Ross aveva scelto di non presentarsi
in quelle condizioni al
matrimonio dell’anno, preferendo rimanere a casa ad aspettare
che la festa
finisse e Demelza tornasse da lui. Non che gli mancasse il coraggio, ma
questa volta
convenne che se avesse seguito le regole del buon senso si sarebbe
risparmiato
una lunga e noiosissima serie di giustificazioni necessarie per
arginare i
danni che quel polverone avrebbe causato, soprattutto a Demelza.
La cerimonia religiosa si concluse
con un fragoroso applauso
dedicato alla novella coppia che, ammirata da tutti gli astanti,
iniziava a
procedere lentamente verso il sagrato della chiesa. Se Demelza non lo
avesse
saputo da Ross, due mesi prima, mai avrebbe potuto indovinare il
perché
Elizabeth avesse optato per un abito dalle forme morbide e dal taglio
imperiale
che, nonostante la sua condizione, le conferiva l’aspetto di
una raffinata principessa
greca. Più di una volta, la sorprese a volgere il suo
sguardo verso la platea
di invitati, cercando discretamente la presenza di qualcuno che
tuttavia non
riuscì a scorgere, per poi tornare a concentrarsi sul suo
ruolo come se nulla
fosse.
Hugh, invece, non aveva avuto occhi
che per lei. La
contemplava come se fosse dinanzi ad un’opera
d’arte, senza fare nessuno sforzo
per nascondere la sua ammirazione e il suo interesse nei suoi
confronti. A
dirla tutta, ogni volta che Demelza rispondeva ai suoi sguardi, il
giovane
poeta tentava di sfiorarle la mano candida che sostava delicatamente
sulla
stoffa del suo lungo cappotto, ma che prontamente ritirava in un pugno
chiuso
all’interno della manica. Quando furono in piedi, niente
poté più impedirle di
trattenere l’agitazione che provava per l’assenza
di Ross.
Si allontanò da Hugh con
un sorriso, senza dargli alcuna
spiegazione a riguardo, ed andò a raggiungere Verity. La
dolce cugina di Ross,
asciugandosi gli occhi bagnati a causa della forte emozione,
all’inizio non
fece caso all’espressione preoccupata che avevano assunto le
sopracciglia di
Demelza, ma non ci mise troppo tempo per accorgersi che
l’inquietudine ritratta
sul suo volto non fosse altro che il riflesso del vuoto provocato dalla
mancanza di Ross. Possibile che l’avesse notato soltanto
allora?
Si voltò nuovamente verso
di lei, stringendole una mano
gelida nella sua, “Credo di non sbagliare a pensare che tu
stia in pena per
Ross…”
“Perché, tu no?
Oh Verity, mi aveva promesso che sarebbe
venuto!” Demelza
abbassò lo sguardo,
trattenendo quanto più poteva le lacrime calde che
minacciavano di rigarle le bellissime gote.
“Hai provato a
contattarlo?” Chiese Verity con la più viva
speranza.
Demelza scosse la testa,
“La domenica non risponde mai al
telefono…”
“Allora, cosa potremmo
fare? Vederti in questo stato mi
angoscia terribilmente e farei di tutto per sollevarti, mia
cara.”
Guardò Francis ed Elizabeth salire in macchina per partire
alla volta di
Trenwith, “Forse se andassimo ora a Nampara faremmo in tempo
a tornare per il
ricevimento, che ne dici?”
“E se non fosse a Nampara?
Non vorrei mai che ti perdessi
quest’occasione per assecondare la malinconia di un amante
depresso. No, sono
sicura che Ross mi abbia mentito anche questa volta e che pianga per
aver perso Elizabeth...” Adesso, il tono della sua
voce aveva assunto una sfumatura leggermente più dura mentre
i suoi occhi
lanciavano saette infuocate al solo pensiero di quanto fosse stata
stupida a
permettergli nuovamente di prenderla in giro in maniera così
patetica e
prevedibile.
Uscì di corsa dalla
chiesa, volontariamente indifferente al chiacchiericcio
che quella sua teatrale uscita di scena aveva provocato, la cui eco
continuò a
seguirla ininterrottamente almeno fino a quando non riuscì
ad inoltrarsi
indisturbata sul sentiero ghiacciato che conduceva a Nampara. Intorno a
lei faceva
un freddo orribile, ma la forza e la rabbia che aveva dentro le
consentirono
quasi di non sentirlo, tanto forte era il suo desiderio di parlare con
Ross.
Come aveva previsto, la macchina di Ross era parcheggiata all’interno del recinto di
sua proprietà e
Garrick era dentro casa, indice che qualcuno aveva pensato bene di
tenerlo al
calduccio con sé. Iniziò a bussare alla porta,
facendo finta di essere un
estraneo pur avendo le chiavi conservate nella sua pochette, ma nessuno
andò ad
aprirle. Bussò con più insistenza, ma ancora
niente: a dispetto di tutte le
apparenze, sembrava davvero che non ci fosse anima viva.
Allora, pensò che quella
fosse l’ennesima umiliazione
perpetrata da Ross ai suoi danni, quindi trasse fuori le chiavi con
estrema
reticenza e grande irritazione, attendendo un altro paio di minuti
prima di
procedere. Tuttavia, a un certo punto, fu disposta a deporre le armi
solo e
soltanto per via del freddo che iniziava a intorpidirle le mani.
