L’ALLEVATRICE DI POLLI
Southampton, 1853.
La grigia nebbia di una primavera in ritardo non frenò i
desideri di una donna risoluta.
Elizabeth varcò la soglia del grande capannone che conteneva
la più recente tra le esposizioni avicole. E lì i suoi occhi si incendiarono di
miriadi di colori differenti, tutti quelli che i piumaggi di quegli splendidi
volatili potevano offrire a uno sguardo appassionato.
In tanti non avevano capito il motivo per cui una signora
doveva essere attratta da quegli esseri starnazzanti; d’altronde la femminilità
doveva restare racchiusa tra le mura domestiche, oltre che essere un prezioso
dono per il marito.
Elizabeth però aveva perso il suo uomo. William, colto
letterato londinese, era venuto a mancare da qualche anno.
Essa aveva indossato l’abito da lutto e non se l’era più
tolto.
In realtà, aveva ripreso a vivere e aveva rielaborato la
mancanza del compagno che nonostante tutto aveva amato, tuttavia non aveva più
alcuna intenzione di prendere marito. Era conscia della triste situazione
femminile, e aveva utilizzato il nero come se fosse stato uno scudo contro gli
sguardi indiscreti.
Odiava gli uomini che la fissavano come se fosse solo un
misero pezzo di carne, e in effetti lei era ancora giovane e avvenente, coi
suoi trentaquattro anni da poco sbocciati.
Non aveva saputo dare figli al compagno, e anche questo
scoraggiava ipotetici pretendenti. E così camminava spedita, tra gli sguardi
meschini di uomini di ogni età e ceto sociale che si accalcavano per osservare
quello che era ritenuto il nuovo spettacolo della Natura.
Su un sopraelevato palco di legno, un signore sulla
sessantina stava per aprire la cassa che aveva fatto accorrere centinaia di
appassionati da tutta l’Inghilterra, ormai disinteressati agli altri volatili
esposti ai margini del grande spiazzo centrale.
Un mormorio di gradimento si levò dalla massa quando l’uomo
scostò il coperchio ed estrasse una gallina di dimensioni incredibili,
stringendola al petto con forza.
“Signori, ecco a voi la regina delle galline; la Cocincina,
come la chiamano nelle Indie Orientali”, emanò poi a voce alta, senza mai
smettere di mostrare l’esemplare.
Elizabeth osservò la creatura, decisamente sorpresa dalle
dimensioni della gallina; l’esemplare non aveva nessun altro particolare che la
distinguesse dal pollame comune. Oltre ad essere molto grande, sembrava
piuttosto docile e avvezza al contatto umano.
La donna pensò che in fondo era normale, dopo il lunghissimo
viaggio che l’aveva condotta fin lì. Chissà quante persone si erano prese cura
di lei. Nulla di simile era mai giunto in Inghilterra, tuttavia.
Era estasiata.
“Ora, come da regolamento, batteremo all’asta una coppia di
questi esemplari”, tornò a proclamare il signore sul palco, soddisfatto per
aver riscontrato gradimento, “con la consapevolezza che, chiunque li acquisterà,
si porterà a casa due trofei unici nel panorama avicolo europeo”.
Volarono fin da subito le prime, ricchissime offerte.
C’erano nobiluomini disposti a tutto pur di riuscire a
mettere le mani su quell’esclusiva. D’altronde, anche la regina era attratta
dalle specie di pollame più magnificenti. In fondo, era una moda.
“Potete offrire quello che volete”. Elizabeth interruppe
tutte le offerte, nel loro rapido crescendo. “Io sono disposta a pagare più di
tutti”.
Un silenzio irreale calò come un sipario, mentre centinaia di
occhi maschili si volgevano a fissare la coraggiosa donna che aveva alzato la
voce. L’aveva alzata così tanto da mettere a tacere le loro, interrompendoli.
Il signore che teneva le redini dell’improvvisata asta allora
le rivolse a sua volta uno sguardo, ma molto curioso. La donna notò che
sorrideva con fare beffardo.
“Vedo che la signora vuole imporsi. C’è qualcuno che può
offrire più di lei?”. Era una domanda retorica e ironica, la sua. Poiché
Elizabeth aveva offerto una cifra qualsiasi, superiore a tutte le altre, ci fu
una breve gara di sberleffi, in cui alcuni uomini spararono cifre esagerate.
Al momento di effettuare il pagamento, però, non avevano il
denaro necessario. Tra l’astio generale, la donna vestita a lutto andò così al
palco e pagò subito, senza bisogno di intermediari uomini.