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Autore: Gingerhead23    21/01/2019    0 recensioni
Charlotte Pryce non incarnava affatto lo stereotipo trito e ritrito della sportiva popolare e spigliata da commediola adolescenziale. Era, al contrario, un animo piuttosto inquieto, che mal sopportava la compagnia dei suoi coetanei, se non per alcuni fortunati eletti, e preferiva di gran lunga rifugiarsi tra le pagine di un libro o in una playlist di indipendent rock, piuttosto che spendersi in chiacchiere che reputava prive di senso o in amicizie superficiali. Il suo modo di porsi decisamente poco convenzionale aveva contribuito a crearle intorno una sorta di bolla patinata, come se fosse un animale esotico esposto all zoo : ci si limitava a guardarla da lontano, con un misto di paura e attrazione, esattamente come si farebbe davanti ad un cobra particolarmente irritabile.
Sullo sfondo di un campo di pallavolo e di un liceo di provincia, tre adolescenti affrontano l'incredibile avventura della crescita cercando di non perdere sè stesse per strada.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Emma

 

La settimana passò incredibilmente in fretta, e in men che non si dica arrivò il venerdì. Quella mattina, dopo quattro giorni di gelo autunnale, il cielo era di un azzurro sfavillante, e un insolitamente caldo sole ottobrino brillava tra le nuvole rade. Emma e Joy se ne stavano spaparanzate sul pratone del florido giardino della Blackbay High, aspettando sonnacchiose che finisse la pausa pranzo. Il venerdì era senza dubbio la loro giornata preferita: finivano lezione subito dopo pranzo e non avevano allenamento, perché era il giorno riservato a palleggiatori e centrali. L’intero pomeriggio poteva pertanto essere dedicato a passatempi futili ma incredibili appaganti, come bersi un caffè al chioschetto di Lincoln Park, oppure passare ore in centro nel loro negozio vintage di fiducia.

“ Che facciamo oggi pomeriggio?” chiese in quel momento Joy, sbadigliando. Non ricevendo risposta si voltò verso l’amica, che se ne stava immobile e con gli occhi chiusi, i capelli lucenti sparsi alle sue spalle a mo’ di di aureola. “Ehi, dico a te!”.

Emma aprì di scatto gli occhi, che brillarono al sole come zaffiri.

“Non saprei” rispose facendo spallucce. “ Merenda al Foxhole  dopo lezione e poi decidiamo?”.

“ Andata” assentì Joy, alzandosi a sedere e scrollandosi di dosso qualche foglia secca rimasta attaccata al giubbotto di pelle. “Però questa volta la dividiamo la cheesecake, o tutto quello zucchero mi occluderà le arterie prima dei trent’anni”. Emma scoppiò a ridere e si disse pienamente d’accordo.

Al contrario di quanto si potesse pensare delle ragazze belle e carismatiche come Emma, lei non aveva molte amiche. Aveva, infatti, un carattere molto più spigoloso di quanto si potesse immaginare, ed era disposta a condividere parti di sé con ben poche persone. Joy era sicuramente una di quelle, essendo la sua amica più intima e fidata fin dalla quinta elementare, nonché la sola che avesse mai avuto accesso al suo lato più oscuro e autodistruttivo.

 

“ Un penny per i vostri pensieri, belle donzelle!” - la voce un po’ nasale di Trevor Miller, il palleggiatore dei Clovers, le fece voltare di scatto. Trevor non era molto alto, ma aveva un fisico scolpito e un viso virile, nonché bellissimi occhi scuri. Si sedette accanto a loro, seguito a ruota da Jake Thomas, il centrale con la faccia d’angelo, e Declan Porter, l’altro centrale dai capelli biondo scuro e braccia possenti.

“Ragazzi” salutò Emma sbrigativa, mentre armeggiava nella borsa alla ricerca di un accendino. Trevor la anticipò, e si sporse verso di lei per farle accendere la sigaretta.

