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Autore: Zelgadis91    20/01/2019    0 recensioni
L'estate di un giovane mago dalle tinte "rainbow" viene animata da un viaggio nel regno di Ungheria del XII secolo dove, tra splendidi uomini usciti da una copertina Men's Health e giornate innaffiate da litri di Cosmopolitan, si troverà coinvolto in una congiura che ha dell'assurdo. Riuscirà il nostro eroe a godersi qualche settimana di pace nonostante il contesto fantozziano?
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione

Si dice che le cose accadano per un motivo, o una ragione, ma la verità è che nulla è lasciato al caso. Dio non ha tempo per giocare a dadi con l’universo, credete a me che la conosco! Quando gioca con le vite degli esseri viventi è molto più meticolosa, pignola, quasi snervante da vedere mentre intreccia destini, ricama storie ed incontri che di fortuito non hanno davvero niente.
“Allora! Hai deciso dove andare in vacanza quest’anno?”
“Uhm… No, non ancora. Guarderò su qualche sito se trovo delle offerte last-minute”
“Non capisco perché ti ostini a gestire queste cose da umano. Potresti schioccare le dita e catapultarti ovunque tu voglia”
“Bevi il tuo Cosmopolitan e lasciami stare”
“È questo il modo di parlare al tuo Dio?” sogghignò dando un’ultima golata al suo cocktail “Avrei dovuto sabotare la tua nascita!”
“E poi con chi avresti passato i pomeriggi mezza sbronza bevendo cocktails a bordo piscina?”
“Touchè”
Il frinire delle cicale stava via via crescendo mentre il sole avanzava il suo cammino verso l’orizzonte. Per tutto il quartiere, famiglie più o meno numerose si accingevano a sedersi a tavole imbandite per condividere il lauto pasto. Gli schiamazzi di bambini riluttanti a mangiare qualche verdura di lì a poco si sarebbe aggiunto al mesto canto della natura e, insieme, trasportati dal vento, avrebbero interrotto la quiete di due insoliti individui ancora stesi su dei consunti lettini a bordo piscina.
“Ti va se ordiniamo cinese? Non ho voglia di cucinare” disse il ragazzo, sollevando appena l’enorme cappello di paglia a tesa larga.
“Mi avevi promesso la carbonara!” esclamò la donna scattando in piedi. Una folta chioma di capelli biondi sgusciò fuori dal suo cappello fino a lambirle le caviglie. Da dietro gli occhiali da sole della compagna di penniche, il giovane avvertì uno sguardo carico di astio.
“Dai Didi, abbi pietà di me! Questa mattina ho lavorato e rosolarci sotto il sole pomeridiano mi ha messo addosso una voglia di dolce far niente che… dovresti capire, non facendo una mazza tutto il giorno”
“Ripeto e sottoscrivo, dovevo sabotare la tua nascita. Perché non mi sia venuto un crampo alle mani quel giorno davvero non me lo spiego” farfugliò prendendo l’asciugamano e avviandosi verso l’interno della casa.
“Perché le cose succedono per un motivo, no? Non sei tu che vai prodigando questo credo?”
Si stiracchiò le braccia e molto lentamente, il ragazzo si issò dal suo lettino per seguire l’amica all’interno. Didi, alias Dio, si era già cambiata per la cena e indossava un sensuale vestito rosso cremisi finemente decorato con scritte cinesi e draghi dorati. Ancora intenta a intrecciarsi i capelli, aggiunse:
“Dai, cambiati, conosco un ristorante a Nanchong dove fanno un ottimo Mapo Dofu”
“Tu sì che sai come corteggiare una signora!” scimmiottò il ragazzo, ammirando il suo riflesso davanti ad uno specchio del salotto.
Il tempo di uno schiocco di dita (letteralmente) e il ragazzo si ritrovò un paio di pantaloni di lino beige e una camicia alla coreana color pervinca sbottonata al collo.
“Non potresti essere più gay con quella camicia”
“Non mi sfidare gioia”
“Come vuoi!”
Didi tese la mano verso il ragazzo e, in men che non si dica, si ritrovarono in un vicolo cieco tra le strade della cittadina del Sichuan.
“Sai, a proposito delle tue vacanze estive, mi è appena venuta in mente un’idea fantastica!” proferì giuliva la dea passeggiando con nonchalance per le strade come se non avesse fatto altro nella vita.
“Sarebbe?”
