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Autore: Nymeria90    20/01/2019    1 recensioni
Questa storia prosegue il filone narrattvo di "La fine è il mio inizio".
"Sono il prodotto del mio passato, Vega, il risultato di scelte giuste e di scelte sbagliate. Senza di esse non sarei la donna che sono ora: il comandante in grado di portare sulle spalle il sacco dei dolori del mondo. Senza quegli errori non sarei Shepard e, forse, la galassia sarebbe spacciata. Se tornassi indietro cento volte, Vega, per novantanove volte rifarei le stesse scelte.
-E la centesima?-
Sasha gli rivolse uno strano sorriso, a metà tra malizia e tristezza - La centesima sceglierei di essere felice.-"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cittadella 2186

Fu accolta dal piacevole profumo di carne alla griglia. Kaidan Alenko si stava dando da fare dietro i fornelli, col viso arrossato e i primi bottoni della divisa slacciati.
Sasha fu felice di trovarlo lì. Ultimamente la solitudine iniziava a pesarle.
Si avvicinò da dietro, cingendogli la vita con le braccia e posandogli un bacio lieve sulla guancia ruvida.
Kaidan le lanciò un’occhiata fugace da sopra la spalla, accennando un sorriso – Le birre sono nel frigo.-
Cogliendo il “velato” suggerimento andò a prenderne due, gliene porse una e andò ad accomodarsi al bancone di fronte a lui, per guardarlo cucinare.
-Hai passato una buona giornata?- le domandò, tra un sorso di birra e una spolverata di sale.
Sasha non rispose subito, rapita da quella scena così aliena ai suoi occhi.
Dunque era così che ci si sentiva ad avere una vita normale?
Una bella casa, un compagno premuroso, una birra ghiacciata nella mano e nessuna galassia da salvare.
A una vita del genere aveva voltato le spalle e, per quanto continuasse a ripetersi che dopo tre giorni si sarebbe annoiata a morte, una piccola parte di lei si ostinava a credere che avrebbe almeno dovuto provarci.
-Shepard?-
Scrollò il capo, bevendo un sorso di birra – Mi sono vista con una … persona al Purgatory. Abbiamo chiacchierato un po’.-
Kaidan le rivolse uno sguardo indagatore mentre le allungava il piatto con la sua bistecca fumante – Niente di grave, spero.-
Lo seguì con lo sguardo, mentre faceva il giro del tavolo e si sedeva accanto a lei – No. Aveva solo bisogno di qualcuno che … che l’aiutasse a ricordare e farsene una ragione.-
-E tu? Tu te ne sei fatta una ragione?-
Shepard sospirò – Credo di sì.-
Non ci fu bisogno di aggiungere altro.
Finirono di mangiare avvolti in un confortevole silenzio, consapevoli della presenza l’uno dell’altra, ma rispettosi dei rispettivi pensieri.
Non c’era mai stato bisogno di molte parole, tra loro.
Si conoscevano senza essersi mai raccontati veramente, eppure era bastato uno sguardo, un semplice sguardo tanti anni prima, per riconoscersi anime affini.
Entrambi avevano perso più di quanto erano disposti a sacrificare e, l’uno nell’altra, avevano trovato un po’ di conforto.
Avevano chiuso il cuore in una scatola e affidato la chiave a qualcuno che avevano perduto per sempre. La scatola non poteva più essere riaperta, il cuore rimaneva inaccessibile, eppure si erano fatti custodi di quegli scrigni colmi di tesori, evitavano che il legno si scalfisse, che le giunture si arrugginissero e che, infine, andassero perduti.
In una galassia dove perdersi era la cosa più facile del mondo loro si tenevano per mano.
Finito di mangiare si spostarono nel salotto, Kaidan si distese sul divano e Sasha si accoccolò tra le sue braccia, la schiena contro il suo petto, la testa appoggiata nell’incavo della sua spalla.
Con delicatezza le sciolse i capelli imprigionati in una crocchia serrata e affondò le dita nella cascata fiammeggiante che le si sparse sulle spalle. Sasha si strinse più forte a lui, cullata dal suo calore e dal ritmico battito del suo cuore.
-Hai paura?- gli domandò, a bruciapelo.
Non dovette specificare di cosa. Su di loro incombeva la più grande battaglia della storia galattica. La battaglia che, qualunque fosse stato il suo esito, avrebbe mutato le sorti dell’universo intero.
-No.- le rispose, senza esitare.
Sasha voltò la testa per poterlo vedere. Nel chiaroscuro delle fiamme che ondeggiavano nel camino il suo viso era tranquillo.
-Non sto cercando di fare lo splendido. Non è questione di eroismo … solo stanchezza, credo. Domani, quando chiamerai Hackett e gli dirai di radunare le flotte per attaccare Cerberus, saremo al punto di non ritorno. E allora sarà questione di vita o di morte, di vittoria o di sconfitta, ma comunque vadano le cose sarà finita e riposeremo in pace, da vivi o da morti, senza alcun rimpianto.-
-La morte non ti fa paura, Kaidan Alenko?-
