno ma ci pensai per un po’.
“Va bene, accettiamo di venire a dormire da lei per stanotte.” Disse Aki.
“Aki!” dissi io.
“Ottimo. Vi ringrazio per aver accettato.” Disse Konan che era davanti a noi.
Tutti coloro che si trovavano dietro di lei ci rimasero male e la cosa mi dispiaceva. Lo avevo capito guardando le loro facce tristi.
“Ehm… scusate se non possiamo accettare le vostre richieste, ma siete così in tanti che non saremmo in grado di accontentare tutti. Scusateci tanto.” Dissi io rivolgendomi a tutte le persone.
Loro si misero a parlare e fecero così tanto rumore che non riuscivo a capire ciò che dicevano.
“Va bene, va bene. Fate largo! Gli eroi devono passare!” disse la donna.
A quelle parole tutti si spostarono da una parte creando una piccola strada. Io ne rimasi stupita per come avevano seguito le parole che la signora ha detto. passammo in mezzo alla gente e loro continuavano a lodarci. Ero molto felice di sentire tutte quelle parole da loro perché per la prima volta ho potuto aiutare qualcuno.
Percorremmo un centinaio di metri in mezzo a delle stradine fino ad arrivare nel centro del villaggio dove c’era la casa di Konan.
“Ecco, siamo arrivati. Entrate pure e benvenuti.” Disse lei.
Era una casa semplice e spaziosa, era ricca di mobili e mensole sui muri. Lei mi portò in cucina dove mi chiese di aiutarla. La cucina era semplice e al centro di una parete c’era una finestra chiusa.
Mentre io stavo aiutando Konan a preparare la cena e Aki era davanti alla porta che mi guardava, passò proprio vicino ad Aki un signore dell’età simile a Konan e con i capelli scuri.
“Eccoti, bentornato! Ragazzi, questo è mio marito Chojuro.” Disse Konan.
“è un piacere conoscerla.” Dicemmo io e Aki insieme.
“Chojuro, questi sono i ragazzi che hanno salvato il villaggio da quelle creature spaventose. Ho chiesto loro se volevano venire a dormire qui e loro hanno accettato. Non è fantastico?” Disse Konan.
“Oh, ma allora siete voi! Ora capisco perché c’erano così tante persone che correvano in un’unica direzione. E ditemi, come avete fatto?” disse Chojuro.
Io e Aki ci guardammo negli occhi per un paio di secondi e poi io mi rivolsi a lui.
“In realtà le creature erano tre teste volanti e noi gli abbiamo soltanto parlato.” Dissi io.
“Parlato, eh? qualunque cosa abbiate fatto va benissimo, anzi è meraviglioso che tutto ciò si sia risolto bene. restate qui quanto volete e sentitevi pure come se foste a casa vostra.” Disse Chojuro molto contento.
Aiutai Konan a cucinare e poco lontano da me vidi un tavolo alto una ventina di centimetri. Lei disse di mettere lì il cibo che preparavamo di volta in volta, ma Aki disse di volerci pensare lui. E così fu.
Dopo alcuni minuti ci mettemmo tutti a tavola a mangiare e Chojuro era già seduto  ancora prima che arrivassi. Avevamo a disposizione una ciotola di riso e una ciotola più piccola a testa e c’era un piatto al centro del tavolo pieno di pezzi di carne.
“Itadakimasu!! (buon appetito in giapponese)” dicemmo tutti in coro.
Aki fu il primo ad iniziare e si abbuffò subito mangiando tanta carna e tutto il riso tutto insieme, mentre io mangiai solo il riso e la salsa che avevo non avendo granché fame. Di Konan e Chojuro non saprei dire perché mangiai senza badare a loro.
Una volta finito di mangiare e dato che io e Konan fummo le prime a finire portai tutto in cucina dove lei mi disse di volerci pensare da sola. Mentre tornai indietro mi fermai prima di entrare nella stanza in cui eravamo prima e sentii Aki parlare con Chojuro.
