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Autore: shira21    20/01/2019    1 recensioni
Due donne diverse ma entrambe impaurite dall'amore: Bianca, con un matrimonio fallito alle spalle, fa fatica a lasciarsi andare con gli uomini e Dalila nella sua breve vita ha collezionato più delusioni che gioie.
Complice un incontro casuale e una richiesta d'amicizia su Facebook, Bianca e Dalila si avvicinano sempre più fino a quando l'attrazione sboccia tra loro. Ma, per avere un futuro insieme, dovranno lasciarsi alle spalle le loro paure.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Un altro?» La voce gentile del barman mi riscuote dai miei pensieri. Il mio bicchiere di vino è già finito ed io celo male un sospiro di delusione. Eppure annuisco avvicinandogli il bicchiere che presto è di nuovo pieno di costoso vino rosso.
Gli rivolgo un sorriso perché in fondo non è colpa sua se la mia serata si sta rivelando un fiasco totale.
Sorseggio sovrappensiero ma non posso fare a meno di pensare che mi ero anche messa carina. Il mio riflesso nello specchio dietro al bancone pare darmi ragione: non sono più così giovane ma i capelli biondi non hanno neanche un accenno di grigio e gli occhi chiari risaltano sulla pelle chiara senza imperfezioni, tranne forse qualche rughetta di espressione. Insomma, non sono vanitosa ma sono ancora una bella donna.
Ciò nonostante quando ricontrollo per l'ennesima volta il telefono vedo che non ho ricevuto nessuna chiamata o un misero messaggio.
«Ti hanno dato buca?»
Sorpresa sposto lo sguardo sul tizio seduto a un paio di posti di distanza da me.
«Come, scusi?»
Lui ride come se avesse fatto chissà quale battuta e, nonostante il completo di sartoria e l'orologio costoso, si capisce lontano un miglio che non ha un briciolo di classe o di eleganza. Inoltre con quei capelli tutti ingellati all'indietro come un ragazzino pur avendo minimo cinquant'anni mi sembra più viscido di un serpente.
«Beh, dolcezza, io sarei felice di farti compagnia» e dall'occhiata che mi rivolge preferisco non chiedere ulteriori spiegazione sul tipo di compagnia.
Più per educazione che per vero divertimento, accenno un sorriso «Grazie dell'offerta ma no». Lui si avvicina di un posto «Ma come no, dolcezza? Anzi cosa ne dici se ti ordino un altro bicchiere di quel bel vino?»
«In realtà stavo per andare a casa!» Spero che capisca il concetto ma da come gli si allarga il sorriso credo che non abbia capito proprio nulla. «In effetti qui c'è un po' troppo caldo» si passa la lingua sulle labbra, facendomi accapponare la pelle.
Incapace di sopportare ulteriormente lo sguardo compassionevole del barista e la conversazione con quest'uomo, decido che è decisamente ora di tornare a casa. Prima però che possa alzarmi dallo sgabello sento due braccia magre circondarmi da dietro e delle labbra morbide schioccarmi un bacio sulla guancia.
«Scusa piccola se ti ho fatto aspettare».
La voce dolce e musicale di una ragazza mi coglie di sorpresa. Una voce che mi è familiare, anche se non la sento da un paio di anni.
Giro di scatto la testa e mi ritrovo a sfiorare con la punta del naso quello di Dalila De Luca, una mia ex-studentessa, una delle migliori. E decisamente non la persona che stavo aspettando.
Siamo così vicine che noto per la prima volta che ha delle punte castano chiaro, simili al colore del brandy, in quei suoi enormi occhi verdi da bambola.
«Ma...?»
M'interrompe con un sorriso «Lo so tesoro. Sono in tremendo ritardo ma giuro che è per un buon motivo».
Nonostante io sia la più grande tra le due, e quella con più esperienza, mi ritrovo a corto di parole davanti alla sua sfacciata sicurezza. Solo quando mi rivolge un fugace occhiolino, talmente veloce che non l'avrei neanche visto se non fossimo state così vicine, capisco che sta cercando di salvarmi la faccia. Nel frattempo lei si è girata a guardare il tipo che a sua volta ci fissa con gli occhi sgrananti e un'espressione a metà tra la sorpresa e il desiderio.
Dalila gli porge la mano «Piacere di conoscerla, signor...?»
Lui fissa la piccola mano per alcuni secondi prima di stringerla «Rinaldi. Francesco Rinaldi».
Il sorrisetto sul volto della mia salvatrice diventa più ampio mentre per qualche motivo lui sgrana gli occhi «Beh, signor Rinaldi, Francesco Rinaldi... la ringrazio per aver tenuto compagnia alla mia fidanzata» si sporge leggermente in avanti e nel gesto mi rendo conto che gli sta ficcando le unghie nella carne della mano che tiene ancora stretta. «Ma per il futuro, dolcezza, no vuole dire no».
