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Autore: Fran_s    21/01/2019    0 recensioni
Raccolta di oneshot Larry, piccole pillole di vita.
Fanfiction inserite:
1) Ritorno a casa [VERDE]
2) Ti dedico il silenzio, ispirata all'omonima canzone di Ultimo [VERDE]
3) Caruso, ispirata all'omonima canzone di Lucio Dalla [GIALLO]
4) Experience, ispirata all'omonimo brano di Einaudi [ROSSO]
Genere: Angst, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questa oneshot è ispirata, come suggerisce il titolo, dalla canzone "Ti dedico il silenzio" di Ultimo.

Il letto caldo lo avvolgeva da diverso tempo, ma non sapeva dire se all’esterno dalla sua stanza lussuosa si stesse ormai alzando il sole o se il tramonto fosse ancora un vivido ricordo nelle menti delle persone lì fuori. Una goccia salata rifletté la luce del muto televisore scivolandogli sullo zigomo quando si rese conto ancora una volta di come avesse smesso di definire “loro” quella stanza e quel letto, che non riusciva a trasmettergli più il calore di cui aveva bisogno, del quale non si era reso conto di essere così dipendente fino a quando non lo era più riuscito a percepire. I minuti erano trascorsi inutili e insensibili, si mosse forse per la prima volta, o forse lo aveva già fatto, scostò lo sguardo dal soffitto e si girò per allungare la mano verso l’altro capo del letto rimasto intatto da troppo tempo. La durata del sonno diventava giorno dopo giorno sempre più scarna e ingestibile, così per combattere la spossatezza si decise ad abbandonare il torpore e iniziò a vestirsi di una tuta larga e un paio di scarpe da ginnastica, prima di farsi scivolare addosso il giubbotto alzò il cappuccio della felpa sul capo e recuperò gli occhiali da sole abbandonati sul tavolo vicino agli anelli.
Aprendo la porta venne colpito dal gelo invernale e si accorse che il sole non aveva ancora iniziato a illuminare la città; iniziò subito a camminare senza conoscere veramente il posto in cui dirigersi e pensò che non dovesse essere in un buono stato perché le poche persone che erano già in giro come lui gli rivolgevano strani sguardi, quasi preoccupati. Era uscito con l’intento di riuscire a non pensare a Louis almeno per qualche minuto di seguito, ma la mente approdava sempre sulla sua figura e ogni suo ricordo gli faceva mancare il respiro, la sensazione che il tempo stesse passando troppo velocemente, ma allo stesso modo doloroso in ogni secondo, che non ne avesse a sufficienza per recuperare, per vivere, che ogni istante lontano da lui lo portasse inesorabilmente a perderlo per sempre, gli opprimeva il cuore angosciato, gli faceva crudelmente accartocciare lo stomaco e straziantemente restringere i polmoni.
I suoi passi lo avevano accompagnato in un parco a lui sconosciuto e leggermente isolato dalle abitazioni, scorse una piccola altura al suo centro e decise di arrivare al masso posto sulla cima per potercisi sedere. Il paesaggio che gli si porse davanti era spettacolare: l’alba posata sull’orizzonte colorava le nuvole di sfumature rosa e arancione e anche le case prendevano parte alla scena romantica; si sforzò di stupirsi, di trovare meraviglia in tutto ciò che la natura voleva offrirgli, ma non ne fu capace. Pensò ancora alle ultime parole di Louis, alle sue paure nel continuare la relazione, a quanto gli costasse cercare in ogni modo di nasconderla e a quanto fosse impaurito dal renderla ufficiale agli occhi dei fan e del mondo giudicanti, a come ogni sua rassicurazione non fosse riuscita negli anni a tranquillizzarlo. E ripensò ai suoi occhi azzurri pieni di sofferenza mentre gli diceva che era meglio che stesse con una ragazza, che in fondo con El si era instaurata una bella amicizia e che non sarebbe stato difficile avere qualcosa in più, al dolore che aveva provato quando si era sentito consigliare di fare lo stesso.
Decise che si era riposato abbastanza dalla camminata, così cercò nelle tasche il telefono spento per trovare la strada e, dopo averlo riacceso, si soffermò sull’immagine dello sfondo scelta settimane prima insieme alla persona che ancora amava. Il pollice lo condusse senza chiedere il permesso al suo nome in rubrica ed esitò solo un attimo prima di far partire la chiamata, non pensava veramente di trovare risposta, ma voleva così tanto risentire la sua voce che la speranza lo fece agire ugualmente; come supposto l’unica voce che riuscì a sentire era quella meccanica della segreteria telefonica alla quale decise comunque di lasciare un messaggio.
– Lou – aspettò qualche secondo prima di continuare – Louis, so che mi hai chiesto di non sentirci per un po’ e so quanto ti costa tutto questo, ma io sto solo cercando, sento solo il bisogno di sentirmi vivo. Intendo ancora vivo, come quando ti avevo al mio fianco. – prese un respiro profondo prima di continuare, che in realtà diventarono due mentre cercava il coraggio di proseguire – Scusa se ti sto facendo perdere tempo ad ascoltare il rumore di queste inutili parole e spero che tu stia bene, veramente bene. Ciao.
La testa gli divenne pesante e gli occhi subito rossi così nascose il viso nel colletto della giacca, mise le mani in tasca al riparo dal vento e mentre scendeva dal colle umido di rugiada sentì il telefono vibrare sul suo ventre, il nome apparso sullo schermo gli fece perdere un battito e ricontrollò ancora per paura di aver letto male.
– Harry – la voce dall’altro capo telefonico era ciò che di più angelico avesse mai sentito – Ciao Harry. Io – esitò – mi spiace, ma sto veramente – un singhiozzo gli mozzò la frase in gola – veramente cercando di andare avanti. Scusami così tanto.
Interi minuti passarono e i pantaloni di Harry erano ormai fradici per essersi accasciato sul terreno, nessuno dei due era più riuscito a proferire alcuna parola e l’unico rumore udibile era la composizione dei loro pianti in una melodia straziante.
   
 
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