“Grazie del riguardo, Ross.
Non ti sei degnato nemmeno di
aprirmi la porta! E quanto a te Garrick, non pensare che non abbia
notato il
tuo assenso silenzioso!” Si tolse le
décolleté che aveva ai piedi e si
liberò
dal cappotto, lasciando tutto per terra.
Dal piano superiore, sentì
i passi felpati del suo pelosetto
indirizzarsi vero le scale, seguiti a ruota da quelli umani un
po’ più
flemmatici che davano maggiore peso al legno dei gradini. Garrick le
andò
incontro scodinzolando, come a voler giustificare il suo comportamento
precedente
dimostrandole tutto l’affetto che nutriva per lei. Nonostante
le apparenze,
sarebbe sempre rimasta Demelza la sua preferita…
“Me lo
aspettavo…” Disse Ross, mentre raggiungeva il
pianterreno dove lo aspettava una Demelza infuriata e a braccia
conserte.
“Cosa ti aspettavi? Che mi
sarei…” Demelza fu costretta ad
interrompersi, in quanto a mano a mano che il viso di Ross si poneva
sotto l’impietoso
riflesso della luce del sole, ai
suoi
occhi si facevano sempre più evidenti tutte le ferite della
lotta. Aveva la
mano destra fasciata, diversi tagli sulla guancia destra e
un’espressione di
infinita dolcezza sulle labbra, ma una volta che le fu di fronte
faticò
parecchio a sostenere il suo sguardo.
“Cosa è
successo?” Demelza recuperò a stento la
facoltà di
parola che le era mancata davanti a quell’orribile
spettacolo, mentre dentro di
lei continuava a regnare il silenzio della consapevolezza che a Ross
fosse
accaduto qualcosa di grave per colpa sua. Gli prese la mano ferita e
la accarezzò dolcemente, poi prese l’altra e fece
in modo che Ross la seguisse
sino alla cucina.
Andò a riempire una
bacinella d’acqua calda, tenendo quasi
sempre i suoi occhi ricolmi di lacrime fissi sulla figura
dell’uomo, che nel
frattempo si era seduto placidamente su una delle due panche
perpendicolari al
camino acceso. Ross era rimasto con il completo elegante che avrebbe
dovuto
sfoggiare al matrimonio, anche se aveva fatto appena in tempo a
cambiare la
camicia sporca di sangue con una immacolata prima dell’arrivo
di Demelza.
“Me lo puoi dire, se
è stato mio padre a ridurti così non ho
bisogno che tu mi protegga dalla verità. Anche
perché potrei riconoscere l’impronta
della sua mano lontano un miglio…” Si mise in
ginocchio con la bacinella sul grembo,
iniziando a srotolare le fasce che coprivano alla buona la mano di
Ross.
“E’ stato
eccitante, credimi. Non mi sentivo così vivo da
quando ho lasciato il campo di battaglia!”
Demelza lo guardò di
sbieco, “Eccitante, dici?”
Ross annuì, ridendo
interiormente del tono beffardo usato
da Demelza. Con un moto di grande tenerezza le sollevo il mento con un
dito,
mentre lei continuava a medicargli la ferita,
“Perché piangi? Questa ferita non
è niente se paragonata al valore di quello che ho ottenuto
in cambio…”
“Ma ne valeva davvero la
pena, Ross?” Scostò il viso dalla
sua presa, facendo per alzarsi. Tuttavia, una volta che si
ritrovò in piedi,
Ross la prese per la vita ponendosela sulle gambe. Con un gridolino,
Demelza
assecondò quel gesto e piantò su di lui i suoi
occhi espressivi. Ross, dal
canto suo era completamente attratto dalla sua bocca come una calamita,
tanto che questa
volta toccò a Demelza sfioragli dolcemente la guancia
malconcia in modo che
potesse guardarla, “Vuole che io torni dai miei fratelli, non
è vero?”
“E’ venuto con
questa intenzione, non lo nego. Ma se ne andato
con tutt’altra idea, puoi strane certa.”
A ogni movimento delle dita di
Demelza sui tagli ancora
freschi, Ross depositava un bacio sui suoi polpastrelli, avvertendovi
però un impercettibile
tremore. Poi Demelza riprese, “Vorrebbe dire che dovrei
ringraziarti per avermi
salvato la vita un’altra volta? Ma forse in questa occasione
ti accontenterai
di poco…”
Con le labbra fresche e rosse come
una rosa, depositò un tenerissimo
bacio sulla sua guancia, ben conscia del fatto che Ross si aspettasse
tutt’altro…
“Oppure…”
Continuò Ross, guardandola al culmine della
passione “potremmo continuare questa conversazione partendo
da qui…”
Accostò le labbra alla
bocca socchiusa di Demelza, tenendole
ancora un pò a distanza affinché respirassero
l’uno il fiato dell’altra, prima
di sfogare in un bacio interminabile ogni fibra di un
sentimento che per
troppo, troppo tempo aveva finto di assopirsi sotto il peso invadente
dell’orgoglio.