“Certo che le voglio bene, anzi io provo qualcosa per lei, anche se siamo solo compagni di viaggio. Iris è una persona che sa veramente poco del mondo esterno, però è coraggiosa, bella e gentile.” Disse Aki.
 Io rimasi molto colpita dalle sue parole e arrossii molto, ma non feci neanche un singolo rumore.
“è bello sapere che provi dei sentimenti così forti verso di lei. la stessa li provo io per mia moglie, a parte il fatto che lei conosce il mondo.” Disse Chojuro.
“Ditemi, voi avete figli?” chiese Aki.
“Noi avevamo due.  Un maschio di 20 anni, ma è morto alcuni mesi fa per mano delle creature che avete affrontato oggi. All’inizio non riuscivamo a sopportare il dolore che provavamo, ma con il tempo ci siamo lentamente abituati e cerchiamo di andare avanti nonostante tutto. Il secondo figlio ha da poco fatto 15 anni, ma lui è ormai da quattro o cinque anni che fa il soldato nel castello del villaggio Wake e di lui non abbiamo notizie.” Disse Chojuro.
“Mi dispiace molto. Spero che avendo sconfitto le creature, lui possa riposare in pace.” Disse Aki con voce triste.
“Lo speriamo anche noi.” Disse Chojuro.
Io rimasi appoggiata al muro mentre li ascoltavo parlare e la mia espressione diventò triste non riuscendo a credere a ciò che lui aveva detto. Pensai per un attimo a quanto loro due si erano sentiti soli e tristi.
Mentre io ci pensai c’era Chojuro che, dopo un attimo in silenzio, si alzò in piedi e si allontanò. Si alzò in piedi anche Aki, solo che lui uscì dalla stanza dove ero io.
“Iris.” Disse Aki. Io ero così persa nei pensieri che non lo sentii.
“Iris!” disse di nuovo Aki.
“Eh? cosa?” chiesi io.
“Iris tranquilla. Piuttosto, che ci fai qui?” disse lui.
“Oh, nulla. Pensavo ad alcune cose.” Dissi io.
“A cosa? a cosa? eddai, dimmelo!” disse Ali molto curioso.
“Ho detto nulla.” Dissi io con un sorriso.
Mi spostai ed andai in cucina dove c’era Konan e insieme ed Aki le chiedemmo dive potevamo andare a riposarci.
“Ma come, mio marito non ve lo ha ancor fatto vedere?” chiese lei.
“eh no…” dissi io.
“Nessun problema, ve lo mostro subito. Venite.” Disse lei mostrandoci la strada per arrivarci.
Uscimmo dalla cucina, attraversammo la stanza  in cui avevamo mangiato poco prima ed entrammo in un’altra stanza in cui c’era già un futon grande disteso per terra. Entrambi ci guardammo negli occhi un attimo e poi le nostre facce diventarono rosse.
“Questa è la vostra stanza, spero possiate essere a vostro agio. Il bagno lo trovate qui a fianco e se avete bisogno non esitate a chiedere. Beh, vi auguro una buona nottata.” Disse Konan prima di andarsene.
“Lo auguro anche a voi.” Dissi io. ma lei non mi ascoltò perché se ne era già andata via.
Aki appoggiò per terra in un angolo gli oggetti che aveva preso questo pomeriggio e poi ci sedemmo per  terra sopra i futon. Ci coricammo da un lato del corpo, ci augurammo buonanotte e cercammo di dormire.
Io però all’idea di dormire nello stesso futon di Aki mi emozionava. Quando ero piccola non avevo mai dormito nello stesso futon con mio padre e pensare che in quel momento lo stavo condividendo con una persona che conoscevo da poco mi spaventava. Ma cercai di rilassarmi e, anche se era molto difficile, provai a non pensare a nulla ripetendomi nella mente di stare calma.
Quando lo ripetevo già da una decina di volte, sempre con gli occhi chiusi, senza accorgermene  e dopo poco tempo mi addormentai profondamente.
   
 
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