“ Qual buon vento vi porta a turbare la nostra pausa pranzo?” esclamò Joy canzonatoria, mentre anche lei si accendeva una sigaretta. I tre ragazzi ridacchiarono.

“ Ah Saint-Claire, se solo fossi un po’ meno acida…!” esclamò Declan sognante, scambiandosi occhiate d’intesa coi suoi amici e indugiando sulle forme seducenti di Joy con occhio bramoso. Quest’ultima se ne accorse, e scoppiò in una fragorosa risata di scherno.

“ Non ci pensare nemmeno, Porter!”.

“ E perché? Sono sicuro che potrei insegnarti come scioglierti un po’…”.

“ Sei disgustoso”.

“ Va bene Dec, frena gli ormoni” intervenne Trevor, fingendo un rimprovero senza troppo successo. “Parliamo di cose più serie: verrete stasera al falò di inizio stagione?”.

Il campionato maschile cominciava un paio di settimane prima di quello femminile, e quello era l’ultimo venerdì prima dell’inizio della nuova stagione. Come da tradizione, i Clovers organizzavano uno spettacolare falò su Paramount Hill, una delle cinque collinette che circondavano Blackbay Hills, cui erano invitati tutti gli atleti della scuola, le cheerleader e gli ex giocatori dei Clovers. Era un evento sempre molto coinvolgente, anche perché il capitano teneva una specie di discorso per presentare i giocatori, generalmente sbeffeggiandoli a dovere, e, a fine presentazione, ogni giocatore doveva saltare il falò senza bruciare la giacca della squadra. Chi la bruciava, ovviamente, faceva penitenza.

Emma e Joy si scambiarono un’occhiata di intesa. Come sempre, le Sparrows sarebbero di certo state presenti all’evento, e avrebbero partecipato con gioia all’umiliazione di ogni Clover che fosse stato costretto alla penitenza. Era infatti compito del capitano della rivale squadra femminile - in questo caso di Elizabeth - scegliere la pena per chi bruciava la giacca durante il salto.

Il suono trillante della campanella che poneva fine alla pausa pranzo si diffuse nel cortile, seguita da una fiumana rumorosa di studenti, che, a malincuore, abbandonava il prato assolato per dirigersi alle lezioni del pomeriggio.

“ Certo che ci saremo” confermò Emma, inforcando la borsa e avviandosi con Joy verso l’aula di storia per l’ultima lezione della giornata. “Sarà una immensa soddisfazione quando anche quest’anno nessuno di voi arriverà abbastanza sobrio al salto per non dover subire penitenze!”.

Joy, accanto a lei, scoppiò a ridere, mentre in lontananza Trevor le faceva un gestaccio tra le grida di approvazione dei suoi amici.

 

***

Qualche ora dopo, Emma e Joy se ne stavano placidamente sedute ad uno dei tavoli sgangherati del Foxhole, godendosi gli ultimi sprazzi di sole davanti ad un caffè fumante. Come loro, molti altri studenti del terzo anno che il venerdì finivano presto avevano avuto la stessa idea, col risultato che Svetlana era costretta a correre dentro e fuori dal locale portando pesanti vassoi ricolmi di cappuccini, ciambelle e panini farciti. Emma era sicura che la cosa la facesse imbestialire - non era infatti nota per il suo buon carattere -, e più di una volta intercettò una serie di imprecazioni in ucraino che, pur non essendo in grado di tradurre, dalla durezza del tono lasciavano ben poco spazio all’immaginazione.