“Mi è venuta in mente una bellissima cittadina del regno d’Ungheria del XXII secolo. Se non ricordo male si chiamava Mészàrad e sorgeva lungo le rive del fiume Koros, a sud-est dell’attuale confine ungherese…” prese a descrivere la dea entrando in un piccolo locale dall’insegna un po’ malconcia. Dopo aver preso posto e ordinato per entrambi riprese il suo racconto “Credo che oggi giorno non rimanga quasi più niente di quel piccolo borgo ma ai tempi era conosciuto per l’avvenenza dei cavalieri che presidiavano quel posto. Le dame delle corti circostanti facevano a gara per conquistare il cuore anche solo di uno di loro o giacere per una notte e se pensi che si trattavano di persone di ceto inferiore… immagina che bonazzi!”
“Senza pudore! E pensare che il mondo che conosciamo è uscito dalle tue mani… Chissà cosa potrebbero pensare gli esseri umani se ti sentissero parlare in questo modo!” la rimbeccò il ragazzo aprendosi un tovagliolo sulle gambe.
“Ah! Non puoi farmi la morale! Non a me almeno… e soprattutto senza sapere cosa offriva quel banchetto luculliano di vero manzo ungherese! Dai retta a me, vecchia bidona del mio cuore, fatti un bel tour estivo e mi ringrazierai fino al giorno della tua morte che, tra l’altro, hai visto che ho aggiornato la data? Ti ho mandato una mail!” esclamò mentre un piatto fumante di Mapo Dofu le veniva servito ancora fumante.
“Si… ho visto! Ho particolarmente apprezzato la scelta di parole dell’oggetto della mail: Schiatta-day. Hai la sensibilità di un pachiderma a Murano guarda…”
“Ehhh come sei permalosa! Dai mangia che si fredda!”
Sulla via del ritorno, il ragazzo continuò a pensare al suggerimento presentatogli dalla sua amica. Non era il tipo da crociere a tema o orge mistiche a Mykonos tra un Cuba libre e una pista di coca. Anzi… tutto il contrario! Il suo ideale di vacanza rilassante era la visita a qualche spelonca sperduta in capo al mondo, una cena in un magico ristorante nella fossa delle Marianne e, perché no, la lettura sotto le coperte di tomi ammuffiti e polverosi sull’uso della magia in Mesopotamia o su come aiutare i cavallucci marini nella riproduzione.
“Forse… potrei. Solo per un paio di settimane…e quando cercheranno di mettermi al rogo potrei tornarmene a casa!”
Si dice che le cose accadano per un motivo, o una ragione, ma la verità è che con furbizia ed eleganza colei che tutto ha creato trova sempre il modo di far seguire alle cose il corso prestabilito. E anche coloro che si credono al di sopra delle parti si ritrovano presto o tardi a capire di essere sempre stati sotto scacco di un’unica vera regina.
È risaputo che il momento migliore per un affrontare un viaggio spazio-temporale è il cuore della notte. Gli astri d’argento che rischiarano la notte offrono una guida a colui, o colei, che sta per accingersi a castare questo arduo incantesimo.
Dopo un rapido controllo dei bagagli, il giovane mago si portò al centro di una radura nascosta da alcuni alberi vicino al paese che gli aveva dato i natali. La notte avrebbe celato i suoi segreti e, qualora qualcuno avesse visto un po’ più del dovuto, la nomea dei suoi concittadini di alzare spesso e volentieri il gomito avrebbe giocato in suo favore.
Kos narakis vel nion Otheris.
Cancelli dello spazio e del tempo,
apritevi al mio commando.
Madre del Creato, illumina il cammino
fino al luogo e al tempo del mio destino.
Kronos und Kairos ni kestis gabadzulani!

Una sfera più scura della notte fuoriuscì dalle mani del mago, galleggiando fin sopra al suo capo e lasciandosi dietro un flebile sfarfallio. Avvenne in una frazione di secondo, la sfera si espanse e inglobò il mago e il suo carico per poi sparire così com’era comparsa.
Il sordo silenzio che permeava l’aria fu interrotta dal volo di un gufo reale che, scendendo in picchiata vicino al luogo della sparizione, ghermì uno sparuto topolino. Appollaiato su un ramo non troppo distante, il principe della notte si gustò la sua vittima con occhi freddi guardando di tanto in tanto la luna alta nel cielo.
  
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