Sentì le sue dita scivolarle tra i capelli – Sappiamo bene, tu ed io, che esistono cose ben peggiori della morte.-
Si lasciò andare contro il suo petto con un sospiro – Ed è per questo che devo strapparti una promessa che non ti piacerà.-
Lui non rispose ma in qualche modo sapeva che aveva già capito. Forse aveva formulato quel pensiero prima ancora che lo formulasse lei stessa.
-Promettimi che, qualunque cosa accada, mi lascerai andare, Kaidan.-
Sentì i suoi muscoli irrigidirsi, ma quando parlò la sua voce era misurata e composta, come sempre – Dammi un buon motivo, comandante, uno solo e avrai la tua promessa.-
Fissò lo sguardo sul fuoco dove ondeggiavano le sagome di chi aveva perduto – Con la morte dell’Uomo Misterioso i miei debiti con la galassia saranno saldati e non avrò più ragione di esistere. Essere il comandate Shepard non era il mio destino, ma la mia punizione. Quando sarà finita questa guerra non ci sarà più bisogno di un comandante Shepard e io … io non posso essere nulla di diverso. Non più. Ho scelto tanto tempo fa di essere soltanto questo. Nei miei sogni ho visto infinti futuri, ma in nessuno di essi io c’ero. Il mio futuro non è più in questo mondo.- realizzò quanto fossero brutali le sue parole e sentì il pungolo della colpa in fondo al petto – Mi dispiace, Kaidan.-
La sua mano scivolò sul suo viso, gentile e delicata come era lui – Va tutto bene, Sasha. Ho sempre saputo che non ci sarebbe mai stato un lieto fin per noi. Fin dalla prima volta che ho posato gli occhi su di te mi sei apparsa evanescente: un fantasma che, per qualche motivo, era rimasto bloccato nel mondo dei vivi. Tu non sei mai stata mia e io non sono mai stato tuo, apparteniamo ad altri amanti, tu ed io, persone che non ci sono più o ci hanno dimenticati.-
Sasha si morse il labbro – La ami ancora?- domandò con un filo di voce -Ami ancora la tua Rahna?-
Rimase in silenzio così a lungo che temette non le avrebbe mai risposto e, quando parlò, per la prima volta da quando lo conosceva, la sua voce tradiva un profondo turbamento - È strano, se ci penso. Gli anni di Jump Zero sono stati indubbiamente i peggiori della mia vita e Rahna è stata l’unica cosa che me li ha fatti sopportare. Amo il ricordo che ho di lei, amo la persona che ero all’epoca, amo l’ingenuità che avevo, la convinzione di sapere esattamente dove fosse il bene e dove fosse il male. Credo che ciò di cui sono innamorato è il ricordo dei momenti passati insieme a lei, della purezza delle nostre anime, dell’innocenza delle nostre vite. Se dovessi incontrare Rahna, adesso, probabilmente nemmeno la riconoscerei e, se anche accadesse e lei fosse ancora quella di un tempo, proverei per lei solo un grande affetto e nulla di più. Il ragazzo che l’amava è morto a Jump Zero, assieme al Turian che la torturava.-
Cercò la sua mano e intrecciò le dita con le sue, sentendosi vicina a lui come mai era stata – Capisci dunque perché ritengo che il mio tempo sia finito? Ho perso troppo lungo la strada per arrivare fin qui. Tu, l’equipaggio, la Normandy … significate per me più di quanto si possa esprimere a parole e vi amo, come non avrei mai immaginato di poter fare di nuovo, ma ….-
-Ma non siamo abbastanza. Ti credo, Sasha.- la interruppe lui, posandole un bacio sulla fronte – E ti amo proprio per questo: perché sei leale e giusta e non hai paura di dire la verità, per quanto terribile possa essere. Ti lascerò andare, comandante Shepard, e spero che, quando arriverà, la morte sia più gentile di quanto non sia stata la vita.-
Sasha lasciò andare il respiro che non ricordava di aver trattenuto e assieme al fiato le uscirono dalla bocca parole lievi come una brezza di primavera – Ti amo, Kaidan, e vorrei poterti dare di più.-
Kaidan si  mosse, costringendola a voltarsi, le prese il viso tra le mani, obbligandola a fissarlo negli occhi, quei profondi  occhi castani dentro cui si rifletteva il bagliore del fuoco – Mi hai dato ciò che rimaneva del tuo tempo, comandante, non avrei potuto chiedere dono più bello.- 
Il bacio che seguì fu dolce e struggente insieme. Ciò che rimaneva delle loro vite era lì, racchiuso in quell’ impalpabile lasso di tempo che separa un giorno dall’altro. L’indomani avrebbero di nuovo indossato le armature, imbracciato i fucili e preso decisioni spietate, ma in quel momento, nel riverbero di un fuoco alieno, erano solo due amanti che si dicevano addio.
Mentre le mani di Kaidan esploravano la sua pelle nuda e la sua bocca tracciava scie ardenti sul suo corpo, Sasha Shepard contemplò la vita, ricordò quant’era bella ed infine realizzò che ne era valsa la pena.




 
  
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