In quel momento, una chioma corvina fece capolino da dietro l’angolo del Foxhole, ed Elizabeth Stark, impeccabile come sempre in jeans e camicia, fece la sua algida apparizione. Emma la salutò sventolando il braccio, facendole cenno di raggiungerle. La osservò camminare nella loro direzione, e non poté fare a meno di notare che possedeva una grazia ed un’eleganza che ben poche donne anche più mature potevano vantare. I capelli neri dolcemente ondulati, in piega perfetta come al solito, alla luce del sole rivelavano sfumature più chiare color cannella; aveva un passo leggero e composto nonostante portasse un paio di stivaletti col tacco, e gli occhi di un verde incredibile le brillavano come smeraldi sul viso dalla carnagione diafana. Non era sensuale o accattivante come Joy, ma c’era qualcosa in lei che affascinava molto chiunque si soffermasse a guardarla. Tra questi era sicuramente da annoverare suo fratello William, che era stato fidanzato con Elizabeth per ben tre anni, e, prima di partire per il college, l’aveva lasciata spezzandole il cuore. Emma si sentiva sempre vagamente in colpa per il male che Will le aveva fatto, anche e soprattutto perché, da quando era finita la loro relazione, sui begl’occhi verdi di Elizabeth era calato un velo di fredda malinconia che non se n’era mai andato del tutto.

“ Bhe? Ti sei incantata?” - Elizabeth le scoccò due dita davanti agli occhi, un mezzo sorriso sul viso. Emma si riscosse immediatamente e sorrise a sua volta, dando una sorsata al caffè ormai tiepido. Elizabeth aveva preso posto accanto a Joy, e stavano entrambe fumando decidendo se quella sera, al falò, sarebbe stato meglio indossare la felpa o la giacca della squadra.

“ Io dico di optare per jeans e felpa come l’anno scorso” disse Elizabeth, facendo cadere un po’ di cenere a terra. “ Però non quella con la zip, l’altra” precisò. “E’ molto più bella”.

Joy annuì. “Quella senza cappuccio, giusto? E’ un po’ più stretta, e in più il logo è decisamente più elegante”.

“ Sì, sono pienamente d’accordo!” rispose qualcun altro.

 

Emma avrebbe riconosciuto quella voce maschile tra un milione, profonda e capace di infonderti un senso di sicurezza immediato, anche nel dire le cose più banali. Sorrise prima ancora di rendersene conto, mentre il maggiore dei tre fratelli Atwood, Thomas, alto e bello come una statua, le si parava davanti con le braccia aperte. Emma lo abbracciò forte, stringendolo con un trasporto quasi disperato,  assaporando dopo mesi quel suo odore fresco di gelsomino che le era tremendamente mancato. Non era mai stata una persona particolarmente affettuosa, ma da quando Thomas era diventato un agente della Swat di Boston aveva imparato ad apprezzare gli abbracci in un modo del tutto nuovo.

“ Mio dio Tommy, ma che ci fai qui?!” esclamò, sciogliendosi dall’abbraccio. “Papà sai che sei tornato? Non mi ha detto niente… ti fermi per un po’?”. Tommy sorrise rassegnato davanti alla raffica di domande della sorella minore.

“ No, neanche papà sa nulla. In realtà ho improvvisato” rispose. “Avevo qualche giorno di permesso ancora da sfruttare… e comunque non mi fermerò molto”.

Emma abbassò lo sguardo. Ormai avrebbe dovuto essere abituata al fatto che suo fratello fosse nella Swat e che, di conseguenza, non potesse permettersi il lusso di passare a casa intere settimane, ma la verità era che faceva ancora molta fatica ad accettarlo. Non riusciva mai del tutto a scrollarsi di dosso quella orribile sensazione di paura mista ad incertezza, come se una minuscola parte di lei avesse il timore costante di vedersi due agenti davanti alla porta di casa, che, con gli occhi bassi come i suoi in quel momento, comunicavano a lei e a suo padre che Thomas era morto.

Quasi intuendo i suoi pensieri, Tommy le accarezzò il viso; aveva la mano ruvida e un po’ callosa, ma ad Emma non diede fastidio.

“ Tranquilla, bimba. Trovo sempre il modo di tornare a casa” - aveva la voce calma come sempre, e ad Emma sfuggì uno sbuffo impaziente, come chi è costretto a sentire la stessa canzone per la centesima volta.  Glielo diceva sempre quando doveva ripartire, come se seguisse un copione.