A me viene da ridere quando il tipo annuisce e se ne va con la coda tra le gambe, come se questa ragazzina dalle dimensioni di una bambola di porcellana fosse la creatura più spaventosa del mondo.
Dalila ridacchia piano e si siede sul posto lasciato dal viscido.
«Beh, è stato divertente» con perfetta tranquillità accavalla le gambe e appoggia i gomiti sul bancone, concentrandosi completamente su di me. Devo ammettere che è strano essere studiata così attentamente da una ragazza con la metà dei miei anni. Sento la vocina della mia coscienza pungolarmi ma la metto a tacere perché non sto facendo nulla di male e decido di ringraziarla; ancora una volta però, prima che possa dire qualcosa, m'interrompe.
«Mi dispiace essere intervenuta ma ero seduta al tavolo qui dietro e non ho potuto non sentire: il tipo parlava a voce abbastanza alta. Probabilmente avrei dovuto evitare ma...» e di colpo non ha più quell'espressione sicura di sé; si mordicchia il labbro inferiore e abbassa lo sguardo sulle sue dita. Ero abituata a vederla sempre così timida in giro per il liceo eppure ora mi chiedo quale delle due versioni sia quella reale. O forse lo sono entrambe.
La mia mano agisce di sua spontanea volontà quando si appoggia sulle sue e lei riporta quei suoi enormi occhi su di me «Grazie».
Una semplice parola che però basta a farla sorridere di nuovo ed io mi sento piuttosto orgogliosa di me.
«Come mai sei qui?»
M'indica un punto alle mie spalle e quando mi giro vedo un ragazzo a qualche tavolo di distanza fissarci. Oh, un appuntamento probabilmente.
«Beh, signorina De Luca, grazie ancora per il salvataggio ma credo che quel ragazzo vorrebbe tornasse al tavolo».
Anche lei lo guarda qualche istante e poi mi chiede a bruciapelo «Davvero ti hanno dato buca?» A quanto pare dopo la scenetta di prima abbiamo abolito le formalità. Sento le guance diventarmi rosse come se fossi un adolescente ma annuisco; quanto è patetico ammetterlo?
Dalila mi stringe le dita, oddio ma le sto ancora tenendo la mano?, e inclina la testa di lato, in quel modo tutto suo che mi ha sempre ricordato un pettirosso curioso. «Beh, lasciami dire che chiunque sia stato è un idiota».
Stavolta il rossore di diffonde anche sulla punta delle orecchie e sul collo.
«Vuoi unirti a noi?»
Mi rigiro verso il ragazzo che l'aspetta con un'infinita pazienza e anche a questa distanza vedo il modo in cui la guarda; ricordo quando anche il mio ex marito mi guardava con quella stessa espressione: un misto di devozione, felicità, desiderio. In una parola: amore, puro e semplice amore.
E fare da terzo incomodo è triste quando farsi dare buca, forse giusto un filo meglio. Per cui scuoto la testa e finalmente mi decido a ritrarre la mano anche se devo ammettere che era una sensazione piacevole. Strana ma piacevole.
«Tranquilla. Come cercavo di far capire a quel tipo, preferirei tornare a casa».
«Sicura?»
«Certamente» e vorrei sapere cosa le passa per la testa.
Wow... mi sa che ho bevuto decisamente troppo vino!
Decisa a non fare altre pessime figure mi alzo in piedi e le porgo la mano, cercando di ristabilire un po' le distanze. Lei guarda prima me poi la mano e poi di nuovo me e quel sorrisetto impertinente di prima torna a piegarle le labbra.
Si alza a sua volta e non posso fare a meno di constatare quanto sia piccola: fisicamente, non solo di età. E nel notarlo mi accorgo anche del suo abbigliamento molto diverso da quello che portava al liceo: pantaloncini di jeans strappati, calze a rete, anfibi e un top che le sta attaccato come una seconda pelle.
Ecco, farle una radiografia è decisamente una di quelle cose che non dovevo fare. Ma quanto diamine era forte quel vino?
Ma non posso rispondermi perché mi ritrovo di nuovo circondata dalle sue braccia e dal suo profumo mentre mi abbraccia calorosamente. «È stato bello rivederti prof» e mi dà un secondo bacio sulla guancia. Sono tanto sconvolta che rimango ferma sul posto anche quando si allontana con un sorriso e quando torna dal suo appuntamento.
Mi giro verso il barista che mi fissa con una strana espressione in viso e gli chiedo il conto. Sono fermamente decisa ad ignorare qualsiasi cosa sia successa questa sera, a partire dal fatto che il cuore mi stia battendo così veloce per un abbraccio e un bacio.
   
 
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