“Su con la vita Ems, ora è qui ” - Elizabeth le diede una pacca amichevole sulla spalla. “E tu” - aggiunse poi rivolta a Tommy, puntandogli addosso i suoi occhi verdi da gatto. “Stasera c’è il falò di inizio stagione. Considerando che sei una specie di leggenda per quell’ammasso di trogloditi coi muscoli, pretenderanno di certo la tua presenza quando si spargerà la voce che sei in città”. Tommy sorrise bonario, passandosi con fare imbarazzato una mano tra i capelli, che erano più scuri rispetto a quelli biondo rame di Emma.

“ Forse sono diventato un po’ vecchio per queste cose…” disse quasi tra sé e sé, sulla difensiva.

“Non dire stupidaggini” intervenne Joy, che fino a quel momento era rimasta insolitamente in silenzio. “Sei stato capitano dei Clovers” - lo guardò di sottecchi. “E poi non sei affatto vecchio”.

Tom la guardò con genuina sorpresa nei profondi occhi acquamarina, identici a quelli della sorella. Joy sostenne lo sguardo abbozzando un sorriso, ma Emma poté giurare di aver visto un’ombra di rossore imporporarle le guance. Alzò un sopracciglio e scoccò un’occhiata interrogativa ad Elizabeth, che, a giudicare dall’espressione vagamente perplessa, doveva aver notato la stessa cosa.

“ Molto bene” tagliò corto Emma, facendo rimbalzare lo sguardo tra Joy e il fratello. “Si è fatto tardi, e se non ci alziamo nel giro di dieci minuti Svetlana ci denuncia per occupazione di suolo pubblico”. Fece un rapido cenno verso la barista che, in effetti, li guardava in cagnesco da dietro il vetro del Foxhole, pulendo la macchina del caffè con gesti talmente violenti che Emma ebbe paura che qualche bullone potesse saltar via da un momento all’altro. Elizabeth annuì in segno d’approvazione, inforcando la borsa stracolma di libri e raccattando un paio di quaderni dal tavolo.

“ Ci vediamo sulla Paramount alle 8 in punto, non tollererò ritardi di sorta!” esclamò minacciosa il capitano delle Sparrows mentre si incamminava verso casa, un attico elegantissimo sulla Uptown Boulevard, nel cuore del centro storico di Blackbay Hills.

Anche Tommy imboccò la stessa direzione per andare ad un aperitivo con alcuni amici in centro, ma promise solennemente alla sorella che sarebbe tornato in tempo per il falò di quella sera.

Mentre raccoglievano le loro cose e salutavano Svetlana con particolare carineria,  Emma osservò Joy che tentava goffamente  di mascherare come lo sguardo le cadesse a intervalli regolari sulla figura di Tommy, il quale si allontanava verso il suo appuntamento con  passo svelto e le mani ficcate nelle tasche dei jeans. Le scappò una mezza risata.

“ Che c’è?” la fulminò l’amica.

“ Niente” fece Emma con finto disinteresse. “ Credevo solo che la cotta per mio fratello ti fosse passata in terza media”.

Joy borbottò in risposta qualcosa di incomprensibile sul fatto che non aveva mai avuto nessuna cotta per nessuno dei due fratelli Atwood, ma ancora una volta Emma la sorprese ad arrossire e non poté fare a meno di sorridere tra sé e sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

Ciao a tutti! Non ho molto da dire su questo capitoletto, che è abbastanza di passaggio. I prossimi due, ambientati al falò, saranno di certo più succulenti:).

Quello che mi piace è sicuramente una prima finestra sul rapporto tra Emma e Joy, che è molto molto intenso e spero di rendergli man mano giustizia. Su Tommy e Joy per ora non mi sbilancio… chi leggerà vedrà:)).

Spero che vi sia piaciuto e di avergli invogliato a continuare, vi voglio benissimo <3

 

Ginger.

   
 
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